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Budapest è tutta un campo di calcio ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Il sipario non c ' è . Hegyeshalom , col suo nome assurdo , è una stazioncina qualunque , di diverso ha solo la stella rossa con sopra il tricolore , eguale al nostro ma a bande orizzontali . Poi dall ' edificio cominciano a uscire quelli in divisa : blu , verdi , due befane gallonate , uno in kaki con gli stivaletti lustri , uno col mitra , un altro con la pistola . In borghese c ' è solo un giovanotto biondo , lungo e tentennone , che ha una gran voglia di salire sul nostro treno , ma aspetta chissà cosa . Aspetta appunto che vengano a guardare i passaporti . Sono tre , il più alto e il più biondo , con gli stivali più belli , sarà di certo un ufficiale , e infatti guarda lui , con quegli occhi chiari e diacci , fotografia e poi faccia , uno per uno . Se ne va , crediamo che sia finita , e invece ecco Senatori , il capo - comitiva , che ritira i passaporti , tutti , allega un elenco e li consegna a chissà chi . Eccoli là sotto , i nostri passaporti , nella borsa di un soldatino che fatica a camminare , allungando il passo , sulle traverse del binario . All ' improvviso il treno riparte . I passaporti saranno rimasti alla stazione , e intanto abbiamo perso un ' ora , già è tardi , ma di mangiare non si parla nemmeno . Per fortuna compare Matias : prima la voce , poi lui in persona . È piccolo , coi denti di acciaio , un grembiule bianco e il baschetto nero . Bercia in tedesco : « Italien Geld gut » . Va bene , accetta anche le lire , ma cosa offre ? Offre sirup , vurtz , bonbon , cioè panini ripieni , gazzose e cioccolatini . « Sirup einhundert » urla , e anche il panino cento lire . Il pane è raffermo , il salame buono , la gazzosa ha un sapore fra il limone e la mela . Diamo a Matias un biglietto da mille e lui , desolato : « Ah , nein , nicht million , nicht million » : non ha da fare il resto ai biglietti da un milione e ci vuole un bel po ' a fargli intendere che quelle sono mille lire , e che bastano appunto a pagare , esattamente , i cinque panini e i cinque siruppi . Volendo , poi , all ' altro vagone cambiano , danno i fiorini , Forint , gut als Geld . E Matias ci strizza l ' occhio , pensando ai fiorini del suo paese buoni come l ' oro . Ora il treno si ferma alla stazione di Utasellato , stranissimo nome , ma poi anche la terza stazione , e la quarta , e tutte insomma , si chiamano Utasellato : segno che non è un nome , ma cos ' altro vorrà dire ? Forse vietato traversare i binari , chissà . E ricompaiono miracolosamente i passaporti , li riconsegna un soldato che si picca di chiamare lui i nomi , sbagliandoli , e ride contento di sentirsi correggere . Ne azzecca uno solo , quello di Ivano . « Russkii ? » , gli domanda . No , amico , Olas , siamo tutti Olas , noialtri ottantotto , siamo venuti in treno dall ' Olasozag , che significa l ' Italia . Il paesaggio s ' appiattisce sempre più , ma le case restano uguali , col tetto spiovente , per via della neve , si capisce , anche qui deve nevicare dieci mesi all ' anno . Per ora invece c ' è un cielo splendido , un ' aria fresca e mite , e si va al finestrino a vedere i branchi delle oche , e poi la prima ansa verde , bellissima , del Danubio , un posto straordinario per venirci a far merenda con la ragazza . E finalmente la periferia di Budapest , coi casamentoni , uno spiazzo pieno di automobili nuove , e campi sportivi , di tennis , di pallavolo , ma soprattutto di calcio . Ne contiamo cinque , dieci , venti , uno accanto all ' altro , con le squadrette di ragazzi che palleggiano , tirano in porta , fanno la partita . « Molto positivo , un fatto molto positivo » , sento dire da molti , quest ' abbondanza di campi di calcio . Marcello invece non è d ' accordo , dice che sarà un fatto , senz ' altro , ma positivo bisogna vedere , dipende . Sono tutti distaccati e obiettivi . « Lei faccia il confronto con le installazioni sportive che abbiamo in Italia » , gli risponde lo spoletino coi baffi neri : e la discussione si spegne lì . In treno c ' è anche il giovane lungo , biondo e tentennone che avevo visto a Hegyeshalom : si chiama Giorgio , balbetta , eppure s ' ostina a voler parlare italiano perché è appunto il nostro accompagnatore ungherese . Alla stazione c ' è appena il tempo di caricare le valigie , leggere da qualche parte Utasellato , e ricaricarci sudi un autobus diretto all ' albergo . « Mangiare » , fa Giorgio il tentennone , « cambiare , comperare suveniri , poi una gira nella citta » . Intanto già indica qualcosa strada facendo : « Monumento di ministro di ferro » . Come , di ferro ? « Pardon , ministro di ferrovie Balasz , primo costruttore di metropolitana . » Dice anche la data , la sbaglia , si corregge , ma nessuno gli dà retta perché siamo al Royal , l ' albergo , categoria « luxus » . Di lusso magari non è , ma bello e comodo certamente : quattro per camera , noi abbiamo perso Riccio e così la signora Lucia s ' arrangerà a dormire con tre giovanotti . Le sistemiamo amorosamente il letto nell ' ingresso , poi , alle cinque suonate , si va a cena . A un tavolo c ' è Giorgio il tentennone , che ogni tanto ci sollecita : cambiare , comperare suveniri di Ungaria , bambola in costumo nazionalo , bouteille di apricot - brandy , dischi di musica classica ungaria . Non si cheta un momento : « cambiare , comperare suveniri » . Da questo momento Giorgio l ' ungherese per noi è il signor Suveniri , anche se lui non lo sa . Ma a fare la gira della citta con il pullmano noi non ci andiamo : le cartoline illustrate si comprano anche dal tabaccaio , e una città vista dal finestrino vale poco più d ' una sfilza di cartoline . Meglio restarsene a passeggio su e giù per il grande bulevardo del nostro albergo , a guardare le ragazze carine , vestite così alla meglio , ogni tanto una coi capelli cotonati ; vedere i prezzi della roba in vetrina , comprare le cartoline , la bambola in costume nazionale , le sigarette di Ungaria , le carte da gioco che hanno per semi le ghiande , le bubbole , le foglie e i cuori , e poi la bottiglia di grappa d ' albicocche . Sentire la signora anziana e rimprosciuttita che fa le somme a voce alta , in ungherese : chi capita a Budapest non perda quest ' esperienza uditiva unica al mondo . Poi ritrovo Riccio e andiamo in bettola ad assaggiare la grappa di albicocche che è buonissima , servita con contorno di selz da una camerierona in grembiule nero e stivaletti bianchi , privi di punta e di tallone , come se avesse le caviglie fasciate . Riccio parla tutte le lingue , ma non l ' ungherese , la cameriera sa l ' ungherese e basta , ci si capisce a gesti , e lei accetta per mancia tre fiorini , un penny , venti lire e un gettone del telefono . Così ci siamo vuotati le tasche d ' ogni valuta intermedia e si può andare a letto tranquilli . Crolliamo subito , ma la mattina alle cinque arriva , vestito di nero , il presidente della Corte di Cassazione : « La vostra domanda di grazia è stata respinta . Sappiate essere forte » . Invece , fuori del sogno , è Mimmo il terrone giusto , e sta dicendo che la sveglia era alle cinque , e che si riparte per il confine . Prima però Giorgio Suveniri ci fa consegnare il cestino da viaggio : una pagnotta , identica a quella avellinese , formaggini , caramelle , e una scatola di chissà cosa . In treno uno prova ad aprirla , l ' assaggia , dice che è un pasticcio di carne e cipolla , e la butta dal finestrino . Invece è il miglior fegato d ' oca che abbia mai gustato : peccato che l ' apriscatole ci sia , ma non la forchetta , così bisogna arrangiarsi con le dita . Il vagone ungherese è il più brutto fra quelli visti finora , senza scomparti , coi sedili dritti e duri , e una toilette che è proprio un cesso . Mescolati a noi i primi soldati sovietici : di stanza a Budapest , se ne vanno in licenza , tutti contenti , alcuni si portano dietro la moglie e la prole . C ' è un poppante meraviglioso , che fa un rumore incredibile succhiando il biberon . C ' è una bambina sui quattro anni che sembra una pesca , una mela , non so . Ha il cappottino rosso , i capelli di spiga , papà e mamma se la coccolano , la lasciano libera di fare i comodi suoi , di salire sui sedili , di frignare , di accettare i nostri regalini : una penna a sfera , un pezzo di cioccolata , un sacchetto di caramelle , un portachiavi . Da brava , come si dice al signore ? Si dice « pattiba , pattiba , pattiba » . E anche il soldato giovane che mi sta seduto accanto accetta un pacchetto di Pali Mall , e mostra la carta rossa , lustra , al compagno : « Amerikanska » , fa e se lo ficca in tasca : piccolo contributo agli scambi commerciali e culturali fra le due superpotenze con la mediazione della Repubblica italiana , e anche dell ' elvetica , perché sono di contrabbando . Sono vestiti bene : i calzoni ficcati negli stivaletti a mezza gamba , e sopra la tunica , fermata alla vita col cinturone , pieno di patacche smaltate . Riccio sa davvero il russo e cerca di farsi spiegare cosa significano quei distintivi , ma è una storia piuttosto complicata . A un tratto compare un fiume , ed è il padre della bambina bella che ne dice il nome , levandosi in piedi con un grande sorriso : Tisza . Di certo è il confine , perché è troppo contento il soldatone babbo . Infatti di lì a poco si scende . Siamo in un posto chiamato Ciop , sono le tre , ma gli orologi devono fare due passi avanti , intonarsi col meridiano di Mosca : insomma sono le cinque . Da non so dove compare una giovinetta che cammina pari pari , ha il visto tondo e roseo , gli zigomi alti , un bel vestitino attillato , l ' aria di chi sta sulle sue . « Prego signori , venite da questa parte » , fa , come se lo leggesse sul muro . « Con le valigie ? » « Sì , con le valigie . » Cioè andiamo alla dogana . Per me a questo punto ci sono due brutte novità . Prima la signora Lucia , che mi tira in disparte e mi dice a bassa voce di aver sentito Senatori che , a voce anche più bassa , diceva : « Ora comincia il peggio » . Sarà senz ' altro il camerone a ruote , ottantotto italiani che bivaccano tutti insieme , allo scoperto , in pigiama chi ce l ' ha ( e io non cc l ' ho ) . Peggio , quando la giovinetta spiega che bisogna riempire il modulo azzurro con la dichiarazione della valuta straniera . Apro il portafogli , conto , e ci trovo cinquanta dollari in meno . No , non li ho persi , me li hanno rubati e nel tempo che ci vuole ad aprire la valigia per l ' ispezione ho già ricostruito tutto ; so chi è stato . L ' uomo della dogana fruga un po ' qua e un po ' là , ritira tutta la roba stampata , ma la rende quasi subito . A me prende un dotto studio sulla battaglia di Custoza ( ci sono carte topografiche di due metri per due ) e l ' agenda rossa dove tutti i giorni segno qualche fatterello mio . Il libro me lo rende subito , l ' agenda invece ritarda , e un poco questo fatto mi secca , perché sono fatterelli veramente miei , e se c ' è uno che sa l ' italiano , là dietro , mi figuro le risate che si farà . E poi i cinquanta dollari partiti : forse mi sta bene , tra Venezia e Vienna ho chiacchierato troppo , ho fatto vedere quanti erano i dollari , ho esagerato e ora mi puniscono così . Pazienza : non si può dire sempre male degli italiani , e poi mettersi a piangere quando si comportano da italiani . Anzi , meno male che non me ne hanno presi di più . Riecco l ' agenda coi fatterelli miei , e andiamo finalmente sul camerone a ruote . Il peggio comincia ora , l ' ha detto Senatori , no ? Resto sulla banchina con le valigie di tutti , Riccio , Mimmo , Ivano saltano a bordo , prendono i posti , issano i bagagli , tutti contenti mi fanno cenno di salire . Alla faccia di Senatori : no , non è un camerone . È una casa , anzi una dimora .