StampaQuotidiana ,
Roma
.
Quanti
?
Ce
lo
domanderemo
per
un
pezzo
.
Più
che
per
i
funerali
di
Togliatti
,
questo
è
certo
.
Più
che
per
chiunque
nell
'
età
repubblicana
è
probabile
.
Chi
ha
visto
le
immagini
in
televisione
si
sarà
fatta
un
'
idea
:
Roma
si
è
dilatata
fra
le
sue
mura
e
i
suoi
Fori
per
accogliere
questo
popolo
comunista
che
sembrava
una
nazione
e
che
sotto
un
sole
tardivo
ma
implacabile
è
andata
a
dire
addio
a
Berlinguer
.
Ce
lo
diranno
meglio
ancora
le
immagini
che
su
dal
cielo
andavano
filmando
Ettore
Scola
e
Francesco
Maselli
,
dall
'
elicottero
che
ronzava
e
sibilava
,
planava
e
si
arrestava
come
una
creatura
degli
stagni
.
Forse
erano
un
milione
e
mezzo
.
Un
milione
è
certamente
un
numero
per
difetto
,
considerato
che
soltanto
fra
le
Botteghe
Oscure
e
San
Giovanni
,
prima
dei
cortei
periferici
e
senza
calcolare
la
piazza
già
gremita
,
erano
almeno
ottocentomila
.
Davanti
al
rosso
palazzo
di
Botteghe
Oscure
,
chiusa
la
camera
ardente
,
la
folla
era
stipata
fino
al
collasso
,
fitta
nelle
zone
d
'
ombra
fino
a
sembrare
un
muro
respirante
e
stravolto
nell
'
attesa
.
Alle
14.45
è
uscita
la
bara
chiara
con
il
corpo
di
Berlinguer
.
Fino
ad
un
attimo
prima
era
silenzio
.
Volti
molto
affaticati
.
Occhi
di
pianto
.
Poi
l
'
applauso
come
un
uragano
.
I
bambini
in
braccio
,
sulle
spalle
.
Urlano
«
Enrico
»
.
Lo
ritmano
.
Lo
ripetono
a
triplette
-
«
Enrico
-
Enrico
-
Enrico
»
-
sempre
più
veloci
.
Si
levano
i
pugni
.
Partono
sei
o
sette
tentativi
di
intonare
Bandiera
rossa
che
si
sommergono
l
'
un
l
'
altro
su
diverse
tonalità
.
Perentoria
si
impone
la
marcia
funebre
di
Chopin
numero
uno
,
diretta
dallo
stesso
maestro
Franco
Castellani
che
la
suonò
vent
'
anni
fa
per
i
funerali
di
Togliatti
.
Chissà
se
si
farà
un
altro
quadro
gigantesco
per
questi
funerali
.
Proviamo
a
immaginarlo
,
dipinto
così
come
lo
abbiamo
visto
oggi
vivo
:
in
prima
fila
,
dietro
il
disadorno
furgone
nero
,
i
familiari
di
Enrico
Berlinguer
,
di
cui
non
si
cesserà
di
lodare
la
compostezza
e
quella
impensabile
misura
di
partecipazione
e
separazione
dal
lutto
pubblico
,
di
partito
,
politico
,
corale
.
Non
sarà
facile
dipingerli
senza
forzarne
i
tratti
.
E
poi
,
a
qualche
metro
,
Nilde
Jotti
con
un
foulard
celeste
per
ripararsi
dal
sole
che
arde
i
capelli
di
tutti
,
Giancarlo
Pajetta
e
Napolitano
col
berretto
in
testa
,
Pietro
Ingrao
,
Reichlin
,
Occhetto
che
in
questi
giorni
ha
retto
il
peso
organizzativo
del
presidio
di
Botteghe
Oscure
,
Tortorella
,
Pecchioli
sempre
più
diafano
ed
eretto
nel
suo
dolore
personale
,
il
sindaco
di
Roma
Vetere
,
Novelli
.
Poi
c
'
era
un
cordone
d
'
ordine
terribile
,
che
sgomitava
e
chiudeva
senza
pietà
.
Un
servizio
di
contenimento
della
folla
efficiente
,
duro
,
concitato
,
sicuramente
necessario
,
ma
che
faceva
singolare
contrasto
con
la
mestizia
,
la
folla
che
si
trascinava
su
un
asfalto
pastoso
,
appiccicoso
nel
quale
non
soltanto
le
suole
delle
scarpe
lasciavano
l
'
impronta
,
ma
in
cui
garofani
,
gladioli
e
rose
si
incorporavano
come
fossili
istantanei
.
Il
corteo
funebre
si
muove
lentamente
.
Pochi
metri
e
si
ferma
.
Davanti
si
incolonnano
centinaia
di
corone
:
sono
i
fiori
delle
sezioni
,
delle
federazioni
,
e
più
avanti
quelle
dei
consigli
di
fabbrica
,
della
FGCI
e
quelle
tricolori
del
presidente
della
Repubblica
,
della
Camera
dei
deputati
,
del
Senato
e
dei
presidenti
del
Parlamento
.
Elenchiamo
intanto
le
poche
cifre
note
.
I
pullman
che
sono
arrivati
a
Roma
sono
stati
più
di
cinquemila
.
I
treni
speciali
venticinque
.
Le
persone
arrivate
a
piazza
San
Giovanni
per
conto
loro
,
senza
far
parte
di
nessuno
dei
tre
cortei
collaterali
o
di
quello
centrale
,
erano
più
di
trentamila
.
Alle
10.30
il
centro
storico
era
chiuso
e
bloccato
.
A
quell
'
ora
,
soltanto
fra
via
del
Teatro
di
Marcello
e
piazza
Venezia
,
per
un
chilometro
e
mezzo
di
strada
,
erano
già
stipate
trentamila
persone
.
Il
Comune
di
Roma
ha
impiegato
per
il
governo
del
traffico
mille
e
duecento
vigili
urbani
.
Davanti
a
Botteghe
Oscure
,
nei
giardini
adiacenti
a
piazza
Venezia
,
sui
prati
e
sui
marciapiedi
hanno
dormito
migliaia
di
comunisti
arrivati
durante
la
notte
.
Alle
4
del
mattino
si
è
dovuta
riaprire
la
camera
ardente
perché
la
folla
premeva
.
Fino
alle
14
,
quando
è
stata
chiusa
,
i
visitatori
che
sono
riusciti
a
passare
davanti
a
quella
bara
sono
stati
almeno
centoventicinquemila
.
Gli
ultimi
a
fare
il
picchetto
d
'
onore
sono
stati
gli
attori
,
i
registi
,
la
gente
di
spettacolo
.
C
'
erano
Monica
Vitti
,
Giovanna
Ralli
,
Ettore
Scola
,
Carla
Gravina
,
Carla
Tatò
,
Giuliano
Montaldo
,
Mariangela
Melato
,
Felice
Laudadio
.
È
stato
visto
Alberto
Sordi
,
che
comunista
non
è
,
passare
e
fermarsi
un
istante
,
commosso
.
Fra
gli
ultimi
politici
sono
passati
il
democristiano
Mario
Segni
e
Aldo
Aniasi
,
socialista
.
E
poi
i
rappresentanti
della
comunità
israelitica
che
sono
stati
ricevuti
da
Pietro
Ingrao
,
con
cui
si
sono
fermati
a
parlare
della
«
straordinaria
umanità
»
del
segretario
del
PCI
scomparso
.
Così
,
quando
la
città
-
Roma
si
è
svegliata
,
già
era
in
piedi
e
quasi
stremata
un
'
altra
città
che
l
'
aveva
invasa
sovrapponendosi
:
almeno
mezzo
milione
di
persone
erano
a
mezzogiorno
su
via
delle
Botteghe
Oscure
e
qualcuno
già
sveniva
.
Abbiamo
visto
diverse
persone
accasciarsi
per
il
caldo
e
sono
state
soccorse
con
molto
affetto
.
Una
è
morta
per
malore
.
Le
ambulanze
sono
state
chiamate
in
qualche
caso
.
I
siciliani
che
sono
arrivati
stremati
dopo
venti
ore
di
treno
hanno
trovato
latte
e
yogurt
offerto
gratis
dai
dipendenti
della
Centrale
del
Latte
che
si
sono
autotassati
.
Il
Comune
di
Roma
ha
predisposto
numerose
autobotti
che
hanno
fornito
acqua
fresca
alle
migliaia
di
assetati
.
A
piazza
San
Giovanni
già
alle
13
era
impossibile
entrare
.
E
per
tutto
il
tempo
dei
comizi
,
dei
discorsi
ufficiali
,
folla
e
folla
ha
seguitato
a
premere
sulla
piazza
,
a
riempire
tutte
le
vie
adiacenti
,
come
un
liquido
palpitante
e
colorato
,
sul
quale
spiccavano
le
bandiere
rosse
.
E
anche
piazza
San
Giovanni
non
ricordiamo
di
averla
mai
vista
arredata
con
un
palco
di
quelle
dimensioni
e
di
quella
funzionale
architettura
.
Rivedremo
quel
palco
di
320
metri
quadrati
nei
filmati
e
nelle
foto
,
costruito
in
gran
fretta
da
sessanta
carpentieri
di
attrezzature
metalliche
e
falegnami
e
sormontato
da
quella
grande
foto
di
Berlinguer
mite
e
duro
,
forse
timido
ma
anche
ironico
,
alta
quattro
metri
e
mezzo
e
larga
tre
.
Una
coreografia
,
paradossalmente
trattandosi
di
un
funerale
,
assai
viva
:
ideata
per
contenere
cinquecento
invitati
fra
europei
,
asiatici
,
africani
ed
americani
.
Anche
in
questo
senso
ci
sembra
di
poter
dire
che
non
si
era
mai
vista
una
cosa
del
genere
.
La
gente
.
Giovani
tantissimi
,
con
i
loro
jeans
(
e
due
copie
dell
'
«
Unità
»
ficcate
una
per
tasca
)
,
e
le
loro
magliette
,
il
loro
modo
di
parlare
che
trascende
ormai
i
dialetti
in
un
esperanto
adolescente
e
militante
.
Ma
tanti
,
tantissimi
i
vecchi
,
la
gente
d
'
età
,
i
capelli
bianchi
.
Le
barbe
e
le
pinguedini
dei
quarantenni
.
E
i
romani
,
in
maggioranza
subito
seguiti
dai
milanesi
,
che
quando
sono
comunisti
si
ritrovano
anche
in
un
loro
linguaggio
,
popolare
ma
affettuosamente
brusco
.
Così
quando
la
folla
trascina
e
si
cade
travolti
,
i
mariti
proteggono
le
mogli
:
«
Bianca
!
Acchiappate
ar
braccio
mio
»
.
E
i
fotografi
impostano
i
loro
servizi
:
«
Avvisa
tutti
:
tirate
fuori
1'
"
Unità
"
e
fateci
un
cappelluccio
.
Ma
che
si
veda
la
parola
"
addio
"
davanti
.
Poi
mettetevi
lì
che
faccio
il
gruppo
»
.
I
giovani
toccano
,
ti
toccano
,
palpano
,
è
una
folla
carezzevole
e
confidenziale
.
E
quando
l
'
emozione
passa
in
un
grido
,
in
uno
slogan
,
l
'
alito
contamina
tutti
:
«
Non
ti
dimenticheremo
»
,
«
Enrico
»
,
«
Vivrai
per
sempre
»
.
Togliatti
morì
in
agosto
.
Berlinguer
di
giugno
.
E
soltanto
oggi
si
può
dire
che
è
estate
:
«
Fa
lo
stesso
caldo
di
quando
morì
Palmiro
»
dice
un
vecchio
operaio
.
Il
furgone
avanza
e
il
vento
generosamente
ingrossa
le
bandiere
che
si
dispiegano
con
maestà
:
quella
grande
del
Comitato
centrale
,
frangiata
e
abbrunata
,
e
il
tricolore
della
Repubblica
.
E
poi
quella
strana
bandiera
ibrida
:
verde
e
bianca
in
parti
uguali
e
poi
la
sezione
rossa
di
dimensioni
triple
.
Il
furgone
va
avanti
e
l
'
asfalto
fonde
.
Cantano
Bandiera
rossa
e
la
banda
procede
a
passi
lillipuziani
,
con
imprevisti
schianti
dei
piatti
.
Ai
lati
del
corteo
le
transenne
.
Oltre
,
c
'
è
altro
popolo
che
si
stringe
e
soffoca
e
piange
.
Si
direbbe
che
un
sottile
velo
di
lacrime
renda
tremula
questa
immagine
.
O
forse
il
miraggio
dell
'
alito
rovente
dall
'
asfalto
.
Un
urlo
verso
i
Fori
imperiali
:
«
Viva
il
grande
Partito
comunista
di
Gramsci
,
Togliatti
e
Berlinguer
»
.
Folla
bianca
e
rossa
sui
giardini
.
Arriva
la
limousine
nera
del
presidente
della
Repubblica
:
riceverà
un
applauso
grande
come
un
boato
allo
stadio
,
a
piazza
San
Giovanni
.
Qui
lo
vedono
in
pochi
e
lo
chiamano
.
I
capi
del
servizio
d
'
ordine
sono
implacabili
.
E
bravi
.
«
Forza
,
forza
co
'
sto
cordone
,
su
,
su
,
sbrigarsi
»
.
Quando
passa
Berlinguer
tutti
levano
in
alto
il
giornale
del
partito
nell
'
edizione
straordinaria
che
dice
grande
«
Addio
»
in
rosso
.
Inatteso
un
grande
cartello
declama
:
«
Genitori
,
non
crescete
i
vostri
figli
come
schiavi
,
i
figli
non
si
picchiano
»
.
Una
vecchia
signora
genovese
filosovietica
si
è
messa
ai
lati
del
corteo
con
un
cartello
:
«
Oggi
non
c
'
è
scelta
,
o
amici
dell
'
URSS
,
o
servi
di
Reagan
»
.
Distribuisce
a
pacchi
la
rivista
«
Realtà
sovietica
»
.
Grida
:
«
Siete
dei
criminali
,
venduti
all
'
America
»
.
Qualcuno
,
con
rapida
intolleranza
,
le
fa
a
pezzi
il
cartello
.
Resta
lì
,
patetica
e
testarda
.
Avanzano
i
gonfaloni
delle
città
.
Sono
centinaia
,
forse
migliaia
,
con
i
nomi
dei
paesi
dell
'
Umbria
,
delle
Marche
,
del
Lazio
,
della
Calabria
,
della
Toscana
.
E
ne
arrivano
sempre
più
,
sempre
più
,
con
i
loro
vigili
urbani
nelle
uniformi
fantasiose
e
diverse
,
tutte
sull
'
azzurrino
.
E
arriva
,
preceduto
dal
rullo
dei
tamburi
,
il
corteo
torinese
dai
grandi
cartelli
e
gli
striscioni
rossi
.
E
i
sardi
del
Sulcis
che
hanno
montato
la
guardia
al
feretro
col
casco
dei
minatori
e
la
lampada
accesa
,
avanzando
lentamente
dietro
il
loro
striscione
.
Sulla
colonna
Traiana
,
imbragata
nell
'
impalcatura
del
restauro
,
un
lungo
cartello
verticale
:
«
Vivrai
sempre
»
.
Le
bandiere
rosse
sono
vecchie
e
nuove
.
Le
nuove
sembrano
di
plastica
,
di
questo
nailon
luccicante
che
si
arroventa
e
non
stinge
.
Quelle
vecchie
sono
gloriose
e
slavate
,
falci
e
martelli
ricamati
a
mano
,
all
'
ingiù
,
come
si
usava
all
'
inizio
del
secolo
.
Tre
i
cortei
che
sono
confluiti
man
mano
su
quello
principale
,
fino
alla
piazza
.
Uno
è
partito
dalla
stazione
Tiburtina
,
uno
dall
'
Ostiense
e
l
'
ultimo
da
Cinecittà
.
Del
primo
facevano
parte
i
comunisti
padovani
,
trattati
con
riguardo
perché
la
loro
città
è
stata
affettuosa
e
vicina
al
dramma
di
Berlinguer
.
Si
radunavano
lì
i
comunisti
di
Mantova
,
di
Varese
,
di
Bologna
,
del
Friuli
,
di
Verona
.
E
poi
i
petrolchimici
di
Marghera
,
di
Milano
.
Fischiano
Bella
ciao
nel
caldo
.
Lacrime
e
sudore
.
Si
muovono
al
canto
di
Bandiera
rossa
.
Pugni
chiusi
.
Pugni
chiusi
,
ma
molti
di
quelli
che
riusciranno
ad
arrivare
fino
alla
camera
ardente
renderanno
omaggio
a
Berlinguer
prima
con
íl
segno
di
croce
e
poi
col
pugno
:
pietas
cattolica
e
militanza
.
Se
c
'
era
chi
gridava
:
«
Enrico
,
vivi
in
tutti
noi
»
,
non
è
mancato
chi
amaramente
inalberava
un
cartello
che
dichiarava
«
Enrico
,
sei
morto
insieme
a
noi
»
,
riecheggiando
la
battuta
addolorata
di
Benigni
che
ha
scritto
più
o
meno
:
adesso
andremo
tutti
indietro
.
I
comunisti
piemontesi
sono
arrivati
all
'
Ostiense
.
E
anche
quelli
liguri
,
i
toscani
e
gli
umbri
,
con
le
loro
bande
musicali
e
i
gonfaloni
.
A
mezzogiorno
intorno
alla
Piramide
erano
più
di
sessantamila
,
con
i
ragazzi
della
FGCI
in
prima
linea
,
seguiti
dagli
operai
della
FIAT
Lingotto
,
di
Rivalta
,
Mirafiori
,
tutti
con
i
cappelli
di
carta
,
con
i
berretti
di
tela
,
i
golf
della
notte
annodati
alla
vita
,
í
fazzoletti
sui
capelli
.
Cartelli
grandi
e
affettuosi
:
«
Enrico
,
sei
stato
grande
»
,
«
Enrico
,
ti
prometto
un
mondo
più
bello
,
ti
voglio
bene
,
Dalia
»
.
Bisogna
dire
che
l
'
eco
del
titolo
del
film
di
Benigni
ha
fatto
scuola
:
«
Ti
voglio
bene
»
era
dovunque
.
E
deve
avere
influenzato
anche
quel
confidenziale
,
personale
«
ciao
Enrico
»
dell
'
«
Unità
»
,
così
nuovo
in
un
giornale
che
fu
paludato
fino
alla
tristezza
.
Molti
cartelli
del
tenore
«
Grazie
Enrico
per
quello
che
ci
hai
insegnato
»
e
drammatico
quello
che
promette
:
«
Senza
di
te
,
senza
perderti
»
.
I
cortei
si
sono
mossi
ininterrottamente
,
come
fluidi
continui
.
Al
Circo
Massimo
í
primi
malori
.
I
«
compagni
medici
»
intervengono
spesso
.
Ed
ecco
í
portuali
di
Genova
,
di
Riva
Trigoso
,
gli
stessi
che
udirono
il
comizio
del
giorno
prima
di
Padova
.
A
Cinecittà
si
raduna
il
popolo
del
Sud
.
Centinaia
di
pullman
che
vengono
da
Bari
,
Brindisi
,
Matera
,
Napoli
,
Potenza
.
Una
folla
eterogenea
che
ha
usato
pullman
di
gran
turismo
con
TV
e
toilette
,
oppure
vecchie
corriere
degli
anni
Cinquanta
.
C
'
è
stato
chi
si
è
preoccupato
di
raccogliere
le
cartacce
e
molte
donne
hanno
aperto
fagotti
di
viveri
.
Anche
da
Cinecittà
sono
partiti
a
migliaia
diretti
verso
piazza
San
Giovanni
,
attraverso
una
città
trasfigurata
.