StampaQuotidiana ,
La
supersegretaria
Ludmilla
fa
il
suo
mestiere
di
accompagnatrice
con
grande
scrupolo
:
ritta
vicino
al
guidatore
,
faccia
a
noi
,
in
mano
un
microfono
che
gracchia
,
comincia
dall
'
uovo
.
Mosca
era
alle
origini
una
fortezza
sulla
Moscova
,
imprendibile
,
superficie
un
ettaro
.
Oggi
87
ettari
,
sei
milioni
di
abitanti
esclusi
i
sobborghi
,
più
un
milione
di
turisti
che
ogni
giorno
affluiscono
alla
capitale
dallo
sterminato
contado
e
anche
dall
'
estero
;
in
occasione
della
partita
,
cinquemila
italiani
.
Ogni
giorno
si
costruiscono
a
Mosca
trecento
nuovi
alloggi
,
anche
col
sistema
delle
case
prefabbricate
:
l
'
inquilino
paga
in
ragione
di
tredici
copechi
per
metro
quadrato
,
meno
di
cento
lire
.
A
destra
(
sua
,
cioè
alla
nostra
sinistra
)
statua
di
operaio
e
colcosiana
,
altezza
metri
venticinque
,
in
acciaio
inossidabile
,
e
smontabile
:
la
portarono
alla
mostra
di
Parigi
.
Facciata
del
teatro
Bolscioi
,
scendere
per
fotografare
ma
solo
cinque
minuti
.
Stazione
di
Riga
,
e
dal
lato
opposto
chiesa
di
San
Cipollone
,
oggi
conservata
a
mo
'
di
museo
.
Domande
da
fare
?
Sì
,
la
signora
padovana
chiede
se
domattina
è
possibile
andare
a
messa
.
Possibile
,
perché
in
Unione
Sovietica
restano
chiese
aperte
,
israelite
,
ortodosse
e
cristiane
,
ma
«
puoche
puoche
»
perché
popolo
sovietico
«
puoco
puoco
»
religioso
.
E
la
chiesa
cattolica
c
'
è
?
Certo
,
Ludmilla
lo
ignora
,
ma
molti
fra
noi
sanno
che
si
chiama
San
Luigi
dei
Francesi
,
e
la
padovana
domani
andrà
senz
'
altro
da
questo
santo
dei
francesi
,
in
mancanza
di
meglio
.
Ludmilla
però
non
l
'
accompagnerà
:
domani
Piazza
Rossa
.
«
E
mì
vado
a
messa
,
e
quella
lì
vada
al
diavolo
»
,
conclude
indicando
la
giovane
senza
Dio
.
Ecco
i
grattacieli
,
costruiti
con
sistemi
modernissimi
,
cioè
pietra
su
pietra
,
mattone
su
mattone
,
fino
ad
arrivare
,
con
le
guglie
,
ai
non
so
più
quanti
metri
e
mezzo
dell
'
Università
.
È
il
mastodonte
,
che
sorge
sulla
Collina
dei
Passeri
.
Di
qui
si
vedono
le
anse
della
Moscova
,
tutta
la
città
distesa
,
accanto
c
'
è
un
grande
trampolino
per
il
salto
con
gli
sci
.
Appena
scesi
ci
aggrediscono
nugoli
di
ragazzetti
chiedendo
«
biro
,
biro
,
biro
»
,
e
mostrando
in
cambio
distintivi
.
Per
una
penna
a
sfera
danno
anche
quattro
stelle
rosse
.
Sarebbe
bello
discorrere
un
po
'
con
questi
giovanotti
sprovveduti
.
Ludmilla
spiega
solo
che
sono
ragazzi
«
non
molto
buoni
»
e
che
bisognerebbe
-
fa
il
gesto
-
sculacciarli
.
Ci
tira
via
fino
al
mastodonte
,
e
non
ci
risparmia
nulla
:
seimila
studenti
alloggiati
,
trentamila
universitari
in
tutta
Mosca
,
agli
studi
superiori
,
dopo
il
decimo
anno
delle
elementari
,
si
entra
per
concorso
,
e
si
riceve
una
borsa
minima
di
un
rublo
al
giorno
.
Entro
università
mensa
,
pasto
minimo
venticinque
copechi
,
non
granché
buono
ma
«
sufficiente
per
saturarsi
»
.
In
università
sei
ascensori
ultraveloci
portano
fino
al
piano
ventottesimo
,
ci
sono
aule
e
laboratori
,
teatri
e
auditori
,
studenti
di
tutte
le
razze
,
anche
sessanta
italiani
.
Si
può
entrare
dovunque
:
nelle
aule
mentre
fanno
lezione
,
nelle
mense
,
negli
atri
,
nelle
camerette
,
persino
nei
cessi
.
E
siccome
ogni
giorno
deve
essere
un
pellegrinaggio
di
turisti
,
come
faranno
a
studiare
questi
ragazzi
lo
sa
il
diavolo
.
L
'
impressione
è
che
questo
brutto
mastodonte
serva
più
come
simbolo
che
come
strumento
,
che
sia
poco
funzionale
,
che
sarebbe
stato
molto
meglio
fare
una
città
degli
studi
,
con
molti
edifici
staccati
in
mezzo
al
verde
.
Uno
degli
architetti
fiorentini
mi
fa
notare
che
i
corridoi
interni
sono
bui
,
e
infatti
è
acceso
il
neon
in
continuazione
;
che
le
camere
sono
sbagliate
,
se
apri
la
finestra
non
apri
più
l
'
armadio
.
Marcello
si
è
messo
a
bisticciare
con
lo
spoletino
baffuto
:
«
Guardi
le
nostre
università
»
,
dice
quest
'
ultimo
,
«
relegate
nei
vecchi
conventi
,
nei
palazzacci
antichi
.
E
poi
i
risultati
si
sono
visti
,
no
?
L
'
abbiamo
visto
o
no
se
quest
'
università
funziona
?
Ci
sono
andati
o
no
,
primi
nello
spazio
?
»
.
Basta
con
Ludmilla
,
nel
pomeriggio
andremo
in
centro
noi
quattro
da
soli
.
Per
strada
ci
ferma
un
giovanotto
alto
,
gobbo
e
occhialuto
,
parla
in
russo
con
Riccio
,
dice
che
vuol
comprare
roba
italiana
,
vestiti
,
impermeabili
,
maglie
.
È
successo
a
noi
,
come
a
tutti
gli
altri
indistintamente
,
perfino
alla
padovana
coi
baffi
un
'
inserviente
dell
'
albergo
ha
chiesto
un
paio
di
calze
di
nailon
.
«
Mi
carezzava
,
mi
carezzava
,
quasi
mi
faceva
piangere
,
povera
!
Le
ho
detto
tieni
le
calze
,
e
va
'
a
farte
benedire
,
Mariavergine
»
.
In
taxi
il
giovanotto
nostro
,
l
'
occhialuto
spiega
che
aspetterà
fuori
del
villaggio
,
andiamo
dentro
noi
a
prendere
la
roba
e
ci
ritroviamo
lì
fra
un
quarto
d
'
ora
.
Entrare
lui
è
proibito
,
specialmente
al
blocco
due
,
il
nostro
,
«
a
very
bad
block
»
,
spiega
.
Questo
lumacone
deve
passare
le
giornate
a
trafficare
in
impermeabili
empolesi
.
Cos
'
abbiamo
da
vendergli
?
Mimmo
tira
fuori
un
par
di
mutandoni
di
lana
che
gli
aveva
comprato
la
mamma
per
viaggiare
in
Russia
(
andranno
bene
?
Quanto
posso
chiedere
?
)
;
poi
ci
sono
le
maglie
,
col
collo
e
senza
,
una
decina
fra
tutti
,
d
'
ogni
colore
,
da
riempirne
la
borsa
dell
'
Alitalia
.
Stiamo
per
uscire
di
camera
col
malloppo
quattro
magliari
penso
,
oltre
tutto
piove
,
ci
pentiamo
quasi
contemporaneamente
,
e
che
il
lumacone
rimanga
pure
sotto
l
'
acqua
ad
aspettarci
che
ben
gli
sta
.
La
mattina
dopo
Ludmilla
,
puntuale
e
tenace
,
riattacca
con
le
cifre
,
al
Cremlino
vedremo
il
campanone
crollato
prima
ancora
di
arrivare
in
vetta
al
campanile
,
lei
sa
quanto
pesa
,
quanto
ha
di
diametro
,
quanto
di
altezza
,
vedremo
il
«
re
dei
cannoni
»
,
un
enorme
pezzo
di
artiglieria
che
forse
non
ha
mai
sparato
,
e
casomai
ha
sparato
solo
a
mitraglia
,
perché
le
quattro
palle
,
da
due
tonnellate
ciascuna
,
lì
davanti
,
sono
dell
'
Ottocento
,
e
a
fine
decorativo
.
Dentro
il
Cremlino
c
'
è
anche
l
'
unico
edificio
davvero
moderno
veduto
a
Mosca
,
il
palazzo
dei
Congressi
,
ardito
col
suo
vetro
e
cemento
in
mezzo
a
tante
cipollone
.
Ludmilla
spara
le
sue
cifre
,
e
sarà
meglio
squagliarsela
per
andare
a
comprare
,
da
buon
italiano
,
il
colbacco
e
la
balalaica
.
Sulla
Piazza
Rossa
c
'
è
un
omone
,
un
armadio
che
cammina
,
e
si
tira
dietro
sei
balalaiche
;
gli
chiedo
dove
l
'
ha
comprate
,
lui
si
volta
ed
è
il
Rollamatic
.
I
poliziotti
ci
fischiano
dietro
,
ma
lui
dice
«
italianski
futbalisti
»
e
ci
lasciano
passare
,
di
corsa
,
fuori
delle
strisce
.
Così
andiamo
al
Gum
,
e
il
Rollamatic
-
armadio
è
efficientissimo
,
si
fa
largo
senza
nemmeno
sgomitare
,
per
pura
forza
intimidatoria
-
pagiostie
,
pagiostie
-
e
gli
acquisti
si
sbrigano
in
un
baleno
.
Tutti
e
due
incolbaccati
torniamo
sulla
Piazza
Rossa
,
il
Rollamatic
si
congeda
,
io
ritrovo
la
comitiva
con
Ludmilla
,
e
senza
fare
la
fila
entriamo
al
mausoleo
rosso
e
nero
,
coi
soldatini
imberbi
dal
fucilino
lustro
che
pare
un
giocattolo
,
immobili
,
consapevoli
.
Saranno
anche
«
puoco
puoco
»
religiosi
,
questi
russi
,
ma
la
fila
è
interminabile
,
avanza
lenta
lenta
,
perché
non
si
sosta
davanti
alla
mummia
,
le
si
gira
attorno
.
C
'
è
buio
,
solo
tre
lampade
che
illuminano
il
viso
di
cera
e
le
mani
,
una
aperta
,
una
stretta
a
pugno
.
Alla
fine
del
giro
incontro
lo
sguardo
di
Marcello
,
e
per
poco
non
ci
mettiamo
a
ridere
.
So
quello
che
pensa
:
che
è
finto
,
che
sembra
d
'
essere
al
miracolo
di
san
Gennaro
,
che
il
cielo
ci
scampi
dalla
sorte
d
'
essere
imbalsamati
,
dopo
morti
,
e
conservati
in
cantina
per
ricordo
ai
nipoti
.
«
O
vieni
un
po
'
a
vedere
com
'
era
fatto
il
tu
'
nonnino
!
»
Ma
basta
col
sacrilegio
.
Pensiamo
a
fare
il
tifo
per
l
'
Italia
.
Lo
stadione
è
bello
,
l
'
altoparlante
alterna
canzoni
italiane
e
russe
,
il
tabellone
luminoso
dà
le
informazioni
in
cirillico
(
non
pare
,
ma
c
'
è
scritto
proprio
Negri
,
Facchetti
,
Maldini
)
,
c
'
è
l
'
orologio
che
segna
i
minuti
trascorsi
,
e
quelli
del
recupero
,
per
il
tempo
perso
fra
incidenti
,
moine
e
pugni
in
faccia
.
Una
figura
da
ladri
,
e
grazie
,
grazie
al
pubblico
sovietico
che
non
ci
ha
sbeffeggiati
,
alla
fine
,
come
meritavamo
,
con
la
nostra
sicumera
del
mattino
,
quando
dall
'
autobus
facevamo
segno
con
le
mani
,
che
gliele
avremmo
suonate
.
Dopo
lo
stadio
devo
andare
al
Leningradesc
per
telefonare
,
Ludmilla
mi
insegna
dove
scendere
e
dove
prendere
il
3
,
che
però
arriva
solo
alla
Komsomolskaia
,
poi
fare
un
tratto
a
piedi
.
Non
ci
capisco
più
niente
,
nessuno
parla
altro
che
russo
,
io
non
riesco
a
dire
bene
Lieningradscaia
,
anche
perché
la
parola
è
sdrucciola
.
Per
fortuna
un
brav
'
uomo
scende
con
me
e
mi
indica.Di
sopra
il
professore
ha
già
avuto
in
linea
Milano
:
«
...
e
Dubinsky
ci
mette
il
piedone
,
va
bene
?
...
e
Sormani
incorna
,
va
bene
?
...
e
rimedia
il
Trap
,
va
bene
?
»
.
Al
piano
di
sotto
c
'
è
Manlio
Cancogni
in
crisi
,
il
Rollamatic
mi
ci
accompagna
,
lo
abbraccio
e
per
consolazione
viene
sopra
anche
lui
a
far
merenda
con
caviale
,
champagne
,
salmone
e
vodka
.
Mi
piacerebbe
star
lì
a
discutere
,
e
magari
scendere
nell
'
atrio
assiro
per
sfottere
un
po
'
i
prestipedatori
,
gli
abatini
che
l
'
hanno
prese
dai
cavalli
della
steppa
,
ma
la
tradotta
aspetta
e
a
mezzanotte
in
punto
salpiamo
.
Alla
stazione
di
Kiev
ci
sono
ucraini
fierissimi
che
ridono
con
noi
della
partita
,
e
donne
che
si
caricano
sul
groppone
sacchi
e
casse
.
Poi
c
'
è
una
comitiva
ungherese
che
intona
un
coro
,
gli
italiani
rispondono
col
mazzolino
di
fiori
,
e
tutti
insieme
si
canta
Marina
,
Ludmilla
è
sparita
,
riecco
Svetlana
e
Natascia
,
e
il
treno
accenna
a
muoversi
.
Comincia
l
'
anabasi
.