StampaQuotidiana ,
Le
discussioni
sulle
cause
del
malore
che
ognuno
avverte
nel
paese
hanno
condotto
ad
una
conclusione
naturale
:
l
'
Italia
ha
acquistato
ormai
nel
duro
travaglio
della
lotta
,
tale
un
grado
di
maturità
politica
che
legittimamente
chiede
a
gran
voce
un
po
'
più
di
democrazia
.
Per
quarant
'
anni
da
noi
la
politica
estera
,
per
disposizione
statutaria
e
più
ancora
per
triste
consuetudine
,
era
stata
monopolio
della
Corona
e
di
una
piccola
minoranza
parlamentare
.
Nel
Parlamento
pochissimi
uomini
erano
in
grado
di
discuterne
con
competenza
:
nel
paese
borghesia
e
proletariato
erano
concordi
nel
non
annettervi
alcuna
importanza
.
Qualche
volta
e
più
specialmente
dopo
il
Congresso
di
Berlino
,
o
dopo
la
conferenza
di
Algeciras
o
dopo
l
'
annessione
austriaca
della
Bosnia
-
Erzegovina
,
sembrò
che
si
incominciasse
a
comprendere
quale
enorme
importanza
abbiano
rispetto
alle
direttive
politiche
interne
le
direttive
internazionali
,
ma
ben
presto
i
litigi
del
corridoio
verde
,
le
questioni
economico
-
sociali
ripresero
il
sopravvento
e
di
politica
estera
non
se
ne
parlò
più
.
Quali
vantaggi
derivassero
da
questa
incompetenza
della
nazione
a
discutere
ed
a
capire
i
nostri
rapporti
colle
altre
nazioni
vedemmo
il
giorno
in
cui
,
scoppiata
improvvisamente
la
guerra
europea
,
ci
trovammo
faccia
faccia
con
una
situazione
internazionale
quant
'
altre
mai
tragica
.
Superfluo
dire
che
chi
aveva
più
potentemente
contribuito
a
distogliere
l
'
attenzione
del
Parlamento
,
della
stampa
e
del
paese
,
da
quanto
avveniva
alla
Consulta
,
era
stato
il
Governo
il
quale
si
manteneva
ligio
all
'
indemocratica
consuetudine
del
silenzio
.
Così
gli
italiani
non
seppero
mai
,
neppure
approssimativamente
e
non
sanno
neppur
oggi
di
qual
natura
fossero
i
nostri
rapporti
d
'
alleanza
colla
Germania
e
coll
'
Austria
,
e
furono
possibili
le
più
colossali
bestialità
da
parte
di
ministri
e
di
diplomatici
senza
che
la
loro
opera
potesse
essere
a
tempo
giudicata
e
senza
che
si
potesse
riparare
ai
loro
errori
.
Era
sperabile
però
che
la
tragica
lezione
di
cose
alla
quale
l
'
Europa
assiste
avrebbe
indotti
i
governanti
ad
avere
una
maggiore
fiducia
nella
Nazione
dal
momento
che
questa
ormai
se
ne
mostrava
degna
.
Pare
che
l
'
on
.
Salandra
questa
fiducia
non
l
'
abbia
.
Egli
visitando
le
principali
città
italiane
ha
avuto
modo
di
veder
quanto
nel
campo
della
preparazione
civile
è
stato
fatto
,
e
se
dobbiamo
credere
alle
sue
dichiarazioni
,
ne
è
stato
più
che
soddisfatto
,
ammirato
.
Alla
fronte
poi
e
per
le
osservazioni
fatte
personalmente
e
per
le
relazioni
dei
Comandi
,
egli
sa
come
i
soldati
sopportino
con
ammirevole
fermezza
i
disagi
,
i
rischi
,
le
fatiche
,
che
la
guerra
reca
inevitabilmente
con
sé
.
Di
più
egli
ha
,
quanto
nessun
'
altro
,
modo
di
constatare
,
come
nella
sua
generalità
la
popolazione
del
regno
sopporta
senza
lamento
i
lutti
e
le
privazioni
.
Che
può
chiedere
di
più
ad
una
Nazione
che
come
la
nostra
per
la
prima
volta
affronta
una
grande
guerra
?
E
riconoscendo
questa
maturità
del
nostro
popolo
,
perché
continua
a
trattarlo
come
il
maestro
tratta
gli
scolaretti
?
Noi
non
chiediamo
al
governo
rivelazioni
di
documenti
e
di
piani
segreti
,
non
chiediamo
nulla
che
possa
nuocerci
diplomaticamente
o
militarmente
.
Chiediamo
solo
che
sulle
principali
questioni
il
Governo
dica
una
parola
che
valga
ad
orizzontare
la
Nazione
.
E
se
è
dimostrato
,
per
esempio
,
come
dicevo
in
un
recente
articolo
,
che
la
mancata
dichiarazione
di
guerra
alla
Germania
è
causa
di
sospetto
all
'
estero
,
di
turbamento
all
'
interno
il
Governo
parli
con
le
necessarie
cautele
,
parli
,
per
troncare
alle
origini
le
cause
del
malore
di
cui
altri
si
serve
a
scopi
disonesti
e
antinazionali
.
E
così
dicasi
dei
nostri
rapporti
colla
Francia
,
l
'
Inghilterra
e
la
Russia
,
della
nostra
posizione
in
Albania
,
della
mancata
spedizione
a
Salonicco
.
Insomma
noi
chiediamo
un
po
'
più
di
democrazia
,
un
po
'
più
di
fiducia
del
Governo
nella
Nazione
,
una
più
realistica
visione
dei
bisogni
e
degl
'
interessi
nazionali
.
Niuno
mette
in
dubbio
la
bontà
dell
'
uso
inaugurato
dal
Governo
di
mandare
qualcuno
dei
suoi
membri
più
autorevoli
nelle
città
per
incitare
gli
italiani
al
compimento
dei
loro
doveri
,
ma
niuno
porrà
in
dubbio
che
è
troppo
poco
udire
dai
nostri
ministri
retoriche
esaltazioni
della
guerra
,
del
valore
dei
nostri
soldati
,
della
saldezza
delle
nostre
finanze
.
Ottime
cose
queste
,
ma
che
non
bastano
.
Ora
se
se
ne
eccettuano
lo
storico
discorso
del
Presidente
del
Consiglio
in
Campidoglio
e
quelli
dell
'
on
.
Barzilai
a
Napoli
e
ad
Ancona
,
si
vedrà
che
nulla
hanno
detto
al
paese
coi
loro
discorsi
gli
on
.
Orlando
,
Martini
e
Daneo
che
pure
hanno
parlato
in
momenti
delicatissimi
,
nulla
nei
suoi
molti
discorsi
ha
detto
l
'
on
.
Salandra
.
E
ciò
è
male
,
molto
male
.
Come
è
male
che
l
'
on
.
Salandra
non
si
decida
ad
abbandonare
il
ritornello
dei
meriti
del
grande
partito
liberale
monarchico
per
il
quale
fin
da
ora
egli
vuole
accaparrare
la
gloria
della
preparazione
della
guerra
.
Santo
dio
,
la
storia
è
d
'
ieri
e
nessuno
l
'
ha
ancora
dimenticata
!
E
la
storia
d
'
ieri
ci
dice
che
l
'
on
.
Giolitti
e
gli
altri
liberali
monarchici
avevano
lasciato
esercito
e
finanze
in
tali
tristi
frangenti
che
ci
vollero
poi
dieci
mesi
di
tenaci
sforzi
per
mettere
l
'
Italia
in
condizione
di
fare
la
guerra
.
E
dice
ancora
la
storia
d
'
ieri
che
coloro
che
davanti
all
'
Italia
in
guerra
non
disarmarono
sono
precisamente
molti
,
moltissimi
liberali
monarchici
,
quei
medesimi
che
prima
del
maggio
sostituirono
il
Governo
nelle
trattative
cogli
ambasciatori
esteri
,
dando
luogo
a
quegli
«
obliqui
contatti
collo
straniero
»
che
altra
volta
il
Presidente
del
Consiglio
denunciò
.
Così
pure
dice
la
storia
che
coloro
che
primi
si
piegarono
alla
più
ferrea
disciplina
nazionale
,
furono
proprio
quei
sovversivi
e
quei
democratici
che
più
ostinatamente
avevano
combattuto
Salandra
e
le
istituzioni
,
quei
sovversivi
che
avevano
ancora
i
polsi
doloranti
per
le
manette
(
oh
indimenticabile
Filippo
Corridoni
!
)
e
che
dimenticando
ogni
rancore
corsero
pieni
di
entusiasmo
nell
'
esercito
nonostante
che
fosse
loro
noto
che
dopo
il
divieto
governativo
alla
costituzione
di
un
corpo
di
volontari
,
vestire
la
divisa
del
soldato
non
voleva
solamente
dire
combattere
contro
gli
stranieri
,
ma
essere
ogni
ora
,
ogni
momento
in
lotta
con
quanti
per
basso
istinto
egoistico
erano
contro
la
guerra
.
Ma
questa
è
piccola
cosa
...
Non
la
gloria
ma
la
lotta
noi
cercavamo
e
premio
bastante
a
ripagarci
d
'
ogni
dolore
e
d
'
ogni
amarezza
è
per
noi
l
'
intimo
convincimento
d
'
aver
compiuto
e
di
compiere
tutto
il
nostro
dovere
.
Incensi
quindi
,
se
vuole
,
l
'
on
.
Salandra
,
il
partito
liberale
,
purché
imprima
una
più
profonda
orma
democratica
alla
sua
opera
di
Governo
.
Gli
interventisti
lo
difesero
dagli
assalti
delle
bande
giolittiane
e
lo
sosterranno
contro
quei
qualsiasi
avversari
il
cui
ritorno
al
potere
significhi
un
passo
indietro
.
Non
chiedono
perciò
premi
,
né
riconoscimenti
ufficiali
.
Chiedono
opere
italiane
.
Orbene
per
il
sangue
fin
qui
versato
,
per
i
sacrifici
fatti
,
per
quelli
che
attende
ancora
la
Nazione
,
si
proponga
il
Governo
di
rimediare
alle
proprie
lacune
,
abbia
più
fiducia
nel
paese
,
faccia
una
politica
nazionale
e
non
parlamentare
,
non
lasci
le
più
importanti
questioni
internazionali
avvolte
nel
buio
,
disprezzi
i
nemici
d
'
ieri
che
non
hanno
disarmato
e
non
disarmeranno
e
si
ritempri
colle
sane
energie
del
Popolo
.