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Chicago - Tutti , perfino i comunisti , sono d ' accordo nel riconoscere che gli Stati Uniti oggi conoscono un ' era di prosperità mai vista prima d ' ora anche in un Paese come questo nel quale il flagello antico della carestia è stato debellato da tempo . I capi delle Grandi Corporazioni e le riviste e i giornali che ne sono i portavoce sono giubilanti : mai sono state fabbricate e vendute in America tante automobili , tante sigarette , tante case , tante macchine casalinghe , tanto scatolame alimentare , tanto petrolio , tanto acciaio , tanti prodotti chimici , tanti manufatti d ' abbigliamento . La produzione annua generale della Nazione è salita da 357 miliardi di dollari nel 1954 a 380 miliardi secondo le cifre dei primi quattro mesi del 1955 , ossia con un aumento di 23 miliardi di dollari . È stato inoltre calcolato che nel campo delle case e dell ' arredamento , il 28 per cento del pubblico quest ' anno farà acquisti di contro al 26 per cento di un anno fa ( questa cifra è importante perché come dice lo slogan dell ' economia classica : " quand le bâtiment va , tout va " ) . Quanto alle automobili si ha un aumento dal 14 per cento del pubblico al 16 per cento . Non parliamo delle cifre che riguardano i viaggi , i divertimenti , gli apparecchi radio e televisivi , le bevande e le sigarette : anche esse hanno raggiunto cifre mai viste e tendono a salire . La borsa del resto conferma la prosperità con un bull - market ( mercato al rialzo ) persistente e ottimistico . Il toro ( bull ) della prosperità insomma , galoppa in salita mentre l ' orso ( bear ossia ribasso ) dorme della grossa . Ciò che significano queste cifre , d ' altra parte , qualsiasi viaggiatore può capirlo percorrendo gli Stati Uniti e guardando semplicemente intorno a sé . Le automobili che in Italia sono ancora un lusso e agli Stati Uniti sono una necessità ma dovunque sono un indice eloquente della prosperità di un Paese ( 1500-2000 dollari ossia un milione e un milione e trecentomila lire per macchina ) , le automobili dicevamo , sono la prima cosa che si nota agli Stati Uniti . Basta affacciarsi alla finestra di un grattacielo che guardi sull ' East River e sulla strada sopraelevata che corre intorno Manhattan , a Nuova York , per rimanere addirittura sbalorditi dalla immensa quantità di macchine poderose , grandi lussuose che corrono in quadruplice fila , nei due sensi , dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina , senza tregua , in un furioso e ossessionante carosello , simili a festuche di paglia lanciate nel vuoto da un turbine incessante di vento . Queste miriadi di macchine indicano due aspetti della prosperità americana : la capacità finanziaria che permette di acquistarle sia pure a rate , e la necessità di adoperarle per correre ai più diversi affari e occupazioni . Tutti o quasi hanno la macchina ; e certamente una delle visioni più impressionanti agli Stati Uniti sono gli immensi parcheggi per le automobili degli operai , ai margini delle grandi fabbriche di Nuova York , di Chicago , di Detroit e delle altre città manifatturiere . Se si pensa che il salario medio americano si aggira intorno i 300-400 dollari mensili si capirà che soltanto un ' ondata di prosperità mai vista può permettere al salariato di risparmiare sul suo mensile la somma di denaro che ci vuole per acquistare un ' automobile . Altra cosa che il viaggiatore noterà senza sforzo è il gran numero di case , casamenti nuovi costruiti in questi giorni negli Stati Uniti . A Nuova York , lo Stato , il Comune , le imprese private buttano giù interi quartieri di slums e casupole della fine e della prima metà dell ' Ottocento e li sostituiscono con pochi ma giganteschi mezzi grattacieli , di mattoni rossi , turriti e isolati , collegati tra di loro da anelli di parchi pubblici e di viali alberati . A Chicago c ' è in pronto un programma per abbattere decine e decine di strade di vecchie stamberghe e costruire nuovi casamenti di appartamenti per la popolazione operaia che in quella città cresce ogni anno con ritmo accelerato . A San Francisco , ai margini della città , sono nati interi quartieri per la classe media , di villette e cottages di vario tipo ( ma l ' effetto generale è di una grande monotonia ) tutti civettuoli , graziosi , forniti di verone con colonne , giardinetto , garage . Si potrebbe continuare . Ma basterà ricordare ancora una volta quel che significa il boom delle abitazioni per l ' economia di qualsiasi Paese : un ' infinità di oggetti , di manufatti , di prodotti di ogni genere i quali , poi , appunto , portano a loro volta maggiore occupazione , maggior giro di denaro , maggiore prosperità . Occorre tuttavia precisare il carattere di questa prosperità americana : la stessa parola " prosperità " potrebbe indurre molti a pensare che si tratti di un ' esplosione insolente di abbondanza , di opulenza , di lusso e di sciupio . Costoro sbaglierebbero , come sbagliano spesso in Europa coloro che giudicano l ' America dalle immagini fallaci del cinema di Hollywood e delle riviste in rotocalco . In realtà il carattere principale della presente prosperità americana è la sua mediocrità , congiunta , però , ad un elevato grado di diffusione . Anche qui le cifre parlano un linguaggio eloquente : prima della grande crisi del 1929 i ricchi erano molto più ricchi e i poveri erano molto più poveri . E difatti : tra il 1929 e il 1950 la percentuale del reddito nazionale percepito in forma di salarii , di mercedi , di pensioni e di sussidi contro la disoccupazione è salita dal 61 per cento al 71 per cento ; mentre i dividendi , le rendite e gli interessi delle classi privilegiate sono discesi dal 22 per cento del reddito nazionale al 12 per cento . Quanto dire che oggi si assiste al fenomeno di una discreta ma nient ' affatto impressionante agiatezza diffusa sopra un larghissimo strato della popolazione , la famosa middle class americana o classe media che è quella che dà il tono al paese ed è soltanto fino ad un certo segno la borghesia di ottocentesca accezione . Chi credesse , dunque , che l ' americano medio oggi sia ricco commetterebbe lo stesso errore che se stimasse ricco colui che possiede tutto quel che ci vuole per un genere di vita standard ossia , appunto , limitato alle necessità di una civiltà come quella degli Stati Uniti . L ' americano medio oggi non soltanto non è ricco ma spesso deve contare i soldi che ha in tasca prima di sbilanciarsi in qualche spesa fuori dell ' ordinarlo . Per converso , pur non disponendo di molto denaro , l ' americano medio oggi mangia , abita , veste , si diverte e viene trasportato in una maniera che cinquant ' anni or sono era ancora quella di un gruppo di cittadini molto più ristretto . In altri termini il tenore di vita dei privilegiati di un tempo si è esteso oggi alla maggioranza della popolazione , contribuendo tra l ' altro a creare uno dei tratti originali di questo Paese , cioè una civiltà basata sopra una sola classe tutta eguale , dall ' Atlantico al Pacifico , per gusti , mentalità , livello economico e abitudini . S ' intende che quando si parla di tenore di vita non si allude al superfluo che è pur sempre appannaggio di pochi , ma al necessario . Però il necessario dell ' America è spesso il superfluo di molti Paesi d ' Europa e d ' Asia . Forse dalla mediocrità stessa di questa prosperità , dalla sua mancanza di margini , dalla sua relativa novità deriva il senso di inquietudine , di preoccupazione e di paura che , pur sotto la brillante superficie , il viaggiatore avverte subito agli Stati Uniti così nelle conversazioni private come nella varia pubblicistica sull ' argomento . La presente prosperità non è pazzamente fiduciosa e speculativa , ingenua e sfrenata come quella degli anni antecedenti la crisi del 1929; è una prosperità doppiata di consapevolezza economica , sociale e politica . Per così dire in ogni americano medio oggi sonnecchia o sta sveglio un economista abbastanza edotto delle leggi del mercato , sempre in allarme e sempre inorecchito . Con altra metafora , forse logora ma sempre efficace : alla tavola non troppo opulenta dell ' americano medio di oggi , come alla tavola di Macbeth , siede in perpetuità uno spettro , quello della grande crisi del 1929 . In Europa forse non ci si rende abbastanza conto che la crisi del 1929 è stata agli Stati Uniti l ' avvenimento nazionale più importante dopo la guerra civile del secolo scorso . La crisi del 1929 , scoppiata in un Paese la cui economia da tempo non aveva più carattere artigianesco e locale , bensì era fondata sulla fiducia , creò una volta per sempre , coi semplici e diretti mezzi educativi della disoccupazione , della fame e dello spavento una coscienza economica ancora oggi inesistente in Nazioni molto più povere degli Stati Uniti . Quanto dire che anche per questo aspetto , l ' America è il Paese più moderno del mondo : a caro prezzo essa ha acquistato una consapevolezza del fatto economico che nel campo della profilassi politica e sociale equivale alla consapevolezza igienica in quello delle malattie . Tutti possono prendere , poniamo , la peste ; ma già un passo avanti nell ' evitarla è sapere che la si può prendere e attraverso quali agenti . Quel che avvenne nel 1929 lo dice molto bene l ' economista J.K. Galbraith nel suo bel libro The Great Crash , nel quale la grande crisi è descritta con un senso arguto e rassegnato della follia umana molto simile a quello che informa la descrizione manzoniana della peste di Milano : " Parecchi erano affamati nel 1930 , nel 1931 , nel 1932 . Altri erano torturati dalla paura di diventare affamati . Altri ancora soffrivano dell ' angoscia di scadere in decoro e rispettabilità passando dall ' agiatezza alla miseria . Altri finalmente temevano di scadere . Intanto tutti soffrivano di un senso di assoluta disperazione . Niente , sembrava , poteva esser fatto per fermare la crisi . " Ma ancor più interessante , ci pare , è notare che al capezzale del malato , negli anni dopo il '29 , c ' erano due medici , l ' uno pessimista e l ' altro ottimista ( relativamente ) . Il medico pessimista , Marx alla mano , considerava la depressione come una delle crisi cicliche del capitalismo e prevedeva un succedersi di tali crisi sempre più ravvicinato e sempre peggiore , fino al crollo finale . Il medico ottimista , Keynes alla mano ( la Teoria generale di Keynes è del '36 , ma l ' azione di Keynes nel campo della teoria economica risale ad alcuni anni addietro ) , affermava , invece , secondo le parole di Galbraith ( Il capitalismo americano ) che : " le variazioni nella produzione e nell ' occupazione globale sono parte intrinseca di un processo mediante il quale l ' economia si adegua da sé ai movimenti negli investimenti e nel risparmio e che di conseguenza né la depressione né l ' inflazione sono anormali . " In altri termini tutto il divario tra i due medici consisteva in due parolette : il medico marxista considerava la crisi " anormale " ossia mortale : il medico keynesiano la considerava " normale " ossia guaribile . Non stiamo qui ad indagare chi in teoria avesse ragione tra i due ( probabilmente tutti e due : Marx è l ' economista dei Paesi poveri e Keynes l ' economista dei Paesi ricchi ) ; ricordiamo soltanto che in pratica fu adottata la diagnosi ottimista e la conseguenza fu il New Deal di Roosevelt ossia l ' intervento dello Stato come elemento equilibratore , stimolante e di controllo . Però la scuola marxista , come è noto , afferma che dopo ogni crisi il capitalismo non riesce più a riprendersi in misura superiore a quella raggiunta nel ciclo precedente . Senza voler sottovalutare molti fattori esterni ( le forniture di guerra , la scomparsa momentanea dal mercato mondiale del Giappone e della Germania , il riarmo ecc. ecc . ) bisogna dire che , per ora , almeno , i fatti danno torto a questa scuola : il capitalismo americano ha senza dubbio , nella presente prosperità , superato gli indici di produzione del 1929 . Da tutto questo però è rimasto , come si è detto , nell ' animo dell ' americano medio di oggi un profondo senso di insicurezza e di paura . E se Keynes dopotutto potesse aver torto e Marx potesse aver ragione ? E più modestamente e meno intellettualmente : se un ' altra crisi come quella del 1929 si scatenasse all ' improvviso prendendo di sorpresa pubblico e autorità e mettendo sul lastrico dodici milioni di lavoratori e salariati come nel 1929 ? Ma questo senso di insicurezza e di paura , come è stato già accennato , altro non è che coscienza economica ( tutte le coscienze sono scomode e dolorose ) , e a sua volta la coscienza economica è un fatto politico nuovo di cui i governanti americani debbono tener conto e che , agli effetti pratici , ha modificato e sta modificando profondamente il carattere originario del capitalismo agli Stati Uniti . Il già citato Galbraith osserva : " Una buona conoscenza di quanto avvenne nel 1929 è la nostra migliore salvaguardia contro il ripetersi dei più infelici eventi di quei giorni ... Il carattere principale della fuga dalla realtà che ebbe luogo nel 1929 fu che la crisi travolse anche le autorità " . Dove si deve leggere che la grande novità della presente situazione rispetto a quella del 1929 ha due aspetti : 1 ) la conoscenza dei fatti già avvenuti ; 2 ) la ferma decisione delle autorità ( ossia il Governo ) di non lasciarsi più travolgere dalla crisi . Quanto dire che il capitalismo americano è ormai integrato nella sua azione e nel suo sviluppo dal controllo , dall ' assistenza e dagli interventi dello Stato . Ossia che ha abbandonato la strada dell ' economia classica liberale per quella , ancora oscura e incerta , della tecnocrazia , della pianificazione e dell ' intervento statale . Una strada , come tutti possono facilmente intendere , che può portarlo molto lontano e trasformarlo completamente . Difficile è dire che cosa succederebbe nella realtà se una crisi come quella del 1929 si ripetesse . Dovunque in America si sente dire che il Governo ha in pronto , in questo caso , una serie di controlli e un programma massiccio di lavori pubblici e di aiuti . Evidentemente il Governo si rende conto dell ' incalcolabile portata politica e sociale di una crisi simile ed è deciso a tutto pur di evitarla . A questo lo sprona , oltre alla pressione interna e politica della consapevolezza economica degli americani , anche , bisogna riconoscerlo , la guerra fredda , ossia il contrasto con la Russia marxista . In fondo , si tratta quasi di una scommessa , sia pure su scala gigantesca e mondiale : da una parte la Russia sovietica attraverso i suoi portavoce e tutta la sua azione politica punta sul crollo finale del capitalismo americano per mezzo di un susseguirsi di crisi cicliche ; dall ' altra l ' America vuol dimostrare coi fatti che l ' astrologo comunista ha torto . Il tempo , che non lavora mai a favore di una parte o dell ' altra bensì a favore soltanto di una inconoscibile e imprevedibile realtà avvenire , dirà forse la parola definitiva su questa scommessa . Tuttavia i cambiamenti e le riforme ( come per esempio quella recente del salario minimo garantito ) provocati dalla scommessa medesima sono già in atto , e danno ragione a quanti , come noi , considerano l ' economia degli Stati Uniti in fase non già di involuzione , ma di sviluppo e di metamorfosi .