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Leggi della Chiesa e legge dello Stato ( Jemolo Arturo Carlo , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Come il cielo di primavera talora a brevi intervalli passa dal sereno al grigio cupo , così è tra noi di quelli che si sogliono chiamare rapporti tra società civile e società religiosa . Epoca giovannea continuata dal successore ; fine dell ' era costantiniana ; apertura ; rifiuto da parte della Chiesa del potere politico ; si può parlare di tutto , discutere di tutto ; colloquio tra cattolici e protestanti , tra credenti e laici ; si cerca onestamente di vedere ciò che può esserci di buono , di sano , nel sentire dell ' avversario . È il cielo sereno . Ma poi , si prospetti un disegno di legge sul divorzio , od un magistrato affermi in una sentenza che alla base del diritto statale v ' è un ' etica , un buon costume senza impronta confessionale , ed a questo soltanto i cittadini sono tenuti a conformarsi ; ed ecco si sente subito il brontolio del tuono . Altro che epoca giovannea ; torniamo indietro di centosedici anni . 1850 . il foro privilegiato per gli ecclesiastici è un ricordo remoto nei paesi più cattolici , la Restaurazione non Io ha risuscitato ; né in Francia né nel Belgio né in Austria i più zelanti degl ' interessi della Chiesa pensano a reclamarlo . Ma quando il Piemonte vuole sopprimerlo è la rottura , i rapporti fra Stato e Chiesa con la legge Siccardi si guastano irrimediabilmente , occorreranno tre quarti di secolo perché si ricompongano . 1966 : quasi tutti gli Stati europei hanno il divorzio , nessun partito cattolico , nessun episcopato pensa nei paesi dove esiste a porre sul tappeto la questione della sua soppressione , accettano che il precetto della indissolubilità senza eccezioni sia precetto religioso , vincolante i credenti come ogni comandamento di Dio , ma senza coercizione statale ; in Italia non se ne deve parlare . Intendiamoci . E proprio porsi sul terreno teologico - un precetto assoluto , di diritto divino ; obbligo dello Stato di conformare le sue leggi ad un tale precetto - parlare di un problema del divorzio genericamente . Su un terreno di opportunità umana , di convenienza politica , non si possono considerare che singoli modelli di legislazioni che consentano il divorzio ( già istituire un ufficio del pubblico ministero analogo al difensore del vincolo nei tribunali ecclesiastici , volto ad evitare inganni , darebbe un aspetto a sé ad una legge sul divorzio ) . E si può essere in massima antidivorzisti , anche per ragioni non religiose , nel senso che è ben possibile ispirare pure una morale laica al concetto del sacrificio , all ' austerità del soffrire insieme , e ritenere così che l ' infermità di mente di un coniuge non sia ragione per ridare la libertà all ' altro . Ma si finisce sempre di giungere a qualche caso estremo ( quello di chi ha sposato una straniera , e questa tornata al suo paese ha ottenuto il divorzio , si è risposata , è moglie e madre rispettata e felice , mentre il marito italiano rimane legato ) , in cui soltanto l ' argomento religioso , la forza del sacramento , la volontà imperscrutabile di Dio , può giustificare l ' indissolubilità . Ed il punto è proprio quello se lo Stato possa imporre anche ai non credenti la soluzione che abbia una base puramente religiosa . Discorso parallelo può farsi sulla questione : morale cattolica o morale della società civile ? La nostra società si è formata nella matrice del cattolicesimo , e , a parte conati di punte estreme che non hanno mai attecchito , non c ' è divario tra credenti e non credenti intorno alla quasi totalità dei precetti morali . Quando si discute sul Codice Penale , sul mantenimento o no di certi reati ; o quando in sede disciplinare si vuole accertare se il comportamento di un impiegato sia da tacciare come immorale , non si avvertono contrasti tra credenti e non credenti . Grazie a Dio , direi la totalità del popolo italiano - e non prenderei troppo sul serio le divagazioni di adolescenti - sa che un libero amore , una venere vaga , è il ritorno all ' animalità , la distruzione delle basi stesse della società . I divari nascono su pochissimi punti di sostanza - così la limitazione delle nascite - e su alcuni criteri di condotta politica : punibilità dell ' adulterio , o mera sanzione civile , considerandolo come causa di separazione ? Libertà di discutere di tutto , apertamente , o riserbo su certi problemi , non scriverne in giornali o libri che possano andare per le mani di chiunque ? Come vietare spettacoli che potrebbero essere eccitanti dell ' erotismo ( ma molti daremmo il primo posto nella nostra preoccupazione alla eccitazione alla violenza , che del resto è sorella carnale dell ' erotismo ) ? È qui che una sentenza ha potuto dire - e siamo moltissimi , anche credenti e praticanti , a consentire - che per il magistrato ( che personalmente può essere uomo piissimo ) non ci dev ' essere che la morale desumibile dal complesso dell ' ordinamento dello Stato . Per il credente non ci sono morali , ce n ' è una sola , si obietta . Sì , ci sono i precetti eterni , accolti nei testi sacri ; l ' amore per gli altri ; il sacrificio ; il superamento di tutti gli appetiti carnali , dal sesso alla gola , alla brama del potere e delle ricchezze , per conseguire la libertà dalle passioni ; cercare la verità , realizzare la giustizia . Ma le applicazioni di quella precettistica eterna mutano continuamente nel tempo ; ma i dubbi sull ' attuazione pratica della regola , sono quotidiani . Strano che dei credenti non si domandino se sarebbe necessaria una Chiesa docente , ove tutto fosse così chiaro e semplice come a volte affermano essere ; non riflettano che le trite accuse anticlericali all ' opera della Chiesa nei secoli dipendano dall ' incomprensione di ciò ch ' è lo spirito , il diffuso sentire di ogni epoca , attraverso cui faticosamente anche i santi , anche gli spiriti più illuminati , riescono a fare penetrare un po ' di luce . Il credente sa che Dio si rivela man mano agli uomini ; l ' ottimismo cristiano è nel credere che gli occhi degli uomini si stiano aprendo gradatamente alla luce ; che , se anche le azioni non seguano immediatamente , il senso del bene e del male vada man mano affinandosi . Per tornare al contrasto tra chi ritiene che il precetto religioso debba dominare la legislazione civile e chi lo vuole imperativo solo per i credenti : se dal lato cattolico si possono rievocare prese di posizione analoghe di oltre un secolo fa , manca ogni parallelo dell ' altro lato . Qui c ' è vero distacco . All ' inizio del secolo anche il socialismo accanto alle rivendicazioni economiche poneva una serie di premesse ideologiche : molte campagne che oggi paiono assurde ( Oddino Morgari che voleva far fischiare lo zar , un disprezzo becero dei valori religiosi ) , l ' antimilitarismo , le campagne contro la massoneria e contro il duello , condotte accanto alla lotta sindacale . Oggi lo sblocco dei fitti ha ben maggiore importanza del divorzio e della obiezione di coscienza . Certo è così per i più ; ma la vera democrazia consiste proprio nel seguire i più ? La Repubblica sociale di Mussolini fu larga di Stato e Chiesa promesse ai lavoratori ; ma trovò una generazione di operai e contadini che ancora sentiva esserci qualcosa di più importante delle conquiste sindacali . Forse ignoravano persino il nome di Croce , ma avrebbero detto con lui che ascoltare o no la Messa è più importante che conquistare Parigi .