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Diario romano. 1 ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Sono le tre e mezzo . Il cielo di maggio , sul gomito lucente di via Veneto , accenna vagamente a schiarire . Cinque macchine , due delle quali americane , stanno allineate davanti al Giardino d ' Europa , dove concludono la notte i frequentatori abituali dei night - clubs situati nei paraggi : Jicky Club , Pipistrello , Club 84 , Kit Kat . Sprofondata nei cuscini di cuoio marrone di una Dodge decappottabile , una ragazza bionda , dalla bocca larghissima , tempestata di lentiggini grosse come coriandoli , un fazzoletto di crespo nero stretto attorno al collo , singhiozza dolcemente . Accanto a lei , scamiciato , un giovanotto bruno , dalle braccia pelose , fuma con aria di estrema noia . I suoi occhi nerissimi , lucenti come scarafaggi , scappano , ogni tanto , verso due bellissime negre sedute al fresco . Nell ' interno del locale , dove si possono acquistare orchidee , tuberose e garofani da offrire alle signore , altri negri , giovanotti e ragazze , ascoltano i dischi di una macchina a gettoni . Sono serissimi , quasi estatici . Soltanto le spalle , con sussulti lievi come brividi , accompagnano il ritmo della musica . Nella sala interna , abbandonati su sofà verdi , sotto dipinti pretenziosi e insignificanti , alcuni giovani intellettuali , prevalentemente di sinistra , mangiucchiano polpette e patate fritte , ragionando di letteratura e di teatro . Si esprimono nel gergo , ormai vuoto e stantio , ch ' ebbe fortuna venticinque anni fa : quando Giuseppe Bottai , per distinguersi da Ricci e da Starace , covava le uova culturali di un vago antifascismo . « Appoggiarsi al contenuto , esclusivamente come tale » , predica un trentenne dal ciuffo aggressivo , « è un ricatto . Il contenuto , ridotto all ' informazione , ristretto alle esperienze di un ' umanità troppo compiaciuta della propria condizione , è la negazione della poesia . La poesia non può limitarsi al contenuto . La poesia è l ' alone del contenuto . Siamo matti ! Leggete le poesie di Penna , per favore . Che , Penna è contenuto ? Penna è l ' alone del suo contenuto umano , ragazzi ! » . « E Saba ? » , azzarda timidamente un tipo macilento , d ' età indefinibile , il cui viso è divorato per metà dagli occhiali scuri . Il predicatore dal ciuffo ribelle resta un momento perplesso . Butta giù un sorso di birra , poi , solennemente , dice : « Saba , in un certo senso , è il contenuto dell ' alone . Non so se mi spiego ... » . Fuori è già chiaro . Le due negre , immobili , con le lunghe gambe accavallate , guardano il cielo . Nella Dodge decappottabile , la ragazza lentigginosa continua a singhiozzare nel dormiveglia . Il giovanotto bruno , al suo fianco , dorme profondamente , con la bocca socchiusa . Basta uno sguardo , per capire con che sforzi cerchi di somigliare a Maurizio Arena , bello cinematografico di moda . Due ore fa , prima che sul palcoscenico dei « quartieri alti » restassero soltanto le squallide comparse e le controfigure anonime , il vero Maurizio Arena , l ' ex - muratore Di Lorenzo , era con me , nell ' angolo più nascosto del Club 84 , a cento metri da via Veneto . Guardavamo in silenzio le coppie che a malapena riuscivano a muoversi sulla pista da ballo gremita . L ' orchestra di Armandino Zingone , chitarrista napoletano , trentaquattrenne , padre di otto figli , modulava un ritmo lento . Nell ' angolo opposto al nostro , attorno a due tavoli ravvicinati , stavano , già ammutoliti per la stanchezza , i più assidui frequentatori del locale : Vittorio Caprioli , Franca Valeri , Beppino Patroni - Griffi , Nora Ricci . Ugo Tognazzi stava pilotando in pista un ' americana altissima e rigida . S ' intravedeva , al di là di un pilastro , il ciuffo nervoso di Walter Chiari . Erano le due e un quarto : l ' ora in cui un lento sipario di noia comincia a calare , ogni notte , sulla mondanità romana . Un viso massiccio , occhialuto , ombreggiato da una barba leggera , si affacciò all ' ingresso del locale . I denti di Arena scricchiolarono . Vidi il profilo del giovane attore tendersi , quasi assottigliarsi in una crisi d ' improvviso furore . Poi , a fior di labbra , più parlando a se stesso che a me , il giovanotto prese a sfogarsi : « Eccolo , puntuale » , disse . « Mica , dopotutto , è colpa sua , poveraccio . E nemmeno è colpa nostra , se anche lui è finito qui . Una volta era il re d ' Egitto in esilio , sua maestà Faruk . Ormai è Faruk . Anzi , Farucche . Qualcuno lo chiama perfino Faruccone . Anche Orson Welles , quella volta che scese a Ciampino , era un fenomeno . Era quello che aveva fatto impazzire Nuova York annunciando per radio l ' arrivo dei marziani . Un pezzo grosso ! Dopo una settimana , lo chiamavano già Orson . Poi diventò Orso . Il primo a gridargli : ' Orsaccio , viè qua ! ' fu il guardiano di un posteggio , a piazza di Spagna . A Roma , non resiste nemmeno l ' aria ! Le persone si sciolgono come gelati . Meglio essere nessuno . Eccolo là , come tutte le notti , all ' ora sua ! Era il re d ' Egitto . Se ne sta dimenticando pure lui » . Il faccione di Faruk sparì dalla cornice della porta . Arena tacque di colpo . I suoi pugni solidi , da popolano , restarono , minacciosi , sul tavolo . L ' orchestra di Armandino attaccò a richiesta Tu che ti senti divina : la canzone che l ' estate prossima , in Versilia , farà forse dimenticare La più bella del mondo . Ugo Tognazzi tornò in pista , sospingendo l ' americana dritta impalata . Ci arrivava , dalla penombra , la voce di Walter Chiari , in vena di raccontare storielle . Franca Valeri si era addormentata sulla spalla di Caprioli , il quale , a sua volta , si era assopito sulla spalla di Patroni - Griffi . Maurizio Arena si alzò , soffiò l ' aria dalle narici , violentemente , come fanno i pugili , mi guardò con intensità infantile , poi disse : « Lo sai che faccio , una mattina ? Esco di qua , prendo il treno e vengo a Milano a fare il muratore » . Le notti primaverili romane , fra il Tritone e Porta Pinciana , si assomigliano tutte . Cominciano , fra le dieci e le undici , da Rosati allo Strega , al Café de Paris , da Doney , con le conversazioni degli intellettuali ; finiscono nella tristezza delle mondane sorprese dalla luce del sole , timorose della polizia , tormentate dalle scarpe strette , piene di segreti rimorsi . Notti che per una settimana interessano , ma in capo a quindici giorni non hanno più segreti . I protagonisti del carosello notturno , fra i cinque o sei locali più frequentati , sono sempre i medesimi . Le compagnie si riformano puntualmente ogni sera e riprendono i discorsi interrotti la sera avanti . Nel cuore di una metropoli che al prossimo censimento conterà due milioni tondi di abitanti , se non qualcosa di più , alcune migliaia di persone vivono come nel quartiere europeo di una città coloniale . Nessun legame concreto esiste fra i « quartieri alti » e le borgate periferiche . Via Veneto , luccicante di automobili mostruose , al tramonto , è più vicina a Nuova York che alla Garbatella , a Londra che al Quarticciolo . Roma , piccola e familiare di notte , diventa , appena fa giorno , un ' enorme piovra di cemento . La mancanza di ciminiere e di grandi fabbriche la rende inconsistente come un miraggio .