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LA FORTUNA ( Abbagnano Nicola , 1964 )
StampaQuotidiana ,
In un capitolo del Principe , Niccolò Machiavelli , dopo aver riportato l ' opinione diffusa che tutte le cose del mondo siano governate dalla fortuna sicché l ' uomo non possa apportarvi né correzione né rimedio , dichiara che , per suo conto , è stato incline a questa opinione e che solo per non negare completamente la libertà umana è giunto a concludere che la fortuna è arbitra della metà delle azioni umane e che essa lascia governare agli uomini l ' altra metà o pressappoco . Anche oggi , forse , come ai tempi di Machiavelli , molti inclinano a credere che la fortuna è l ' arbitra esclusiva delle vicende umane . La variabilità di queste vicende , la rapidità delle trasformazioni sociali e politiche , l ' instabilità delle istituzioni e dei costumi , l ' incertezza del destino personale di ciascun individuo non sono certo diminuite dai tempi di Machiavelli ed anzi appaiono oggi ancora più radicali . La parte della fortuna nelle faccende dell ' uomo sembra maggiore del cinquanta per cento che Machiavelli voleva attribuirle . La grandezza , la decadenza e la fine delle civiltà , dei popoli e degli Stati , la miseria e il benessere delle popolazioni , la riuscita o l ' insuccesso degli individui , la loro nascita e morte , le loro vicende significative o banali , sembrano in larga misura dovute a quel fattore ignoto , talora benevolo tal altra maligno , ma sempre minaccioso o sconcertante , perché su di esso non si può fare affidamento , che diciamo « fortuna » . Certo , degli eventi che si attribuiscono alla fortuna si possono cercare e trovare le « cause » . La fortuna , come il suo stretto parente , il caso , non significa assenza di causalità . I filosofi , da Aristotele in poi , sono stati concordi su questo punto . Un uomo esce di casa a una certa ora ; questo è un fatto che ha le sue cause cioè la sua motivazione : egli deve recarsi al lavoro o a un appuntamento o ha un altro motivo qualsiasi per uscire . Una tegola cade da un tetto ; questo fatto ha le sue cause : l ' azione del vento o delle intemperie e la forza di gravità . Ma l ' incontro di questi due fatti , che accade quando la tegola cade in testa a quell ' uomo , non è prevedibile né in base alla prima , né in base alla seconda delle serie causali che lo provocano : perciò si dice che è dovuto al « caso » e che l ' uomo è stato « sfortunato » a passare di li in quel momento . Analogamente il movimento della roulette che fa fermare la pallina su un certo numero è dovuto alle leggi meccaniche , mentre alla preferenza del giocatore ò dovuta la puntata che egli fa su quel numero ; ma l ' incontro delle due causalità costituisce la « fortuna » del giocatore stesso . L ' imprevedibilità sembra costituire il carattere proprio di questi incontri casuali , fortunati o sfortunati che siano , tra diverse serie di eventi . I due eventi che si incontrano sono , ciascuno per suo conto , prevedibili cioè spiegabili in base alle cause o ai motivi che li determinano ; ma non è prevedibile il loro incontro perché non si verifica con frequenza sufficiente a stabilire un ' uniformità di accadimento . Ora tale imprevedibilità può essere interpretata in due modi diversi : può , in primo luogo , essere considerata come un semplice frutto dell ' ignoranza in cui l ' uomo si trova di fronte a molti dei fattori che agiscono nel mondo ; e in secondo luogo può essere considerata come una indeterminazione reale , inerente al fatto che le maglie della rete causale sono troppo larghe e non arrivano a stringere o a contenere tutti i fenomeni sicché un certo numero di essi sfugge alla rete e si comporta come vuole . La differenza tra queste due interpretazioni non è puramente accademica . Secondo la prima , l ' azione del caso ( o della fortuna , la quale non è che l ' azione del caso nelle faccende umane ) può essere ridotta e , al limite , eliminata mediante la riduzione o l ' eliminazione dell ' ignoranza e l ' estendersi della conoscenza a un numero sempre maggiore di fattori causali . Secondo l ' altra , il caso è , in qualche misura , ineliminabile perché è un ' imperfezione reale dell ' ordine oggettivo , e si annida nelle falle della stessa connessione causale . Tra queste due interpretazioni , la scienza e la filosofia contemporanea propendono per la seconda . La considerazione probabilistica che si estende oramai a tutte le branche fondamentali della conoscenza scientifica , dalla fisica atomica alla biologia ; alla psicologia e alla sociologia , si fonda sul presupposto che i fatti non sono determinabili e prevedibili uno per uno ma soltanto nei loro insiemi , nelle loro medie statistiche . Le maglie della catena causale , di cui si avvalgono oggi le scienze nella spiegazione e nella previsione dei fatti , sono , in altri termini , assai larghe : ad esse sfugge , si può dire , ogni fatto che sia considerato nella sua individualità . La considerazione probabilistica , come considerazione statistica che concerne sempre un numero di fatti abbastanza grande , non dice nulla sul comportamento di un fatto singolo . Sappiamo , per esempio , dall ' andamento delle medie statistiche degli anni passati , il numero probabile degli individui che si sposeranno o prenderanno la laurea l ' anno venturo ; ma questa conoscenza non ci dice affatto che il signor Tizio l ' anno venturo si sposerà o il signor Caio prenderà la laurea . Le unità individuali che entrano a comporre le medie statistiche che costituiscono l ' uniformità e le leggi cioè gli oggetti veri e propri della scienza , sfuggono , proprio nella loro individualità , alle uniformità e alle leggi : praticamente , rimangono i soggetti del caso . Ciò vale per un singolo elettrone come per un singolo uomo . E se è così , se la scienza non può fare a meno del caso , il vecchio concetto della fortuna che domina le faccende umane non è solo un pregiudizio da ignoranti . La consapevolezza che la fortuna gioca una parte importante è profondamente radicata nella società contemporanea . Essa assume la forma di quel « senso d ' insicurezza » che spesso viene addotto ( e non a torto ) come un contrassegno specifico della società contemporanea ; o di quel senso del rischio che viene teorizzato da molte filosofie contemporanee . Ma non è detto che tale consapevolezza debba condurre gli uomini soltanto a un pessimismo contemplativo e passivo , alla rinunzia ad ogni intervento nel corso delle cose . Il lasciar fare , l ' abbandonarsi alla fortuna , è un atteggiamento sempre possibile , nonché una facile tentazione per chiunque ; ma è pure possibile , e certo più promettente , l ' atteggiamento opposto di chi è deciso a trar partito dalla stessa molteplicità dei casi o delle occasioni che la fortuna può offrire . Possiamo limitarci a fare contro i colpi della sorte gli scongiuri di rito o a fidare nell ' oroscopo quotidiano che i giornali ci danno , anche se , in un mondo in cui gli astri sono a portata di missile , è difficile credere ancora che siano depositari di occulte influenze . Ma possiamo anche accettare la sfida che la fortuna ci getta e rispondervi con le armi che abbiamo a disposizione . Possiamo prevedere , in una certa misura , le linee di tendenza dei fatti e prepararci ad affrontare le situazioni future per correggere quelle tendenze o portarvi rimedio o adeguarle , per quanto è possibile , ai nostri umani interessi . Il bisogno della progettazione , così profondamente radicato oggi in tutti i campi dell ' attività umana , nasce appunto da questo atteggiamento di libera reazione alla fortuna e da una ragionevole fiducia nei mezzi di cui la ragione umana dispone . Certamente , qualsiasi progettazione può non riuscire e sul suo esito finale la fortuna dirà la sua . Ma , come ancora osservava Machiavelli , essa manifesta la sua potenza soprattutto là dove non c ' è « ordinata virtù a resisterle » ; ed è sempre meno rovinosa quando gli uomini hanno pensato per tempo a elevare contro di essa argini e ripari , adeguati .