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FRONDA ... ( MUSSOLINI BENITO , 1915 )
StampaQuotidiana ,
I dirigenti del Partito socialista , che hanno ancora una qualsiasi capacità di raziocinio , cominciano a sentire il peso e più che il peso , la vergogna di una formula assurda e anti - proletaria come è oggi la formula della neutralità assoluta . Si notano qua e là i primi tentativi di ribellione . Vecchi compagni si dimettono dal Partito , o sono , più speditamente , cacciati . Nei fogli settimanali squillano le prime voci dei dissidenti . La riunione tenutasi l ' altra sera a Milano , è un tentativo d ' opposizione alla corrente torbida del neutralismo socialista , non più inspirata da motivi ideali , ma da bassi tornaconti mercantili o da preoccupazioni elettoralistiche . Non erano molti i socialisti riunitisi l ' altra sera in via Circo , ma erano i « notabili » del Partito ; se difettava la quantità c ' era , in compenso , la qualità . C ' erano i deputati , moltissimi consiglieri comunali , gli assessori quasi al completo , coll ' adesione del sindaco ; c ' era insomma la minoranza pensante . Le maggioranze non possono pensare . Esse sono il numero , la quantità , e perciò l ' inerzia : sono il materiale greggio col quale si « fa » e si è fatta , in ogni tempo , la storia ; esse non sono mai o quasi mai tormentate dal dubbio , assillate dallo spasimo angoscioso , ma salutare della ricerca ; le mille trepidazioni dello spirito eternamente mobile , irrequieto , indagatore , sono ignote alle maggioranze che hanno orizzonti mentali circoscritti . La minoranza pensante del socialismo italiano non può appagarsi del grido di « abbasso la guerra » . Questo grido non risolve i formidabili problemi che la guerra ha posto sul tappeto . Uomini che hanno sempre seguito nella loro attività politica direttive realistiche e potrei dire pragmatistiche ; uomini che hanno irriso in ogni tempo le formule , schernito i dogmi , avute in sommo dispregio le fedi cristallizzate che ipotecano col presente l ' avvenire ; con questa , le generazioni che saranno ; uomini di tal fatta non potevano rimanere a lungo e in silenzio nella « frateria » salmodiante l ' abbasso o un evviva . Cominciano a parlare . Ma sono in ritardo . E , quel ch ' è peggio , non « osano » di giungere in fondo . Sentono di essere su di un pericolosissimo piano inclinato e si fermano o tentano fermarsi e non s ' accorgono che una posizione intermedia « statica » è la più malagevole a mantenersi e a difendere : sono vittime dunque del « feticcio » unitario ? Quel Turati che in altri tempi si fece promotore di scissioni socialiste per una questioncella nemmeno paragonabile da lontano al problema odierno dalla cui soluzione dipendono non solo i destini d ' Italia , ma i destini del mondo , oggi in nome dell ' unità , accetta la compagnia degli herveisti più sordidi e ripugnanti , salvo ad elevare qualche protesta nelle piccole riunioni di Partito . C ' è più differenza oggi fra herveisti , neutralisti relativi e interventisti , di quanta non ne passasse nel 1913 fra intransigenti e riformisti . Si tratta di dissensi che investono fondamentalmente la dottrina del socialismo , le basi del Partito : il fatto di accettare o no la difesa nazionale , trae seco una catena di conseguenze che spostano tutto l ' asse ideologico del Partito : da una parte si va alla concezione aberrante del tolstoianesimo , dall ' altra si va all ' Armée nouvelle del Jaurès , alla magnifica sintesi della Patria realtà insopprimibile d ' oggi coll ' Internazionale , realtà ineluttabile di domani . Un abisso separa le due concezioni . Ma i dirigenti del Partito non « osano » di guardare dentro a quell ' abisso e di gettarsi da l ' una parte o dall ' altra : vi sono in gioco troppe posizioni politiche ed economiche acquisite , consolidate ; troppi collegi , troppi municipi , troppe cooperative . Tutto ciò è il cemento che tiene unite le tendenze non divergenti , ma assolutamente antitetiche che dividono oggi il Partito socialista . L ' unità nasconde la più pericolosa delle scissioni ; pericolosa perché ipocrita , in quanto l ' unità è il frutto di una reciproca mortificazione e mistificazione dei cervelli e dei cuori . Ma poi , questi signori sono in ritardo . Prima , assai prima dovevano parlare . Prima , o almeno due mesi fa , quando fu montato il « diversivo » mussoliniano , bisognava proclamare in faccia a tutti i Lazzari dell ' universo che « il principio di nazionalità non può essere rinnegato » , che « il trionfo del principio di nazionalità può coincidere con quello della libertà e segnare una tappa verso l ' internazionalismo » ; allora aveva un senso e poteva frenare la corsa pazza dell ' herveismo ; oggi il Partito si trova sul piano inclinato e dovrà andare sino in fondo con tutta l ' esibizione della sua miseria . Io ho l ' impressione che i neutralisti relativi di via Circo abbiano voluto più che altro salvarsi la coscienza ; non avere dei rimorsi ; anticipare una debita scissione di responsabilità , onde poter dire domani , qualora il movimento dei gruppi catechizzati e abbrutiti da tanta propaganda , sboccasse nella rivolta sterile o nel disastro nazionale : noi eravamo dei neutralisti relativi ... Non c ' entriamo ! E sarà il grottesco che si unirà al tragico ... Delle due l ' una : o questa propaganda contro « ogni » guerra è seria e non una semplice commedia e allora essa non può avere che un obiettivo pratico : impedire ad ogni costo la guerra , qualunque guerra . Magari con uno sciopero generale . O questa propaganda non ha obiettivi pratici , ma è una pura blaterazione o ruminazione comiziale e in questo caso i suoi risultati non sono meno perniciosi , in quanto crea e mantiene uno « stato d ' animo negativo » fra quelle masse che domani dovrebbero colle baionette salvare quel principio di nazionalità che i neutralisti « relativi » alla Turati non vogliono rinnegare . Ancora . Se il principio di nazionalità non « deve » essere rinnegato , se è opera socialista « non » opporsi « a che l ' Italia possa ottenere migliori condizioni di vita e di sviluppo » , sarà opera tanto più socialista agitarsi perché siano garantite all ' Italia migliori condizioni di vita e di sviluppo . La « non » opposizione , cioè l ' inazione , è socialista ? Ma allora l ' azione lo è di più . Lo è sempre di più . Si comprenderebbe la « non opposizione » quando ci fosse in Italia una borghesia all ' altezza della sua missione storica che è il conseguimento dell ' unità nazionale ; ma tale borghesia manca ; la causa della neutralità , insieme cogli herveisti del socialismo , trova i suoi campioni validissimi nei ceti mercantili e professionistici della borghesia . Si comprenderebbe la « non opposizione » , o amico Marangoni , quando si trattasse « soltanto » del nostro problema nazionale , ma v ' è un ' altra posta , nel giuoco , ed è la posta suprema : si tratta della libertà o della schiavitù d ' Europa ; bisogna scegliere fra il berretto frigio o l ' elmo a chiodo ; fra il consolidarsi degli istituti feudali e monarchici col trionfo degli imperi centrali ed il frantumarsi insieme con quelli di tutte o molte catene . Forse non saremmo « interventisti » se si trattasse soltanto di « ottenere migliori condizioni di vita e di sviluppo per l ' Italia » , ma insieme con ciò , v ' è il più , il meglio : tutto il resto : il reale e l ' ideale : la nazione e il socialismo . Non opporsi , che cosa significa , in fondo ? Collaborazione passiva . Accettazione . Non può ridursi a questo il compito del socialismo nell ' ora più calamitosa della storia . Negli altri paesi in Francia , in Germania , nel Belgio , in Inghilterra i socialisti hanno preso le loro tremende responsabilità , come protagonisti e non già come semplici « comparse » passive del dramma .