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SPALLA E VIRGILIO. ( OJETTI UGO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Milano , 20 maggio . Nell ' Arena , al sole . Su in cielo stanno in gara una nuvola fosca e il biondo flemmatico sole . Chi vincerà ? La nuvola s ' avvicina . Ecco , ghermisce il sole . Un minuto : il sole la dirompe e la nuvola si ferma , pallida , in brandelli . Poi si raccoglie di nuovo , più piccola e leggera . Si riaccosta all ' avversario . Tre o quattro raggi la feriscono , la lacerano , la sgominano . Alla nuvola , se avesse saputo vincere Apollo , credo che i centomila spettatori riconoscenti avrebbero applaudito quanto a Spalla . Ho detto Apollo perché sono venuto qui con animo , alla meglio , romano ; e vedo Spalla e Van der Veer come i legittimi discendenti dei pugili Entello e Darete che da tanti anni , davanti agli scolari di liceo , si battono nel libro quinto dell ' Eneide , arbitro lo stesso Enea . Guardate la buona faccia di Bisschop l ' antagonista di Bosisio , tutta rughe , calli e soprossi . È descritta da venti secoli in un epigramma di Lucilio : « Questo bravo olimpionico aveva una volta orecchie , palpebre , naso e mento . Ma da quando professa il pugilato , ha perduto queste parti del suo volto e più non raccoglierà l ' eredità paterna . Il magistrato lo ha confrontato col ritratto di lui che suo fratello ha offerto al tribunale , non vi ha veduto alcuna somiglianza , e ha dichiarato straniero l 'atleta.» Sì , adesso abbiamo le tre corde intorno al palco ravvolte di bianco , di rosso e di verde , e ritte sui trampoli le torrette per le macchine fotografiche e cinematografiche ; e abbiamo il presidente Mussolini che fa core a Spalla , invece dell ' imperatore Tito che proteggeva Melancomas ; e invece della tromba abbiamo il tantàn , e gli articoli di Petroselli invece delle orazioni di Dione Crisostomo , e il guantone imbottito invece del cesto a strisce di cuoio e a lamelle di bronzo , e il dialetto milanese invece del latino , e il « break » del signor Collard invece del « cede deo » del pio Enea . Novità trascurabili . Il sole è sempre quello , e gli uomini , da quei due lassù rosei , lustri e bisunti a noi quaggiù intenti ed ansiosi , sono , con altri nomi e vesti , i medesimi . E questo solo , in questo mondo , conta . Viva Erminio ! Forza , Erminio ! Così detto , spogliossi ; e sì com ' era Delle braccia , degli omeri e del collo E di tutte le membra e d ' ossa immane , Quasi un pilastro in su l ' arena stette . L ' accappatoio che Erminio Spalla ha gittato lungi da sé è di stil floreale , verde e viola . Ne vorrei , per amor di Virgilio , uno più classico e unito . Nemmeno le gambe di Erminio mi piacciono ; non s ' addicono a quelle cosce . Se il corpo umano , secondo i petrarchisti del Rinascimento , s ' ha da assomigliare a un sonetto di cui titolo e dedica sono la testa , le quartine il torace e l ' addome , e le terzine sono le cosce e le gambe , le gambe di Erminio Spalla mancano d ' una sillaba . Piet Van der Veer , se avesse il collo meno massiccio e perdesse un poco della sua pinguedine rubensiana tra spalle e sterno , sarebbe lui un atleta da statua . Ma quel che qui seduce , è il riso della gran bocca di Spalla sotto il nasetto camuso . Il volto dell ' olandese è impassibile : non dice più di quel che dicano il suo ginocchio o lo sterno . Vi si nota solo un ' ombra di pena quando per un istante la stanchezza lo soffoca . Il volto invece del nostro , dalle rughe orizzontali della fronte ai solchi verticali tra narici e labbra , annuncia le speranze e le delusioni a colpi di chiaroscuro netti come i segnali di un semaforo . Che la sua testa sgusci sotto il pugno di Piet , s ' incastri sul petto e contro l ' ascella di Piet , appena si libera e riappare , ti dice tutto in un lampo . Sanguina da un sopracciglio , il sangue gli cola giù dallo zigomo , il sopracciglio s ' è gonfiato ; con l ' altr ' occhio , con la bocca , con la fronte , Spalla sa d ' un tratto rassicurarci . Eccolo al riposo , buttato in forma di X contro le corde , gambe e braccia spalancate ; uno gli stropiccia inginocchiato le gambe ; il fratello , di dietro , gli asciuga il sangue sull ' occhio , gli unge di vasellina il cavo del naso , alla fine gli versa sul petto una bottiglia di spumante ; davanti , un altro lo ventila con l ' asciugamano . Anche in quella sosta , che tu riesca a scorgere tra le dieci braccia dei suoi aiuti il suo volto , gli vedi l ' anima , siano benedette le facce italiane . Dal volto la mobilità sembra fluirgli giù per tutto il corpo , s ' egli si mette a saltellare davanti al suo Piet . Lo so , è il suo gioco , di bersaglio instabile ; ma quando da quell ' immagine spezzata e un po ' comica balena la saetta diritta d ' un pugno , tutt ' una retta dal tallone alla mano , si applaude anche perché s ' è contenti d ' aver capito il doppio senso di quel balletto burlevole . Ciaf , ciaf . Non sapevo che l ' uomo fosse un tamburo tanto sonoro . Cadean le pugna a nembi , e ver le tempie Miravan la più parte : e s ' eran vote , Rombi facean per l ' aria e fischi e vento . In questo duello in cui ogni attimo è calcolato pel respiro , pel riposo , per la finta , per lo scatto , l ' attimo che più commuove , è quello in cui , dato dal curvo arbitro il comando di « break » , i due colossi restano appoggiati l ' uno all ' altro , immobili come due tronchi che senza quel reciproco sostegno dopo la bufera stramazzerebbero . Sì , alla ripresa torneranno l ' impeto e i colpi , e negli spettatori le grida e la passione : Picca , Erminio ! L ' è bell ' e finìi l ' omm ! Dai , Erminio , l ' è inciocchíi ! Ma in quel centesimo di secondo d ' involontaria fraternità discerni col cuore il fondo della vita : che anche chi t ' odia e ti vorrebbe morto , è necessario alla vita tua , e tu alla sua : l ' atomo all ' atomo , l ' uomo all ' uomo , la stella alla stella . Poi ricomincia la grandine dei pugni , sotto l ' indifferentissimo sole .