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È NATO IL TOPOLINO ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Lungamente aspettato , desiderato , dopo lunga gestazione , fatta penosa dalla necessità di accordare volontà discordi , è venuto alla luce il Manifesto economico del Consiglio Supremo . È un documento strano ; non vi mancano giuste osservazioni , buoni consigli , ma fanno interamente difetto conseguenze che pure appaiono subito patenti e necessarie . La ragione è che il Consiglio deve legare l ' asino dove vuole il padrone , e che questi permette bensì vaniloqui oratori , ma non consente pratici provvedimenti , ad esso non perfettamente graditi . Il Manifesto principia coll ' osservare che i prezzi alti sono conseguenza delle guerre . Su ciò nessuno contende . Seguita con altra verità , pure evidente , cioè che « i governi debbono accogliere provvedimenti atti a persuadere le popolazioni che , mediante l ' aumento della produzione , possono risolvere il problema del caro vivere . I governi debbono facilitare lo scambio dei prodotti » . ( Cito il testo come è stato trasmesso dal telegrafo ) . Ma bravo ! come va , per altro , che sinora i provvedimenti dei governi sono statici e seguitano ad essere volti proprio ad uno scopo opposto ? Li ignora il Consiglio , o ne dà diverso giudizio ? Vogliamo rammentarne alcuni ? Per accrescere la produzione , si scemano le ore di lavoro , s ' impone per accordi internazionali , per leggi , tale riduzione . Ma che sia proprio vero che meno si lavora e più si produce ? Se le cose stanno così , perché il Consiglio non ci dimostra questa splendida verità , invece di sprecare tempo a narrarci cose che tutti sanno ? E perché non svela l ' errore enorme del governo della Germania , che , per produrre maggiore quantità di carbone , ottiene dal patriottismo dei minatori che lavorino ore supplementari ? E come mai spiega che la giornata di otto ore ha fatto aumentare in tutte le imprese e negli uffici governativi il numero dei lavoratori ? Avrebbe dovuto rimanere eguale , se non scemava la produzione , scemando le ore di lavoro . Per la produzione , oltre al lavoro , occorre ciò che , con vocabolo poco preciso ma che fa comodo , si dice « capitale » . Può essere privato , o pubblico in un reggimento socialista , ma ci vuole sempre . Per trasportare le merci sulle ferrovie , ci vogliono locomotive , siano queste di privati , di governi socialisti , di Soviet , o di chi si voglia . C ' è chi crede che locomotive e carri possano essere sostituiti da cartelle del debito pubblico . C ' è chi suppone che , facendo svolazzare questo o quei biglietti di Stato o di banca intorno ad un campo , si accresca la produzione del grano , meglio che con arature profonde e con largo uso di concimi ? Chi ha tale opinione non vede certo nel Manifesto la contraddizione , che invece appare stridente per chi la pensa diversamente . Volete accrescere la produzione e vi adoperate con ogni vostro potere per sostituire carta agli oggetti materiali che servono alla produzione . Ma forse c ' è chi crede un ' altra panzana , cioè che tutta quella carta rappresenti solo godimenti a cui rinunziano i « ricchi » . Accidenti ! Che pancia devono avere costoro se masticavano tutti quei miliardi che , con grande compiacenza , i governi dicono di ricavare dai loro imprestiti ! Il lettore vorrà scusarci se non discutiamo seriamente simili ipotesi . « I mezzi di trasporto sono disorganizzati » dice , e dice bene , il Consiglio . Dunque la conseguenza sarebbe che bisogna riordinarli ma come volete che ciò segua se scema il lavoro , scema il capitale , che per essi si adoperano , e crescono solo gli scioperi e le paghe ? Ma non basta l ' enorme salasso che , ai capitali volti alla produzione , fanno i governi , cogli imprestiti e le emissioni di carta moneta , altro grandissimo ne fanno colle imposte . Anche qui chiederemo : credete voi che tutto il maggior prodotto delle imposte sia tolto esclusivamente alle spese di lusso , o anche , se vi piace , ai consumi in genere , e che nessuna parte , piccola o grande , sia tolta alla produzione ? Se sì , tiriamo avanti ; coi ciechi non si discorre dei colori ; se no , perché proclamate la necessità di accrescere la produzione , e ad un tempo favorite ciò che la fa scemare ? Non basta ancora . Quel tanto che rimane ai contribuenti dovrebbe , per accrescere la produzione , essere adoperato per questa ; ma per fare ciò occorre che chi si volge per tal via abbia , se non sicurezza , almeno speranza di non essere spogliata del suo . Come può averla se , come dice ottimamente il Consiglio : « la pace non è ancora stabilita , le rivalità e le antipatie dominano ancora le nazioni europee » ? Perché solo europee ? E , aggiungiamo noi , la pace interna è anche maggiormente scossa della pace internazionale . Chi oggi impianta uno stabilimento industriale non sa se domani non gli verrà tolto , illegalmente , da qualche soviet , o con forma poco diversa e con effetto identico , requisito legalmente dal governo , che non sa trovare altro modo di mantenere l ' ordine . Chi oggi compra un bove , pei suoi possessi , non sa se domani non lo vedrà morire di fame , per la prepotenza di scioperanti ; chi oggi prepara la coltura di una risaia non sa che ne sarà del riso che spunterà , e neppure se si potrà raccogliere ; chi ha ulivi non sa a quali « prezzi d ' imperio » venderà l ' olio , e perciò ci furono possidenti che preferirono tagliare gli ulivi e venderli , il che almeno si dice non è il miglior modo di accrescere la produzione dell ' olio ; chi avesse la disgraziata idea di edificare una casa non sa a quel prezzo sarà costretto di darla in affitto ; a lui basti di pagare profumatamente muratori e materiali da costruzione , al rimanente ci pensa l ' umanitario governo ; e veramente non pare questo il miglior modo di avere abbondanza di alloggi ; è vero che il governo ne promette , ma come li edificherà ? Con denari tolti , almeno in parte , ad altre produzioni . Fare e disfare è tutto un lavorare , ma non accresce la quantità dei prodotti . Dopo ciò , qual meraviglia se taluno , invece di fare simili impieghi di capitali , si gode , se imprevidente , i quattrini che gli rimangono , dedotte le imposte progressive ed altre o si studia , se previdente , di porre al sicuro ciò che può , spingendosi sino a comperare diamanti e perle , che sono gemme preziosissime , ma proprio inutili per la produzione . Certo , queste sono male opere : dimostrano ciò a chiare note gli economisti ufficiali ; ma che volete ? L ' uomo somiglia a quello strano animale , reputato molto cattivo , perché , percosso , si difendeva . C ' è ancora dell ' altro . Dice il Consiglio , e sono parole d ' oro : « I governi debbono facilitare lo scambio dei prodotti » . Ah ! sì ? Ed è perciò che nel maggior numero dei paesi in nome dei quali parla il Consiglio , sono infinite le restrizioni , le proibizioni agli scambi dei prodotti . È proibito di importare questo prodotto , perché è di lusso ; proibito di esportare quest ' altro , perché è necessario ; allora che rimane da scambiare ? Questo è un volere e un disvolere ad un tempo . Interpretando molto largamente il vocabolo prodotti , rimarrebbero lavoro e capitali . Ma anche ad essi hanno provveduto i governi . Chi si prova a chiedere un passaporto per l ' estero può conoscere quanto sia facile lo scambio degli uomini tra i vari paesi , chi si prova ad esportare o ad importare « capitali » conosce un nuovo genere di delitti . Saranno giustificati per scopi fiscali , ma non venite fuori colle bubbole che facilitano lo scambio dei prodotti . Notiamo intanto , di sfuggita , che se Inghilterra e Francia non avessero , prima della guerra , esportato all ' estero enormi capitali , non avrebbero potuto fare facilmente , come hanno fatto , le spese per la guerra . E se , fra qualche anno , avranno nuove guerre , ben potranno chiosare questa verità . Deh ! Avesse potuto l ' Italia esportare all ' estero grandi capitali , prima della guerra , non avrebbe ora una moneta tanto deprezzata ! Il Consiglio ben vede lo stato presente di incertezza , di mancanza di sicurezza , ma non ardisce dire una parola schietta e forte ; mena il can per l ' aia , dice e disdice ed appare oltremodo impacciato . Si cadrebbe in errore assegnando l ' origine dei mali presenti all ' ignoranza , all ' imperizia , al mal volere dei governi . Essi fanno ciò che possono e spesso per il meglio , essendo dati i sentimenti e gli interessi della popolazione . C ' è del vero nell ' asserzione dei socialisti che la borghesia si dimostra incapace di risolvere i problemi presenti ; occorre per altro sostituire , al termine : borghesia , quello più generico di classe governante , ed aggiungere che l ' opera di questa è pure in parte determinata dai sentimenti e dagli interessi dei governati , o per dir meglio di quella parte di essi che ha maggior forza . Difficoltà analoghe alle presenti sarebbero dunque incontrate , sia pure con diversa intensità , da ogni genere di governi , sinché non si modificano sentimenti ed interessi . L ’ intensità sarebbe minore se si potessero togliere alcune contraddizioni , le quali fanno che lo stato presente paia volto ad accogliere non il meglio ma il peggio di vari ordinamenti . Se non si vuole la libertà dei commerci e delle industrie , se si vuole abolire la proprietà privata , sia pure così . Non è oppugnabile che ci possono essere altri generi di economia . Si provi quella del socialismo classico , affidando tutti i mezzi di produzione al governo , si provino i Soviet , si provi il sindacalismo , si provi ciò che si vuole , ma che almeno non sia campato per aria , e non sia uno stato di disordine che giunge all ' assurdo , di cui è sintomo non trascurabile le migliaia di decreti , o di grida , fra cui quelli , minuziosi sino al ridicolo , che regolano il consumo dei pasticcini , degli asparagi col parmigiano , o che fissano a dieci il numero delle vivande che , al cuoco di una trattoria , è lecito di preparare in un giorno . Un tale reggimento pare proprio escogitato per conseguire un minimo di prosperità economica . Eppure il Consiglio spera ancora di poterlo trarre in salvo , e propone per ciò vari rimedi . Li esamineremo nel prossimo articolo .