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FRITZ HOHENLOHE. ( OJETTI UGO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
4 aprile . È morto a Rapallo il principe Federico Giovanni Carlo Alessandro Adamo Egon Maria di Hohenlohe Waldenburg Schillingfurst , Altezza Serenissima , più brevemente chiamato dai suoi amici veneziani Fritz Hohenlohe . La Casetta Rossa sul Canal Grande che durante la guerra fu presa in affitto da Gabriele d ' Annunzio , la casa insomma del « Notturno » , era di Fritz Hohenlohe , il quale , principe austriaco , se n ' era allora dovuto andare , col cuore gonfio , a vivere in Isvizzera . La presenza del nostro poeta in quella sua casa , alla sua mensa , nel suo letto , mentre i suoi connazionali venivano a bombardare dal cielo Venezia , fu il suo conforto nell ' esilio : assoluzione dall ' involontario delitto d ' essere austriaco sebbene nato a Venezia . Quella bomboniera o casetta che dir si voglia , era il suo orgoglio e la sua beatitudine : tutta settecento dal campanello sulla porta alla gabbia del canarino laccata e dorata . Fritz Hohenlohe adorava il settecento : il settecento del Casanova e del Longhi , del Goldoni e del teatro San Luca , del Glück e del Burg - Theater e ( questo non guastava ) di Maria Teresa e di Giuseppe secondo ; il settecento in cui Venezia e Vienna vivevano ancora in pace ; il settecento , insomma , prima di Campoformio e di Austerlitz , e dell ' infame Napoleone . Solo nei romanzi di Henri de Régnier che fu anch ' egli un assiduo della Casetta Rossa sebbene , lungo com ' è , quasi toccasse col cranio il soffitto di quelle stanzette profumate di sandalo , si possono incontrare innamorati di quel secolo altrettanto fanatici e appassionali e anche , come i fantasmi , altrettanto sospirosi e discreti . Col suo passo saltellante , il suo cappellino minuscolo , il volto paffuto appuntito da una barbetta ormai grigia , il biondo e buon Fritz , quando dopo le undici appariva al sole in piazza San Marco , per primo saluto agli amici annunciava sempre la scoperta di qualcosa di settecentesco : un libro , una legatura , una miniatura , un palmo di merletto , due palmi di specchio , una bambola , un mazzo di tarocchi , un orologino che non camminava più . Conosceva Venezia meglio di molti veneziani ; ma da San Marco ai Frari , tutto quello che non era settecento , lo tollerava , non lo amava . Tutt ' al più gli piaceva come una bella e rara cornice per la bambola , la miniatura , il disegnino , il vero Longhi o il falso Guardi che egli aveva scoperto un ' ora prima ; e sopra tutto , come una cornice per la sua Casetta Rossa , cioè pel suo cuore . Perché il gran settecento di Giambattista Tiepolo e di Benedetto Marcello , con le sue vòlte turbinose d ' angeli e di sante , coi suoi pieni d ' organo , coi suoi avventurieri trascorrenti dalla Russia alla Spagna , coi suoi filosofi rinnovatori dal Vico al Rousseau , dal Beccaria al Montesquieu , Fritz Hohenlohe lo vedeva in piccolo , ridotto a gingilli da star tutti nella calotta d ' un tricorno , ridotto a cavatine e cabalette da cantarsi su una spinetta dipinta : ridotto insomma alla misura della sua casa tanto piccina che a uscirne in fretta si credeva di portarsela in spalla . Dei tanti poeti che vi sono passati , solo la contessa di Noailles e Gabriele d ' Annunzio vi si trovavano come a casa loro , cioè in proporzione . Ma quando entrava nel salotto Mariano Fortuny con la sua bella pancia , le spalle quadre e il faccione sorridente tra tanto pelo , veniva voglia d ' aprir la porticina a vetri sul giardinetto e sul Canalazzo per respirare . Fortuny lo sapeva ed entrava congiungendo le due mani sullo stomaco , stringendo i gomiti sui fianchi e camminando a passi brevi dopo aver guardato in terra se tra le gambe d ' un tavolino , il bracciolo d ' una poltrona e i piedi di un invitato poteva trovare posto anche per un piede suo . Più pericoloso era il pittore Marius de Maria , specie quando discuteva e per discutere s ' alzava e gestiva . Portava egli allora un paio d ' occhiali con una lente sola e , sull ' altr ' occhio , il cerchio vuoto per la lente che non c ' era più ; e di questo cerchio vuoto e arrugginito si serviva come d ' un manico per fissare meglio gli occhiali sul naso , così che pian piano il cerchio vuoto era salito a incorniciare un poco del sopracciglio . Tra l ' alzare le braccia al cielo nel calor della disputa e quel continuo soccorrere gli occhiali e rimetterli in punto , era un continuo urtare il candeliere o il bruciaprofumi , la cornice o il vasetto di viole , la chicchera del caffè o la boccia del rosolio . E tutti , con prudenti gesti , ad accorrere ; ed egli a interrompersi e a riprendere con più veemenza ; e noi ad ascoltarlo e a dargli ragione per evitare i cocci ; ed egli a spiegarci che non avevamo capito . V ' erano , come sempre nei salotti veneziani , molti ufficiali di marina , cominciando dall ' ammiraglio Presbitero e dall ' ammiraglio Cusani . Abituati alle cabine di bordo , usciti magari un ' ora prima dal quadratino d ' una torpediniera o dalla cella d ' un sottomarino , erano in quelle strettezze i più composti e i più agili . Ma l ' ospitalità era cordiale per tutti , uguale a distanza di mesi e d ' anni . Eppure una sera credetti di sentirmi cadere addosso quel teatrino dorato . La sera del 4 settembre 1916 pranzavo lì con Gabriele d ' Annunzio quando cominciò l ' incursione . Sirene , antiaerei , mitragliatrici , fucileria , rombi , sibili , scrosci : pranzo con concerto viennese . Eravamo al dolce , con una certa cotognata offerta da un ammiratore al poeta in tanta copia che da Cervignano a Udine , da Monfalcone a Gradisca , non v ' era mensa di ufficiali che ormai non ne avesse gustato . Ed ecco uno scoppio fragoroso assordarci , le sottili pareti oscillare , i bracci e le gocce del lampadario di vetro tinnire , e dalla vetriata dietro le tende di seta verde , giù vetri , l ' uno dopo l ' altro , che non finivano più . Una bomba era caduta sui gradini di approdo del palazzo della Prefettura , a venti metri dalla Casetta Rossa . In coro , tutti e due esclamammo : Povero Fritz , se fosse qui .... E mi sembra che a ricordar oggi quelle parole gli si faccia la necrologia che , se egli potesse leggerla , gli sarebbe più cara . Quella notte una bomba incendiaria cadde anche a due metri dalla maggior porta di San Marco . Ma chi se ne ricorda più ? Certo nemmeno chi la lanciò .