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LA CAMERA SI RIAPRE ( IL DUCA MINIMO , 1886 )
StampaQuotidiana ,
Sono de dieci . Nel Corso , nella piazza Colonna , nella piazza di Montecitorio , in tutte de vicinanze del gran Palazzo Innocenziano , la moltitudine si accalca con una densità tenace ed impenetrabile . Tutte de finestre sono gremite . Su la loggia sostenuta dal portico di Vejo gli ombrellini multicolori ondeggiano e risplendono come una gigantesca fioritura di papaveri , di gigli e di rose ... artificiali . Il sole è ardente e fastidioso . Gli spettatori sono assai più pigiati e schiacciati che non sieno i guerrieri Marcomanni su per la colonna del glorioso imperatore Marco Aurelio , e de loro facce sono assai più varie che non i geroglifici dell ' obelisco di Psammetico primo . Vi rammentate i versi degli Emaux ? La sentinelle granitique , Gardienne des énormités , Se dresse entre un faux temple antique Et la chambre des députés . Je vois , de janvier à décembre La procession de bourgeois , Les Solons qui vont à la chambre , Et les Arthurs qui vont au Bois ... Il caldo aumenta di minuto in minuto . L ' aspettazione è immensa . I gendarmi mettono un argine di ferro alla folla invadente . Di tanto in tanto sorgono voci alte e fioche . L ' operaio , il piccolo possidente , il commesso di negozio , il pick pocket , la donnetta politica , il tribuno da strapazzo , il vecchio impiegato memore delle antiche pompe pontificie , l ' ozioso che prende diletto ad ogni spettacolo e che assiste immancabilmente dalla piazzetta di Sciarra alla discesa della palla meridiana , e il dilettante che conosce tutte le celebrità politiche e le ha seguite nella loro carriera , e il reduce delle patrie battaglie , e l ' elettore , tutti questi varissimi tipi tumultuano su l ' asfalto del marciapiede e giuocano di gomiti per conquistare un posto da cui poter godere la grande cerimonia regale ... Le trombe squillano . Gli ufficiali gridano un comando . Le canne dei fucili , nel movimento rapido e preciso , mandano un baleno che si propaga per tutta l ' ala militare . In fondo al Corso , verso la piazza di Venezia , si vedono luccicare de dorature della prima carrozza di Corte sormontate dalle parrucche e dagli abiti rossi degli staffieri . Le corazze delle guardie folgoreggiano meravigliosamente polite come quelle dei paladini di messer Lodovico . La pompa s ' avvicina . – Viva il Re ! Nell ' aula di Montecitorio lo spettacolo è diverso , ma l ' impazienza è in tutti egualmente viva . Quei felici mortali che posseggono un biglietto , guadagnato a furia di insistenze e fastidii infiniti , giungono tutti sudanti e anelanti , con la cravatta a sghimbescio , con il frac dalle maniche troppo lunghe e dalle code troppo larghe , preso in affitto per la grande occasione , con la tuba tutta arruffata . Attraversano la folla a testa bassa , non si curano né delle spinte né delle pestate né delle imprecazioni , pur di giungere in un posto da cui si possa vedere il Re o almeno la Regina . Le signore , entrando , a quel fiato torrido che sale dall ' emiciclo e dagli scanni inferiori , impallidiscono , restano un momento smarrite , non sanno dove andare a sedere , si peritano a scomodare tante persone . Sorgono dei brontolii qua e là , poco cavallereschi . Non soltanto le alte tribune , ma tutti i corridoi intorno intorno , dietro gli scanni dei deputati , e le scalinate , si riempiono in un attimo . Un cinguettio confuso e ineguale suona da un capo all ' altro , sotto la cupola grigia e azzurra che pare di cartone . Non è possibile , in mezzo a tanta folla , distinguere le persone amiche , le signore note , le eleganti , quelle che empiono dei loro nomi tutte le cronache mondane . A pena a pena , qua e là , una toilette vivace , molto chiara o molto rossa , un cappellino molto carico di fiori o molto scintillante di jais , un ventaglio molto ampio , dalle stecche dorate o dalle pitture vistose o dalle piume magnifiche , rompono la monotonia , chiamano l ' occhio , fanno volgere i cannocchiali . Nella tribuna degli ambasciatori alcune dame , vestite con una gaia leggerezza estiva , si muovono , parlano , ridono , agitano il ventaglio tra i diplomatici ben gallonati e decorati . Tutte le insegne cavalleresche del mondo civile brillano su quei petti giovenili o senili . Il vecchio Keudell trionfa . Un attaché biondo di Russia sorride amaramente sotto il peso delle sue pellicce magnatizie . Il bel conte d ' Arco , tutto vermiglio su le lunghe gambe bianche , pare un fenicottero del lago d ' Albufera . Il ministro di Turchia è tutto un ' opera di oreficeria e , fatta eccezione per la barba e per la fede maomettana , rammenta la venerata immagine della madonna di Loreto . I ciondoli , i nastri , gli alamari , le croci , i tosoni , i collari sono innumerevoli . Tutti i più bizzarri simboli della onorificenza umana sono chiusi tra quelle quattro colonne di cartapesta , come in un reliquiario . Mancano le vetrine . Ma il rombo del cannone giunge con un tuono sordo nell ' aula ; e per le tribune corre un mormorio più sonoro . Ci vogliono ancora dieci minuti all ' arrivo del Re . Le conversazioni si rianimano . Tutti si alzano su la punta dei piedi per guardare i deputati che o stanno seduti negli scanni o girano distribuendo e ricevendo strette di mano . I nuovi eletti si riconoscono subito : molti hanno una miserevole aria provinciale , si sentono impacciati nell ' abito nero , nella camicia inamidata , nei guanti bianchi . Si guardano intorno con sospetto , temendo sempre di sorprendere su le labbra dei colleghi un sorriso ironico . Hanno in cuore una certa palpitazione pensando al momento in cui di tra la insidiosa barba dell ' onorevole Depretis uscirà il loro nome . Con qual tono di voce dovranno essi pronunziare il giuro ? E se la voce mancasse ? E se fosse ridicola ? E se suscitasse l ' ilarità nei colleghi ? Mio Dio , quale incertezza ! Alcuni , più arditi , già invasi dalla febbre dell ' ambizione , meditano un piano . Si faranno notare anche nel pronunziare quel semplice giuro . Vibreranno il verbo con una voce sonora , ferma , chiarissima , facendo un gesto risoluto . Altri sognano , guardando con gli occhi imbambolati la rossa tribuna della Regina . – Essi un giorno si leveranno dal loro banco , d ' improvviso , e in un istante abbatteranno il ministero , con un discorso , con un solo grande discorso che poi appassionerà l ' Italia intiera ... Altri sono commossi ; si sentono su la bocca dello stomaco un tremolio singolare . E dalle tribune gli spettatori si chinano , si sporgono , tendono il collo , fiutando la grandezza politica , simili a quegli affamati che vanno a respirare , dagli spiragli delle cucine principesche , gli odori dei tartufi e degli arrosti fini . Così anche i dieci minuti passano . La Regina entra fra gli applausi , ringrazia con quei lenti e nobilissimi inchini che sono una delle sue grazie regali . Le dame di Corte le fanno intorno corona . La contessa di Santafiora , tutta bianca , con delle piume leggere tra i capelli , emerge su le altre . Dietro una colonna s ' affaccia il profilo bellissimo della contessa Taverna . I gentiluomini sono pieni di ricami d ' oro . Gli applausi crescono e scoppia un lungo grido che fa tremare i vetri del lucernario e tutta la puerile architettura . – Viva il Re ! Il Re d ' Italia è entrato in Parlamento .