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A Kabul muore il sogno islamico ( Mo, Ettore , 1992 )
StampaQuotidiana ,
Kabul . - Ero stato a Kabul alla fine di aprile , quando al regime comunista di Najibullah . morto di asfissia prima che abbattuto . era subentrato il governo islamico della resistenza . I mujaheddin di Massud , affiancati dai mercenari del " generale " Dostam , avevano occupato la capitale al grido di Allah o Akbar , stringendola a tenaglia dai quattro punti cardinali e mettendola gioiosamente a ferro e fuoco : un ' euforia che fini ' . come sappiamo . in un bagno di sangue . Vi sono tornato la settimana scorsa , nell ' immediata vigilia del tredicesimo anniversario ( 26 27 dicembre ' 79 ) dell ' invasione sovietica per vedere come " buttava " , Kabul , dopo otto mesi di regime islamico . " Butta " male , molto male . Sono bastati sette giorni per constatare come lo slancio , l ' entusiasmo per la fine della dittatura marxista importata dall ' URSS non abbiano partorito il miracolo di una rigenerazione totale del Paese , dopo l ' apocalisse degli ultimi 13 anni , un milione di morti , 5 milioni di profughi , lo sconquasso dell ' economia . Il volto che oggi presenta la capitale afghana ricorda il volto di altre capitali e di altre citta ' travolte dal ciclone della guerra . Per il grado di distruzione , Kabul si sta avvicinando ai modelli urbani piu ' agghiaccianti degli ultimi decenni , come Beirut , o come i capoluoghi dell ' ex Jugoslavia , Vukovar , Sarayevo , Mostar . Ed e ' penoso dover ammettere che i piu ' violenti colpi di maglio alla sua arcaica e gentile fisionomia sono stati inferti durante i 240 giorni del governo islamico . A fine aprile il fuoco delle artiglierie fra gli uomini di Ahmad Shah Massud ( Jamiat i Islami ) e del suo alleato Abdul Rashid Dostam , arroccati in cima alla mitica fortezza di Bala ' Hissar , e i mujaheddin di Gulbuddin Hekmatyar , il carismatico controverso leader dello Hezb i Islami , annidati nella casbah meridionale a soli 300 metri , ridusse in polvere Jade Maiwand , la grande strada dei negozi . Gran parte dei muri delle facciate sono ancora in piedi , ma sembrano le quinte di un vecchio palcoscenico abbandonato , pronte a stramazzare da un momento all ' altro . La vita del quartiere , attorno alla grande moschea Hidgha , e ' spenta per sempre . Finito il rito mattutino dei negozianti che distendono sul marciapiede i polverosi odorosi tappeti tessuti a mano , col te ' che fuma sullo sgabello . Chiusi quasi tutti i negozi di Chicken Street , dove negli anni Settanta ciondolavano hippies e figli dei fiori . Ma le ferite piu ' fresche della guerra civile le puoi riscontrare nel rione centrale di Chendaul , dove ai primi di dicembre cinque giorni di scontri forsennati tra fazioni rivali ( islamiche , naturalmente ) hanno ridotto di qualche centinaio l ' esorbitante popolazione di Kabul : si parla di 300 400 cadaveri . " Impossibile verificare . ammette Armin E . Kobel , capo delegazione della Croce Rossa . ma la valutazione e ' attendibile se si pensa che , tra il 5 e il 12 dicembre sono stati ricoverati , solo nei nostri due ospedali di Kabul , 1500 feriti " . Cio ' che impressiona e ' soprattutto la vastita ' dei danni . Sono crollati interi edifici di quattro cinque piani , certamente colpiti , a distanza ravvicinata , da mortai e proiettili di grosso calibro : a dimostrazione che in Afghanistan la guerriglia urbana non si combatte solo con le armi automatiche leggere , di strada in strada , ma col sostegno massiccio dell ' artiglieria . Tutti i gruppi dispongono di arsenali cospicui , che vengono via via dilapidati con infantile irresponsabilita ' . Montagne di munizioni , accumulate in 13 anni , consentono anche lo spreco di sparatorie celebrative , che possono durare ore nel cuore della notte . Tristemente , l ' infanzia cresce in questa perenne atmosfera bellico eroica , nella quale trova giustificazione un antico adagio , secondo cui " gli afghani trovano la pace solo quando sono in guerra " . I bambini che giocano in strada davanti al German Club . di cui sono ospite . si sparano addosso con kalashnikov di legno o lanciano immaginarie bombe a mano strappando la sicura coi denti : una lotta all ' ultimo sangue dove nessuno cade mai morto . I loro capi e i loro idoli sono i capi e gli idoli dei loro padri : Gulbuddin , Massud , Ismail Khan , Haqqani , Abdul Hak , Khale ' s , i grandi guerrieri dell ' Islam che hanno umiliato e costretto alla fuga l ' Armata Rossa . Kabul e ' sotto il controllo dei nove partiti dell ' Alleanza Islamica ( ai sette , d ' ispirazione sunnita , che costituivano a Peshawar , in Pakistan , il governo dei mujaheddin in esilio , si sono aggiunti ora i due movimenti sciiti dello Harakat Islami e del Wahdat ) che l ' hanno divisa in zone , su cui accampare la propria " sovranita ' " territoriale : i posti di blocco sono gestiti da " parrocchie " diverse , spesso in stato di aperta , dichiarata ostilita ' , per cui il passaggio da un quartiere all ' altro . Beirut insegna . diventa talvolta un ' impresa rischiosa . I piu ' impazienti e aggressivi sono i piu ' giovani , adolescenti imberbi nati con la febbre della " jihad " . la guerra santa . nel sangue , che al tempo dell ' invasione potevano avere si ' e no due o tre anni : ma ancora piu ' pericolosi e incontrollabili sono i miliziani di Dostam , cani sciolti estranei alla coalizione islamica , una soldataglia insolente e beffarda insensibile agli insegnamenti coranici , cui preferisce la cruda dottrina militare del diritto al bottino . Sfortunatamente , il primo impatto di chi giunge a Kabul da fuori e ' con loro , perche ' controllano l ' aeroporto : cosi ' succede di essere tiranneggiato , irriso , beffato ; regolano a piacimento il traffico dei pochi , sgangherati taxi gialli che portano in citta ' , facendoti salire e poi scendere dopo che hai gia ' sistemato i bagagli nel baule , per lo sfogo isterico di un ' autorita ' che si regge soltanto sui capricci . Non sorprende quindi di vedere una mattina una lunga fila di carretti , carichi di bambini e masserizie , che abbandonano il quartiere della grande moschea per sfuggire alle vessazioni dei mercenari del nord . Come quasi sempre avviene , il massacro di Chendaul e ' stato provocato da motivi futili : il ricevimento , nella capitale , di un leader degli Hazara ' , la grande tribu ' sciita dell ' Afghanistan centro occidentale che , raccolta sotto l ' ombrello del partito Wahdat e guidata dal khomeinista Mazari ' , e ' la lunga mano di Teheran : un ' interferenza che i fedeli di Massud non sono riusciti a tollerare . Agli Hazara ' , nella battaglia , si uniscono gli sciiti di Harakat Islami e anche i reparti bellicosi dello Ittehad , un partito sunnita dell ' Alleanza , che svolse un ruolo vitale tra i quattro raggruppamenti fondamentalisti della " jihad " ma che adesso si oppone alla supremazia dello Jamiat i Islami , gestore temporaneo del potere , grazie a Rabbani . presidente ad interim dell ' Afghanistan . e ad Ahmad Shah Massud , ministro della Difesa . Alla fine , contro i cosi ' detti " governativi " entrano in azione anche le squadracce di Dostam e il sangue scorre a fiumi . La religione non c ' entra . E ' sangue fraterno , sangue islamico e occorre bloccare subito l ' emorragia . I leader dei partiti coinvolti si incontrano in una sala dell ' Hotel Intercontinental . sede neutrale . e decidono una tregua immediata . Ma laggiu ' si continua a sparare , decine di persone colte incautamente in strada tra due fuochi vengono spietatamente falciate . " E ' semplicemente accaduto . mi spiega il capo supremo degli Hazara ' , Mazari ' . che l ' ordine di cessare il fuoco non ha raggiunto i nostri uomini " . Una responsabilita ' che il leader sciita del Wahdat addossa decisamente ai mezzi di comunicazione : " Ne ' la radio , ne ' la televisione . afferma imperterrito . hanno dato l ' annuncio della tregua " . Affermazione incauta e brutale , perche ' mette a nudo lo stato di anarchia , inefficienza , scollamento , esasperazione delle forze in campo : che agiscono individualmente , per reazione emotiva , senza consultazioni o consensi dall ' altro , ignorando , quando vi siano , gli obiettivi e le linee di un qualsiasi piano strategico globale . Per poi sedersi , coi selciati ancora caldi di sangue , a bere il te ' della riconciliazione , come niente fosse accaduto . Chi ha seguito per tanti anni la guerra afghana , dal ' 79 in poi , avrebbe dovuto capire che i semi della discordia e delle rivalita ' tribali tra le forze della " jihad " avrebbero partorito , una volta debellato il nemico comune ( i russi , il regime di Najibullah ) , un ' umanita ' rissosa , violenta , dominata da profondi , feroci contrasti . L ' ideale di un Paese islamico , sereno , pacifico , saggiamente progressista secondo i dettami delle leggi coraniche , e ' subito naufragato . In fondo . sono in molti a notarlo . e ' stato piu ' facile contrastare la svolta marxista imposta nel ' 78 da Babrak Karmal , Taraki e Amin con la " rivoluzione d ' aprile " e sconfiggere l ' Armata Rossa di Breznev che rimuovere e sradicare quelli che sono ora i motivi del dissidio interno : perche ' , prima ancora delle rivalita ' etnico tribali sono in gioco ambizioni e rancori personali . Gulbuddin Hekmatyar , leader dello Hezb i Islami , il piu ' agguerrito e aggressivo del gruppi fondamentalisti della " jihad " , non si da ' ancora pace del fatto che Ahmad Shah Massud , il leggendario Leone del Panshir e suo rivale da sempre nella galleria degli eroi , lo abbia perentoriamente scavalcato nell ' ultima fase del conflitto , arrivando per primo a Kabul col miniesercito dello Jamiat Islami e instaurando , de facto , il primo governo islamico . Sdegnato , avvilito ( rassegnato mai ) , Hekmatyar abbandonava la capitale il 27 aprile scorso per rifugiarsi , col grosso dei suoi uomini , a Charasiab , un villaggio della provincia di Logar , neanche venti chilometri a Sud di Kabul . E qui lo vado a trovare . Lo avevo incontrato la prima volta a Peschawar , nell ' estate del ' 79 , sei mesi prima dell ' invasione sovietica . Gli occhi sono quelli di allora , piccoli , penetranti , inquieti , pieni di una luce febbrile , ma le guance , che si sono leggermente gonfiate , conferiscono ora al volto un aspetto piu ' disteso . L ' efficienza militare dell ' Hewbi e del suo arsenale , sempre ben rifornito negli anni di guerra dagli americani che avevano in Hekmatyar lo stratega e il guerriero prediletto , e ' adesso confermata da uno schieramento di carri armati e blindati sistemati nella radura . La loro inutilizzazione e ' temporanea : c ' e ' chi scommette che quanto prima si incolonneranno verso la capitale . I tempi sembrano maturi . Gulbuddin non ama il governo provvisorio dello Jamiat i Islami ne ' il suo presidente , Rabbani , di cui e ' scaduto in questi giorni il mandato . Lo ritiene un governo " debole , inefficiente " , responsabile dei disagi e della tensione attuale . " Se avessimo avuto un governo forte . sostiene . , in grado di rimpiazzare il regime di Najib , oggi non dovremo affrontare questa instabilita ' " . In maggio , Hekmatyar si era incontrato con Massud e Rabbani e insieme avevano stipulato un accordo per risolvere " pacificamente " il contrasto tra le due fazioni : " L ' accordo . precisa ora il leader dell ' Hezbi . prevedeva una tregua immediata , il ritiro delle forze militari controverse e la soluzione politica della crisi attraverso libere elezioni che si sarebbero dovute tenere entro sei mesi . Ma nessuno di questi punti e ' stato rispettato " . In realta ' , Gulbuddin non ha mai potuto tollerare il fatto che Massud spadroneggiasse a Kabul e che l ' avesse occupata con l ' aiuto di quel generale Dostam che in febbraio , irritato dalle interferenze del suo amico e protettore Najib , si era ammutinato a Mazar i Sharif e aveva messo le sue efficientissime divisioni a disposizione della resistenza e del grande comandante tajiko . Dalla montagna , Hekmatyar aveva piu ' volte minacciato di attaccare la capitale , se le orde mercenarie dell ' ex ufficiale comunista non si fossero ritirate . Dostam non ha alcuna intenzione di ritirarsi . I suoi uomini si comportano come truppe d ' occupazione e la lista dei reati si infittisce : saccheggi , rapine , stupri , delitti . Ad agosto Hekmatyar , che era stato calmo per un paio di mesi , investe Kabul con una grandinata di cannonate e di missili . Muoiono piu ' di 2500 persone , la maggior parte civili , e le corsie degli ospedali straripano di feriti . Poi , impartita la lezione , i cannoni dell ' Hezbi tacciono ancora una volta . Stranamente , oggi Gulbuddin nega che il motivo del feroce bombardamento d ' agosto sia stato l ' allontanamento dei mercenari di Dostam dalla capitale : " Ho ordinato di aprire il fuoco . assicura . perche ' ero stato attaccato . Anche dagli aerei . Faccia un giro per il campo , dia un ' occhiata alla mia casa ... Sono stato costretto a reagire , per difendermi . Ma noi , lo garantisco , abbiamo mirato solo agli obiettivi militari , come Bala ' Hissar , Darulaman , eccetera . Il conteggio dei civili morti e ' di 106 " . Tredici anni di guerra lo hanno abituato a trattare con indifferenza questa funebre contabilita ' : ma non puo ' non sorprendere e disgustare il cinismo illimitato con cui sembra ora voler scagionare Dostam e i suoi uomini , dal momento che se li e ' appena fatti alleati nella lotta contro Massud . Ora il Pancho Villa uzbeko , il corpulento generale analfabeta feroce . dicono . come Gengis Khan , il famigerato comunista amico di Najibullah e degli sciuravi ' ha subito , agli occhi di Hekmatyar , un ' arcana , repentina metamorfosi ed eccolo schierato , con esemplare mansuetudine , accanto ai mujaheddin dell ' Hezbi , eroe della " jihad " . Dostam , 37 anni , ha abbandonato recentemente Massud perche ' il ministro della Difesa Tajiko e il leader dello Jamiat i Islami e presidente del governo provvisorio , Rabbani , hanno rifiutato di accettare alcune sue richieste , ridimensionando implicitamente il ruolo e il contributo da lui dato , in marzo e aprile , alla resistenza per la caduta del regime . Nel tentativo di assumere anche una identita ' politica , oltre che militare , il generale aveva chiesto di diventare membro del Consiglio Supremo dei mujaheddin , di cui fanno parte i leader dei nove partiti dell ' Alleanza , di essere inserito nel comitato elettorale e , infine , di riconoscere ai suoi seguaci un normale status partitico . La posizione di Ahmad Shah Massud si e ' indebolita , cosi ' come era gia ' avvenuto per Rabbani , accusato di corruzione e di abuso di potere durante il suo mandato . Rinchiuso nella gabbia amministrativa , il leone del Panshir sembra destreggiarsi meno bene che sulle impervie montagne della sua vallata , dove da impareggiabile stratega aveva sventato ben sette possenti offensive dell ' Armata Rossa . L ' ago della bilancia sembra spostarsi chiaramente a favore di Hekmatyar , che avrebbe anche l ' appoggio degli Hazara ' , pilotati da Teheran . Kabul ha vissuto giornate d ' incubo e domenica scorsa la ripresa della guerriglia urbana e ' stata , per cosi ' dire , ufficialmente confermata dal lancio di un paio di " rockets " che sono caduti nel quartiere dei ministeri . Ho visto la gente correre all ' impazzata per le strade , mentre la fiumana in fuga era inseguita dal crepitio dei mitra . In serata la Bbc ha parlato di 31 morti . Anche l ' aeroporto era sotto tiro e tutti i voli , in partenza o in arrivo , sono stati cancellati . La prospettiva di rimanere intrappolati a Kabul per Natale e allestire il presepio in qualche gelido angolo del German Club prende consistenza di ora in ora : ma e ' alla fine scongiurata da un vecchio autobus che si avventura ansimando in un tortuoso itinerario alpino scaricandoci , dopo dodici ore di sobbalzi , a Peshawar . Lungo la strada , incrociamo gruppi di mujaheddin dello Hezb i Islami che , marciando in senso opposto , vanno lassu ' a morire per Hekmatyar . Transitando per Jalalabad , la capitale d ' inverno dal clima dolcissimo , mi viene in mente Abdul Haq , il coriaceo comandante Pashtun passato alla storia come il gran dinamitardo per i danni che ha inflitto ad afghani e russi negli anni dell ' occupazione : come la distruzione dell ' immane arsenale di Kharga , che , bruciando nella notte , aveva sciolto il ghiaccio sulle punte delle stelle dell ' Orsa . Ma a Kabul , dove sono approdati 700 rappresentanti della Sciura per decidere il futuro dell ' Afghanistan ( ma ne occorrono il doppio , perche ' le decisioni dell ' assemblea siano valide ) , non l ' ho trovato . La cosa non mi ha sorpreso . Abdul Haq , che nell ' 87 ebbe un piede tranciato da una mina , si era sempre opposto alla soluzione militare di Gulbuddin e dei suoi bellicosi sostenitori , che proponevano assalti massicci contro la capitale e i capoluoghi di regione . Diceva , e aveva ragione , che Kabul e Jalalabad dovevano " cadere dall ' interno " , per la consunzione stessa del regime , e che ogni spargimento di sangue si sarebbe ritorto sui mujaheddin , malati di sterile eroismo . Non faccio percio ' fatica a credere alla favola amena che qualcuno racconta secondo cui il gran dinamitardo , liberatosi del fucile e tornato in Pakistan , si sarebbe dato al commercio delle arachidi . Nessuno intende , ora , rimpiangere gli anni cupi della gestione moscovita . Ma gli abitanti di Kabul hanno forse ragione di sussurrare che si stava meglio quando si stava peggio . I prezzi continuano a salire , in testa il gasolio e la benzina che hanno registrato ascese irrazionali : e perfino il nan . la fragrante ciambella del pane afghano . e ' sempre piu ' caro e sempre piu ' scarso . A quasi duemila metri l ' inverno e ' rigido , l ' erogazione dell ' energia e ' saltuaria , la poca legna viene pesata sulla bilancia come lo zucchero e la farina . Il conforto di un solo bagliore : poi il freddo riprende possesso dei tuguri con veline di plastica alle finestre . E ' questo il bilancio dell ' Afghanistan dopo otto mesi di governo islamico . Per le sanguinose faide interne , a Kabul si contano ora piu ' morti per le strade che negli inverni passati , quand ' era al potere Najibullah . E cosi ' questo Paese , che per anni e ' stato simbolo della resistenza eroica , dell ' abnegazione e del coraggio , e ' diventato in un tempo cosi ' breve . grazie ai suoi leader politici ambiziosi ed ambigui , ai suoi caporali promossi generali , ai suoi teologi e ai suoi guru sunniti e sciiti . il simbolo del cinismo , della follia , della violenza gratuita e , diciamolo pure , della vergogna .