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Primo Carnera ( Vergani Orio , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Carnera debutta a Milano nelle giostre ammaestrate della lotta libera , del catch . Mi dicono che abbia nuovamente fortuna . L ' ho conosciuto molti anni fa , a Barcellona , ed è probabile , è anzi sicuro , che egli non si ricordi affatto di me . Eppure , appunto perché egli mi fece tornare fanciullo , fui il suo profeta . Attorno a lui i grandi saggi , i grandi sapienti della scienza sportiva segretamente sghignazzavano . Essi lo avevano già visto a Milano , in una esibizione di pugilato al Palazzo dello Sport , lo avevano inquadrato dal basso in alto , arcuando scetticamente un sopracciglio , lo avevano scientificamente « soppesato » . Avevano guardato le vene varicose delle sue gambe affaticate per sostenere quella sua mole torreggiante : avevano detto che il suo pugno era lento come un « merci » ; gli negavano ogni intelligenza e ogni spirito combattivo . Davanti alle loro definizioni - « colosso dai piedi d ' argilla » , o , più popolarescamente , « sacco di patate » - io tremavo , prendendo il treno che , sul finire del novembre 1930 , mi portava in Spagna per assistere al suo incontro con Paolino Uzcudum . Avevo visto al lavoro , quattro o cinque anni prima , il « toro di Bilbao » . Contro l ' ex spaccalegna che aveva il torace ampio , quadrato , solido come una cassaforte cosa avrebbe fatto quel marmittone di gigantesco emigrato friulano ? Primo Camera , da ragazzino , aveva frequentato le scuole dei mosaicisti di Sequals , dove l ' arte delle « tessere » è tramandata , dicono , sin dai tempi di Aquileia . Mosaicista contro Spaccalegna . Chi avrebbe vinto ? Segretamente puntai sul Mosaicista . Emilio Colombo , mattatore bonariamente roboante del giornalismo sportivo , lo indovinò : e mi guardava con sorridente , amichevole pietà . Condannato io pure alla vecchia legge che impone al cronista sportivo il pronostico , dopo aver visto Carnera , dopo aver parlato con Carnera , scrissi : « Il Mosaicista batterà il Legnaiolo » . A Carnera chiesi : « Come va ? » . Mi rispose : «Così...» . Eravamo nella stanza di un albergo sulle Ramblas di Barcellona . Camera era disteso sul letto e un cinese lo massaggiava . Seduto vicino al letto stava il suo manager , il giornalista che lo aveva scoperto due o tre anni prima in un baraccone di lottatori da fiera . Il giornalista era un ometto piccolo che pesava cinquantacinque chili contro í centoventi del suo pupillo , e che aveva un accenno di baffi alla Menjou . Vigilava sul massaggio e vigilava , mi sembrò , anche sulle risposte del gigante , che , prima di parlare , lo guardava intimidito come fa un grande cane con il suo piccolo padrone . Sull ' attaccapanni era appesa la giacca di Carnera : vasta come un paltò . Di sotto il letto , spuntavano le famosissime scarpe del gigante , che per qualche tempo furono celebri come le scarpe di Charlot . I vetri erano socchiusi : l ' estate torrida . Il nudo colosso era depilato scrupolosamente : la mano untuosa del cinese correva sul torace , sul ventre , sulle cosce , sulle reni . La stanza era piccola : sembrava che i piedi del gigante la occupassero tutta . Sapevo la sua storia ed era inutile me la facessi ripetere . Al paese , un pane scarsissimo , come in tante case delle Prealpi friulane . A dodici anni , un biglietto di terza classe , l ' indirizzo di un cugino in un villaggio delle Lande francesi . Il colossale ragazzo friulano aveva ripercorso la strada che vent ' anni prima era stata familiare a Gabriele D ' Annunzio quando cantava press ' a poco così : « Ascolto il grido della procellaria / nel vento della Landa solitaria ... » . Ma il grido delle procellarie non interessava il ragazzo : egli non udiva altro che il grido , molto più insistente , dell ' appetito . Mosaicista , legnaiolo , manovale , muratore : nessun mestiere gli dava abbastanza da sfamarsi . Alla meglio , masticò qualche lenta parola di francese , con una voce cupa e gutturale . Aveva ossa colossali da uomo delle caverne : ma rivestite di poca carne . Il padrone di un baraccone disse . « A forza di zappa , lo farò ingrassare e ne farò un numero che sbalordirà tutti i villaggi delle Lande e della Guascogna » . Così , fiutando come un cane randagio un calderone di minestra , il ragazzo , vagabondo da un cantiere all ' altro , trova la sua strada che lo porta alle tende delle baracche e dei circhi . Alla sera , nelle luci dell ' acetilene , sta in fila con gli altri lottatori sulla pedana della baracca . soia a stando di due palmi tutti i compagni . In pochi mesi tocca i centotrenta chili e supera di parecchio i due metri di statura . Un futuro corazziere ? No . Non potrebbe farlo perché ha i piedi appiattiti dal peso che su essi sovrasta . A vedere quei torace , là , sul letto d ' albergo di Barcellona , non si poteva far a meno di dire : « Questo è certamente l ' uomo più forte del mondo » . Il Padreterno s ' era tolto il capriccio di fare venire al mondo una statua . Dalla cintola in su , Carnera era un capolavoro della creazione . Quel « sacco di patate » era degno di Fidia , di Giove , dei Ciclopi . Si deve a quel torace se il mondo ha avuto il « romanzo Carnera » , la sua strana storia di Tarzan tante volte gabbato dai piccoli uomini furbi , colossale e - dicevano i saggi - incapace di cattiveria , ibrido di semidio e di disgraziato , imbarcato sull ' altalena della vita che , una volta , lo portava verso la ricchezza e , un ' altra volta , giù nella miseria , costretto sempre a risalire faticosamente . Vinse a Barcellona . Rivinse Per lui , si mosse anche Mussolini . L ' Italia ebbe in questo emigrante friulano dalla voce gutturale e dal mento « senza grinta » , senza volontà in un tempo di « mascelle volitive » il suo unico campione del mondo . Poi , il ko , í lestofanti che lo abbandonano dopo aver fatto volatilizzare i suoi guadagni , persino un periodo di immobilità per una paralisi , e il lento , affranto risollevarsi e di nuovo la povertà del vagabondo che vende per le strade , davanti a un tavolino pieghevole , bustine di lamette da barba . Adesso , con il catch ammaestrato , pare abbia fatto nuovamente fortuna .