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Th.E. Lawrence avrebbe oggi settantacinque anni , se un incidente motociclistico non l ' avesse stroncato nel 1935 . Dunque è un nostro contemporaneo , e in lui vediamo , sublimati , miti che la nostra età ha ereditato dal romanticismo : quelli della libertà , dell ' evasione nell ' Oriente favoloso , del superuomo . Ma insieme è il simbolo di una generazione che ha assistito al crollo degli ideali perché essi non erano sorretti da un ' impalcatura razionale , erano uno slancio mistico e spesso mistificatore , con una forte componente divistica e bastava una crepa nello spirito , una improvvisa deviazione nell ' umore , per trasformare un uomo d ' azione , un amante del rischio , in un vinto frustrato . L ' amicizia fra Lawrence e Italo Balbo può aiutare il pubblico italiano a capire questo inglese complesso , che credette , negli anni della prima guerra mondiale , di essere stato chiamato dal destino a combattere , con la volontà e il coraggio , per l ' unità e l ' indipendenza degli arabi , e si pensò demiurgo del Medio Oriente , fiamma di libertà per popoli da secoli oppressi dai turchi , e invulnerabile Taumaturgo del deserto . E cocentissima sentì l ' umiliazione , quando crudamente avvertì le proprie dimensioni di uomo , oggetto d ' immondo desiderio , e perduta la fede nella propria integrità capì di essere stato fatalistico strumento d ' una frode politica . Ché gli alleati volevano , né più né meno , prendere il posto dei turchi , e gli arabi erano troppo divisi in tribù per sperare di cementarli in nazione . A Lawrence il produttore Sam Spiegel , il regista David Lean , lo sceneggiatore Robert Bolt dedicano ora una biografia cinematografica , ma limitata al capitolo più popolare , appunto 80gli anni fra il 1916 e il 1918 : da quando il tenente Lawrence , malvisto dai superiori per la sua indisciplina e la sua cultura ( incauto , cita Temistocle ) riceve al Cairo l ' incarico di mettersi in contatto col principe Feisal , a quando , sposata la causa degli arabi , vestito dei loro abiti , trasformato il nome in El Orens , succhiatane l ' astuzia e la crudeltà , conquistate Akaba e Damasco con infinite peripezie che lo eguagliano a Mosè , torna , colonnello ma affranto , in Inghilterra . Ben s ' intende che il film avrebbe potuto cominciare di qui , o almeno arrivare sino a Versailles , dove Lawrence si batté perché gli alleati tenessero fede agli impegni che egli , a nome dell ' Inghilterra , aveva preso con gli arabi : e non essendovi riuscito sentì crescere tanto il rimorso e la vergogna da rinunciare al grado , e poi al nome e ai diritti d ' autore su I sette pilastri della saggezza , il libro nel quale raccontò il suo grande sogno . Ma così facendo il film avrebbe preso tutti i caratteri della biografia psicologica ( e l ' opportunità politica sconsigliava di riaprire certe piaghe ) : meglio sfruttare le grandi risorse spettacolari offerte dalla guerriglia nel deserto , dare al film il timbro dell ' avventura , vestire l ' epopea di Lawrence con l ' abito del western . Dopotutto David Lean , con Il ponte sul fiume Kwai , aveva ottenuto un immenso successo commerciale . Bene ; ma se Sam Spiegel , un produttore che non lascia mano libera al regista , è un americano che crede fermamente nel cinema d ' azione , David Lean è un inglese che nonostante la conversione allo schermo gigante ha alle spalle , per non dir altro , Breve incontro , un delizioso ricamo intimista , e Robert Bolt è il giovane drammaturgo che prima di debuttare come sceneggiatore cinematografico ha affrontato l ' inquietante figura di Tommaso Moro , l ' utopista del Cinquecento . Che i tre potessero andare molto d ' accordo era improbabile : di qui l ' ambiguità del film , ma di qui , anche , lo sforzo compiuto da David Lean , che si vede , e del quale si ammira la sincerità . Detto in due parole , Lawrence d ' Arabia ha molte eleganze formali , molta efficacia visiva , ma non sa raccontarci con sicurezza la figura del protagonista . Per un fenomeno non infrequente , è accaduto che l ' ambiguità del personaggio si è riflessa sulla sceneggiatura , che le sue reticenze hanno intorbidito la limpidità del racconto . Era un alibi degli ermetici dire che per esprimere la notte dell ' anima occorresse far ricorso all ' oscurità . Per quanto complessa la personalità di Lawrence chiede , postata sullo schermo , di essere in qualche modo spiegata al popolo . È dif idile discutere una interpretazione che , col pretesto della pluralità delle componenti psicologiche del carattere di Lawrence , compie assaggi in varie direzioni , ma non ha il coraggio di proporre una scelta precisa . Sull ' esempio di Ross , il dramma di Terence Rattigan , anche Bolt vuoi far leva sulla psicanalisi per spiegare la tragedia di Lawrence e insinua che egli fu quello che fu perché , figlio d ' un baronetto , cercò altrove il prestigio sociale negatogli dalla sua qualità di illegittimo ; e lascia intendere che il trauma subìto da Lawrence quando cadde nelle mani del bey turco gli confermò le sue tendenze particolari , e lo sconvolse fino a cercare nel sanguinoso carnaio , in una guardia del corpo composta di assassini e ladroni , la voluttà del male . Ma Bolt imbocca questa strada con timidezza , e la interseca con altri cammini : la crisi della volontà , la delusione dell ' inglese alfiere di libertà , il dramma del dubbio intellettuale , il terrore di essere stato una pedina , l ' amarezza dell ' uomo civile impotente di fronte alla barbarie . Risultato , un labirinto nel quale Lawrence appare un affannato nevrotico ; lasciando Damasco gli si consiglia una buona clinica londinese . Consapevole di questa debolezza strutturale , David Lean ha tentato di rimediarvi facendo di Lawrence un eroe fortemente condizionato dall ' ambiente , prima esaltato dalle immense , carnali curve di sabbia , poi depresso dal sacrificio di vite umane che la sua impresa chiedeva e dalle miserie illuminate dal sole di fuoco , infine conquistato dall ' esempio di ferocia propostogli dai predoni del deserto : alzando , cioè , il tono di tutto il film in una simbiosi grandiosa fra paesaggio e carattere . E l ' asino ricasca , perché Spiegel e Lean scelgono un attore che non soltanto viene dal teatro , ma proprio da Shakespeare . Invitata a correre , la lepre O ' Toole che fa ? Confonde Lawrence con Amleto : ma un Amleto nevropatico , distruttore di se stesso . È un bel ragazzo , questo occhi - ceruleo Peter O ' Toole , e ha quel tanto di mollezza femminile che si confà al personaggio , ( nessuna donna , nel film : a maggior ragione egli svolge un ruolo che copre lo spazio lasciato vuoto dalla star ) , ma non ha maturità sufficiente a colmare con la recitazione i dislivelli della sceneggiatura : per timore di non farsi capire butta fuori tutto , e al rovello intimo di Lawrence sostituisce o un imbambolamento da fanciulla o un ' esagitazione muscolare . Di gran lunga migliori le interpretazioni di Alec Guinness , di Anthony Quinn , di Jack Hawkins , benché tutte un po ' di maniera . La palma della recitazione va a Ornar Sharif , e subito dopo all ' ottimo Claude Rains . E tuttavia Lawrence d ' Arabia è un film da vedere . Bellissima è , spesso , la fotografia , morbida la tavolozza che accoglie tutte le variazioni cromatiche del deserto , suggestivi í rapporti di volume e colore fra i cammelli , i beduini , e i piani infiniti , l ' ondosità delle dune , di sicuro effetto le marce , le stragi , gli assalti al treno , esaltante la musica . Tecnicamente il film è girato con molto gusto e intelligenza : Lean e il suo operatore cadono in ingenui trabocchetti ( quel sole dipinto sul cartone ! ) , ma nella maggior parte dei casi hanno grande sensibilità per l ' inquadratura panoramica e il dettaglio . Il film ha perciò pagine emotive , ed è figurativamente degnissimo , soprattutto nella prima parte , di disteso racconto . Traballa nel traliccio psicologico , tutto affollato nella seconda , elude il sottofondo storico e politico assumendo il protagonista in un mito del quale poi non ci dà chiare ragioni , ma le tre ore e mezzo che promette non sono sprecate .. Benché per lealtà si debba aggiungere che Sam Spiegel aveva detto : « Vorrei che nessuno spettatore si distraesse per accendere una sigaretta » , e noi quattro , forse cinque , ne abbiamo fumate . Che viziaccio . '