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C'È SOLO VISCONTI SUL PONTE DI MILLER ( De Monticelli Roberto , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Mettiamola subito in soldoni : che furbo , questo Arthur Miller . Magari senza neanche sospettarlo , che volpone . Ecco che in Uno sguardo dal ponte , spettacolo a gran successo della compagnia Morelli - Stoppa con la regia di Luchino Visconti , egli ci presenta un dramma verità , quasi rusticano nei personaggi , non privo , persino di folclore ; un dramma a grossi effetti , abile , serrato , teso , secondo i più collaudati moduli del grosso mestiere di Broadway e della tecnica di Hollywood ; e fra l ' uno e l ' altro spigolo d ' una situazione scabrosa e teatralissima , insinua motivi alieni , di tragico moralismo , di , preoccupata socialità e di psicanalisi . Poteva mancare , la psicanalisi ? Non poteva mancare . Tali inserti amplificatori Miller li inette in bocca a una specie di personaggio - coro , l ' italo - americano avvocato Alfieri che commenta la vicenda e a un certo punto vi interviene ; e ne fa la materia d ' una prefazione , a questo e a un altro dramma in un atto , Ricordo di due lunedì , recentemente raccolti in volume : una prefazione in cui si parla di « mito greco » , di « fato » , di « mistero » , ma con una sorta di patetica perplessità , che sa lontano un miglio di assimilazioni culturali non differenziate , proprio da autodidatta ; e che , dunque , non esce dal generico . Perché , siamo giusti , cos ' è Uno sguardo dal ponte se non un grosso fatto di cronaca , magistralmente raccontato ? È inutile che l ' autore , tramite il personaggio - coro , cerchi di iniettarvi significati più ampi : il personaggio - coro qui , appartiene alla categoria stilistica delle « voci fuori campo » del cinema , non esce da quelle funzioni , esclusivamente pratiche , di logica narrativa . Per dirla dura dura , ecco qua : non si può fare il Brecht quando non lo si è . La storia di Eddie Carbone , scaricatore italiano del porto di Nuova York , immigrato siciliano che vive nel quartiere di Brooklyn con la moglie e una nipote , della quale è oscuramente innamorato , va benissimo , indifferentemente , per una cronaca in rotocalco ( « Un fatto che vi farà piangere » ) e per un ruvido dramma verista come questo . Eddie Carbone accoglie in casa due compaesani , due cugini della moglie , appena arrivati dalla Sicilia , due immigrati clandestini ; così facendo , li sottrae al controllo dell ' ufficio Emigrazione ed essi possono lavorare indisturbati nel porto , con lui . Ma il più giovane dei due , Rodolfo , che è scapolo ed è un bel ragazzo biondo , melodico e discretamente fine , si innamora della ragazza , Caterina , e ne è riamato . Eddie spasima d ' una gelosia della quale non capisce la vera natura ; tenta di tutto per separare i due , a un certo punto insinua persino che il ragazzo non sia normale . Poi , quando vede che non c ' è più niente da fare , si decide a compiere l ' azione indegna : denuncia la presenza dei due immigrati clandestini alle autorità . Rodolfo e Marco vengono dunque arrestati , ma mentre il primo sposando Caterina regolerà la propria posizione e potrà tranquillamente restarsene negli Stati Uniti , il secondo , che ha in Sicilia moglie e figli , dovrà essere rimpatriato . Prima però si vendica , uccidendo con una coltellata , al culmine d ' una specie di duello rusticano , nella stretta strada di Brooklyn , fra una cerchia di spettatori , uomini e donne , neri , ammutoliti e oscuramente solidali , il delatore . Tutto ciò non va assolutamente al di là di quelli che sono i limiti naturali di un siffatto aneddoto drammatico . C ' è efficacia , linguaggio preciso , il personaggio di Eddie ha una sua scontrosa evidenza teatrale ; ma non altro . Nulla autorizza a parlare di « tragedia sociale » , di « fato » , di « mito greco » . E a voler proprio guardar le bucce , altro che trovare significati ; dovremmo aggiungere che questo mondo di immigrati dell ' Italia del Sud nei quartieri popolari di Nuova York è visto in modo assai convenzionale , i personaggi sono appena segnati , d ' una elementarità che , lungi dall ' essere tragica , rischia di parere banale . I motivi poi di richiamo ai famosi processi delle streghe , all ' intolleranza e alla discriminazione del maccartismo di cui anche Miller è stato vittima , bisogna proprio andarli a tirare per i capelli , per portarli in campo . Ma Luchino Visconti ha colto un ' altra volta l ' occasione Miller per creare un grande spettacolo ; ed è ciò che giustifica la scelta del testo e ne spiega il successo di pubblico . Nella scena ideata da Mario Garbuglia , realistica e insieme allusiva , che evoca in anodo suggestivo ( peccato che , qui a Milano , la prospettiva sia stata un po ' sacrificata dall ' angustia del boccascena ) l ' ambiente di Brooklyn e del porto , i personaggi si muovono con una assai plausibile naturalezza espressiva . Paolo Stoppa è un Eddie Carbone perfetto , così drammaticamente caratterizzato , brusco e angosciato . Rina Morelli dà alla moglie di Eddie quella dolorosa dolcezza che fece un personaggio indimenticabile della moglie di Willy Loman , il commesso viaggiatore . Sergio Fantoni e Corrado Pani sono seccamente efficaci nelle parti dei due immigrati clandestini e , con Stoppa , danno al fosco dramma una coloritura meridionale ( questa sì , che sa d ' antico fato ) , con quella parlata alla siciliana , che è una trovata registica . Ilaria Occhini è semplice e fresca . E poi c ' è lo sfondo , le lamentazioni finali , gli effetti luce , la colonna sonora ; il personaggio - coro : l ' abile Marcello Giorda . Una scorpacciata : ma d ' alta cucina teatrale .