StampaQuotidiana ,
Aveva
cominciato
il
mestiere
da
poche
settimane
,
e
già
voleva
smettere
,
dopo
il
fattaccio
.
Eppure
non
fu
colpa
sua
,
il
cliente
che
gli
stava
sotto
il
rascio
s
'
era
messo
a
discutere
con
il
vicino
,
e
,
preso
dal
calore
del
discorso
,
a
un
tratto
voltò
la
faccia
bruscamente
,
lui
non
fu
pronto
a
staccare
il
ferro
,
e
la
guancia
cominciò
a
sanguinare
,
proprio
un
bel
sette
.
Santino
Trimarchi
non
se
l
'
è
ancora
scordato
.
Allora
aveva
diciassette
anni
:
perso
il
padre
in
guerra
,
non
c
'
erano
i
mezzi
,
dopo
i
tre
anni
delle
medie
,
per
continuare
gli
studi
,
e
così
accettò
un
posto
da
garzone
nella
barberia
del
suo
paesino
,
in
provincia
di
Messina
.
Il
padrone
e
il
cliente
stesso
lo
fecero
convinto
che
la
colpa
non
era
stata
sua
e
allora
rimase
.
Anzi
,
come
spesso
accade
ai
siciliani
giovani
e
poveri
,
decise
di
venirsene
al
Nord
,
e
più
a
Nord
di
così
,
in
Italia
,
non
poteva
andare
:
a
Bolzano
trovò
un
lavoro
in
un
reparto
militare
.
Esentato
dal
servizio
di
leva
perché
orfano
primogenito
,
la
sua
naja
fu
questa
:
rapare
le
reclute
,
sbarbare
soldati
e
sottufficiali
.
Di
questo
periodo
ha
un
bel
ricordo
,
specialmente
quando
il
reparto
andava
al
campo
estivo
,
per
esempio
sulla
Marmolada
.
Girando
per
i
paeselli
dell
'
Alto
Adige
,
a
volte
sforniti
di
«
salone
»
,
capitava
di
fare
qualche
barba
e
qualche
taglio
extra
:
gli
ufficiali
chiudevano
un
occhio
,
perché
a
rigore
sarebbe
stato
proibito
,
ma
Santino
si
era
guadagnata
la
stima
e
la
simpatia
di
tutti
.
Al
punto
che
ottenne
di
attrezzare
a
dovere
la
stanza
della
caserma
che
gli
serviva
da
bottega
.
Prima
c
'
erano
soltanto
uno
sgabello
e
una
mensola
,
ma
lui
ottenne
poltrona
,
specchio
e
scalda
-
acqua
,
insomma
poteva
fare
la
sua
figura
,
e
non
soltanto
sotto
la
naja
.
Portava
la
giacca
a
vento
dei
reparti
di
montagna
,
gli
avevano
trovato
un
par
di
calzoni
di
velluto
,
e
gli
scarponi
.
Vitto
e
alloggio
assicurati
,
soldi
forse
pochi
,
ma
un
ragazzo
sotto
i
vent
'
anni
cos
'
altro
può
pretendere
?
Poi
venne
a
Milano
,
e
da
allora
avrà
cambiato
due
,
tre
padroni
al
massimo
.
Adesso
lavora
in
un
negozio
d
'
un
quartiere
buono
in
zona
Magenta
,
poco
oltre
la
Fiera
,
verso
San
Siro
.
Ì
:
un
quartiere
alberato
e
alberoso
,
residenziale
,
con
molti
palazzi
nuovi
di
lusso
o
quasi
.
I
clienti
sono
persone
educate
e
distinte
,
qualcuno
addirittura
celebre
:
l
'
allenatore
dell
'
Inter
Herrera
,
che
abita
quasi
davanti
al
negozio
,
o
l
'
attore
Gino
Bramieri
,
che
sta
anche
lui
in
quella
casa
.
Ebbe
occasione
di
servire
,
una
volta
,
Mario
Sironi
,
il
pittore
.
Da
quelle
parti
c
'
è
anche
una
casa
di
dischi
,
e
ci
vanno
i
cantanti
a
incidere
,
così
può
accadere
che
in
negozio
capiti
Luciano
Virgili
,
o
Nicola
Arigliano
,
il
quale
visto
da
vicino
non
è
poi
così
brutto
come
vuole
la
leggenda
(
e
la
televisione
)
.
Sono
clienti
docili
,
non
fanno
mai
storie
,
accettano
dopo
il
taglio
sciampo
e
frizione
,
anzi
ormai
ci
sono
abituati
e
la
chiedono
da
sé
.
Con
Santino
lavora
un
altro
siciliano
,
Giovanni
Tomaselli
,
che
ormai
si
considera
milanese
,
tanto
più
che
tutti
lo
chiamano
,
alla
lombarda
,
Gianni
.
Il
sabato
e
la
domenica
viene
a
dare
una
mano
anche
il
signor
Peppino
,
un
barbiere
più
anziano
,
di
poca
salute
,
e
che
non
ce
la
fa
più
di
tanto
.
Il
padrone
invece
è
bergamasco
,
il
signor
Antonio
Clementi
,
e
ha
grande
stima
dei
suoi
lavoranti
.
No
non
è
detto
che
per
forza
debbano
essere
meridionali
i
lavoranti
in
gamba
,
ma
siccome
la
maggioranza
sono
loro
,
è
naturale
che
dalla
massa
emerga
prima
o
poi
il
buon
artigiano
,
e
persino
l
'
artista
.
Parlano
proprio
di
arte
alla
scuola
di
Foro
Buonaparte
,
anzi
all
'
Accademia
per
acconciature
maschili
,
che
Santino
ha
frequentato
con
profitto
,
e
continua
a
frequentare
insieme
a
Gianni
.
E
a
rigore
se
diciamo
«
barbiere
»
ormai
questa
è
un
'
inesattezza
,
perché
la
barba
è
l
'
ultima
cosa
che
si
fa
in
un
salone
.
I
rasoi
elettrici
ormai
permettono
a
tutti
di
radersi
con
poca
spesa
e
poca
perdita
di
tempo
,
anche
se
non
viene
fuori
una
guancia
liscia
come
col
rasoio
.
E
i
barbieri
dal
canto
loro
non
se
ne
lagnano
,
perché
una
barba
porta
via
almeno
un
quarto
d
'
ora
di
lavoro
e
le
duecentocinquanta
lire
della
tariffa
a
fatica
coprono
la
spesa
.
Meglio
dunque
specializzarsi
nel
taglio
,
a
fare
la
frizione
e
lo
sciampo
.
Perché
se
ne
son
fatti
di
progressi
in
quest
'
arte
(
diciamolo
pure
anche
noi
)
.
La
scuola
,
per
esempio
,
con
quattro
ore
settimanali
e
due
anni
di
corso
,
comincia
col
taglio
all
'
italiana
,
si
curano
soprattutto
le
basette
e
gli
sgarbi
(
cioè
lo
stacco
intorno
all
'
orecchio
fino
al
termine
della
sfumatura
)
.
Il
lavoro
è
di
forbici
e
pettine
.
Niente
macchinetta
:
la
macchinetta
è
un
'
invenzione
che
già
va
sparendo
,
almeno
nei
negozi
seri
,
al
massimo
serve
per
i
bambini
e
per
i
clienti
frettolosi
,
che
smaniano
sotto
la
mantiglia
(
a
Milano
non
si
dice
«
cappa
»
)
.
Poi
comincia
il
taglio
alla
francese
,
bombé
coi
capelli
tutti
pari
,
da
tre
a
cinquanta
centimetri
,
e
alla
fine
deve
risultare
una
testa
tonda
perfetta
.
In
questo
caso
interviene
anche
il
rasoio
:
è
il
cosiddetto
taglio
scolpito
.
Bisogna
infatti
sapere
che
le
forbici
troncano
il
capello
seccamente
,
come
le
cesoie
d
'
un
giardiniere
il
rametto
da
potare
,
mentre
il
rasoio
lo
sfila
,
funziona
insomma
come
il
temperino
quando
appunta
il
lapis
.
Così
la
punta
del
capello
viene
assottigliata
,
e
poi
con
il
phon
si
tratta
a
piacimento
,
e
viene
bene
,
anche
la
trasformazione
di
fantasia
.
A
questo
punto
entra
in
ballo
il
gusto
del
barbiere
,
e
sta
a
lui
decidere
se
fare
un
'
onda
sul
davanti
,
e
dare
una
bella
piega
a
tutta
la
capigliatura
.
Alla
gara
di
fine
corso
,
che
fu
un
mese
fa
,
Santino
perse
il
terzo
posto
in
classifica
,
per
un
punto
solo
,
proprio
perché
la
trasformazione
non
gli
venne
fatta
come
avrebbe
voluto
lui
.
Ma
anche
quarto
su
trenta
,
con
la
medaglia
di
bronzo
,
non
è
poco
,
e
Santino
tiene
appeso
il
diploma
incorniciato
a
una
parete
del
negozio
.
Gianni
,
del
primo
corso
fu
nono
,
e
per
il
signor
Antonio
è
stata
una
bella
soddisfazione
,
avere
tutti
e
due
i
lavoranti
piazzati
.
Certo
,
non
è
solo
soddisfazione
morale
:
il
lavorante
che
si
distingue
alla
scuola
merita
un
premio
.
Così
alle
quarantacinquemila
lire
mensili
che
spettano
per
contratto
,
il
signor
Antonio
aggiunge
una
regalia
;
poi
ci
sono
le
mance
,
che
ormai
qui
danno
a
tutti
,
e
fatte
le
somme
in
capo
al
mese
Santino
Trimarchi
porta
a
casa
le
sue
ottantacinque
-
novantamila
lire
.
Vive
in
pensione
,
e
gli
resta
di
che
vestirsi
e
svagarsi
.
Come
?
Santino
non
va
spesso
al
cinema
,
leggere
non
legge
,
anzi
dice
che
un
libro
aperto
gli
fa
venire
sonno
,
guarda
la
televisione
quando
fuori
piove
,
altrimenti
preferisce
andare
a
passeggio
,
e
la
domenica
non
perde
mai
la
partita
.
È
tifoso
dell
'
Inter
,
e
quando
capita
Helenio
Herrera
non
si
lascia
sfuggire
l
'
occasione
per
fargli
qualche
domanda
.
Con
tatto
però
.
La
fama
che
hanno
i
barbieri
,
di
chiacchierare
troppo
,
non
è
completamente
falsa
,
e
lui
,
Santino
,
ammette
d
'
essere
un
po
'
chiacchierone
.
Ma
è
convinto
che
bisogna
correggersi
,
capire
se
il
cliente
desidera
oppure
no
la
conversazione
,
e
in
caso
negativo
starsene
zitti
,
che
tutto
sommato
è
meglio
,
perché
si
ha
più
testa
al
lavoro
.
Se
è
faticoso
?
Certo
,
sono
dieci
ore
giornaliere
.
Non
si
lavora
di
continuo
,
d
'
accordo
,
ma
bisogna
stare
molto
in
piedi
:
un
lavorante
che
si
rispetti
non
dovrebbe
mai
accomodarsi
sulle
poltrone
riservate
ai
clienti
in
attesa
.
Al
massimo
può
andare
nel
retrobottega
,
a
fumare
una
sigaretta
,
ma
il
collega
deve
sempre
restare
in
negozio
.
Poi
c
'
è
la
tensione
nervosa
,
continua
,
se
uno
tiene
a
far
bene
il
suo
mestiere
.
Santino
appunto
ci
tiene
;
direi
che
questa
è
la
sua
unica
ambizione
.
Farsi
un
negozio
tutto
suo
,
no
.
Magari
si
trovano
ditte
che
ti
arredano
un
salotto
e
te
lo
fanno
pagare
con
comodo
,
ma
Santino
Trimarchi
non
se
la
sentirebbe
di
fare
debito
,
e
poi
dare
la
settimana
ai
lavoranti
,
e
pensare
ai
contributi
,
alle
tasse
,
a
tutto
da
solo
.
No
,
Santino
Trimarchi
è
un
barbiere
tranquillo
,
e
tranquillo
vuol
dormire
ogni
notte
.