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Il concordato è immutabile? ( Jemolo Arturo Carlo , 1962 )
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La Corte Costituzionale non ha deciso la questione se l ' articolo 5 del Concordato , nella norma per cui " i sacerdoti apostati o irretiti da censura non potranno essere assunti né conservati in un insegnamento , in un ufficio od in un impiego , nei quali siano a contatto immediato col pubblico " , resti in vigore sotto l ' impero della Costituzione repubblicana . La Corte ha ritenuto che la questione non le fosse stata sottoposta da un organo giurisdizionale , e quindi non fosse suscettibile di esame secondo la sua legge fondamentale . Non dubito dell ' esattezza dell ' applicazione di questa , compiuta dall ' altissimo organo ; ma credo pure non sia irriverente pensare che i membri della Corte siano stati lieti di non dover emettere una decisione che , quale fosse , sarebbe dispiaciuta ad una notevole parte degl ' italiani . Per molti cattolici tutto ciò che possa apparire scalfittura del Concordato sembra menomazione di una posizione faticosamente raggiunta , e che occorre ad ogni costo conservare intatta . Ad ogni spirito liberale ripugna invece l ' idea di una degradazione civica inflitta per una crisi di coscienza , per un mutamento di convincimenti per la perdita della fede ; e si rende conto della puerilità della giustificazione , che il prete è tale avendo assunto liberamente uno stato che non si può dismettere ; quasi che la libertà dei convincimenti potesse essere compatibile col divieto di mutarli , quasi il diritto dello Stato potesse riconoscere impegni con cui 165 f Arturo Carlo , jemolo alcuno promettesse che non muterà mai d ' idea o di partito , quasi infine che pure i granduchi russi e gli arciduchi austriaci non potessero rinunciare e divenire comuni cittadini . Il giurista sa l ' innegabile contrasto tra l ' art. 5 del Concordato e le norme della Costituzione che garantiscono la libertà di pensiero , bandiscono ogni discriminazione su motivi religiosi , sul terreno giuridico chi difende il vigore dell ' art. 5 parla di un ordine pubblico concordatario che prevale sull ' ordine pubblico della Costituzione ; tesi ostica a chiunque senta poco o molto lo Stato . C ' è una via d ' uscita , tra l ' attaccamento di molti cattolici ad ogni clausola del Concordato ed il sentire liberale : comune anche a molti altri cattolici , che amerebbero più il Concordato se non recasse quell ' articolo ( di cui poi i prefetti hanno ampliato la portata , facendone derivare anche una ineleggibilità a consigliere comunale , che non è ufficio che ponga a contatto immediato col pubblico ) ? Crederei di sì . Trattati internazionali , concordati , leggi , restano cosa viva fino a che abbiano una rispondenza nella coscienza nazionale Si può curarne la vitalità , vigilando su questa rispondenza e modificandoli man mano ; si può avere il culto del documento o , più spesso , la pigrizia , la paura , di rimettere le mani in un lavoro non facile , di muovere acque stagnanti . Nel secondo caso , talora il buon volere delle parti supplisce ; la modifica , l ' adattamento segue in fatto ( sarebbe così possibile una disapplicazione dell ' art. 5 , che seguisse d ' accordo tra autorità statali ed autorità ecclesiastiche , convinte queste che meglio vale non sia applicata una norma che può rendere impopolari i Patti Lateranensi ) . Ma talora nulla si fa ; ed il documento si dissecca , il suo contenuto appare sempre più remoto dal sentire comune ; al momento della prova , la pergamena va in briciole ( la vicenda della Triplice Alleanza ) . Chi scrive è un superstite separatista , convinto che ogni legame giuridico tra Chiesa e Stato nuoccia ad entrambi ; soffrì alla stipulazione del Concordato , anche per ciò che in quel momento significava . Ma sa pure che questa fede separatista siamo ormai in ben pochi ad averla ; che i più degl ' italiani sentono pochissimo il problema dei rapporti tra Stato e Chiesa , meno che un secondario problema economico . Non ignora che una denuncia del Concordato turberebbe moltissimi ; quasi certamente si accompagnerebbe ad una ripresa di quell ' anticlericalismo becero e povero d ' idee che fioriva agli inizi del secolo , ed il cui ricordo gli è odioso . Mi augurerei quindi che il Concordato non restasse imbalsamato , subisse man mano modifiche ed adattamenti . Il primo potrebbe essere l ' abrogazione di quella parte dell ' art. 5 e la rinuncia dello Stato a quei controlli nelle nomine di vescovi e di parroci che il Concordato gli dà e che non credo usi . Nell ' Italia del 1929 era consono allo spirito del regime non ammettere problemi di coscienza , punire ogni sorta di eresia ( quelle politiche anzitutto ) , ed anche coltivare l ' ideale napoleonico , i vescovi prefetti in sottana . Nel 1962 tutto questo è distaccato dalla realtà , è in contrasto col sentire dei cittadini e dei credenti . Sarebbe un reale successo di un governo democristiano varare una tale modifica del Concordato , che , conchiusa d ' accordo tra i due poteri , andrebbe approvata con legge ordinaria . Amerei vedere questo atto : che ricevesse le sanzioni di Giovanni XXIII , il Pontefice più aperto , più comprensivo , più fiducioso nell ' espansione che può avere la religione su terreno democratico , in paesi liberi , nelle conquiste che può ivi realizzare , e di Segni , cattolico praticante da sempre ( presidente della Unione dei giuristi cattolici ) , e sempre antifascista , senza compromissioni . Al rammarico dei fascisti che vedrebbero modificata quella che resta la struttura più intatta del regime , e della sparuta minoranza di cattolici che ancor crede nella efficacia benefica del braccio secolare , farebbe riscontro il consenso dell ' enorme maggioranza degl ' italiani . Confido che dalle due parti non si disattenda questa possibilità di rinvigorire una struttura cui entrambe tengono .