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La giusta via ( Jemolo Arturo Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Vorrei che il raduno della Resistenza non fosse soltanto una cerimonia ufficiale ed un corteo per le vie di Roma ; ma incitasse tutti gli italiani ad una giornata di meditazione . Man mano che gli anni passano , ci è sempre più chiaro che la Resistenza non fu un semplice fatto di lotta interna , la vittoria di una parte sull ' altra . Quando diciamo che la Resistenza è stata una prova positiva data dal popolo italiano , ed un momento saliente della sua storia ( non oso dire un momento felice , pensando ai lutti ed ai dolori senza fine che l ' hanno accompagnata ) , non pensiamo più con rancore a chi era dall ' altra parte , a quelli che sono stati i vinti della Resistenza . Tredici , quattordici anni sono passati , i rancori sono spenti . Pensiamo semplicemente alla prova che il popolo italiano diede di saper scegliere la giusta via , alle testimonianze di coraggio , di bontà , d ' intelligenza ch ' esso fornì . Il popolo italiano scelse una via . Non rende esattamente la storia il dire che si divise . Perché da una legalità , da un regime onnipotente , da strutture saldissime durate venti anni , non sorsero che le gracili impalcature della repubblica sociale e delle sue scarse milizie , fittizie strutture all ' ombra dell ' esercito tedesco ; non una banda , non un ' ombra di guerriglia dove i tedeschi avevano sgombrato . La resistenza contro un nemico ancora forte , a cui favore avrebbe ancora potuto volgersi la sorte delle armi , contro un nemico da cui non si poteva sperare clemenza né pietà , la guerriglia con mezzi rudimentali , con operazioni disperate , si ebbe da una parte sola . E dietro di essa c ' era tutto il popolo italiano , in una infinita gradazione , da quegli che non avrebbe mai ucciso , ma rischiava spargendo chiodi dove dovevano passare le camionette tedesche , a quegli che nulla sapeva se un tedesco od un fascista l ' interrogava , ed avrebbe negato il sole di mezzogiorno pur di non nuocere con una risposta alla resistenza armata , a quegli che nascondeva con un pericolo il ricercato , giù giù , fino a quegli che si limitava ad ascoltare la Radio Londra , o che , neppure rischiando questo , opponeva un viso inespressivo ed uno sconcertante silenzio all ' amico fascista che versava nel suo seno le proprie speranze . Chi rammenta quei giorni , ben sa che l ' anima dell ' Italia la si coglieva tutta nell ' ambito dell ' antifascismo . Vi confluirono movimenti disparatissimi , che mai prima si erano incontrati , e mai più si sarebbero ritrovati concordi . E qui pure vorrei cessasse la gara - oggi , non allora , accesasi - dei meriti reciproci . Riconoscendo lealmente che nelle azioni di guerra ebbero parte soverchiante gruppi e movimenti , di cui il partito oggi dominante non può certo considerarsi l ' erede ; ma soggiungendo subito che la Resistenza non può ridursi all ' azione armata ; e che in opere di bontà , nel nascondere i ricercati , gli ebrei , nello sfamare chi non aveva tessera , tutti concorsero ; ed il clero italiano , secolare e regolare , scrisse una sua pagina bellissima . Le azioni di bontà , ch ' erano anche di coraggio civile , di superamento d ' inibizioni legalitarie , di scoperta d ' un imperativo morale che era diverso da quello di tutte le formule insegnateci e talora ad esse opposto ( penso al giudice , al prete , al vecchio ufficiale , che concorrevano a formare l ' atto notorio falso per dare un documento di riconoscimento od una tessera alimentare al perseguitato ) : meritano di venire ricordate accanto alle gesta di guerra . Ma la Resistenza non era cominciata nel '43; si protraeva dal '22 , qui pure con vari gradi . E se dobbiamo chinare la fronte rispettosi dinanzi a quelli che affrontarono il carcere o la povertà nell ' esilio , ai protagonisti della fuga di Turati e della evasione di Rosselli ; se dobbiamo ricordare con ammirazione i pochissimi che rifiutarono il giuramento di fedeltà al regime ( Martinetti , Raffini padre e figlio , De Sanctis , Levi della Vida , Volterra , Nigrosoli , Buonaiuti , Venturi , De Viti de Marco , Carrara , G . Errera , che lasciavano la cattedra che tanto avevano onorata ) , gli operai che rischiavano tutte le vessazioni per non prendere una tessera , per continuare a festeggiare clandestinamente il 1 . Maggio : dobbiamo anche avere presente che il regime si sentiva debole ed in pericolo perché sapeva che dietro quest ' animosa resistenza ce n ' era un ' altra che portava il suo distintivo , che non voleva rischiare , ma che gli negava la propria anima . Non si possono certo paragonare gli uni agli altri , quelli che generosi osarono e quelli che non vollero cimentarsi . Ma lo storico deve pur cogliere che se il fascismo restò con una intrinseca debolezza , fu perché sempre seppe che tra gli italiani che vestivano i giorni di comando l ' orbace e facevano il saluto romano , moltissimi non erano illusi . Non credevano nell ' impero , non nell ' autarchia , non nella volontà di potenza che spezza le leggi economiche ; e quando sorse l ' Asse , ebbero chiarissima la visione che la sua vittoria sarebbe stata la peggiore delle sventure per l ' Italia e per il mondo . Prova d ' intelligenza , questa di aver saputo resistere ad una propaganda di ogni giorno e di ogni ora , cui purtroppo recavano il loro contributo scrittori ed accademici illustri ( non tutti , ma alcuni sì ) , che aveva a sua disposizione tutta l ' editoria , tutta la stampa , tutti i mezzi di diffusione . Prova di un certo coraggio , morale ed intellettuale , quella di compiere lo strappo rispetto ad un abito mentale , è non augurarsi la vittoria del paese sceso in guerra , intravedendo un ' Italia che ha una storia millenaria e che avrà ancora secoli e secoli di vita , e sapendo distinguerne le sorti da quelle dello Stato uscito da tutta la sua tradizione per contrarre un ' alleanza errata . Ma anche segno di un profondo senso morale , conferma che Manzoni e Mazzini sono carne della nostra carne , la ripugnanza ai sistemi del nazismo ; il dire " no " all ' apoteosi della violenza , alla conquista , ad un sogno di dominazione su riluttanti ; il diniego deciso che la quasi totalità degli italiani ( meno pochissimi , che qui si resero davvero estranei al loro popolo ) opposero alla persecuzione razziale . In questo giorno penso anche ai vinti della Resistenza : con pietà per quelli che furono i loro caduti . Ogni uomo di coraggio , chiunque cade per la sua idea , chiunque accetta rinunce pur di non mutare bandiera , merita un riconoscimento . E distinguiamo moralmente i fascisti che sono rimasti fermi nelle loro posizioni , da quelli che hanno accettato ogni camuffamento , pur di restare a galla . Non possiamo andare più in là ; non cadere in un agnosticismo . Che tutte le cause possano avere dei martiri , non permette di conchiudere che tutte siano eguali . Non si può credere nella fraternità degli uomini , accarezzare l ' ideale di popoli pacifici , che abbiano deposto per sempre le armi della guerra , ritenere superiori ad ogni altro gli ordinamenti liberi , e giudicare fecondo il sacrificio di chi cadde combattendo contro questi ideali . Quanto a quelli che furono uniti tra il 1943 ed il 1945 ed oggi si ritrovano , sarebbe contro la storia e contro le leggi della vita augurarsi che possano promettere di non combattersi . Gli anni sono passati ; le aspirazioni che gli uni e gli altri hanno oggi , sono inconciliabili . Vorrei solo si guardassero come i commilitoni che sono pur stati ; e promettessero di combattersi da soldati : dichiarandosi i propri obiettivi , dando il bando alle reciproche calunnie , non risparmiandosi anche colpi rudi , ma rispettandosi ed ignorando l ' odio .