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TRA I FEDELI BONOMELLIANI. ( OJETTI UGO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Cremona , 10 maggio . A Cremona , in Duomo . La gran cerimonia , omelie , panegirici , cantate , messa , i carabinieri in fila lungo la balaustrata dell ' altar maggiore , il riflettore che dall ' alto del pulpito illuminava a giorno la statua del gran Vescovo appena scoperta , il cerchio di poltrone dorate da dove Eccellenze in mantello rosso e croce d ' oro , Eccellenze in finanziera e guanti bianchi , generali canuti col colletto bianco , generali bruni col colletto nero fissavano da un ' uguale distanza il morto mitrato , disteso in pace sul suo sarcofago , certo pensando a lui ma anche pensando a quel che potrà essere tra cent ' anni la loro statua e provandone intanto le pose più convenienti : la gran cerimonia è finita . La folla può avvicinarsi al monumento . Molti si genuflettono ; qualcuno s ' alza in punta di piedi e socchiudendo gli occhi bacia le mani di Geremia Bonomelli ormai di freddo immutabile bronzo , poi in fretta si segna e s ' allontana . Non credo che per molti anni la Chiesa abbia a beatificarlo ; ma al popolo di Cremona egli già sembra santo , e questa sua effige in Duomo è , pei più fedeli , un principio di consacrazione . Perciò la giornata è di festa . Monsignor Emilio Lombardi , per più di vent ' anni fedelissimo segretario di lui , è raggiante , la commenda al collo , il ciuffo candido ritto sul volto roseo e rotondo , gli occhi azzurri lucidi per la gioia . Con la destra drappeggiandosi sul petto la mantellina di seta pavonazza , con la sinistra stringendo il telegramma della Regina Madre , mi sussurra all ' orecchio : Lui lo diceva : la via giusta è questa , gli applausi verranno quando sarò morto . Adesso ci si ritrova tutti , pel ricevimento , nella spaziosa canonica di monsignor Lombardi , nel suo giardino fiorito e imbandierato di tricolori , all ' ombra della rossa chiesa di Sant ' Agostino che sola in tutta l ' Italia settentrionale può offrire , a chi pregando vuol sospirare , una Madonna del Perugino . Folla autorevole : vescovi le cui sete ed ori luccicano nel pieno sole ; ufficiali tutti medaglie e galloni abbaglianti . Le patronesse dell ' Opera Bonomelli nelle loro semplici vesti grige o nere , appena un vezzo di perle al collo , sembrano monache al confronto di quei virili splendori . Sotto il pergolato l ' onorevole Jacini in ombra conversa con l ' onorevole Farinacci al sole . Parlano d ' una casa paterna . Di Sudermann o di Miglioli ? Trentacoste che ha dovuto firmare cento cartoline col suo Bonomelli di bronzo , è fuggito all ' aria aperta e adesso presso un roseto , flebile e felice , spiega sottovoce , una parola al minuto , l ' arte del beato Angelico a un giovane parroco tutto fuoco che gli annuncia sicuro : Dipingo anch ' io . L ' onorevole Marchi commemora fraterno l ' onorevole Siciliani , decaduto . Seguitano a piovere telegrammi da ogni parte del mondo . Sul colmo del bersò pende una palla di vetro da specchi , che riflette tutti e non rispetta nessuno : è capace di far piccolo un vescovo e grande un seminarista . Arriva il prefetto . Appena scorge l ' onorevole Farinacci , si ferma e impalato lo saluta a braccio teso . Dentro casa , poltrone , divani , caffè , sigarette , mensa imbandita , fotografie di monsignor Bonomelli , piccole e grandi , in piedi e seduto , solo e con la Regina Margherita , col generale Thaon de Revel , con Antonio Fogazzaro , con Piero Giacosa , sullo sfondo d ' una cattedrale tedesca o nello studiolo al vescovato di Cremona . Afferro al volo Monsignor Lombardi : Lei qui deve nascondere un tesoro di ricordi . Mi prende per la mano , cordiale e imperioso come l ' angelo prese Tobiolo , mi porta davanti alla sua libreria , apre un cassetto , mi dà un opuscolo giallo e un mazzo di cartelle dattilografate : Legga , e torna tra i suoi cento ospiti . Odo che annuncia : Ha telegrafato il duca degli Abruzzi , ha telegrafato Luigi Luzzatti .... L ' opuscolo è un estratto dalla « Rassegna Nazionale » , del marzo 1889 : « Roma e l ' Italia e la realtà delle cose » . L ' articolo famoso sulla questione del potere temporale fu allora condannato dalla Chiesa . E la condanna fu da Geremia Bonomelli accettata con una pubblica sottomissione , dal pulpito , in Duomo . Per pronunciarla si vestì da vescovo , in piviale e mitra . Ma sulla copertina gialla leggo adesso queste righe : « Quest ' opuscolo fu scritto da me nel marzo 1889 . Fu condannato . Eppure ( lo dico con tutta la coscienza di dire la verità ) non contiene nessun errore , nessuna irriverenza . Mi sottomisi come dovevo . Ma la verità è la verità . Ah , se fosse stato giudicato secondo il Vangelo ! Quanti sofismi per mostrare la necessità di quest ' errore ! Quando ci penso mi sento ferire nel cuore . Così si poté delirare ! Geremia vescovo . » La scrittura cancella con le sue righe diritte lo stampato , vuole essere come una voce più forte della prudenza . È rapida e minuta . A decifrarla rivedo dietro le lenti i rotondi occhi di lui , bruni focati , che scrutavano l ' interlocutore da vicino , in silenzio , finché , compiuta la indagine , un sorriso venisse a spianare la gran fronte . E quando non riesco a leggere una frase , rivedo il gesto che gli era abituale , di passarsi un dito tra la palpebra e la lente per aggiustarsi gli occhiali , e che per un attimo ti separava dal suo sguardo e da lui . Passarono anni ed anni . La sua fede nella necessità che ai cattolici italiani fosse restituito il modo d ' amare insieme la patria e la chiesa , s ' era fatta anche più sicura e palese . Ed ecco , nell ' autunno del 1911 , quand ' egli compie gli ottant ' anni , nella pace del villaggio nativo , a Nigoline sopra Iseo , la lettera a Pio decimo di cui adesso ho sotto gli occhi la copia . È il suo testamento di sacerdote italiano , scritto in una prosa logica e serrata sotto la quale si sente pulsare l ' ansia della passione come un cuore nella gabbia dell ' orsa . Ne trascrivo poche frasi : « Abbattiamo l ' ostacolo tra la Patria e la Fede . Voi solo potete abbatterlo . Centinaia di migliaia d ' anime stanno sulla soglia della chiesa ed aspettano .... Lo stato di lotta tra l ' Italia e la Santa Sede deve cessare , o tra cinquanta o sessant ' anni le chiese saranno vuote .... Ciò che dal 1860 ho preveduto , s ' é tutto avverato .... Gli stranieri , benché figli vostri anch ' essi , non saranno mai figli d ' Italia .... Se ho errato , punitemi , ne sarò lieto , come a voi piaccia . Benedite il povero vescovo pieno di difetti , ma che non ricorda d ' avere mai mentito .... e che ha sempre amato la sola Verità o quella che almeno credeva la verità . Vi bacio umilmente il piede . Nigoline , 10 ottobre 1911.» Ha letto ? mi chiede monsignor Lombardi . Questa lettera la pubblicheremo . Una copia è nelle mani di Sua Santità . I tempi sono mutati , e indica il tricolore che palpita fuori della finestra e ad ogni soffio di vento pare che voglia entrare qui dentro , tra queste memorie , come un grande uccello al suo nido : Ma lui nemmeno allora aveva paura . La prudenza , diceva , è una virtù , ma una virtù negativa . La collera , sì , è un gran peccato ; ma aggiungeva che il Signore la perdona facilmente perché la subiamo non la amiamo . Era bresciano monsignor Bonomelli . Ed ella sa che in tutta la Lombardia la collera si chiama la bressanina . Gl ' invitati cominciano a diradarsi . Adesso monsignor Lombardi mi pone tra le mani due o tre agende legate in nero . Geremia Bonomelli notava tutto : le lettere più memorabili che riceveva o scriveva , le messe , le omelie . Aveva bisogno d ' ordinare tutto attorno a sé con chiarezza e puntualità , quasi a restringere solo nel suo petto il groviglio e il rovello d ' ogni disputa . Apro a caso l ' agenda del 1913 , l ' anno prima della sua morte , l ' anno prima della guerra . Quel che colpisce è la sua cura a notare ogni giorno meticolosamente il tempo che faceva . Figlio di contadini , era rimasto legato ai campi dove una nuvola può mutare non solo le occupazioni d ' un giorno ma la vita d ' un anno . Misurava la sua età su quella degli alberi che aveva piantato a Nigoline con le sue mani . « Questo gelso l ' ho piantato quando avevo otto anni . Da allora ogni autunno torno a guardarlo . Ormai anch ' egli cede .... » Per questo amò i poeti : quelli morti , Dante pel primo , e ne rileggeva una pagina ogni giorno , dopo messa ; e quelli vivi , Pascoli o Fogazzaro . Per questo amò gli uccelli come tutti i cacciatori che li uccidono ma li adorano ; e fino in vescovado nella stanzetta da pranzo aveva fatto costruire una gran gabbia pei suoi fringuelli . Con quel suo sguardo al cielo , appena s ' alzava dal letto alla prima alba , ristabiliva la sua armonia e la sua obbedienza al creato . « Nuvolo . Notte sic sic . Dolori soliti ma tollerabili . Nessuna visita . Dio mio , vi ringrazio .... Nigoline . Nebbia fitta , notte eccellente . Passeggiata in carrozza . Campagne coltivate a meraviglia . Conferenza socialista di R . Ridicola .... Cremona . Sereno . Notte buona . Chierici , chierici . Parroci , parroci .... Bormio . Credaro mi dice che s ' è fatto male ad abolire le facoltà teologiche nelle Università . Bravo . Quis credat ? ... Nigoline . Notte passabile . Tempo sereno senza vento . Caccia ottima . Domani verrà Giacosa .... 13 ottobre 1913 . Nigoline . Sereno . Uccelli niente . Passeggiata ai Castelli che sarà l ' ultima . Quante care memorie , al cimitero ... » . Ebbe ragione , lassù non tornò più . Morì il 3 agosto 1914 , il giorno in cui si scatenava la guerra . La guerra era stata il suo incubo . Da anni la sentiva venire . Dai viaggi in Germania per visitare i suoi emigranti , traeva argomenti precisi , per lui indiscutibili , sull ' imminenza della guerra . Una volta , nel '13 , io mi permisi di lodargli non so che frase d ' un discorso dell ' imperatore Guglielmo . Egli mi mise una mano sulla spalla , mi fissò negli occhi , da vicino : Sei un bambino . Tremerà il mondo per siffatte parole . Nel decembre del 1913 scriveva alla contessa Antonietta Rossi Martini : « Vivo sotto l ' incubo d ' una conflagrazione europea come la terra non ha mai veduta l 'uguale.» Ormai gl ' invitati sono partiti . Nella sala , intorno a monsignor Lombardi , non restano che i fedelissimi : monsignor Monti , professore in seminario , volto acceso , occhi grigi , naso aguzzo , capelli bianchi ben lisciati quasi ch ' egli speri a furia di spazzola di domare finalmente anche il fervor dei pensieri , dantista sottile che per amore a monsignor Bonomelli ha scritto un libro in cui immagina di scendere guidato da lui , sulle orme di Dante , nei regni bui e con uno stile arguto e limpido vi parla di tutto , anche di Dante ; don Illemo Camelli , anch ' egli professore , rosso di pelo , parco di gesti ed asciutto , pittore e scrittore che della storia e dell ' arte di Cremona sa tutto ; don Tinelli , anima e volto d ' asceta , parroco di Sant ' Abbondio , che ha la fortuna di vivere nel più bel chiostro cinquecentesco di Cremona , presso sua madre ottantenne che stamane m ' ha detto sorridendo una frase indimenticabile : Ormai sono giunta alla riva del mare .... Me lo descrivono gesto per gesto , parola per parola , il loro gran Vescovo , perché hanno ancora il cuore colmo di lui . E tutto vorrei notare , ma prima questa scia d ' amore e d ' ardore che egli ha lasciato dietro di sé . Ed uno me lo descrive al paretaio su a Nigoline , attento ai richiami , pronto a citar del suo Dante tutto quel che tocca la vita degli uccelli , ché per lui il Ghibellin fuggiasco doveva essere stato in vita sua un uccellatore maestro : Gittansi di quel lito ad una ad una , Per cenni , come augel per suo richiamo . Ma se un fringuello fischiava , rompeva il verso a metà , le due mani sull ' asta dello spauracchio : Dai , dai ! Amò giù ! Sbrofa ! E un altro me lo descrive nella chiesetta di quel villaggio , a confessare , a predicare , a far da parroco , ché quand ' egli saliva lassù a mezzo settembre il parroco lo mandava via : Tu vai a riposarti . Il parroco lo faccio io . Accanto a me , su un tavolino , tra un ritratto della Regina Madre e uno del vescovo , sta una pendola di legno a foggia di capanna da eremita , col suo campaniletto a punta . Ecco , la porta della capanna si spalanca ; e si vede un fraticello alto un pollice che si china a tirare la corda della campana . Uno , due , tre . Monsignor Lombardi balza in piedi , alza le braccia : Sono le tre . Bisogna andare al teatro Ponchielli pei discorsi .