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Fuga dal tempo ( Montale Eugenio , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Molti anni fa , a Firenze , quando il caffè delle Giubbe Rosse era ancora luogo di riunione di artisti veri o presunti , mi accadeva di incontrarvi spesso Mario Castelnuovo Tedesco , il musicista al quale è stato assegnato giorni fa , qui a Milano , un grande premio per un ' opera lirica tratta dal Mercante di Venezia di Shakespeare . Castelnuovo portava con sé fasci di musiche antiche e moderne , voluminosi « spartiti » , e li leggeva come si legge un romanzo o una rivista , assistito da una facoltà di audizione interna che per me aveva del miracoloso . La sua lettura non era , beninteso , un fatto puramente oculare , volta soltanto a studiare gli ingranaggi , la meccanica dei « pezzi » ; era una lettura che riusciva a materializzare , sia pure con un suono interiore , i colori e i timbri degli impasti orchestrali . Era dunque un ' esecuzione assoluta , se qualcosa di assoluto può darsi nella trasmissione e comunicazione di un ' opera d ' arte . Ed era , comunque , un ' approssimazione in nulla diversa dalla lettura di un libro di poesia : con un limite ch ' è dato dalla sensibilità del lettore - ascoltatore . Purtroppo , essendo molto rari i lettori di musica provveduti di un simile dono , le opere musicali vivono nel tempo solo attraverso la loro fisica estrinsecazione , che richiede edifizi ad hoc , sale da concerto , cantanti , strumentisti , ed oggi anche registi , scenografi e teatranti d ' ogni genere . Quella che si sarebbe detta , in certo senso , la più immateriale delle arti ( la musica , antica come il canto degli uccelli ) è diventata la più ingombrante , la più materiale di tutte le espressioni artistiche . Pensate alla triste sorte del Grande Musicista . Ha scritto , due secoli or sono , oltre a molte composizioni di musica da concerto , quaranta , cinquanta melodrammi dei quali si conosce solo il titolo . Le partiture sono andate perdute ; forse non esistettero mai e quelle opere furono un coacervo di parti , di « pezzi » , messi insieme di volta in volta . In ogni modo , due o tre di quei drammi - forse i peggiori dell ' autore - si conservano in qualche archivio . Dopo un paio di secoli si decide di rappresentarne uno . L ' impresa si rivela difficile : gli strumenti di oggi non sono quelli di ieri , le voci degli evirati non esistono più , bisogna rifare di sana pianta lo strumentale , completare accompagnamenti che non sono scritti o lo sono in modo approssimativo . Inoltre , l ' opera si rivela noiosa al gusto d ' oggi ; occorrerà tagliare , sopprimere qualche parte , eventualmente sostituire qualche brano o aria con altro dello stesso autore . Infine , col conforto di ogni genere di accorgimenti spettacolari , l ' opera viene varata . Il pubblico che vi accorre è un pubblico di ! lite ; ha pagato caro il biglietto e va ad assistere a un fatto mondano . Tolte rare eccezioni , il suo interesse per quella musica è nullo . Dopo tre o quattro sere l ' opera - giudicata concordemente una « barba » - viene tolta dal cartellone . Non se ne riparla più ; forse eccezionalmente , sarà ripresa cinquant ' anni dopo , con ulteriori manipolazioni e contaminazioni . Il gusto è mutato e si rendono necessarie nuove salse , nuovi sapori . Il Grande Musicista , dopo essersi riaffacciato per un attimo alla vita , torna al suo luogo naturale . Il suo nome figura nei dizionari biografici , nelle enciclopedie , nei trattati . È il nome di un « classico » . Ma la gente ha ben altro da fare che di occuparsi dei classici . La musicologia e la critica d ' arte sono più recenti della storia e della critica della poesia , ma stanno recuperando il tempo perduto . Da vari anni le musiche sono registrate , incise ; e dei quadri si fanno riproduzioni a colori che quasi si scambiano con gli originali . Se un nuovo diluvio non sommergerà il mondo intero è lecito pensare che molte opere d ' arte del nostro tempo sopravvivranno . Anch ' esse , peni , dovranno essere lette e interpretate ; ed è verosimile che i quadri dipinti con la scopa e le musiche pulviscolari che oggi deliziano intere popolazioni civili riescano fra qualche secolo totalmente incomprensibili . Forse non è nemmeno il caso di parlare di incomprensione , perché l ' arte nuova sempre meno fa appello alla ragione ; ma il fatto è che quando i ritrovati della nuova arte saranno diventati motivi di decorazione ( per esempio , musiche di scena , fregi e disegni per stoffe o ceramiche ) , sarà estremamente problematico distinguere tra opera d ' arte e oggetto d ' uso . Anzi , si può dire che mai conce oggi l ' arte è stata una fuga dal tempo , una corsa verso l ' anonimato : tant ' è vero che l ' arte preistorica riesce più accessibile agli indotti che l ' arte strettamente localizzata in un tempo e in una civiltà ben conosciuti . Non credo al fatto che noi riusciremo a « comprendere » i fantocci e i feticci che André Malraux va proponendo alla nostra ammirazione . È quasi certo che in opere simili prese forma un sacrale sentimento della vita onninamente lontano dal nostro . Un sentimento s ' intende , che conteneva anche una ragione , sebbene ne fosse indistinto , e un pensiero che oggi ci sfugge . Opere così fatte sono ormai per noi soltanto motivi plastici , destinati poi a ricorrere nelle arti moderne per opera di artefici desiderosi , razionalmente , di imbarbarirsi . Tuttavia noi , pur ammirando l ' arte preistorica , l ' accogliamo a grandi bracciate , prendendo d ' infilata secoli e secoli , del tutto incapaci di dare di ogni singola opera un giudizio individuante . Si tratta , si dirà , di preistoria . Eppure l ' interesse che destano i millenni più bui non avrebbe senso se non corrispondesse a un profondo bisogno dei nostri giorni . E a ben guardare può dirsi che l ' oscuro proposito delle nuove arti sia proprio di accelerare l ' avvento di un tempo nel quale anche l ' evo moderno , per non dire dell ' antico , diventi preistoria . Se consideriamo che il mondo produttore d ' arte è , da circa un secolo almeno , quadruplicato per l ' apporto di continenti prima sconosciuti , e che tale espansione è lungi dall ' esser finita , in relazione al graduale decrescere dell ' analfabetismo e alla diffusione di un concetto che riduce l ' arte allo stile , in una totale indifferenza ai così detti contenuti , non dovrebbe essere troppo lontana l ' era in cui i secoli delle « magnifiche sorti » saranno considerati a volo d ' uccello , come una riserva di « pezzi » artistici aventi un carattere del tutto impersonale . Qualora l ' avvenire ci riserbi un universale Welfare State non solo economico ma anche culturale , una vita intensamente meccanicizzata e standardizzata , un vasto calderone nel quale tutte le culture si fondano smarrendo i loro caratteri originali , l ' arte non potrà che mantenere e accentuare i caratteri che già distinguono le più avanzate manifestazioni del nostro tempo . Sarà un ' arte in larga misura sensoriale , acustica , visiva , destinata al divertimento e non alla contemplazione ; un ' arte conformistica che potrà avere il suo pubblico in quelli stessi che ne saranno gli autori : gli artisti , l ' immensa legione degli artisti . La poesia , per il momento , non è giunta a questo punto : molti poeti si ricordano che nella poesia interessa sommamente la situazione spirituale che l ' ha espressa . E la letteratura , in senso lato , darà ancora libri che saranno giudicati importanti al di là del loro valore artistico . Ma fuori di questo campo tutto sembra tendere all ' eccitazione e allo spettacolo . D ' altronde , anche la parola sta diventando un ingrediente che ha bisogno d ' altri sussidi . Cerchereste invano il nome e la voce dell ' autore in uno di quei lavori teatrali che vengono rappresentati sulle scene italiane e straniere . Poco importa che si tratti di Shakespeare o di Arthur Miller o di uno zibaldone tratto da un famoso romanzo : il vero autore è l ' équipe che ha montato la macchina teatrale dopo aver provveduto a purgare l ' opera di quei superstiti accenti di poesia che per avventura possano trovarvisi . E non diverso è lo stato della musica e della pittura . In una pittura intesa soprattutto come un fatto oculare ( anche se in origine l ' astrattismo poté essere altra cosa ) un bambino può superare un adulto ; e darà il meglio della musica elettronica colui che non abbia mai acquistato regolari nozioni musicali . L ' uomo d ' oggi guarda , ma non contempla , vede , ma non pensa . Rifuggendo dal tempo , che è fatto di pensiero , non può sentire che il proprio tempo , il presente ; e anche di questo suo tempo non può sentire che come ridicole e anacronistiche le espressioni del sentimento individuale . La nostra ipotesi può sembrare catastrofica oppure ottimistica , perché suppone che una civiltà universale ( sia pure spiritualmente a basso livello ) possa essere raggiunta dall ' umanità : una civiltà senza servi e padroni , forse senza frontiere , e in ogni modo liberata da quei flagelli che l ' uomo ha scoperto per distruggere su vasta scala i suoi simili . Può darsi , invece , che nulla di simile accada e che dopo una imprevedibile svolta ( che nessuno di noi si augura di vedere ) vada perduto persino il ricordo della nostra civiltà meccanica . Possiamo però consolarci pensando che anche in questo caso il nostro tempo lascerà ai suoi superstiti eredi un buon numero di totem , fantocci e feticci che ne documenteranno l ' esistenza e saranno studiati e intesi , e fraintesi , con molto interesse .