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TRADOTTA PER MOSCA ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Ecco fatto : pigliano uno che ha passato i quarant ' anni senza mai passare i confini del suo Paese , e gli propongono di andare a Mosca . In treno , seconda classe , cinque giorni di viaggio e due di soggiorno partita compresa , con una comitiva di ragazzi , il centro giovanile eccetera . E quello accetta . Subito attaccano la solfa gli amici premurosi : se torni vivo , torni con le ossa rotte . Si sa come funzionano queste cose « giovanili » : per il gruppo italiano non c ' è mai niente di prenotato tanto gli italiani hanno fama internazionale di gente che s ' arrangia . Vedrai . Settantaquattromila lire la quota ? Ma allora è chiaro : carro bestiame e razioni dell ' Armata rossa , in prima linea , bada bene , e cioè un chilo di pane e una targa di lardo . Sì , sì , ci campi , di fame non muori . Senti , scherzi a parte , fai una bella cosa : datti malato . E invece proviamo . Almeno fino a Venezia , dov ' è il raduno : una occhiata e siamo sempre in tempo a riprendere il treno per Milano , in serata . Alla stazione di Santa Lucia già si vanno radunando , hanno la faccia e la tenuta di chi va a Mosca col treno , ma giovani non direi che siano , questa la novità : quasi tutti sopra i trenta , ce ne sono un paio che somigliano a mio padre , e poi uno col bastone , e un altro mutilato , senza una mano . Le cuccette per Vienna sono ventidue , già prenotate , ma se ci va quella signora grassa , padovana , con la barba , che invoca Mariavergine e Santantonio , allora perbacco ci vado anch ' io . Facce conosciute non ne vedo , ma questo ragazzo tarantino che mi chiede informazioni mi pare il tipo di terrone giusto , e poi il suo amico che è andato a prendere i passaporti risulta ( sta scritto alla voce « professione » ) portiere d ' albergo . Visto e preso : noi tre staremo insieme , e intanto offro io il fiaschetto di vino , per cenare prima che il treno vada . Il capo della comitiva si chiama Senatori , è un bravissimo fiorentino , un po ' bietolone , che impartisce avvertimenti e consigli , talvolta un po ' ovvii : attenti a non perdere il passaporto perché sarebbe un guaio serio . Se qualcuno a Vienna vi propone di cambiare moneta , non accettate . In Ungheria e in Russia , mai far salire in camera amici e amiche del posto : è vietato , anzi , « un si pole » . Paese che vai , legge che trovi , e bisogna rispettarla . Domattina colazione a Vienna , poi subito in treno per l ' Ungheria . Buon viaggio e cerchiamo di stare tranquilli , perché otto giorni insieme sono parecchi . Vabbene , stiamo tranquilli e troviamo posto : voi due tarantini saltate su appena il treno è pronto , le valigie ve le passo io dal finestrino . Dentro c ' è un moretto di Roma , e una signora anziana con una faccia simpatica e la treccia folta dei capelli biondi . Dice subito che a casa lascia tre figliole grandi . Quando hanno saputo che partiva per Mosca sola , in treno hanno detto : « Vabbe ' , se la mamma è impazzita , bisogna lasciarla stare » . Il romanino invece fa il giornalista sportivo , e ha le tasche piene di distintivi della Federcalcio . Dunque siamo cinque , e ci presentiamo : il terrone giusto si chiama Minimo , il giornalista Ivano , la signora bionda Lucia , il portiere d ' albergo ( gestore , precisa lui ) Riccio . Ci diamo ancora del lei , ma dopo Budapest passeremo al tu , e per tutto il viaggio saremo il gruppo più efficiente della comitiva . Temo una cosa sola : che gli altri si addormentino perché non riesco a dormire seduto , e allora do fondo alla riserva di storielle , barzellette , indovinelli , epigrammi , ma a un certo punto Riccio e Mimmo , che vengono da Taranto e hanno già sul groppone una nottata di treno , cominciano a ciondolare . Attenti ragazzi che tra poco siamo al confine e vi svegliano quelli della dogana . Infatti eccoli , sono due austriaci grossi e inteccheriti , due tavoloni . Passe bitte . E timbrano . Ma poi , dopo l ' una , il sonno prevale , e lascio che Riccio si stenda . Per fortuna dal corridoio arrivano voci senesi . « O Mario che fa ? » «Piange.» « O perché ? » « Perché ha visto un binario morto . » Uno dei senesi è tabaccaio , piccoletto , già un po ' grigio , diffidente , si preoccupa per il mangiare . « Lei che mi dice ? » Ma non aspetta la risposta . « No , stia a sentire , perché l ' altro giorno mia moglie mi manda a pigliare una balletta di zucchero in cantina . Sa noialtri abbiamo tabaccheria e bar , e lo zucchero serve . Prendo la balletta , sul mezzo quintale , e alla mia età , sa com ' è , questi sforzi ... Ora bisogna che col mangiare mi tenga regolato , ha capito ? » Gli dico che d ' origine sono senese anch ' io , basta sentire il cognome . « Senti ! » fa lui , e comincia a raccontarmi che ha comprato un quartierino verso Porta Camollia , che affaccia sulla campagna , una bellezza . Ma poi I ' Inam ha costruito proprio davanti , e con l ' ala dell ' edificio si sono appoggiati al muro suo . « Ora stia a sentire : finestre da quella parte non ce ne sono , ma terrazzi sì , ci sono tre terrazzi , ci sarebbero tre affacci , e se mi murano tre affacci lei capisce il danno . O stia a sentire : io chiamo subito il fotografo , non si sa mai , e il giorno dopo i muratori si fermano . Viene al caffè il direttore e dice abbia pazienza , siamo andati fuori misura . La pazienza ce l ' ho , ma i tre affacci chi me li paga ? O ce li pagate , o smettete di murare . Così è un anno che sono fermi , ma dice l ' avvocato che di questo passo si va avanti per altri dieci anni . Lei che ne dice ? » . Non ho tempo di rispondere , perché arriva un altro senese , piccoletto e nervoso , elettricista , e si mette a parlare del Palio . « Siamo tutti sciaborditi , glielo dico io . Matti siamo . Quando una contrada è nonna , se vuole il Palio costa dieci milioni almeno . È permesso tutto , nerbate in faccia , spintonare , comprare i fantini » . L ' anno scorso quello della Torre restii al canapo . L ' avevano pagato . Finita la corsa i contradaioli , come se niente fosse , calmi e tranquilli , lo presero in mezzo . « O che hai fatto , Beppino ? » Senza dar niente a vedere lo riportarono in contrada , poi lo chiusero nella stalla , e giù botte . « Picchiava anche il prete Bani , con una catena da biciclette . Se non veniva la polizia a levarglielo di mano , l ' ammazzavano . Sciaborditi . Fra Palio e Monte . Siena resta ferma , anzi va all ' indietro » . Comincia a far giorno , per fortuna , e il treno corre in Austria , un paesaggio drammatico di rupi e abeti , con le case dai tetti spioventi . Per via della neve , naturalmente . A ogni stazione sfila gente in divisa , saranno ferrovieri , doganieri , postini , soldati , chi lo sa , alti e grossi , duri di spalle , tavoloni insomma . Man mano che la luce cresce , anche il paesaggio si distende e s ' indora , cominciano i vigneti , salgono sul treno belle ragazze coi libri di scuola , e parlano un tedesco dolce . E via via i « giovani » si svegliano . C ' è un romano di Pietralata , piccolo , nero , un po ' storto , una specie di bulletto invecchiato : lavora alla centrale del latte e giura che i topi nelle bottiglie non sempre ce li mette lui . « Sì so crudi nun è robba nostra . Noi ce li mettemo cotti , li sorci » . La signora Lucia s ' è svegliata e sta benissimo . « Lei invece ha una brutta faccia » , mi dice . Anche Riccio , anche Mimmo , anche Ivano sono desti e si forma la fila per andare alla toilette , qualcuno protesta , tutti lavorano di gomiti per farsi avanti . L ' iniziativa privata domina ancora , nella vita di questo gruppo casuale e forzato . Ma per fortuna il cielo è splendido , l ' aria fresca ma dolce , Vienna linda e chiara : c ' è tempo per una passeggiata , noi cinque , fino all ' Arsenale , traverso un bel parco , e con sopra il portone il nome di Francesco Giuseppe . Discorsi prevedibili : ai tempi suoi , di Cecco Beppe , andavi da Venezia a Cracovia senza passaporto , era già il MEC , l ' amministrazione funzionava , tutti ballavano il valzer , e non c ' era bisogno di far la guerra mondiale per disfare l ' impero , e poi faticare tanto per rifare l ' Europa unita . Sì , funzionava come funziona il ristoratore , i tavolini già pronti , per quattro persone : ma se il gruppo è di cinque , perché non prendere una sedia e aggiungerla alle altre ? Infatti arriva un austriaco , senza divisa , ma tavolone anche lui , e si mette a brontolare , perché la marmellata era pari , per quattro , e invece noi abbiamo scombinato ogni cosa , qui cinque e là tre . Come si rimedia ? Rimedia Riccio portiere ( anzi gestore ) di alberghi , che parla benissimo il tedesco . Parla il tedesco , il francese , l ' inglese , lo spagnolo e il russo , spiega . Se è vero , penso , ho avuto giudizio a mettermi - anzi a metterlo - nel gruppo : vedremo . Dalla stazione sud ci hanno spostato in autobus alla est , e di lì comincia il viaggio verso l ' Ungheria , verso il sipario di ferro che incontreremo in un posto chiamato Hegyeshalom , mai sentito prima , un nome assurdo , impossibile , come queste scritte in lingua ungherese , pazzesche . Non sembra neanche una lingua : sembra una trascrizione in cifrato , ed è probabile che sia vero quanto mi dicevano tempo addietro , di un colloquio fra ungheresi : che fanno finta di capirsi , che emettono puri suoni , semplici fonemi e poi se ne vanno senza essersi intesi . Più avanti scopriremo la stazione Utasellato . Ogni tanto compare Senatori , il capogruppo fiorentino , a darci utili avvertimenti , e noi scopriamo un nuovo gioco , quello di fargli il verso . « Fate un minuto d ' attenzione . Pòle sembrare una sciocchezza , ma guardate che appena passato il confine , siete subito all ' estero . È un ' altra cosa : non perdete il portafogli , perché chi lo perde poi si ritrova senza quattrini , e sarebbe un guaio serio , e noi , non si pòle assumere la responsabilità dei portafogli persi » . In territorio russo , spiega , viaggeremo forse su vagoni senza scomparti , con le cuccette ma senza scomparti . Insomma una specie di camerone su ruote , e io non vedo l ' ora di esserci , di verificare come funzionerà questa banda di ottantotto italiani che bivaccano , russano , mangiano tutti insieme , in pigiama , senza pigiama , in mutande , uomini e donne . Le donne non sono molte ma ci sono : la nostra signora Lucia , la padovana con la barba ( Mariavergine e Santantonio ) , le bolognesi giovani coi calzoni , una grassa e una magra , le mogli dei due architetti fiorentini , altre tre o quattro che ancora non riesco a definire . I senesi hanno smesso di parlare del Palio e del Monte , ora anzi si comincia a discorrere di Russia . Nessuno è venuto per la partita ( tanto valeva guardarla alla televisione ) . Hanno profittato della combinazione , per vedere un po ' ciascuno con gli occhi suoi , senza prevenzioni , obiettivamente . Nessuno ha pregiudizi politici . Tutti vanno a vedere Mosca così , come andrebbero a vedere Tokio o Caraci , una qualunque città lontana e sconosciuta . Ne dubito . Sincera mi pare soltanto la signora Lucia . Mi fa : « Quando comandava quell ' altro ... quello che c ' era prima di Krusciov , sa ? Come si chiamava ? Ah sì , bravo , Stalin » . La campagna non muta aspetto , le case sono le medesime , coi tetti spioventi ( per via della neve ) , il treno si chiama « Wiener Waltzer » , il valzer viennese , unisce le due capitali del vecchio impero , su un fiume chiamato Donau , cioè Danubio . Tutto sembra regolare , e invece siamo a Hegyeshalom , e Cecco Beppe non comanda più da un pezzo . Una brusca frenata , e fra la gente che s ' affaccia ai finestrini per vedere il sipario di ferro , all ' improvviso , riconosco una faccia , un ragazzo del paese mio . Ragazzo quando Io lasciai , perché ora è un uomo . Si chiama Marcello .