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Roma . Poiché è finita male , della storia di Alfredo nel pozzo restano angoscia e rabbia . Passi per le immagini della più terribile trasmissione televisiva . Passi per la tensione che in certi momenti ha stremato gli italiani . Quello che è difficile perdonare ( forse in nome soltanto delle emozioni e non della ragione ) è la voce del bambino che tutti abbiamo troppo bene udito e chiuso nella memoria . Molti di noi fuggivano udendo quel pianto amplificato , quelle invocazioni : il bambino Alfredo , struggente e cardiopatico di sei anni , aveva fiducia in Nando , il vigile del fuoco che era tutti noi al quale chiedeva uno yogurt col cucchiaino di ferro . Si dirà e scriverà molto su questa tragedia . E sulla trasmissione . E su Pertini , caparbio e stupendo vecchio che rappresentava tutti gli italiani . E sugli italiani bravissima gente che hanno fatto le cinque , le sei , le sette del mattino davanti alla televisione , piangendo , menando pugni , urlando di speranza , abbattendosi nella disillusione . Grande pasto per i tecnici e gli studiosi delle comunicazioni di massa , gli psico - psicologi e i socio - sociologi scatenati . È stato anche il festival della proiezione : tutti eravamo Alfredo nel pozzo , tutti eravamo la sua forte madre ( donna pratica e incredula ) , tutti eravamo Pertini che abbandona la crisi del governo , ma , più d ' ogni altro personaggio , tutti eravamo i vigili del fuoco , quei meravigliosi , generosi , audaci , pacifici , buoni vigili che scavavano , parlavano , agivano come forti giganti . Erano gli stessi vigili del fuoco , come razza , del Friuli e dell ' Irpinia : facce senza retorica , braccia dure . Quel povero Pastorelli , loro comandante , forse era poco « proiettivo » : chi voleva essere lui , nel cuor della notte , a non sapere che fare , quale decisione prendere , quale santo chiamare in soccorso ? Ma , meno di tutti , gli italiani si sono identificati nel ministro degli Interni , Virginio Rognoni , il quale stava lì immobile davanti alle telecamere , elegante e compunto , invece di stare al Viminale a fare il suo mestiere . E crediamo che il suo mestiere sarebbe stato , durante la terribile notte fra venerdì e sabato , quello di far squillare tutti i telefoni e le radio di ogni gruppo speciale , di ogni scuola ginnastica di polizia , di sommozzatori , alpini , uomini ragno ; di far squillare i telefoni di tutt ' Europa alla ricerca di una dozzina di esseri umani piccoli , resistenti e abili da mandare giù nel foro . Rognoni , se tutti noi fossimo stati lui , avrebbe fatto partire elicotteri e jet per portare sul posto speleologhi americani , russi , tedeschi , di ogni patria . Molti hanno detto e pensano : quanto chiasso per una triste singola tragedia infantile , mentre tante sciagure si consumano . A cominciare da quella siciliana in cui due bambini sono affogati proprio in un pozzo . Storia finita in una breve notizia sulle colonne dei giornali . È vero , e ragione vorrebbe che si mantenesse il senso delle proporzioni . Ma l ' emotività ( che è una cosa seria non meno della ragione ) altera la razionalità . È un dato di fatto . Sicché a dispetto apparente della ragione , la triste storia di Alfredo nel pozzo ha sconvolto la nostra vita : volevamo salvarlo tutti e tutti avremmo dato una parte di noi stessi per averlo vivo , perché eravamo lui e non lo sapevamo . Per questo ci sono sembrate enormità , forse bestialità , certe « sfortunate coincidenze » ( come le ha benevolmente qualificate la cronaca televisiva ) che hanno ucciso sia il vero Alfredo Rampi , sia il bambino che ognuno porta in sé . La tavoletta gettata in modo idiota nel pozzo , così da ostruirlo per sempre senza poter più utilizzare la sua apertura . La galleria laterale che si è fermata moltissimi metri più in alto del luogo in cui si supponeva che Alfredo fosse ( ed a prescindere dal fatto che il povero bambino nel frattempo fosse precipitato molto più in basso ) . E poi quella storia del pertugio da trenta centimetri che ha costretto alla caccia al nano ci è sembrata poco credibile : non siamo tecnici , ma roccia o no , in tante ore una banale raspa , una lima avrebbe potuto far guadagnare i centimetri bastanti per consentire il passaggio , se non di un granatiere almeno di un normale ragioniere . Invece nessuno ha allargato quel buco e nessuno ha provveduto a chiedere personale adatto in Italia e all ' estero . Quando un megafono ha gridato : « Si cerca una persona veramente magra per scendere giù » ( era passata mezzanotte da poco ) abbiamo capito che Alfredo sarebbe morto . E lo abbiamo capito ancora di più , ma con quanta rabbiosa disperazione , quando è stato annunciato il turno del « tappezziere di Acilia » . In quel momento il dramma , già aperto alla tragedia , è diventato un grottesco , un incubo . Piangi , piangi bambino Alfredo negli amplificatori gentilmente prestati dalla RAI : non avrai né il tuo yogurt col cucchiaino di ferro , né la coperta calda e neppure Mazinga che il buon Nando ( Nando che ha la faccia dei papà che vogliono bene a tutti i bambini ) ti ha promesso . Alfredo è morto e il magistrato di turno dirà se è omicidio colposo ; i tecnici diranno se si poteva fare di più e di meglio . Ma quel bambino è morto annegato nelle bugie perché nessuno era in grado di salvarlo . Adesso sappiamo che un sistema semplicissimo per salvare Alfredo sarebbe stato quello usato dai petrolieri quando vogliono chiudere un pozzo . Fanno così : mandano giù nel profondo un cannello collegato a una bombola . La bombola contiene polistirolo liquido e il pozzo si riempie di polistirolo espanso , che sarebbe quella morbida e leggera plastica bianca degli imballaggi . Bastava mandare il cannello sotto Alfredo ( nelle prime ore ) e non sarebbe mai più caduto di sotto . Oppure il pallone : bastava mandare un pallone speciale sgonfio e legato a un tubo sotto Alfredo e poi gonfiarlo . Il bambino sarebbe stato protetto . Forse così avrebbero fatto nell ' Oregon o nell ' Ohio . O a Stoccolma o a Bonn . Non sappiamo . Forse invece Alfredo sarebbe morto egualmente , ma ci piace pensare che quel bambino poteva essere salvato : ce lo dice l ' istinto e l ' istinto non è sempre da buttar via . Alle 22.30 Alfredo piangeva . Che insopportabile pianto quel pianto . Anche Pertini ( che nel pomeriggio lo aveva udito in cuffia ) ha avuto un sobbalzo : « Fate silenzio lì » ha gridato . Ed è stato l ' unico moto del presidente . È rimasto in piedi , immobile , monumento alla partecipazione per ore e ore . E tuttavia non si può tacere sul fatto che l ' arrivo non tanto di Pertini quanto del suo seguito è stato , nel pomeriggio , invadente : una marcia inattesa sul teatro delle operazioni che ha frantumato la tensione , ha fatto sbandare la folla che da silenziosa e composta si è fatta vociante ( « viva Pertini , viva il Presidente » ) e capricciosa : ha solleticato la vanità di chi ha preferito deconcentrarsi e andare a riverire il seguito presidenziale . La piana di Vermicino in cui la tragedia di Alfredo si è consumata , ha conosciuto nelle ore una lenta e orribile metamorfosi : si è trasformata in un circo equestre e in un sepolcro . La richiesta di « un nano » ( e subito comparve , per fallire se ricordate , il nano Claudio ) ha solleticato le fantasie . Ieri mattina intorno al sepolcro in cui Alfredo si era spento era radunata una corte dei miracoli : giovani di colore , nani gibbosi , relitti umani spiritati e vocianti , ciascuno accompagnato dal suo manager , si sono messi in fila per fare l ' esperimento . Ognuno si aspettava di poter vincere ; e brandivano strumenti artigiani fabbricati nella notte , cappiole e laccioli , cinghie e bracciali a cremagliera . A tutti , e brutalmente , è stato detto di no . Per la verità abbiamo avuto la sensazione che alle sette di ieri mattina fosse stata decretata la morte di Alfredo , grazie alla testimonianza dell ' ultimo soccorritore che alle 6.36 aveva potuto toccare il braccio della vittima trovandolo irrigidito e freddo . A quel punto , tornato lo speleologo alla superficie , il grande gioco per salvare Alfredo è finito : la madre ha potuto finalmente crollare e seguitare a morire nelle lacrime ; tutti noi abbiamo potuto spegnere il televisore , portatore di lutti e di rovinate speranze . La RAI ha trasmesso la più lunga diretta della sua storia : 18 ore consecutive . Indice d ' ascolto prossimo alla totalità . Si dava la morte in diretta che ( come il sesso e il denaro ) ottiene gradimenti altissimi . Ma non c ' era soltanto la RAI o le private : la catena americana ABC ha capito subito l ' importanza della storia e si è piazzata per prima . Le altre sono arrivate di carriera . Reporter americani e italiani si sono insultati mentre Alfredo agonizzava . Nella notte , la prima , si sono avute grandi cazzottature . Nella notte , la seconda , gruppi di ubriachi hanno sciamato fra le poche case di Vermicino arrecando tormento alla famiglia della vittima . Ma la grande Italia generosa e strappacore , sicuramente un po ' kitsch , quella che vede Portobello e si entusiasma , l ' Italia che ha le semplici e solide tradizioni della piccola borghesia era ( ed ancora è , in queste ore ) solidale con Alfredo , parla di Alfredo , non discute d ' altro . Ognuno , se andate nei bar e nei ristoranti , ha la sua formula sicura per assicurare la corda al braccino infangato del bambino che non grida più . Tutti si proclamano certi che fu commessa una grandissima ingiustizia , un sopruso tremendo . Un volontario con la testa poco a posto ieri gridava che « questo è lo schifo della società dei nostri giorni » . Gli ha risposto qualche cenno di assenso . Tutti si sono commossi quando si è presentato , erano le 3.10 di ieri mattina , il ragazzo Pietro Molino , napoletano di 16 anni che essendo emaciato e gracile ne dimostra nove . Caro ragazzo napoletano , Pertini ti aveva già abbracciato quando un giudice guastafeste ha bloccato tutto per mancanza del consenso paterno . Il giudice ha certamente commesso l ' errore di far conoscere il suo divieto ( mentre si doveva volare contro le ore , i minuti e i secondi ) dopo un ' ora di inutili imbragamenti e istruzioni . Commozione per l ' intrepido adolescente napoletano , indignazione popolare contro il magistrato . Commozione e risa e vergogna , quando si annuncia al microfono , come se fosse un teatro in piazza , il tentativo di « Er microbo der Tufello » , tal Luciano accompagnato dal padre . Fallisce il primo , fallisce il secondo : l ' impressione è che i soccorsi siano allo sbando ; che i dirigenti manchino di fantasia ( stremati come sono ) , che gli uomini alla macchina , alle funi e nella terra siano sfiniti . Alfredo , anche se non lo sappiamo con certezza , muore con lo spuntare dell ' aurora . Ha avuto sempre più freddo , ha pianto sempre più sommessamente , si è rannicchiato in una sacca del cunicolo e lì si è spento . Lo raggiunge l ' ultimo volontario che non riesce ad ammanettarlo ( ormai il sole sfolgora ) e che rinuncia . Siamo morti tutti ieri mattina alle 6.36 mentre gli speakers dei canali televisivi si rimandavano banalità di circostanza e si gratificavano reciprocamente dicendosi « esatto » , fino a trenta volte in un quarto d ' ora . Sono passati su questa scena il contorsionista francese , il sardo Angelo Cossu e un nano di una TV privata . Passeggia , inosservato , Agostino Greggi , missino ex democristiano . Il terreno è cosparso di lerciume : c ' è aria di stadio , di Lourdes , di festa campestre . I curiosi hanno calpestato tutto , si sono sparsi ovunque , hanno tenuto sotto pressione con il loro alito i vigili del fuoco . Al mattino , quando tutto è finito , le forze dell ' ordine diventano di colpo severe e superciliose : di qui non si passa , favorisca i documenti . C ' è un tubo dal diametro di trenta centimetri ; al primo sole del mattino i saltimbanchi che aspirano cimentarsi nel cunicolo in cui giace Alfredo , tentano di entrare nel tubo : è un test , come la scarpa di Cenerentola . Ma è inutile . Vola una polvere rossastra che acceca e la canicola è temperata dal vento . Sta per arrivare la nuova trivella .