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NAPOLI CHE CANTA ( SCAGLIONE EMILIO , 1943 )
StampaQuotidiana ,
Non nastri con stelle e colori alleati ; non canestre di fiori , non bottiglie di spumante illeggiadrivano tanto ieri le mense quanto le caraffe di acqua del Serino che la genialità tecnica e la prodigiosa potenza organizzativa degli anglo - americani avevano in quindici giorni , cristalline , sorridenti , riportato a rifranger la luce e la festa repentina dei cuori del popolo napoletano . Dopo tanta angoscia , tanta arsura , come nel miraggio sahariano , l ' acqua agognata sembrava gorgogliasse incontenibile tra le stoviglie abbaglianti ; gocciolasse dai damaschi delle pareti come dai muschi di un sontuoso presepio ; fluisse dentro gli occhi , e quasi sulle anime ringiovanite , al pari di una linfa faustiana . Era come se un ' ondata di fresco libeccio , di larga gioia di vivere , irrompesse entro la immensa sala da pranzo . Una gaiezza collettiva faceva balenare qua e là nel riso maschio fila di denti , schiudeva nel sorriso muliebri bocche di corallo . Quando un paio di chitarre e un paio di mandolini , strimpellati dai nostri posteggiatori , presero a suonare ' O sole mio , Maria Marì , Torna a Surriento , Funiculì funiculà , da ogni tavola imbandita si levarono i canti . Erano le canzoni già da decenni e decenni tradotte e popolari a Londra e a New York , a Boston ed a Filadelfia , a Rio de Janeiro ed a San Francisco . Ai primi tocchi dei plettro o delle dita sulle corde , gli ospiti ne avevano come una scossa . Quasi un brivido . L ' azzurro degli occhi scintillava . I volti scabri ed energici riardevano . Si umanizzavano . Diventavano meridionali . Appena accennati i vecchi motivi , si presentiva che quei cuori di nordico temperamento si erano empiti ad un tratto di tepida emozione mediterranea , come , appena l ' alba supera il Vesuvio , il golfo sconfinato si riempie ad un tratto di luce . A mezza voce , qualche crocchio di ufficiali prese ad intonare negli angoli , sulla melodia d e i mandolini . Presto cantarono tutti , con lo sguardo fisso , per non perdere l ' onda ritmica , agli idillici nostri strumenti d ' altri tempi . Cantavano in inglese : e per noi nulla era più toccante di quel linguaggio esotico e monosillabico , che traduceva stranamente la passione vernacola dei nostri più celebri fraseggi canori : di Bracco e di Costa , di Di Giacomo e di Gambardella . E il tono si elevava . Si faceva spiegato , incalzante . Diveniva un coro . Presto si stabilì una sorta di emulazione reciproca , di eccitazione collettiva . Il coro ebbe persino qualche cosa dell ' inno . Tutti erano in piedi . Nella destra un bicchiere o un tralcio o un ramo : che ben ci appariva di palma , più che di quercia o d ' alloro . Avvenne allora una cosa sorprendente e divina : persino le signore , le nostre donne napoletane , furono trascinate a cantare , usignoli argentini , sulla tonalità bassa , quasi liturgica , delle ugole virili ; a cantare con voce che sembrava più un singhiozzo contenuto che un canto ; a cantare , anche se le pupille si gemmavano , intanto , di lacrime ; a cantare , anche se fili di pianto striavano le gote , rotolavano sui seni rosati , sulle tovaglie , come perle per un solo momento iridescenti . Erano madri , forse anche spose e sorelle , che cantavano : e avevano , nella viva profondità del ricordo , i figli deportati dai tedeschi , l ' eco delle fucilate e bombe di tre settimane , l ' orrore dei saccheggi e delle esecuzioni in massa ; e le famiglie non ancora congiunte , le case schiantate . le chiese diroccate ; e la città sconvolta dai crolli di tanti e tanti mesi ; le infinite rinunzie , le angoscie di ieri e di domani , gli spaventevoli patimenti di ciascuna e di tutte . Onoravano gli ospiti , cantando . E nulla c ' era di immemore o di irrispettoso , di ingeneroso o di crudele , in quel canto e in quello strazio sublime . C ' era la speranza che riconsacrava sé stessa . Era la vita che ritornava , per intrecciarsi alla morte . Era la eternità del dolore che si ricongiungeva , per vie misteriose , alla eternità della gioia . Era Napoli , la Sirena meravigliosa che abbracciava , neniava ; addormentava nell ' arco immenso dei colli e delle marine , un Impero plurisecolare , una Repubblica onnipotente , e conquistava i suoi conquistatori .