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DEMOCRAZIA ( NENNI PIETRO , 1916 )
StampaQuotidiana ,
Le discussioni sulle cause del malore che ognuno avverte nel paese hanno condotto ad una conclusione naturale : l ' Italia ha acquistato ormai nel duro travaglio della lotta , tale un grado di maturità politica che legittimamente chiede a gran voce un po ' più di democrazia . Per quarant ' anni da noi la politica estera , per disposizione statutaria e più ancora per triste consuetudine , era stata monopolio della Corona e di una piccola minoranza parlamentare . Nel Parlamento pochissimi uomini erano in grado di discuterne con competenza : nel paese borghesia e proletariato erano concordi nel non annettervi alcuna importanza . Qualche volta e più specialmente dopo il Congresso di Berlino , o dopo la conferenza di Algeciras o dopo l ' annessione austriaca della Bosnia - Erzegovina , sembrò che si incominciasse a comprendere quale enorme importanza abbiano rispetto alle direttive politiche interne le direttive internazionali , ma ben presto i litigi del corridoio verde , le questioni economico - sociali ripresero il sopravvento e di politica estera non se ne parlò più . Quali vantaggi derivassero da questa incompetenza della nazione a discutere ed a capire i nostri rapporti colle altre nazioni vedemmo il giorno in cui , scoppiata improvvisamente la guerra europea , ci trovammo faccia faccia con una situazione internazionale quant ' altre mai tragica . Superfluo dire che chi aveva più potentemente contribuito a distogliere l ' attenzione del Parlamento , della stampa e del paese , da quanto avveniva alla Consulta , era stato il Governo il quale si manteneva ligio all ' indemocratica consuetudine del silenzio . Così gli italiani non seppero mai , neppure approssimativamente e non sanno neppur oggi di qual natura fossero i nostri rapporti d ' alleanza colla Germania e coll ' Austria , e furono possibili le più colossali bestialità da parte di ministri e di diplomatici senza che la loro opera potesse essere a tempo giudicata e senza che si potesse riparare ai loro errori . Era sperabile però che la tragica lezione di cose alla quale l ' Europa assiste avrebbe indotti i governanti ad avere una maggiore fiducia nella Nazione dal momento che questa ormai se ne mostrava degna . Pare che l ' on . Salandra questa fiducia non l ' abbia . Egli visitando le principali città italiane ha avuto modo di veder quanto nel campo della preparazione civile è stato fatto , e se dobbiamo credere alle sue dichiarazioni , ne è stato più che soddisfatto , ammirato . Alla fronte poi e per le osservazioni fatte personalmente e per le relazioni dei Comandi , egli sa come i soldati sopportino con ammirevole fermezza i disagi , i rischi , le fatiche , che la guerra reca inevitabilmente con sé . Di più egli ha , quanto nessun ' altro , modo di constatare , come nella sua generalità la popolazione del regno sopporta senza lamento i lutti e le privazioni . Che può chiedere di più ad una Nazione che come la nostra per la prima volta affronta una grande guerra ? E riconoscendo questa maturità del nostro popolo , perché continua a trattarlo come il maestro tratta gli scolaretti ? Noi non chiediamo al governo rivelazioni di documenti e di piani segreti , non chiediamo nulla che possa nuocerci diplomaticamente o militarmente . Chiediamo solo che sulle principali questioni il Governo dica una parola che valga ad orizzontare la Nazione . E se è dimostrato , per esempio , come dicevo in un recente articolo , che la mancata dichiarazione di guerra alla Germania è causa di sospetto all ' estero , di turbamento all ' interno il Governo parli con le necessarie cautele , parli , per troncare alle origini le cause del malore di cui altri si serve a scopi disonesti e antinazionali . E così dicasi dei nostri rapporti colla Francia , l ' Inghilterra e la Russia , della nostra posizione in Albania , della mancata spedizione a Salonicco . Insomma noi chiediamo un po ' più di democrazia , un po ' più di fiducia del Governo nella Nazione , una più realistica visione dei bisogni e degl ' interessi nazionali . Niuno mette in dubbio la bontà dell ' uso inaugurato dal Governo di mandare qualcuno dei suoi membri più autorevoli nelle città per incitare gli italiani al compimento dei loro doveri , ma niuno porrà in dubbio che è troppo poco udire dai nostri ministri retoriche esaltazioni della guerra , del valore dei nostri soldati , della saldezza delle nostre finanze . Ottime cose queste , ma che non bastano . Ora se se ne eccettuano lo storico discorso del Presidente del Consiglio in Campidoglio e quelli dell ' on . Barzilai a Napoli e ad Ancona , si vedrà che nulla hanno detto al paese coi loro discorsi gli on . Orlando , Martini e Daneo che pure hanno parlato in momenti delicatissimi , nulla nei suoi molti discorsi ha detto l ' on . Salandra . E ciò è male , molto male . Come è male che l ' on . Salandra non si decida ad abbandonare il ritornello dei meriti del grande partito liberale monarchico per il quale fin da ora egli vuole accaparrare la gloria della preparazione della guerra . Santo dio , la storia è d ' ieri e nessuno l ' ha ancora dimenticata ! E la storia d ' ieri ci dice che l ' on . Giolitti e gli altri liberali monarchici avevano lasciato esercito e finanze in tali tristi frangenti che ci vollero poi dieci mesi di tenaci sforzi per mettere l ' Italia in condizione di fare la guerra . E dice ancora la storia d ' ieri che coloro che davanti all ' Italia in guerra non disarmarono sono precisamente molti , moltissimi liberali monarchici , quei medesimi che prima del maggio sostituirono il Governo nelle trattative cogli ambasciatori esteri , dando luogo a quegli « obliqui contatti collo straniero » che altra volta il Presidente del Consiglio denunciò . Così pure dice la storia che coloro che primi si piegarono alla più ferrea disciplina nazionale , furono proprio quei sovversivi e quei democratici che più ostinatamente avevano combattuto Salandra e le istituzioni , quei sovversivi che avevano ancora i polsi doloranti per le manette ( oh indimenticabile Filippo Corridoni ! ) e che dimenticando ogni rancore corsero pieni di entusiasmo nell ' esercito nonostante che fosse loro noto che dopo il divieto governativo alla costituzione di un corpo di volontari , vestire la divisa del soldato non voleva solamente dire combattere contro gli stranieri , ma essere ogni ora , ogni momento in lotta con quanti per basso istinto egoistico erano contro la guerra . Ma questa è piccola cosa ... Non la gloria ma la lotta noi cercavamo e premio bastante a ripagarci d ' ogni dolore e d ' ogni amarezza è per noi l ' intimo convincimento d ' aver compiuto e di compiere tutto il nostro dovere . Incensi quindi , se vuole , l ' on . Salandra , il partito liberale , purché imprima una più profonda orma democratica alla sua opera di Governo . Gli interventisti lo difesero dagli assalti delle bande giolittiane e lo sosterranno contro quei qualsiasi avversari il cui ritorno al potere significhi un passo indietro . Non chiedono perciò premi , né riconoscimenti ufficiali . Chiedono opere italiane . Orbene per il sangue fin qui versato , per i sacrifici fatti , per quelli che attende ancora la Nazione , si proponga il Governo di rimediare alle proprie lacune , abbia più fiducia nel paese , faccia una politica nazionale e non parlamentare , non lasci le più importanti questioni internazionali avvolte nel buio , disprezzi i nemici d ' ieri che non hanno disarmato e non disarmeranno e si ritempri colle sane energie del Popolo .