StampaQuotidiana ,
Tel
Aviv
,
9
.
Menacem
Begin
sta
progettando
una
risistemazione
della
carta
geografica
(
e
degli
equilibri
politici
)
del
Medio
Oriente
?
È
questo
l
'
interrogativo
suscitato
stasera
dalle
notizie
che
giungono
dai
fronti
libanesi
.
L
'
operazione
«
pace
in
Galilea
»
,
che
stando
alle
dichiarazioni
del
governo
israeliano
avrebbe
dovuto
limitarsi
a
ricacciare
i
palestinesi
verso
le
zone
centrali
del
Libano
,
sta
infatti
diventando
una
guerra
con
più
protagonisti
,
né
più
né
meno
che
il
quinto
conflitto
arabo
-
israeliano
.
Un
comunicato
del
ministro
della
Difesa
Ariel
Sharon
ha
reso
noto
,
nella
tarda
serata
,
che
le
forze
israeliane
hanno
attaccato
il
corpo
di
spedizione
siriano
in
Libano
.
Non
più
gli
scambi
di
artiglieria
degli
ultimi
due
giorni
ma
un
colpo
tremendo
-
e
forse
decisivo
-
al
potenziale
bellico
e
al
prestigio
politico
del
regime
di
Damasco
.
Tutte
le
batterie
di
missili
terra
-
aria
Sam
6
che
i
siriani
avevano
disposto
nella
valle
della
Bekaa
,
sono
state
distrutte
.
E
negli
scontri
aerei
che
hanno
preceduto
e
seguito
il
«
raid
»
contro
le
postazioni
missilistiche
,
gli
israeliani
hanno
abbattuto
20
Mig
siriani
.
Ma
la
spinta
contro
le
forze
di
Damasco
non
si
è
fermata
a
questo
.
Calate
lunedì
,
con
una
spettacolare
azione
aviotrasportata
,
sui
bordi
della
strada
Beirut
-
Damasco
,
le
truppe
di
Israele
hanno
stasera
preso
il
controllo
di
questa
arteria
da
cui
passano
la
gran
parte
dei
rifornimenti
per
il
corpo
di
spedizione
siriano
e
per
le
milizie
dell
'
OLP
.
Il
controllo
della
Beirut
-
Damasco
significa
per
il
capo
di
stato
maggiore
israeliano
,
generale
Eytan
,
il
raggiungimento
di
due
fondamentali
risultati
.
Non
solo
i
siriani
si
trovano
ora
preclusa
la
loro
maggiore
via
di
ritirata
,
ma
essi
sono
da
stasera
divisi
in
due
monconi
.
La
parte
più
grossa
del
contingente
nella
valle
della
Bekaa
,
e
una
parte
più
ridotta
-
dunque
alla
totale
mercé
delle
avanguardie
di
Israele
-
dislocata
attorno
a
Beirut
.
Ma
ci
sono
altri
e
concreti
segni
che
dimostrano
come
l
'
invasione
del
Libano
avesse
obiettivi
assai
più
estesi
e
ambiziosi
di
quanto
il
governo
di
Gerusalemme
non
avesse
detto
.
Come
si
ricorderà
,
l
'
operazione
«
pace
in
Galilea
»
era
stata
presentata
come
un
tentativo
di
«
bonificare
»
il
sud
del
Libano
dalla
presenza
delle
milizie
dell
'
OLP
.
Per
realizzare
un
tale
obiettivo
,
il
governo
israeliano
aveva
detto
che
le
sue
truppe
sarebbero
avanzate
di
circa
quaranta
chilometri
dalla
frontiera
tra
Israele
e
il
Libano
.
Ma
tra
ieri
pomeriggio
e
stasera
,
è
divenuto
chiaro
che
le
intenzioni
di
Begin
non
erano
così
limitate
.
Gli
israeliani
sono
infatti
nelle
immediate
vicinanze
di
Beirut
.
Stasera
è
caduta
,
dopo
un
'
accanita
resistenza
opposta
dai
palestinesi
,
la
città
di
Damur
,
a
quindici
chilometri
dalla
capitale
.
Damur
era
il
maggiore
caposaldo
dell
'
OLP
sulla
strada
per
Beirut
,
ed
il
più
vasto
deposito
di
armi
e
materiali
della
struttura
militare
palestinese
.
Intanto
la
periferia
di
Beirut
viene
bombardata
dal
mare
,
e
continuano
le
incursioni
aeree
israeliane
.
Così
,
un
'
impressione
che
ancora
ieri
sera
si
affacciava
vaga
alla
mente
degli
osservatori
,
s
'
è
fatta
in
queste
ore
assai
più
nitida
.
Begin
e
il
suo
esercito
stanno
puntando
ad
annientare
il
comando
politico
-
militare
dell
'
OLP
,
e
per
riuscirvi
potrebbero
anche
decidere
un
attacco
finale
contro
Beirut
.
Secondo
una
delle
radio
libanesi
,
Yasser
Arafat
è
stato
ferito
gravemente
,
oggi
pomeriggio
,
da
una
bomba
caduta
sull
'
edificio
dello
stato
maggiore
dell
'
OLP
.
La
notizia
è
incerta
,
probabilmente
non
vera
.
Ma
è
sicuro
che
a
questo
punto
il
leader
palestinese
starà
studiando
-
e
non
è
facile
-
come
mettersi
in
salvo
.
Se
infatti
gli
israeliani
continuano
la
loro
avanzata
,
e
si
congiungono
con
le
milizie
falangiste
cristiane
di
Bechir
Gemayel
,
le
loro
azioni
successive
saranno
queste
:
1
)
neutralizzare
le
truppe
siriane
attorno
a
Beirut
;
2
)
iniziare
la
caccia
ai
capi
palestinesi
.
E
poiché
l
'
aeroporto
di
Beirut
è
chiuso
,
gli
israeliani
non
esiteranno
a
sparare
contro
qualsiasi
aereo
si
levasse
in
volo
,
pensando
che
a
bordo
potrebbe
esserci
Arafat
.
Ora
,
quali
sono
le
intenzioni
di
Eytan
e
del
ministro
della
difesa
Sharon
?
L
'
«
Haaretz
»
,
il
quotidiano
laburista
,
s
'
era
posto
stamane
questa
ed
altre
domande
.
Se
,
cioè
,
i
piani
dello
stato
maggiore
e
del
governo
di
Israele
fossero
cambiati
negli
ultimi
due
giorni
,
e
se
davvero
la
tesi
di
Sharon
avesse
trionfato
sulle
esitazioni
di
Begin
.
La
tesi
del
ministro
della
Difesa
è
nota
.
Sharon
pensa
da
tempo
ad
un
Libano
«
libero
»
,
controllato
dai
cristiani
falangisti
,
svuotato
dei
palestinesi
e
protetto
da
Israele
.
Ebbene
,
stasera
(
anche
se
l
'
incalzare
degli
eventi
impedisce
analisi
sufficientemente
precise
)
molti
segni
inducono
a
pensare
che
il
piano
del
Governo
israeliano
sia
proprio
questo
.
Annientare
fisicamente
l
'
OLP
,
ribaltare
i
rapporti
di
forza
in
Libano
,
rifare
la
faccia
politica
della
regione
.
In
ogni
caso
,
è
ormai
chiaro
che
l
'
operazione
«
pace
in
Galilea
»
non
si
concluderà
in
pochi
giorni
.
Durerà
molte
settimane
,
se
non
molti
mesi
.
E
se
nel
Governo
di
Gerusalemme
prevarranno
davvero
le
tendenze
più
radicali
(
appunto
la
visione
di
Ariel
Sharon
)
,
allora
questa
guerra
del
Libano
che
era
iniziata
come
una
delle
crisi
«
minori
»
del
Medio
Oriente
(
minore
rispetto
alle
guerre
del
passato
)
,
si
rivelerà
come
una
delle
più
esplosive
e
più
cariche
di
rischi
per
la
pace
mondiale
.
Quel
che
sta
avvenendo
in
Libano
può
sembrare
allettante
per
i
dirigenti
di
Israele
.
Ma
quanto
lo
è
per
gli
altri
:
per
l
'
Europa
,
per
l
'
Egitto
post
-
sadattiano
,
per
l
'
Unione
Sovietica
?
Il
sommovimento
di
questa
regione
si
presenta
stasera
,
insomma
,
più
profondo
e
grave
di
quel
che
era
sembrato
appena
tre
giorni
fa
.
Tra
l
'
altro
,
esso
è
stato
scatenato
sulla
spinta
d
'
un
ragionamento
politico
assurdo
.
Begin
e
i
suoi
hanno
creduto
infatti
,
ancora
una
volta
,
di
poter
eliminare
l
'
OLP
come
avversario
ed
interlocutore
.
Ma
essi
hanno
dimostrato
di
avere
la
memoria
corta
,
di
non
ricordare
che
tentativi
del
genere
,
dal
Settembre
nero
di
dodici
anni
fa
sino
all
'
ultima
operazione
in
Libano
dell
'
anno
scorso
,
ne
erano
già
stati
fatti
.
È
che
ogni
volta
l
'
organizzazione
palestinese
è
riaffiorata
dal
buio
delle
sconfitte
più
solida
e
combattiva
di
prima
.
D
'
altra
parte
basta
scorrere
i
giornali
di
Israele
,
che
cominciano
a
riempirsi
degli
annunci
mortuari
dei
soldati
caduti
nella
guerra
del
Libano
,
per
capire
che
gli
anni
passano
e
che
le
cose
non
sono
più
identiche
a
prima
.
«
Partecipiamo
al
dolore
della
famiglia
R
.
per
la
morte
del
figlio
M
.
»
.
«
Le
nostre
condoglianze
per
la
morte
del
capitano
G
.
,
caduto
nell
'
adempimento
del
suo
dovere
»
.
Gli
annunci
di
questo
tipo
sono
già
numerosi
,
e
intanto
ai
cimiteri
di
Tel
Aviv
e
Gerusalemme
è
un
seguito
di
commosse
cerimonie
funebri
.
Israele
s
'
accorge
che
l
'
operazione
«
pace
in
Galilea
»
è
già
molto
costosa
.
Sino
a
stasera
,
le
cifre
delle
perdite
subite
(
aggiornate
a
martedì
sera
)
sono
di
trentasei
morti
e
centocinquanta
feriti
.
E
dunque
assai
più
alte
(
tre
o
quattro
volte
più
alte
)
che
in
quell
'
altra
guerra
del
Libano
che
fu
1'«operazione
Litani
»
nel
'78
:
infatti
i
morti
furono
allora
,
in
un
'
intera
settimana
,
soltanto
diciotto
.
L
'
esercito
israeliano
ha
avanzato
come
sempre
,
fulmineo
e
terribile
,
e
ormai
tiene
sotto
controllo
oltre
la
metà
del
territorio
libanese
.
Ma
questa
volta
ha
incontrato
da
parte
dei
palestinesi
una
resistenza
molto
più
dura
e
coraggiosa
delle
altre
volte
.
I
portavoce
militari
lasciano
capire
chiaramente
che
è
questa
«
la
vera
sorpresa
»
dei
tre
giorni
di
operazioni
in
Libano
.
E
la
radio
ha
trasmesso
varie
interviste
con
soldati
sul
fronte
,
in
cui
i
giovani
israeliani
hanno
parlato
dei
fedayn
dell
'
OLP
come
di
«
validi
e
coraggiosi
»
combattenti
.
Ancora
stasera
,
la
situazione
sul
terreno
dimostra
che
sgominare
l
'
avversario
non
è
più
facile
come
un
tempo
.
Circondata
da
quarantott
'
ore
,
colpita
dal
mare
e
dall
'
aria
,
Sidone
non
è
ancora
caduta
.
Certo
,
portando
le
vittime
civili
da
centinaia
e
centinaia
a
migliaia
e
migliaia
,
gli
israeliani
potrebbero
occuparla
in
mezza
giornata
;
ma
questo
è
un
prezzo
che
Begin
vorrebbe
non
pagare
,
ed
ecco
che
Sidone
resiste
.
Roma
.
«
La
Santa
Sede
continuerà
ad
operare
,
per
quanto
possibile
,
affinché
questa
dura
prova
sia
abbreviata
e
le
armi
cedano
il
posto
alla
tregua
e
al
negoziato
»
ha
dichiarato
ieri
papa
Wojtyla
a
proposito
del
conflitto
in
atto
nel
Libano
in
un
vibrato
appello
per
la
cessazione
del
fuoco
.
Dopo
avere
espresso
«
profonda
pena
»
per
le
«
centinaia
di
vittime
»
e
per
quanti
«
innocentemente
soffrono
la
violenza
e
sono
costretti
,
in
preda
al
terrore
,
ad
abbandonare
le
loro
case
»
,
Wojtyla
ha
denunciato
i
rischi
di
un
allargamento
del
conflitto
all
'
intera
area
mediorientale
:
«
La
stessa
pace
mondiale
»
ha
aggiunto
«
potrebbe
esserne
minacciata
»
.
Ha
auspicato
infine
che
l
'
appello
dell
'
ONU
per
un
cessate
il
fuoco
venga
accolto
.