StampaQuotidiana ,
Torino
.
«
Tangenti
?
Be
'
,
io
le
chiamerei
provvigioni
,
nei
miei
interrogatori
ho
sempre
usato
questo
termine
.
Comunque
»
concede
Zampini
,
assaporando
il
sigaretto
«
diciamo
pure
tangenti
.
Certo
che
ne
ho
pagate
,
per
qualche
miliardo
.
Vuole
una
cifra
meno
vaga
?
Più
di
uno
,
meno
di
cinque
.
Se
non
le
avessi
pagate
,
le
mie
possibilità
di
lavoro
si
sarebbero
ridotte
quasi
a
zero
.
La
tangente
,
del
resto
,
è
un
investimento
che
frutta
il
cento
per
cento
l
'
anno
.
Ed
è
naturale
che
sia
così
:
i
politici
sono
gente
attivissima
,
il
loro
mestiere
è
fare
affari
,
la
politica
è
appena
un
corollario
...
»
.
Adriano
Zampini
,
34
anni
,
geometra
,
martella
le
parole
con
calma
.
È
l
'
«
Alpino
»
dello
scandalo
torinese
,
l
'
uomo
nero
che
ha
fatto
crollare
la
giunta
rossa
,
l
'
imputato
-
chiave
di
un
processo
che
fra
pochi
mesi
scoperchierà
molte
pentole
subalpine
.
Con
lui
in
aula
ci
saranno
i
presunti
corrotti
:
un
mazzo
di
politici
socialisti
,
democristiani
,
comunisti
:
«
Se
provo
astio
per
loro
?
Ma
no
!
Sono
tutti
degli
amici
.
Li
stimo
come
li
stimavo
prima
.
Oggi
fanno
il
possibile
per
salvarsi
.
E
per
salvarsi
dicono
che
sono
un
millantatore
...
»
.
E
sorride
.
Già
,
ma
come
sorride
Zampini
?
Ha
un
sorriso
da
giovane
lupo
,
in
un
viso
forte
,
con
due
occhi
azzurro
freddo
,
e
una
barba
da
vero
alpino
.
È
un
tipo
alto
,
ben
squadrato
,
l
'
aria
terribilmente
sicura
di
uno
che
s
'
è
conquistato
tutto
da
solo
,
cominciando
dal
niente
.
Un
«
niente
»
molto
lontano
dal
belmondo
dei
rampanti
di
Torino
.
La
scena
iniziale
è
la
Valpolicella
,
provincia
di
Verona
.
Ambiente
popolare
,
famiglia
operaia
-
contadina
.
Papà
Zampini
fa
il
caporeparto
in
una
fabbrica
di
casseforti
.
Un
uomo
che
lavora
duro
e
morirà
a
56
anni
di
cancro
al
polmone
,
contratto
nel
verniciar
forzieri
per
i
soldi
degli
altri
.
Preso
il
diploma
,
anche
l
'
Adriano
entra
in
ditta
.
È
sveglio
,
ha
grande
iniziativa
e
una
memoria
da
computer
.
Dopo
un
po
'
è
responsabile
del
servizio
assistenza
per
gli
impianti
di
sicurezza
:
«
Che
bella
squadra
eravamo
!
Siamo
stati
i
primi
ad
usare
la
lancia
termica
.
In
dieci
secondi
sapevamo
aprire
una
cassaforte
corazzata
.
Adesso
però
»
mi
avverte
sornione
«
non
so
più
farlo
,
lo
scriva
...
»
.
Un
giorno
arriva
l
'
amore
.
No
,
non
è
un
dettaglio
privato
.
L
'
amore
,
infatti
,
è
una
maestrina
piemontese
di
Villareggia
,
e
sarà
questo
incontro
a
portar
Zampini
verso
la
fatal
Torino
.
Una
Torino
che
da
lontano
già
conosce
,
per
via
del
servizio
di
leva
alla
Scuola
militare
alpina
di
Aosta
,
dove
ha
preso
il
grado
di
tenente
.
Così
,
quando
viene
il
tempo
delle
nozze
,
la
scelta
è
fatta
:
via
da
Verona
,
si
va
ad
ovest
,
verso
la
città
del
capitale
e
del
lavoro
.
È
il
gennaio
1973
.
A
Torino
,
il
giovane
Zampini
fa
il
rappresentante
di
mobili
per
ufficio
e
impara
subito
una
verità
:
«
Sì
,
imparo
che
vendere
è
molto
difficile
.
Prima
,
quando
aprivo
le
casseforti
,
erano
i
clienti
ad
implorarmi
:
venga
,
s
'
è
bloccato
l
'
impianto
,
dentro
ci
sono
duecento
milioni
!
Vendere
,
invece
,
era
tutt
'
altra
cosa
.
Poi
,
un
po
'
alla
volta
,
ho
capito
come
dovevo
fare
...
»
.
Mentre
l
'
Adriano
comincia
ad
annusare
il
giro
dei
politici
torinesi
,
la
sua
ditta
vince
(
«
regolarmente
!
»
)
la
gara
per
una
grossa
fornitura
alla
Regione
Piemonte
.
Incoraggiato
,
Zampini
decide
di
mettersi
in
proprio
.
Con
dieci
milioni
in
contanti
,
nell
'
ottobre
1974
,
a
25
anni
,
fonda
la
società
Juppiter
,
mobili
per
ufficio
e
attrezzature
scientifiche
.
Cinque
anni
dopo
verrà
la
Concord
,
informatica
e
centri
di
calcolo
.
Quindi
la
Programma
Immobiliare
.
Chiedo
:
e
la
Biolight
di
cui
s
'
è
tanto
parlato
?
«
Quella
non
l
'
ho
fondata
io
.
Esisteva
già
quando
ne
son
diventato
l
'
amministratore
unico
.
Importava
e
vendeva
lampade
della
Duro
-
Test
Corporation
,
del
New
Jersey
.
Sì
,
fra
i
soci
dichiarati
c
'
erano
i
fratelli
Biffi
-
Gentili
.
Ma
questi
due
io
li
conoscevo
da
molto
tempo
...
»
.
Li
conosceva
per
comune
militanza
socialista
?
«
Macché
.
Io
non
ho
mai
fatto
vita
politica
,
a
parte
qualcosina
da
studente
a
Verona
,
nello
PSIUP
.
Sì
,
lo
scriva
:
PSIUP
!
Altro
che
fascista
di
Ordine
Nuovo
!
È
stato
1'
"
Avanti
!
"
a
stampare
questa
bugia
,
e
non
ha
nemmeno
pubblicato
la
mia
rettifica
.
Così
Martelli
e
Intini
si
son
meritati
una
querela
.
Ma
non
me
la
prendo
.
Erano
i
giorni
degli
arresti
,
un
grande
marasma
,
e
poi
il
PSI
è
un
partito
che
macina
anche
i
sassi
,
un
partito
di
movimento
...
»
.
«
Dopo
il
PSIUP
niente
più
politica
»
garantisce
Zampini
.
«
Da
allora
ho
avuto
un
motto
solo
:
amico
di
ciascuno
,
fratello
di
nessuno
.
L
'
uomo
d
'
affari
dev
'
essere
così
.
Deve
andare
bene
a
tutti
.
Deve
fare
come
il
medico
,
che
conforta
e
aiuta
.
Del
resto
,
a
noi
piccoli
imprenditori
non
ci
serve
essere
impegnati
politicamente
.
Se
hai
bisogno
di
un
intervento
politico
,
basta
avere
cinque
milioni
sull
'
unghia
e
li
hai
tutti
con
te
,
pronti
a
farsi
comprare
,
anche
i
parlamentari
»
.
«
Lavorando
in
proprio
»
continua
1'«Alpino»
«
ho
scoperto
sulla
mia
pelle
che
la
strada
giusta
era
quella
di
pagare
.
E
allora
son
partito
subito
.
Prima
con
personaggi
di
minimo
cabotaggio
,
per
poi
,
a
poco
a
poco
,
salire
di
calibro
.
E
così
mi
sono
trovato
in
un
meccanismo
ben
conosciuto
da
quelli
che
devono
lavorare
con
le
tangenti
:
una
giostra
dal
moto
perpetuo
,
che
non
ti
consente
né
di
scendere
né
di
tornare
indietro
.
Devo
spiegarmi
meglio
?
Bene
,
da
una
parte
c
'
è
l
'
imprenditore
che
ha
la
giusta
bramosia
di
buoni
affari
.
Dall
'
altra
ci
sono
i
politici
con
un
appetito
tremendo
,
che
chiedono
e
chiedono
,
e
domandano
anche
anticipi
sugli
affari
futuri
.
Tu
paghi
,
una
volta
,
due
,
tre
.
Poi
,
a
forza
di
pagare
,
ti
trovi
impegnato
al
di
là
del
ragionevole
,
corri
dei
rischi
,
ti
sveni
,
e
così
cerchi
sempre
nuovi
affari
con
l
'
aiuto
di
quei
politici
che
hai
pagato
la
prima
volta
»
.
Davvero
una
brutta
giostra
,
Zampini
...
L
'
«
Alpino
»
sospira
:
«
Sì
,
ci
si
trova
agganciati
senza
scampo
.
Il
politico
è
come
un
drogato
in
crisi
d
'
astinenza
,
ha
bisogno
sempre
di
soldi
,
e
non
si
disintossica
se
non
quando
l
'
arrestano
.
Tu
imprenditore
devi
dargli
la
dose
,
e
non
puoi
abbandonarlo
.
Perché
,
se
l
'
abbandoni
,
perdi
una
montagna
di
soldi
e
poi
ti
fai
un
brutto
nome
sulla
piazza
dei
partiti
,
una
piazza
importante
!
»
.
È
grazie
a
questo
girone
infernale
che
l
'
attività
di
Zampini
cresce
.
«
All
'
inizio
,
però
,
facevo
solo
operazioncine
.
Ero
giovane
,
immigrato
veneto
,
avevo
una
piccola
azienda
.
Quindi
ho
impiegato
qualche
anno
ad
arrivare
nelle
vere
anticamere
delle
stanze
dei
bottoni
.
Poi
,
mentre
campavo
con
i
miei
lavori
normali
,
finalmente
ho
incontrato
gli
amici
giusti
.
E
mi
son
reso
conto
anch
'
io
,
come
tanti
in
Italia
,
di
un
'
altra
verità
:
i
grossi
affari
stanno
là
dove
c
'
è
il
denaro
pubblico
e
dove
ci
sono
politici
che
lo
gestiscono
senza
responsabilità
.
Gli
amici
che
avevo
scoperto
fra
il
1979
e
l'80
erano
così
.
Avevano
in
mano
Torino
.
Rispetto
a
loro
,
io
ero
soltanto
un
satellite
.
E
allora
ho
provato
a
diventare
una
stella
.
Non
ci
sono
riuscito
.
Ho
cominciato
a
volare
alto
,
ma
ho
fatto
la
fine
di
Icaro
»
dice
Zampini
,
con
un
sorriso
mesto
,
«
sì
io
sono
un
piccolo
Icaro
le
cui
ali
di
cera
sono
state
bruciate
da
un
sole
:
il
procuratore
Caccia
.
»
Finalmente
un
nome
pulito
:
Bruno
Caccia
,
magistrato
,
capo
della
Procura
di
Torino
,
poi
assassinato
da
mano
ignota
.
L
'
«
Alpino
»
ne
parla
con
ammirazione
:
«
Come
dice
quel
personaggio
di
Sciascia
?
Ci
sono
gli
uomini
,
i
mezzi
uomini
,
i
quaraquaquà
.
Be
'
,
cari
miei
,
Caccia
quello
sì
che
era
un
uomo
!
Ha
assistito
a
due
miei
interrogatori
,
alle
undici
di
sera
.
Mi
ha
fatto
pochissime
domande
,
ma
tutte
centrate
,
centratissime
!
Torniamo
al
mio
volo
.
Grazie
agli
amici
,
le
mie
operazioni
si
sono
fatte
più
grosse
.
E
io
pagavo
,
pagavo
.
Ma
non
era
ancora
niente
rispetto
a
quello
che
avrebbe
dovuto
svolgersi
nel
1983
:
affari
da
decine
di
miliardi
.
E
invece
,
zac
!
,
è
caduta
la
mannaia
dei
magistrati
.
Hanno
avuto
fortuna
,
e
così
sono
intervenuti
al
momento
giusto
.
Ma
avevano
anche
messo
in
campo
la
squadra
vincente
»
.
Che
vuol
dire
,
Zampini
?
«
Vede
,
io
ho
fatto
l
'
arbitro
di
calcio
.
Prima
della
partita
,
vedendo
entrare
le
squadre
,
tu
capisci
già
da
tante
cose
chi
delle
due
ha
la
mentalità
vincente
.
La
squadra
della
Procura
era
quella
giusta
:
giovani
,
preparati
,
con
la
mentalità
di
chi
vuoi
stroncare
un
certo
giro
.
Pensi
che
quando
son
venuti
in
casa
a
perquisirmi
,
alle
cinque
di
mattina
,
non
ho
nemmeno
capito
che
quello
che
li
comandava
era
un
magistrato
.
Pensavo
all
'
Intendenza
di
Finanza
!
Ho
persino
detto
:
guardate
che
il
condono
l
'
ho
fatto
!
Poi
ho
chiesto
:
posso
telefonare
al
vicesindaco
Biffi
per
disdire
un
appuntamento
?
E
quel
giudice
:
ma
prego
,
faccia
pure
!
»
.
È
il
2
marzo
1983
.
Finita
la
perquisizione
,
l
'
«
Alpino
»
,
ancora
libero
,
va
alla
caserma
dei
carabinieri
di
Venaria
sulla
sua
Alfetta
con
radiotelefono
.
Solo
alle
cinque
del
pomeriggio
s
'
accorge
d
'
avere
le
ali
bruciate
.
Lo
capisce
leggendo
l
'
ordine
di
cattura
:
«
Sette
pagine
tremende
,
firmate
dal
dottor
Marzachì
,
con
tutti
i
nomi
.
Allora
ho
deciso
di
parlare
.
Qualche
giornale
ha
poi
scritto
che
sono
un
pentito
.
Balle
!
Io
non
mi
son
pentito
di
niente
.
Ho
pagato
le
tangenti
perché
questo
è
il
sistema
e
io
dovevo
lavorare
!
»
.
Come
mai
ha
detto
tutto
?
«
Io
ho
una
mentalità
economica
.
A
Venaria
ho
capito
che
mi
erano
sfumati
affari
per
dieci
miliardi
.
Dunque
,
perso
per
perso
,
tanto
valeva
difendermi
raccontando
quel
che
sapevo
.
Era
l
'
unico
comportamento
intelligente
,
me
l
'
ha
consigliato
anche
il
mio
difensore
,
Graziano
Masselli
.
E
poi
c
'
era
un
'
altra
ragione
.
Se
fossi
stato
un
uomo
di
partito
,
qualche
grosso
calibro
pronto
a
soccorrermi
l
'
avrei
trovato
.
Ma
ero
l
'
uomo
di
nessuno
,
e
quindi
nessuno
mi
avrebbe
difeso
.
Così
,
in
quaranta
giorni
d
'
interrogatori
,
ho
scoperto
tutti
i
sepolcri
»
.
Avendoli
scoperti
,
oggi
Zampini
è
l
'
uomo
giusto
per
qualche
domandina
sulle
tecniche
e
i
misteri
dell
'
Italia
tangentizia
.
Lui
sorride
:
«
Quali
misteri
?
È
un
sistema
vecchio
come
il
cucco
,
solo
che
adesso
si
ha
il
coraggio
di
parlarne
.
Ed
è
un
sistema
diffuso
anche
nell
'
ambiente
privato
.
Su
cento
lavori
che
prendi
,
per
novanta
devi
dare
la
stecca
.
I
politici
la
vogliono
quasi
tutti
.
Ma
li
capisco
.
Se
uno
spende
duecento
milioni
per
diventar
deputato
,
si
deve
poi
accontentare
d
'
andar
su
e
giù
da
casa
a
Roma
per
fare
il
peone
?
Certo
,
per
qualcuno
l
'
ideologia
è
ancora
importante
.
Ma
gli
altri
stanno
a
Roma
per
far
rendere
i
milioni
spesi
o
,
come
minimo
,
per
recuperarli
!
»
.
Chi
lavora
con
gli
enti
pubblici
può
fare
a
meno
di
pagar
tangenti
?
«
Secondo
me
,
no
.
Una
gara
la
puoi
anche
vincere
in
modo
pulito
.
Però
poi
scopri
che
l
'
aggiornamento
prezzi
non
viene
,
che
gli
stati
d
'
avanzamento
lavori
ti
son
pagati
a
uno
o
due
anni
,
che
delle
tue
forniture
poche
vanno
bene
.
E
allora
ti
devi
decidere
:
o
non
partecipi
più
a
nessun
appalto
,
o
cominci
anche
tu
a
pagare
i
funzionari
e
soprattutto
i
politici
che
li
coprono
»
.
Ma
gli
imprenditori
che
vogliono
vendere
beni
o
servizi
allo
Stato
e
agli
enti
locali
,
la
pagano
davvero
tutti
la
tangente
?
Zampini
non
ha
dubbi
:
«
Tutti
quelli
che
conosco
io
sì
»
.
E
che
cosa
succede
a
chi
non
vuol
pagare
?
«
Deve
cambiar
settore
d
'
attività
,
se
no
distrugge
la
propria
azienda
»
.
Ed
è
vero
che
le
tangenti
oggi
vengono
richieste
anche
sugli
atti
dovuti
,
e
non
più
soltanto
su
quelli
discrezionali
?
L
'
«
Alpino
»
sorride
ironico
:
«
Ma
in
che
mondo
vive
lei
?
È
soprattutto
sugli
atti
dovuti
che
pretendono
la
tangente
,
perché
è
più
facile
nasconderla
.
L
'
amministratore
pubblico
potrà
sempre
difendersi
dicendo
:
io
quella
decisione
l
'
ho
presa
perché
era
obbligatoria
...
»
.
Come
viene
pagata
la
tangente
?
«
In
cash
,
in
contanti
.
Questo
sì
che
è
un
guaio
!
Lei
sa
che
negli
istituti
di
credito
,
se
uno
ritira
banconote
per
più
di
venti
milioni
,
c
'
è
un
controllo
.
E
allora
diventa
una
via
crucis
fare
il
giro
di
tante
banche
.
Quelli
che
incassano
hanno
il
problema
rovesciato
:
suddividere
i
soldi
neri
in
piccole
somme
,
affidarle
a
portaborse
che
girino
anche
loro
le
banche
a
trasformare
il
denaro
in
tanti
assegni
circolari
»
.
E
i
più
affamati
chi
sono
?
Zampini
mette
le
mani
avanti
:
«
Sigle
di
partito
io
non
ne
faccio
!
Le
risponderò
così
:
i
più
voraci
sono
i
politici
giovani
.
I
meno
affamati
?
Quelli
che
fanno
politica
in
sede
strettamente
locale
,
gente
più
anziana
,
che
ha
cominciato
la
militanza
subito
dopo
la
guerra
,
quando
l
'
Italia
scopriva
la
democrazia
.
Per
esempio
,
il
capostazione
socialista
che
è
stato
nella
Resistenza
.
O
il
politico
che
era
operaio
quando
ti
licenziavano
se
avevi
la
tessera
del
sindacato
.
Questa
gente
di
stecche
non
ne
chiede
.
Però
sono
persone
che
operano
a
livelli
amministrativi
molto
bassi
»
.
«
Appena
più
in
su
»
giura
Zampini
«
non
c
'
è
scampo
.
L
'
entità
della
tangente
varia
a
seconda
dell
'
importanza
dell
'
incarico
e
del
rischio
che
il
politico
corre
.
Ma
a
parte
queste
differenze
,
la
prendono
tutti
.
E
sa
perché
?
Perché
a
quelli
della
politica
gli
frega
poco
o
niente
,
e
meno
ancora
degli
elettori
.
Hanno
una
sola
idea
:
arrivare
ad
una
certa
carica
per
farla
fruttare
»
.
Ma
sono
proprio
tutti
così
?
I
comunisti
,
per
esempio
,
non
sono
diversi
?
«
Non
sono
assolutamente
diversi
.
Però
sono
molto
più
precisi
.
Se
lei
sgarra
sui
tempi
o
sulla
quantità
del
versamento
,
li
perde
e
non
li
ritrova
più
.
Ma
se
prendono
un
impegno
,
non
ti
bidonano
,
vanno
fino
in
fondo
.
Insomma
,
sono
più
professionali
.
E
sanno
anche
scegliersi
gli
affari
.
Loro
non
si
vendono
a
cani
e
porci
...
»
.
La
tangente
finanzia
il
partito
o
ingrassa
il
politico
che
la
riceve
?
«
Finanzia
i
patrimoni
personali
dei
politici
e
nient
'
altro
»
.
Vale
anche
per
i
comunisti
?
«
Rispondo
di
sì
,
ma
con
beneficio
d
'
inventario
,
perché
bisogna
vedere
caso
per
caso
.
Secondo
me
,
anche
molti
comunisti
ormai
fanno
la
cresta
.
Una
prima
volta
gli
dai
cento
e
loro
passano
tutto
al
partito
.
La
seconda
volta
gli
dai
cinquanta
e
se
ne
trattengono
venti
.
Poi
gettano
la
colpa
su
di
te
,
dicendo
alla
casa
madre
:
non
ha
versato
tutto
»
.
Fare
il
politico
,
dunque
,
è
un
mestiere
che
rende
?
Zampini
torna
a
sorridere
da
lupo
:
«
Il
politico
italiano
è
un
professionista
molto
ricco
.
E
ha
un
unico
problema
:
allenarsi
a
non
far
apparire
i
suoi
soldi
.
Allora
,
ecco
certe
camicie
un
po
'
lise
,
le
scarpe
consunte
,
il
vecchio
vestito
,
la
128
scassata
...
Quella
di
non
apparire
è
la
loro
sofferenza
continua
.
Si
concedono
un
unico
lusso
:
i
ristoranti
costosi
»
.
E
lei
,
Zampini
,
che
cos
'
è
:
un
disonesto
,
uno
sciocco
,
un
imprudente
?
L
'
«
Alpino
»
ci
pensa
su
:
«
Nessuna
di
queste
tre
cose
e
tutte
e
tre
insieme
.
Vuole
la
verità
?
Io
sono
come
il
novanta
per
cento
degli
imprenditori
che
lavorano
con
gli
enti
pubblici
.
Aggiungo
:
ultimamente
non
ero
io
a
cercare
i
politici
,
mi
cercavano
loro
.
Il
mio
problema
era
rinunciare
alle
proposte
d
'
affari
che
mi
facevano
!
»
.
Si
considera
più
onesto
o
meno
onesto
di
loro
?
Di
colpo
,
Zampini
diventa
aspro
:
«
Chi
ha
un
'
azienda
non
può
badare
a
certi
princìpi
,
deve
pensare
solo
alla
sua
attività
.
Ma
i
politici
?
Loro
no
.
Tocca
a
loro
,
non
a
me
,
badare
alla
moralità
pubblica
.
E
poi
,
io
ero
obbligato
a
versare
.
È
tutto
un
sistema
che
campa
sulla
corruzione
.
Forse
finirà
quando
i
partiti
s
'
accorgeranno
che
,
rubando
,
si
arriva
ai
crolli
elettorali
,
e
i
crolli
fanno
saltare
le
carriere
.
Ma
ci
vorranno
molti
anni
»
.
In
attesa
di
questo
giusto
finale
,
avremo
l
'
intermezzo
del
processo
di
Torino
.
Zampini
mormora
:
«
Io
sono
qui
che
l
'
aspetto
.
E
qualche
volta
ho
paura
.
Non
per
oggi
,
ma
per
l
'
avvenire
.
Anche
per
i
politici
la
vendetta
è
un
piatto
da
consumare
freddo
.
Ma
poi
mi
do
coraggio
e
attendo
di
vedere
gli
amici
in
quell
'
aula
di
tribunale
.
Le
ho
detto
che
ho
fatto
l
'
arbitro
,
no
?
Ho
imparato
a
non
tremare
quando
duemila
persone
mi
gridano
contro
.
E
anche
a
non
reagire
se
qualcuno
mi
sputa
in
faccia
...
»
.