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Il Gattopardo di Luchino Visconti ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Fabrizio Corbera , principe di Salina , è entrato nell ' olimpo cinematografico sorretto dalla mano guantata di Luchino Visconti . Si ha un bel dire che anche quando un film è tratto da un romanzo deve essere giudicato soltanto per i suoi valori cinematografici , ma se questo romanzo è Il Gattopardo , uno dei più clamorosi successi della editoria italiana , ciò che subito tutti si chiedono è se lo scrittore , tradito , si rivolta nella tomba , o se è lecito pensare che dall ' al di là mandi un grato saluto al regista che gli ha acquistato nuovi ammiratori . Perciò diciamo subito che Giuseppe Tomasi di Lampedusa , nonostante il caratterino che doveva ritrovarsi , non deve nutrire eccessivi rancori verso Visconti : benché teso al massimo , l ' arco narrativo è quello originale , i personaggi ci sono , il protagonista , soprattutto , grazie all ' eccellente prestazione di Burt Lancaster , è parente stretto del principe di Salina pensato dal Lampedusa . Per il nostro gusto , non poco è andato disperso , ma è quanto appartiene più da vicino alla letteratura , e quindi bisogna rassegnarsi a non chiedere al cinema : dico certi motivi squisitamente lirici e certa musicalità ed eleganza intellettuale di toni , e una finezza di notazioni psicologiche e ironiche che in Visconti non hanno mai , nonostante le apparenze , echi troppo profondi , perché la squisitezza formale , propria delle immagini , non di rado è dissociata dalla modulazione sentimentale . Ma intanto quanto più si poteva temere , il rovesciamento dal romanzo autobiografico al film storico , al grande affresco sociale e politico , con lo spostamento dal pedale psicologico a quello etico , e con conseguente ribaltamento del significato profondo dell ' opera del Lampedusa non è avvenuto nella misura clamorosa paventata da chi credeva , assai scioccamente , che Visconti avrebbe approfittato dell ' occasione per muovere una violenta critica all ' aristocrazia , puntare i fucili giacobini sul principe di Salina e condannare a gran voce la sua deficienza ideologica , la sua reazionaria filosofia della storia . Sono rimproveri , questi , che durante la diatriba susseguente all ' uscita del romanzo furono mossi al Lampedusa dai comunisti più ottusi , che non sono mai disposti ad ammettere la validità artistica di un ' opera se non è allineata con la loro concezione strumentale della letteratura . Visconti ha capito benissimo che l ' altezza poetica della figura creata dal Lampedusa soverchiava , per coerenza artistica , le idee espresse dal personaggio ; il suo sforzo , semmai , è stato di accentuare nel principe di Salina la consapevole malinconia di stare assistendo al crollo di un mondo senza ritorno , e di essere un po ' il simbolo di quella età di trapasso dal vecchio al nuovo , in cui la nausea della vita si veste di disperato orgoglio . Lungi dall ' infierire su Fabrizio , Visconti l ' ha dunque affrontato e restituito con grande rispetto . A tutto ciò non è estranea la sua predilezione per i caratteri colti nei momenti di crisi ( e dite voi quale crisi più grave di quella provocata , in un principe siciliano , dalla caduta dei Borboni e dall ' annessione dell ' isola al regno d ' Italia ) , ma nemmeno quella nostalgia di aristocratico per le forti personalità , siano esse patrizie o plebee , che percorre tutta l ' opera di Visconti , impietoso verso le classi di mezzo . Solo che , per non assumere tutto il significato del Gattopardo nel personale tormento del principe , ha dato al film una più precisa cornice storica , inserendolo in quella crisi del Risorgimento che per la storiografia di derivazione marxista si identifica con l ' equivoco fondamentale della storia unitaria italiana ; e con ciò ovviamente portando . avanti un suo discorso cominciato da una parte con La terra trema ( il risveglio della Sicilia ) , dall ' altra con Senso ( lo sfacelo morale dell ' aristocrazia ) : due film che in certo modo vengono a sboccare nel Gattopardo come due fiumi a una foce ; che è , appunto , la speranza che qualcosa può mutare , nella vita , e particolarmente in Italia , ove le classi dirigenti di ieri e di oggi passino la mano o si rinnovino . La polemica , ora , sarà sul sapere se già in Lampedusa ci fosse questa sotterranea coscienza dell ' esaurimento storico di una classe e di un modo di vivere , o se essa non fosse assorbita in una più generale atarassia , in un nichilismo che in ogni caso a noi sembra riscattato da quella interiore dignità che al Lampedusa scende direttamente da Verga e si innesta in un temperamento di stoico . Comunque Visconti ha agito con una discrezione ammirevole : egli ha lasciato capire chiaramente , chiudendo il film col grande ballo dell ' aristocrazia palermitana , che tutto Il Gattopardo è a suo avviso il canto funebre intonato a un mondo in dissoluzione , e tuttavia questo canto ha l ' inflessione di un lamento , perché la lacrima che riga , sul finire , il volto del principe sarà per qualcuno anche il simbolo di un dolore universale , del quale possono partecipare , senza perciò essere dei reazionari , e il principe di Salina e il principe di Lampedusa e chiunque soffra nel vedere , sotto le belle spoglie di Angelica e di Tancredi , gli arrampicatori e gli opportunisti : quanti , appunto , rendono amaro il vivere e vano il credere . La malinconia di Fabrizio tocca il massimo dell ' avvilimento quando il presentimento della morte si confonde con l ' eco delle fucilate che hanno giustiziato all ' alba gli ex - garibaldini i quali hanno disertato dall ' esercito regolare per tornare con Garibaldi poco dopo che Angelica e suo padre , lo strozzino don Calogero , hanno fatto il loro ingresso nella bella società , e anche Tancredi , ormai candidato alle elezioni , è entrato nel gioco : avviandosi , seguendo la sua stella , verso la morte , il principe di Salina cerca una ragione di perenne certezza , che la bellezza di Angelica gli ha fatto intravedere come l ' incarnazione di un ideale . In questa cronaca necessariamente frettolosa non racconteremo il film , che del resto segue da vicino il romanzo cominciando con la recita del rosario , e prosegue , sfoltendo i capitoli , con l ' arruolamento di Tancredi , il ritiro della famiglia a Donnafugata , l ' incontro con don Calogero , l ' amore tra Angelica e Tancredi , il rifiuto , da parte del principe , del seggio senatoriale , e si chiude , si è detto , col ballo , dal quale il principe esce col presentimento della morte . Il talento di Visconti si è esercitato , soprattutto , nella prima parte in certi squarci di tumulti popolari per le vie , e nella seconda nella rappresentazione del ballo . In mezzo , quello che a nostro avviso è il tema toccato con maggiore evidenza poetica : la fuga di Angelica nelle stanze disabitate del vecchio palazzo . La concordanza fra motivi figurativi e motivi psicologici è qui raggiunta meglio che altrove . Non diremmo infatti che , per esempio , il disfacimento sociale del ballo sia stato espresso dal colore nella stessa misura in cui , nella fuga di Angelica , le tonalità degli abiti e delle pareti esprimono l ' ambiguità del personaggio . Ma di tutto l ' uso del colore in questo film bisognerebbe parlare a lungo : è un fatto che a certi meravigliosi brani paesistici , a certi bei ritratti di « uomo seduto » , Si alternano pagine soltanto illustrative . È neppure nel Gattopardo Visconti rinuncia a certe raffinatezze ( i veli gonfiati dal vento ) che appartengono alla parte più decorativa del suo ingegno . Il film ha anche altre cadute ( a questo punto vogliamo dire che Il Gattopardo non resterà probabilmente il capolavoro di Visconti : Senso e Rocco hanno , a nostro avviso , ben altra robustezza ) ; delle lungaggini nei dialoghi , qualche punta di melodramma , certe risate che lacerano la nota intima del racconto , perfino qualche disinvoltura storica ( è molto improbabile che due fidanzati come Angelica e Tancredi , sulla metà dell ' Ottocento , osassero baciarsi in pubblico con tanta passione ) ma la figura del principe di Salina è quasi perfetta : troppo prepotente , già nel romanzo , per lasciare molto spazio a divagazioni storico - critiche . E ancora una volta Visconti si è rivelato uno straordinario direttore di attori . Alain Delon , nella parte di Tancredi , ci ha convinti assai poco ( e così pure Reggiani ) , ma tutti gli altri sono molto aderenti all ' idea che dei personaggi possono essersi fatti i lettori del Tomasi . In primo luogo , s ' intende , Burt Lancaster , che nella parte di Fabrizio si è rivelato una scelta eccellente ; quando egli è presente , tutta la scena si anima . Rude , ha saputo dare alla figura del principe morbidezza e insieme fierezza di tratti : quasi sempre egli impartisce , senza volerlo , lezione di recitazione . Ottimi sua moglie , impersonata da Rina Morelli , ' e Romolo Valli ( don Pirrone ) , Paolo Stoppa e un don Calogero di impressionante verità . E Claudia Cardinale ? Ecco : la sua maschera ha straordinarie mutazioni , riesce a essere superba e dolce , ma qui ci è sembrata un po ' fredda . Un trepido calore viene invece al film dalla musica : un valzer inedito di Verdi che lo accompagna come un Leitmotiv .