Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
La supersegretaria non ci accompagna a messa ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
La supersegretaria Ludmilla fa il suo mestiere di accompagnatrice con grande scrupolo : ritta vicino al guidatore , faccia a noi , in mano un microfono che gracchia , comincia dall ' uovo . Mosca era alle origini una fortezza sulla Moscova , imprendibile , superficie un ettaro . Oggi 87 ettari , sei milioni di abitanti esclusi i sobborghi , più un milione di turisti che ogni giorno affluiscono alla capitale dallo sterminato contado e anche dall ' estero ; in occasione della partita , cinquemila italiani . Ogni giorno si costruiscono a Mosca trecento nuovi alloggi , anche col sistema delle case prefabbricate : l ' inquilino paga in ragione di tredici copechi per metro quadrato , meno di cento lire . A destra ( sua , cioè alla nostra sinistra ) statua di operaio e colcosiana , altezza metri venticinque , in acciaio inossidabile , e smontabile : la portarono alla mostra di Parigi . Facciata del teatro Bolscioi , scendere per fotografare ma solo cinque minuti . Stazione di Riga , e dal lato opposto chiesa di San Cipollone , oggi conservata a mo ' di museo . Domande da fare ? Sì , la signora padovana chiede se domattina è possibile andare a messa . Possibile , perché in Unione Sovietica restano chiese aperte , israelite , ortodosse e cristiane , ma « puoche puoche » perché popolo sovietico « puoco puoco » religioso . E la chiesa cattolica c ' è ? Certo , Ludmilla lo ignora , ma molti fra noi sanno che si chiama San Luigi dei Francesi , e la padovana domani andrà senz ' altro da questo santo dei francesi , in mancanza di meglio . Ludmilla però non l ' accompagnerà : domani Piazza Rossa . « E mì vado a messa , e quella lì vada al diavolo » , conclude indicando la giovane senza Dio . Ecco i grattacieli , costruiti con sistemi modernissimi , cioè pietra su pietra , mattone su mattone , fino ad arrivare , con le guglie , ai non so più quanti metri e mezzo dell ' Università . È il mastodonte , che sorge sulla Collina dei Passeri . Di qui si vedono le anse della Moscova , tutta la città distesa , accanto c ' è un grande trampolino per il salto con gli sci . Appena scesi ci aggrediscono nugoli di ragazzetti chiedendo « biro , biro , biro » , e mostrando in cambio distintivi . Per una penna a sfera danno anche quattro stelle rosse . Sarebbe bello discorrere un po ' con questi giovanotti sprovveduti . Ludmilla spiega solo che sono ragazzi « non molto buoni » e che bisognerebbe - fa il gesto - sculacciarli . Ci tira via fino al mastodonte , e non ci risparmia nulla : seimila studenti alloggiati , trentamila universitari in tutta Mosca , agli studi superiori , dopo il decimo anno delle elementari , si entra per concorso , e si riceve una borsa minima di un rublo al giorno . Entro università mensa , pasto minimo venticinque copechi , non granché buono ma « sufficiente per saturarsi » . In università sei ascensori ultraveloci portano fino al piano ventottesimo , ci sono aule e laboratori , teatri e auditori , studenti di tutte le razze , anche sessanta italiani . Si può entrare dovunque : nelle aule mentre fanno lezione , nelle mense , negli atri , nelle camerette , persino nei cessi . E siccome ogni giorno deve essere un pellegrinaggio di turisti , come faranno a studiare questi ragazzi lo sa il diavolo . L ' impressione è che questo brutto mastodonte serva più come simbolo che come strumento , che sia poco funzionale , che sarebbe stato molto meglio fare una città degli studi , con molti edifici staccati in mezzo al verde . Uno degli architetti fiorentini mi fa notare che i corridoi interni sono bui , e infatti è acceso il neon in continuazione ; che le camere sono sbagliate , se apri la finestra non apri più l ' armadio . Marcello si è messo a bisticciare con lo spoletino baffuto : « Guardi le nostre università » , dice quest ' ultimo , « relegate nei vecchi conventi , nei palazzacci antichi . E poi i risultati si sono visti , no ? L ' abbiamo visto o no se quest ' università funziona ? Ci sono andati o no , primi nello spazio ? » . Basta con Ludmilla , nel pomeriggio andremo in centro noi quattro da soli . Per strada ci ferma un giovanotto alto , gobbo e occhialuto , parla in russo con Riccio , dice che vuol comprare roba italiana , vestiti , impermeabili , maglie . È successo a noi , come a tutti gli altri indistintamente , perfino alla padovana coi baffi un ' inserviente dell ' albergo ha chiesto un paio di calze di nailon . « Mi carezzava , mi carezzava , quasi mi faceva piangere , povera ! Le ho detto tieni le calze , e va ' a farte benedire , Mariavergine » . In taxi il giovanotto nostro , l ' occhialuto spiega che aspetterà fuori del villaggio , andiamo dentro noi a prendere la roba e ci ritroviamo lì fra un quarto d ' ora . Entrare lui è proibito , specialmente al blocco due , il nostro , « a very bad block » , spiega . Questo lumacone deve passare le giornate a trafficare in impermeabili empolesi . Cos ' abbiamo da vendergli ? Mimmo tira fuori un par di mutandoni di lana che gli aveva comprato la mamma per viaggiare in Russia ( andranno bene ? Quanto posso chiedere ? ) ; poi ci sono le maglie , col collo e senza , una decina fra tutti , d ' ogni colore , da riempirne la borsa dell ' Alitalia . Stiamo per uscire di camera col malloppo quattro magliari penso , oltre tutto piove , ci pentiamo quasi contemporaneamente , e che il lumacone rimanga pure sotto l ' acqua ad aspettarci che ben gli sta . La mattina dopo Ludmilla , puntuale e tenace , riattacca con le cifre , al Cremlino vedremo il campanone crollato prima ancora di arrivare in vetta al campanile , lei sa quanto pesa , quanto ha di diametro , quanto di altezza , vedremo il « re dei cannoni » , un enorme pezzo di artiglieria che forse non ha mai sparato , e casomai ha sparato solo a mitraglia , perché le quattro palle , da due tonnellate ciascuna , lì davanti , sono dell ' Ottocento , e a fine decorativo . Dentro il Cremlino c ' è anche l ' unico edificio davvero moderno veduto a Mosca , il palazzo dei Congressi , ardito col suo vetro e cemento in mezzo a tante cipollone . Ludmilla spara le sue cifre , e sarà meglio squagliarsela per andare a comprare , da buon italiano , il colbacco e la balalaica . Sulla Piazza Rossa c ' è un omone , un armadio che cammina , e si tira dietro sei balalaiche ; gli chiedo dove l ' ha comprate , lui si volta ed è il Rollamatic . I poliziotti ci fischiano dietro , ma lui dice « italianski futbalisti » e ci lasciano passare , di corsa , fuori delle strisce . Così andiamo al Gum , e il Rollamatic - armadio è efficientissimo , si fa largo senza nemmeno sgomitare , per pura forza intimidatoria - pagiostie , pagiostie - e gli acquisti si sbrigano in un baleno . Tutti e due incolbaccati torniamo sulla Piazza Rossa , il Rollamatic si congeda , io ritrovo la comitiva con Ludmilla , e senza fare la fila entriamo al mausoleo rosso e nero , coi soldatini imberbi dal fucilino lustro che pare un giocattolo , immobili , consapevoli . Saranno anche « puoco puoco » religiosi , questi russi , ma la fila è interminabile , avanza lenta lenta , perché non si sosta davanti alla mummia , le si gira attorno . C ' è buio , solo tre lampade che illuminano il viso di cera e le mani , una aperta , una stretta a pugno . Alla fine del giro incontro lo sguardo di Marcello , e per poco non ci mettiamo a ridere . So quello che pensa : che è finto , che sembra d ' essere al miracolo di san Gennaro , che il cielo ci scampi dalla sorte d ' essere imbalsamati , dopo morti , e conservati in cantina per ricordo ai nipoti . « O vieni un po ' a vedere com ' era fatto il tu ' nonnino ! » Ma basta col sacrilegio . Pensiamo a fare il tifo per l ' Italia . Lo stadione è bello , l ' altoparlante alterna canzoni italiane e russe , il tabellone luminoso dà le informazioni in cirillico ( non pare , ma c ' è scritto proprio Negri , Facchetti , Maldini ) , c ' è l ' orologio che segna i minuti trascorsi , e quelli del recupero , per il tempo perso fra incidenti , moine e pugni in faccia . Una figura da ladri , e grazie , grazie al pubblico sovietico che non ci ha sbeffeggiati , alla fine , come meritavamo , con la nostra sicumera del mattino , quando dall ' autobus facevamo segno con le mani , che gliele avremmo suonate . Dopo lo stadio devo andare al Leningradesc per telefonare , Ludmilla mi insegna dove scendere e dove prendere il 3 , che però arriva solo alla Komsomolskaia , poi fare un tratto a piedi . Non ci capisco più niente , nessuno parla altro che russo , io non riesco a dire bene Lieningradscaia , anche perché la parola è sdrucciola . Per fortuna un brav ' uomo scende con me e mi indica.Di sopra il professore ha già avuto in linea Milano : « ... e Dubinsky ci mette il piedone , va bene ? ... e Sormani incorna , va bene ? ... e rimedia il Trap , va bene ? » . Al piano di sotto c ' è Manlio Cancogni in crisi , il Rollamatic mi ci accompagna , lo abbraccio e per consolazione viene sopra anche lui a far merenda con caviale , champagne , salmone e vodka . Mi piacerebbe star lì a discutere , e magari scendere nell ' atrio assiro per sfottere un po ' i prestipedatori , gli abatini che l ' hanno prese dai cavalli della steppa , ma la tradotta aspetta e a mezzanotte in punto salpiamo . Alla stazione di Kiev ci sono ucraini fierissimi che ridono con noi della partita , e donne che si caricano sul groppone sacchi e casse . Poi c ' è una comitiva ungherese che intona un coro , gli italiani rispondono col mazzolino di fiori , e tutti insieme si canta Marina , Ludmilla è sparita , riecco Svetlana e Natascia , e il treno accenna a muoversi . Comincia l ' anabasi .