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E LE RIVENDICAZIONI ECONOMICHE? ( EINAUDI LUIGI , 1919 )
StampaQuotidiana ,
Il ministro Crespi è stato nominato membro del Consiglio supremo degli approvvigionamenti che risiede a Parigi per regolare la distribuzione delle derrate alimentari e delle materie prime tra le nazioni alleate , neutre e nemiche . A lui è stato affidato pure il compito di dirigere la preparazione e il coordinamento degli studi e degli interessi d ' ordine economico per la conferenza della pace . Accanto ai delegati politici era necessario ci fosse il delegato economico , essendo necessario che l ' opinione pubblica cominci ad interessarsi seriamente alla discussione dei problemi economici , i quali dovranno esser risoluti alla conferenza di Parigi . Molto si scrive e più si discorre delle rivendicazioni politiche che l ' Italia dovrà far sue attorno al tavolo della conferenza ; e si è in ansia sul meno e sul più che l ' on . Sonnino ed i suoi colleghi chiederanno ed insisteranno per ottenere . Ma chi parla delle rivendicazioni economiche o finanziarie che l ' Italia dovrà presentare a Parigi ? Chi si interessa di sapere in qual senso e in qual misura i destini materiali del nostro paese saranno determinati dalle decisioni parigine ? Eppure di sei punti , che sui quattordici del celebre discorso di Wilson dell'8 gennaio 1918 avevano carattere generale diplomazia pubblica , libertà dei mari , uguaglianza di trattamento nelle convenzioni commerciali , riduzione degli armamenti , governo e ripartizione delle colonie , società delle nazioni parecchi hanno un carattere nettamente economico ; il che fa vedere il gran peso che alla soluzione di questi problemi dà il presidente degli Stati uniti . I nostri uomini di governo dànno ad essi un ugual peso ? Quale è la preparazione di studi , di dati , di documenti probanti e seri con cui i delegati italiani si sono avviati alla conferenza , sì da affidare il paese che le sue ragioni saranno efficacemente sostenute ? Confidiamo che quegli studi siano stati intrapresi e condotti a termine per tempo . Il ministro Stringher , che è stato fino a ieri a capo del maggior osservatorio economico esistente nel nostro paese , la Banca d ' Italia , che ha scritto relazioni , le quali sono fra le cose più informative che si abbiano sull ' economia di guerra in Italia , ed è studioso serio , osservatore sagace , non facile a lasciarsi trascinare , e cauto nell ' assumere impegni od avanzare pretese , ha le qualità e i mezzi necessari per sostenere le ragioni dell ' Italia in merito alla pace economica , con competenza , moderazione e fermezza . Sono le qualità , le quali giovano maggiormente quando si ha da fare con uomini , che non si lasciano fuorviare dalle esagerazioni , ma hanno il dovere di consentire alle richieste seriamente documentate e fermamente sostenute . L ' Italia ha parecchie richieste da presentare , serie , anzi di una grande gravità e urgenza per il nostro assestamento economico e finanziario . Dal loro esito dipendono in gran parte la ripresa economica del paese , la sua pace sociale , la sua capacità a partecipare con frutto alla risorta vita internazionale . L ' Italia ha diritto di partecipare agl ' indennizzi che dovranno esser pagati dagli imperi centrali . Anche se calcolati entro i limiti della risposta dell ' intesa al presidente Wilson , la quale servì di base all ' armistizio con la Germania , si tratterà pur sempre di decine di miliardi d ' indennizzo per danni arrecati dal nemico alle cose e alle persone . L ' Italia , che ebbe alcune sue belle provincie soggette ai danni dell ' invasione e molti danni subì a causa delle operazioni di guerra , ha diritto di partecipare a questi indennizzi . Ma chi ce li pagherà ? I nuovi stati che hanno preso la successione dell ' Impero austro - ungarico , di cui alcuni sono divenuti nostri amici ed altri saranno probabilmente insolventi ? La guerra fu condotta per causa comune . Unico fu lo sforzo , e unica deve essere la responsabilità dei nemici verso di noi . Ecco un gravissimo problema che importa sia bene impostato e la cui soluzione più giusta , che è anche quella più favorevole a noi , deve essere vigorosamente sostenuta dal nostro delegato economico . Le spese di guerra non sono giunte alle cifre fantastiche , superiori all ' ammontare della ricchezza nazionale , che alcuni farneticano ; ma è pur certo che i debiti da cui l ' Italia è gravata in conseguenza della guerra , giungono ad altezze quali proporzionalmente non si hanno in nessun altro dei grandi paesi belligeranti dell ' intesa . Se altri trova duro di dover sottostare a debiti bellici uguali al quinto o al quarto o al terzo della ricchezza privata dell ' anteguerra , che dire di noi che , senza contare i vecchi debiti , già ora dobbiamo guardare ad un debito nuovo indubbiamente molto alto in confronto alla ricchezza nostra , quale poteva essere con larghezza calcolata nel 1914 ? Non si impone una perequazione ? La fronte unica finanziaria , rimarrà una frase priva di contenuto ? La proposta del deputato francese Stern , od altra simile , di creazione di un debito internazionale il cui servizio sia poi ripartito in ragione della ricchezza dei vari stati alleati e associati , entrerà nella realtà ? Cadranno nel vuoto le proposte di passar la spugna sui prestiti di guerra fatti agli alleati , che ci vengono da autorevoli voci inglesi e nordamericane ? Tutto dipende dalla vigoria con cui se ne faranno propugnatori i delegati italiani e francesi . Né gli italiani debbono farsi trascinare a rimorchio dai francesi ; ma porre essi il problema , come ce ne dà diritto la grandezza dei sacrifici finanziari sostenuti . Per la ripresa economica l ' Italia ha bisogno urgente di approvvigionamenti cospicui , ed occorre che i privati possano comperare largamente , senza le pastoie dei vincoli governativi ; ma occorre altresì che il governo s ' intenda con gli Stati uniti e con l ' Inghilterra affinché gli acquisti , che debbono essere copiosi e rapidi , non disorganizzino i cambi , perturbando per un altro verso la vita del paese . Non si dice che l ' acquisto venga fatto dai privati e il pagamento dallo stato ; ma che i delegati italiani sappiano ottenere facilitazioni per i pagamenti , sicché il livello attuale dei cambi , mantenuto artificiosamente basso dalla politica suicida di non lasciar comprar nulla , non sia mutato in peggio . Tutti gli stati avranno il proprio fardello di imposte da sopportare . Anche noi . E siamo disposti a pagare . Ma si è a sufficienza ponderato il problema di coloro che non vorranno pagare e andranno alla ricerca dei paesi a tassazione minima ? Non urge che i nostri delegati pongano le fondamenta di accordi internazionali per l ' accertamento dei redditi , per le denuncie in caso di successione , per i titoli al portatore , i quali giovino a diminuire i pericoli di evasione ? Su nessuno di questi punti noi incontreremo ostacoli insormontabili ; bene spesso avremo il consenso di altri stati che hanno i medesimi nostri interessi , e sempre la benevolenza di quelli che debbono riconoscere il nostro diritto ad un aiuto . Ma nulla si fa senza sforzo , senza interessamento vivo , senza solerte preparazione .