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Libertà religiosa e spirito di carità ( Jemolo Arturo Carlo , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Ha avuto giusta eco il discorso del cardinale Bea alla Università " Pro Deo " , specie nel passo in cui ricorda come il segretariato per l ' unione dei cristiani abbia preparato uno schema da proporre al Concilio sul tema della libertà dell ' uomo di seguire anche in materia religiosa solo la propria coscienza , sul dovere dell ' individuo e della società di rispettare tale libertà ed autodecisione . Forse le parole più salienti del discorso sono quelle che insistono sui due doni che debbono sempre restare congiunti : « L ' amore della verità e l ' amore della persona , cioè la carità del prossimo ... L ' amore della verità , senza carità , diviene intollerante e respinge . La carità senza la verità è cieca e non può durare . La grazia che il credente deve impetrare da Dio è anzitutto " l ' armonia tanto difficile da realizzarsi : tra l ' amore della verità e la carità ... " » . Non so se sia caso , o riserbo , il discorso non è stato riprodotto dall ' Osservatore Romano . Esso è meno ardito di quanto potrebbe sembrare , se si riflette che la Chiesa ha sempre considerato come dogma fondamentale , da cui deriva la responsabilità dell ' uomo , quello della libera scelta , del nessun valore del gesto coartato . Non si salva l ' anima di alcuno legando il suo corpo per impedirgli di compiere il male cui anela . Ma in altri punti ci sono stati lenti , non sempre facilmente coglibili , mutamenti . Si è sempre ammesso in teoria che si possa errare per ignoranza , in buona fede ; solo , per lunghissimi periodi , fin quasi ai giorni nostri , si stentava a riconoscere questa buona fede ; gli eretici erano incalliti nell ' errore , perché attraverso le Scritture che professavano di venerare dovevan riconoscere la verità della fede cattolica , anzitutto il magistero del Pontefice ; pervicaci gli ebrei , nel non voler constatare , attraverso i loro Profeti , che con Gesù era venuto il Messia ; imperdonabili gli atei , perché con gli argomenti della ragione dovevano pervenire all ' esistenza di Dio , ai principi fondamentali della fede , da cui , per corollari , si giunge a tutta la dottrina della vera religione . Molte generazioni di teologi , di pastori , fino ad epoca vicina a noi , hanno creduto in questo splendere della verità , che occorre chiudere volutamente gli occhi per non scorgere . Ma l ' evidenza finisce sempre d ' imporsi ; anche quella che gli argomenti della logica formale non hanno la penetrazione che poté attribuir loro un tempo il cattedratico ; che in ogni ragionamento , appena si esca fuori dell ' ambito delle scienze fisiche ( e non giurerei neppure in questa esclusione ) c ' è un elemento passionale , una spinta fideistica , non eliminabile . Gli uomini di chiesa hanno dovuto constatare come argomenti che a loro , in virtù della formazione ricevuta , parevano irrefutabili , nulla dicevano a chi aveva ricevuto formazione diversa . I sempre più larghi contatti con il mondo di quelli che per la Chiesa sono i ciechi o gli erranti , han persuaso della loro buona fede . Le avversioni si sono attutite . Altro discorso : a giustificare la intolleranza si è sempre addotta la necessità di difendere dall ' errore le masse , i giovani , gl ' inesperti . Padre Taparelli oltre cento anni or sono ne L ' esame critico degli ordini rappresentativi , rispondeva agli assertori della libertà di opinioni : chi oppone che non si può strappare con la forza l ' assenso degli intelletti , non si rende conto " che chi mette in catena il mostro dell ' errore , come chi mette la musoliera all ' orso , non pretende convertire la fiera , ma camparne i galantuomini " . Diciassette anni or sono , L ' Osservatore Romano rispondeva quasi con i medesimi termini a quanti , alla morte di Buonaiuti , si erano lagnati che l ' intransigenza ecclesiastica non gli avesse permesso di risalire sulla cattedra : dovere della Chiesa , il preservare i giovani dall ' errore . Ma già nel secolo scorso veniva innanzi la famosa distinzione della tesi e dell ' ipotesi ; cioè vera in massima la tesi del dovere di chiudere il varco all ' errore ; doversi però fare l ' ipotesi che quest ' atteggiamento generi tali contrasti , tali reazioni , avversioni alla Chiesa , da risultare un maggior male . Oggi ricorre sempre più , almeno nei paesi liberi - ché i regimi totalitari sono ancora sul terreno del chiudere la bocca a quelli che per loro sono gli erranti - , il presupposto dello scandalo dato dalla repressione del supposto errore . V ' è anche un lato teologico che normalmente si dimentica ; il rigorismo agostiniano scorgeva la massa dannata , da cui occorre staccarsi , per giungere a far parte del piccolo numero di salvati ; nel Trecento un Gregorio da Rimini era convinto del fuoco sensibile cui sarebbero stati condannati per l ' eternità gl ' infanti morti senza battesimo . Il cancellarsi di queste concezioni , una maggior fiducia nella comprensione e nella bontà di Dio , porta anche gli uomini più pii ad avere minor preoccupazione per la sorte di quanti , aspirando al bene , non trovassero la retta dottrina . Ma l ' antitesi tra liberali ed autoritari è antitesi che non verrà mai interamente meno ; non si supera con argomenti di pura ragione . Quanti siamo per la soluzione liberale , sappiamo di essere sospinti da una fiducia nell ' uomo , nella sua scintilla divina , che gli permetterà , sia pure attraverso lunghe traversie , di trovare la via migliore ; ed altresì da una simpatia spontanea per l ' uomo liberale , sempre pronto ad ascoltare , a comprendere , a rivedere le proprie posizioni ; fede è simpatia che altri possono non condividere . Contemporaneamente al discorso del card . Bea seguiva , cosa di ben minore importanza , un convegno dell ' associazione per la libertà religiosa : dove naturalmente si auspicavano diritti positivi rispettosi di tutti i convincimenti ; che riconoscano a tutti , appartenenti ad una fede od uomini che non si appellano a Dio , libertà di cercare proseliti . Ma nelle nostre conversazioni ci accorgevamo di essere divisi , tra quanti crediamo in un Dio che preghiamo , quanti hanno un vivo senso del sacro , che non riescono a fissare in una concreta religione , e quanti invece dichiarano di sentirsi pienamente appagati nell ' ambito della ragione , senz ' avvertire altri bisogni . Ed anche in un altro punto nelle nostre molto amichevoli conversazioni non eravamo concordi ; convinti tutti del dovere dell ' uomo di dichiarare al mondo le sue convinzioni , io assumevo il temperamento della pietà . Allo sdegno di alcuni per ciò , che la vedova di un nostro comune amico aveva voluto per lui funerale religioso , là dov ' egli mai era stato aderente alla fede cattolica , opponevo che se la povera donna ( che non aveva smentito inesistenti conversioni ) aveva tratto da ciò conforto , da quei funerali non era certo rimasto falsato il pensiero del marito , le cui pagine , nobili e belle , sono ben chiare . La congiunzione che fa il card . Bea tra amore della verità e carità del prossimo , m ' induce a perseverare in questo sentire , che ad altri più rigidi sembrerà lassismo .