Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
COMPRENDERE È PERDONARE? ( Abbagnano Nicola , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Comprendere e perdonare sono termini diventati , in certi campi della cultura contemporanea , quasi sinonimi . Non sembra possibile che si riesca a comprendere un essere umano senza perdonare i suoi errori e le sue colpe ; e che la condanna degli aspetti nocivi e ripugnanti della sua condotta mantenga la sua severità quando si sia scavato abbastanza a fondo negli aspetti più intimi della sua vita . Tutte le discipline antropologiche hanno oggi portato contributi importanti al chiarimento delle motivazioni che spiegano la condotta dell ' uomo cioè delle condizioni o delle forze che la provocano : l ' ambiente , l ' eredità , le circostanze , il carattere ecc. Ma al di là di queste motivazioni , la comprensione si presenta come un ' esigenza ancora più intima e radicale . Non si tratta soltanto di spiegare tale condotta come un qualsiasi fatto oggettivo o naturale : si tratta di avvicinarsi all ' uomo stesso , a qualsiasi uomo , quale che sia la natura morale del suo comportamento , con simpatia se non con amore ; di vivere in qualche modo con lui la sua vita o almeno di parteciparne il dinamismo ; di cogliere questa vita al modo in cui egli stesso la coglie nell ' intimità del suo essere e riuscire a vederla come egli stesso la vede . Ma se questo tentativo riesce anche parzialmente , non è possibile o almeno è difficile conservare nei confronti della persona così intimamente penetrata un atteggiamento di riprovazione e di condanna . L ' unico atteggiamento possibile per le manifestazioni di essa che appaiono ostili o maligne nei confronti degli altri esseri umani , è quello del perdono . Queste idee o idee simili a queste circolano in molti campi della cultura contemporanea ; ed anche nel campo dei giuristi i quali spesso parlano della necessità di comprendere la personalità del delinquente , di adeguare a questa comprensione le pene che la legge deve stabilire : e di trasformare tali pene da elementi di punizione o di mortificazione in elementi di recupero o , come si dice con parola solenne , di redenzione del delinquente stesso . Se si spingono al limite queste considerazioni il delinquente può essere considerato come un malato da curare , non come un essere ostile contro il quale la società ha il diritto di erigere la sua barriera . Tutto ciò ha spesso il felice risultato di fondare e promuovere la convinzione che le pene comminate a qualsiasi titolo a coloro che hanno infranto la legge non devono distruggere la loro dignità di esseri umani né rendere impossibile il recupero del loro rispetto verso se stessi e del rispetto degli altri verso di loro . Non devono , in altri termini , ridurli a bestie o a cose di cui si può fare ciò che si vuole . Le considerazioni che seguono non intendono indebolire questa convinzione o limitarne la validità , ma soltanto discutere la connessione di cui si è parlato tra comprendere e perdonare . Alla base di questa connessione c ' è una precisa filosofia del comprendere . Comprendere una persona significa , secondo questa filosofia , non solo mettersi al posto di tale persona ma coincidere con essa , partecipare alla sua vita e soprattutto alle sue emozioni come se fossero la nostra vita e le nostre emozioni . Identificarsi con l ' altra persona è allora il compito del comprendere . Ma per l ' appunto questa identità rende impossibile il giudizio e la condanna . Non posso condannare e neppur giudicare una vita o un comportamento di cui io riesca a partecipare intimamente , con cui io riesco a identificarmi . I fatti ci dicono , certo , che un uomo riesce a giudicare e condannare anche se stesso o almeno certe manifestazioni della sua vita . Ma non è questo possibile proprio perché egli non riesce a identificarsi ( a vedere il vero « se stesso » ) nelle manifestazioni che giudica e condanna ? Quando l ' uomo comprende veramente se stesso o l ' altro , non può giudicare o condannare se stesso o l ' altro perché manca la distanza o l ' estraneità che rende possibile il giudizio o la condanna . Sicché il problema si riduce a questo : comprendere qualcosa significa identificarsi con essa ? Ora , posto in questi termini , il problema esige risposta negativa . Le ricerche di Max Scheler sulla natura della simpatia , che è comprensione emotiva , hanno mostrato come tale comprensione non esige identità , ma diversità . Due persone che hanno lo stesso mal di denti o partecipano ad un eguale dolore non perciò si comprendono , per quanto i loro stati siano identici : come non si comprendono quelle trasportate da un contagio emotivo , per esempio da un sentimento di panico o da uno scoppio di risa . Invece la pietà , che è autentica comprensione emotiva , non consiste nel provare lo stesso dolore dell ' altro o vivere nella sua stessa situazione ma assumere un atteggiamento emotivo cui quel dolore o quella situazione è presente pur nella sua diversità . Giustamente Scheler osservava che la condanna che alcuni filosofi ( come Spinoza e Nietzsche ) hanno pronunciato sulla pietà , che moltiplicherebbe senza scopo il dolore , deriva dal falso concetto della pietà come identità nel dolore mentre essa è un ' emozione a parte , che è stimolata dall ' altrui dolore ma non si identifica con esso . Ma la comprensione non è soltanto un fatto emotivo . In generale , comprendere una persona è cosa che permette di rispondere a domande come questa : « Come ha potuto quella persona compiere quell ' azione ? » . Ora la risposta a questa domanda consiste nel determinare le condizioni che hanno resa possibile l ' azione in esame : nel determinare cioè le forme concrete , particolari della possibilità dell ' azione . La persona ha potuto compiere quell ' azione perché nella situazione in cui si è trovata le sue scelte si sono orientate in un modo anziché in un altro ; e si sono orientate così per altre circostanze o condizioni di cui si possono chiarire i caratteri . Ma a questo livello di generalità il comprendere non è neppure un ' operazione che concerne soltanto gli uomini come tali . Si comprende un teorema di matematica , una teoria fisica , un concetto qualsiasi quando si afferra la possibilità dì queste cose ; la connessione del teorema con gli altri teoremi , il problema cui la teoria fisica risponde , la funzione di descrizione o di previsione cui un concetto è chiamato in un certo campo del sapere . E in tutti questi casi comprendere non significa affatto identificarsi con ciò che si comprende o coincidere con esso . È un ' operazione o una serie di operazioni che lasciano integra la diversità tra chi comprende e l ' oggetto del comprendere e consistono nel chiarire le condizioni che rendono possibile quest ' oggetto . Ora se è così , comprendere non significa , per ciò che riguarda gli uomini , necessariamente perdonare . Può anzi condurre a una condanna più grave o più radicale : come accade quando la messa in luce dei modi in cui un ' azione è stata effettuata e dei moventi che l ' hanno suggerita suscita ripugnanza , orrore o raccapriccio , e rafforza la convinzione che contro quelle forme d ' azione la società deve essere energicamente difesa . È ben certo che non si può giudicare un uomo senza comprenderlo , perché la comprensione è la condizione indispensabile affinché quel giudizio non decada da un misurato atto di ragione a una reazione incontrollata e brutale . La comprensione è la base , l ' unica base possibile , di ogni equo giudizio che l ' uomo può dare di se stesso e degli altri . Ma con ciò ancora nulla è detto circa la natura di questo giudizio , che può essere di condanna o di assoluzione , di simpatia o di ripugnanza , a seconda dei casi : ma non può essere eliminato o reso nullo da un abbraccio universale che includa indiscriminatamente il tiranno ed il martire , l ' assassino e la vittima . L ' uguaglianza degli uomini , che è il postulato fondamentale della nostra morale e dei nostri ordinamenti giuridici , esige che ogni uomo sia compreso prima di venire giudicato . Ma gli uomini sono diversi perché effettuano scelte diverse , talora anche nelle identiche circostanze , nel corso della loro vita . È questa diversità che , per comprenderli , bisogna afferrare e mettere in luce . Si può certo assumere come ideale la volontà di perdonare a tutti e a ogni costo ; ma si può far questo non in base al comprendere , che diversifica e discrimina , ma perché si prescinde completamente da esso .