StampaQuotidiana ,
Il
sipario
non
c
'
è
.
Hegyeshalom
,
col
suo
nome
assurdo
,
è
una
stazioncina
qualunque
,
di
diverso
ha
solo
la
stella
rossa
con
sopra
il
tricolore
,
eguale
al
nostro
ma
a
bande
orizzontali
.
Poi
dall
'
edificio
cominciano
a
uscire
quelli
in
divisa
:
blu
,
verdi
,
due
befane
gallonate
,
uno
in
kaki
con
gli
stivaletti
lustri
,
uno
col
mitra
,
un
altro
con
la
pistola
.
In
borghese
c
'
è
solo
un
giovanotto
biondo
,
lungo
e
tentennone
,
che
ha
una
gran
voglia
di
salire
sul
nostro
treno
,
ma
aspetta
chissà
cosa
.
Aspetta
appunto
che
vengano
a
guardare
i
passaporti
.
Sono
tre
,
il
più
alto
e
il
più
biondo
,
con
gli
stivali
più
belli
,
sarà
di
certo
un
ufficiale
,
e
infatti
guarda
lui
,
con
quegli
occhi
chiari
e
diacci
,
fotografia
e
poi
faccia
,
uno
per
uno
.
Se
ne
va
,
crediamo
che
sia
finita
,
e
invece
ecco
Senatori
,
il
capo
-
comitiva
,
che
ritira
i
passaporti
,
tutti
,
allega
un
elenco
e
li
consegna
a
chissà
chi
.
Eccoli
là
sotto
,
i
nostri
passaporti
,
nella
borsa
di
un
soldatino
che
fatica
a
camminare
,
allungando
il
passo
,
sulle
traverse
del
binario
.
All
'
improvviso
il
treno
riparte
.
I
passaporti
saranno
rimasti
alla
stazione
,
e
intanto
abbiamo
perso
un
'
ora
,
già
è
tardi
,
ma
di
mangiare
non
si
parla
nemmeno
.
Per
fortuna
compare
Matias
:
prima
la
voce
,
poi
lui
in
persona
.
È
piccolo
,
coi
denti
di
acciaio
,
un
grembiule
bianco
e
il
baschetto
nero
.
Bercia
in
tedesco
:
«
Italien
Geld
gut
»
.
Va
bene
,
accetta
anche
le
lire
,
ma
cosa
offre
?
Offre
sirup
,
vurtz
,
bonbon
,
cioè
panini
ripieni
,
gazzose
e
cioccolatini
.
«
Sirup
einhundert
»
urla
,
e
anche
il
panino
cento
lire
.
Il
pane
è
raffermo
,
il
salame
buono
,
la
gazzosa
ha
un
sapore
fra
il
limone
e
la
mela
.
Diamo
a
Matias
un
biglietto
da
mille
e
lui
,
desolato
:
«
Ah
,
nein
,
nicht
million
,
nicht
million
»
:
non
ha
da
fare
il
resto
ai
biglietti
da
un
milione
e
ci
vuole
un
bel
po
'
a
fargli
intendere
che
quelle
sono
mille
lire
,
e
che
bastano
appunto
a
pagare
,
esattamente
,
i
cinque
panini
e
i
cinque
siruppi
.
Volendo
,
poi
,
all
'
altro
vagone
cambiano
,
danno
i
fiorini
,
Forint
,
gut
als
Geld
.
E
Matias
ci
strizza
l
'
occhio
,
pensando
ai
fiorini
del
suo
paese
buoni
come
l
'
oro
.
Ora
il
treno
si
ferma
alla
stazione
di
Utasellato
,
stranissimo
nome
,
ma
poi
anche
la
terza
stazione
,
e
la
quarta
,
e
tutte
insomma
,
si
chiamano
Utasellato
:
segno
che
non
è
un
nome
,
ma
cos
'
altro
vorrà
dire
?
Forse
vietato
traversare
i
binari
,
chissà
.
E
ricompaiono
miracolosamente
i
passaporti
,
li
riconsegna
un
soldato
che
si
picca
di
chiamare
lui
i
nomi
,
sbagliandoli
,
e
ride
contento
di
sentirsi
correggere
.
Ne
azzecca
uno
solo
,
quello
di
Ivano
.
«
Russkii
?
»
,
gli
domanda
.
No
,
amico
,
Olas
,
siamo
tutti
Olas
,
noialtri
ottantotto
,
siamo
venuti
in
treno
dall
'
Olasozag
,
che
significa
l
'
Italia
.
Il
paesaggio
s
'
appiattisce
sempre
più
,
ma
le
case
restano
uguali
,
col
tetto
spiovente
,
per
via
della
neve
,
si
capisce
,
anche
qui
deve
nevicare
dieci
mesi
all
'
anno
.
Per
ora
invece
c
'
è
un
cielo
splendido
,
un
'
aria
fresca
e
mite
,
e
si
va
al
finestrino
a
vedere
i
branchi
delle
oche
,
e
poi
la
prima
ansa
verde
,
bellissima
,
del
Danubio
,
un
posto
straordinario
per
venirci
a
far
merenda
con
la
ragazza
.
E
finalmente
la
periferia
di
Budapest
,
coi
casamentoni
,
uno
spiazzo
pieno
di
automobili
nuove
,
e
campi
sportivi
,
di
tennis
,
di
pallavolo
,
ma
soprattutto
di
calcio
.
Ne
contiamo
cinque
,
dieci
,
venti
,
uno
accanto
all
'
altro
,
con
le
squadrette
di
ragazzi
che
palleggiano
,
tirano
in
porta
,
fanno
la
partita
.
«
Molto
positivo
,
un
fatto
molto
positivo
»
,
sento
dire
da
molti
,
quest
'
abbondanza
di
campi
di
calcio
.
Marcello
invece
non
è
d
'
accordo
,
dice
che
sarà
un
fatto
,
senz
'
altro
,
ma
positivo
bisogna
vedere
,
dipende
.
Sono
tutti
distaccati
e
obiettivi
.
«
Lei
faccia
il
confronto
con
le
installazioni
sportive
che
abbiamo
in
Italia
»
,
gli
risponde
lo
spoletino
coi
baffi
neri
:
e
la
discussione
si
spegne
lì
.
In
treno
c
'
è
anche
il
giovane
lungo
,
biondo
e
tentennone
che
avevo
visto
a
Hegyeshalom
:
si
chiama
Giorgio
,
balbetta
,
eppure
s
'
ostina
a
voler
parlare
italiano
perché
è
appunto
il
nostro
accompagnatore
ungherese
.
Alla
stazione
c
'
è
appena
il
tempo
di
caricare
le
valigie
,
leggere
da
qualche
parte
Utasellato
,
e
ricaricarci
sudi
un
autobus
diretto
all
'
albergo
.
«
Mangiare
»
,
fa
Giorgio
il
tentennone
,
«
cambiare
,
comperare
suveniri
,
poi
una
gira
nella
citta
»
.
Intanto
già
indica
qualcosa
strada
facendo
:
«
Monumento
di
ministro
di
ferro
»
.
Come
,
di
ferro
?
«
Pardon
,
ministro
di
ferrovie
Balasz
,
primo
costruttore
di
metropolitana
.
»
Dice
anche
la
data
,
la
sbaglia
,
si
corregge
,
ma
nessuno
gli
dà
retta
perché
siamo
al
Royal
,
l
'
albergo
,
categoria
«
luxus
»
.
Di
lusso
magari
non
è
,
ma
bello
e
comodo
certamente
:
quattro
per
camera
,
noi
abbiamo
perso
Riccio
e
così
la
signora
Lucia
s
'
arrangerà
a
dormire
con
tre
giovanotti
.
Le
sistemiamo
amorosamente
il
letto
nell
'
ingresso
,
poi
,
alle
cinque
suonate
,
si
va
a
cena
.
A
un
tavolo
c
'
è
Giorgio
il
tentennone
,
che
ogni
tanto
ci
sollecita
:
cambiare
,
comperare
suveniri
di
Ungaria
,
bambola
in
costumo
nazionalo
,
bouteille
di
apricot
-
brandy
,
dischi
di
musica
classica
ungaria
.
Non
si
cheta
un
momento
:
«
cambiare
,
comperare
suveniri
»
.
Da
questo
momento
Giorgio
l
'
ungherese
per
noi
è
il
signor
Suveniri
,
anche
se
lui
non
lo
sa
.
Ma
a
fare
la
gira
della
citta
con
il
pullmano
noi
non
ci
andiamo
:
le
cartoline
illustrate
si
comprano
anche
dal
tabaccaio
,
e
una
città
vista
dal
finestrino
vale
poco
più
d
'
una
sfilza
di
cartoline
.
Meglio
restarsene
a
passeggio
su
e
giù
per
il
grande
bulevardo
del
nostro
albergo
,
a
guardare
le
ragazze
carine
,
vestite
così
alla
meglio
,
ogni
tanto
una
coi
capelli
cotonati
;
vedere
i
prezzi
della
roba
in
vetrina
,
comprare
le
cartoline
,
la
bambola
in
costume
nazionale
,
le
sigarette
di
Ungaria
,
le
carte
da
gioco
che
hanno
per
semi
le
ghiande
,
le
bubbole
,
le
foglie
e
i
cuori
,
e
poi
la
bottiglia
di
grappa
d
'
albicocche
.
Sentire
la
signora
anziana
e
rimprosciuttita
che
fa
le
somme
a
voce
alta
,
in
ungherese
:
chi
capita
a
Budapest
non
perda
quest
'
esperienza
uditiva
unica
al
mondo
.
Poi
ritrovo
Riccio
e
andiamo
in
bettola
ad
assaggiare
la
grappa
di
albicocche
che
è
buonissima
,
servita
con
contorno
di
selz
da
una
camerierona
in
grembiule
nero
e
stivaletti
bianchi
,
privi
di
punta
e
di
tallone
,
come
se
avesse
le
caviglie
fasciate
.
Riccio
parla
tutte
le
lingue
,
ma
non
l
'
ungherese
,
la
cameriera
sa
l
'
ungherese
e
basta
,
ci
si
capisce
a
gesti
,
e
lei
accetta
per
mancia
tre
fiorini
,
un
penny
,
venti
lire
e
un
gettone
del
telefono
.
Così
ci
siamo
vuotati
le
tasche
d
'
ogni
valuta
intermedia
e
si
può
andare
a
letto
tranquilli
.
Crolliamo
subito
,
ma
la
mattina
alle
cinque
arriva
,
vestito
di
nero
,
il
presidente
della
Corte
di
Cassazione
:
«
La
vostra
domanda
di
grazia
è
stata
respinta
.
Sappiate
essere
forte
»
.
Invece
,
fuori
del
sogno
,
è
Mimmo
il
terrone
giusto
,
e
sta
dicendo
che
la
sveglia
era
alle
cinque
,
e
che
si
riparte
per
il
confine
.
Prima
però
Giorgio
Suveniri
ci
fa
consegnare
il
cestino
da
viaggio
:
una
pagnotta
,
identica
a
quella
avellinese
,
formaggini
,
caramelle
,
e
una
scatola
di
chissà
cosa
.
In
treno
uno
prova
ad
aprirla
,
l
'
assaggia
,
dice
che
è
un
pasticcio
di
carne
e
cipolla
,
e
la
butta
dal
finestrino
.
Invece
è
il
miglior
fegato
d
'
oca
che
abbia
mai
gustato
:
peccato
che
l
'
apriscatole
ci
sia
,
ma
non
la
forchetta
,
così
bisogna
arrangiarsi
con
le
dita
.
Il
vagone
ungherese
è
il
più
brutto
fra
quelli
visti
finora
,
senza
scomparti
,
coi
sedili
dritti
e
duri
,
e
una
toilette
che
è
proprio
un
cesso
.
Mescolati
a
noi
i
primi
soldati
sovietici
:
di
stanza
a
Budapest
,
se
ne
vanno
in
licenza
,
tutti
contenti
,
alcuni
si
portano
dietro
la
moglie
e
la
prole
.
C
'
è
un
poppante
meraviglioso
,
che
fa
un
rumore
incredibile
succhiando
il
biberon
.
C
'
è
una
bambina
sui
quattro
anni
che
sembra
una
pesca
,
una
mela
,
non
so
.
Ha
il
cappottino
rosso
,
i
capelli
di
spiga
,
papà
e
mamma
se
la
coccolano
,
la
lasciano
libera
di
fare
i
comodi
suoi
,
di
salire
sui
sedili
,
di
frignare
,
di
accettare
i
nostri
regalini
:
una
penna
a
sfera
,
un
pezzo
di
cioccolata
,
un
sacchetto
di
caramelle
,
un
portachiavi
.
Da
brava
,
come
si
dice
al
signore
?
Si
dice
«
pattiba
,
pattiba
,
pattiba
»
.
E
anche
il
soldato
giovane
che
mi
sta
seduto
accanto
accetta
un
pacchetto
di
Pali
Mall
,
e
mostra
la
carta
rossa
,
lustra
,
al
compagno
:
«
Amerikanska
»
,
fa
e
se
lo
ficca
in
tasca
:
piccolo
contributo
agli
scambi
commerciali
e
culturali
fra
le
due
superpotenze
con
la
mediazione
della
Repubblica
italiana
,
e
anche
dell
'
elvetica
,
perché
sono
di
contrabbando
.
Sono
vestiti
bene
:
i
calzoni
ficcati
negli
stivaletti
a
mezza
gamba
,
e
sopra
la
tunica
,
fermata
alla
vita
col
cinturone
,
pieno
di
patacche
smaltate
.
Riccio
sa
davvero
il
russo
e
cerca
di
farsi
spiegare
cosa
significano
quei
distintivi
,
ma
è
una
storia
piuttosto
complicata
.
A
un
tratto
compare
un
fiume
,
ed
è
il
padre
della
bambina
bella
che
ne
dice
il
nome
,
levandosi
in
piedi
con
un
grande
sorriso
:
Tisza
.
Di
certo
è
il
confine
,
perché
è
troppo
contento
il
soldatone
babbo
.
Infatti
di
lì
a
poco
si
scende
.
Siamo
in
un
posto
chiamato
Ciop
,
sono
le
tre
,
ma
gli
orologi
devono
fare
due
passi
avanti
,
intonarsi
col
meridiano
di
Mosca
:
insomma
sono
le
cinque
.
Da
non
so
dove
compare
una
giovinetta
che
cammina
pari
pari
,
ha
il
visto
tondo
e
roseo
,
gli
zigomi
alti
,
un
bel
vestitino
attillato
,
l
'
aria
di
chi
sta
sulle
sue
.
«
Prego
signori
,
venite
da
questa
parte
»
,
fa
,
come
se
lo
leggesse
sul
muro
.
«
Con
le
valigie
?
»
«
Sì
,
con
le
valigie
.
»
Cioè
andiamo
alla
dogana
.
Per
me
a
questo
punto
ci
sono
due
brutte
novità
.
Prima
la
signora
Lucia
,
che
mi
tira
in
disparte
e
mi
dice
a
bassa
voce
di
aver
sentito
Senatori
che
,
a
voce
anche
più
bassa
,
diceva
:
«
Ora
comincia
il
peggio
»
.
Sarà
senz
'
altro
il
camerone
a
ruote
,
ottantotto
italiani
che
bivaccano
tutti
insieme
,
allo
scoperto
,
in
pigiama
chi
ce
l
'
ha
(
e
io
non
cc
l
'
ho
)
.
Peggio
,
quando
la
giovinetta
spiega
che
bisogna
riempire
il
modulo
azzurro
con
la
dichiarazione
della
valuta
straniera
.
Apro
il
portafogli
,
conto
,
e
ci
trovo
cinquanta
dollari
in
meno
.
No
,
non
li
ho
persi
,
me
li
hanno
rubati
e
nel
tempo
che
ci
vuole
ad
aprire
la
valigia
per
l
'
ispezione
ho
già
ricostruito
tutto
;
so
chi
è
stato
.
L
'
uomo
della
dogana
fruga
un
po
'
qua
e
un
po
'
là
,
ritira
tutta
la
roba
stampata
,
ma
la
rende
quasi
subito
.
A
me
prende
un
dotto
studio
sulla
battaglia
di
Custoza
(
ci
sono
carte
topografiche
di
due
metri
per
due
)
e
l
'
agenda
rossa
dove
tutti
i
giorni
segno
qualche
fatterello
mio
.
Il
libro
me
lo
rende
subito
,
l
'
agenda
invece
ritarda
,
e
un
poco
questo
fatto
mi
secca
,
perché
sono
fatterelli
veramente
miei
,
e
se
c
'
è
uno
che
sa
l
'
italiano
,
là
dietro
,
mi
figuro
le
risate
che
si
farà
.
E
poi
i
cinquanta
dollari
partiti
:
forse
mi
sta
bene
,
tra
Venezia
e
Vienna
ho
chiacchierato
troppo
,
ho
fatto
vedere
quanti
erano
i
dollari
,
ho
esagerato
e
ora
mi
puniscono
così
.
Pazienza
:
non
si
può
dire
sempre
male
degli
italiani
,
e
poi
mettersi
a
piangere
quando
si
comportano
da
italiani
.
Anzi
,
meno
male
che
non
me
ne
hanno
presi
di
più
.
Riecco
l
'
agenda
coi
fatterelli
miei
,
e
andiamo
finalmente
sul
camerone
a
ruote
.
Il
peggio
comincia
ora
,
l
'
ha
detto
Senatori
,
no
?
Resto
sulla
banchina
con
le
valigie
di
tutti
,
Riccio
,
Mimmo
,
Ivano
saltano
a
bordo
,
prendono
i
posti
,
issano
i
bagagli
,
tutti
contenti
mi
fanno
cenno
di
salire
.
Alla
faccia
di
Senatori
:
no
,
non
è
un
camerone
.
È
una
casa
,
anzi
una
dimora
.