StampaQuotidiana ,
Mettiamola
subito
in
soldoni
:
che
furbo
,
questo
Arthur
Miller
.
Magari
senza
neanche
sospettarlo
,
che
volpone
.
Ecco
che
in
Uno
sguardo
dal
ponte
,
spettacolo
a
gran
successo
della
compagnia
Morelli
-
Stoppa
con
la
regia
di
Luchino
Visconti
,
egli
ci
presenta
un
dramma
verità
,
quasi
rusticano
nei
personaggi
,
non
privo
,
persino
di
folclore
;
un
dramma
a
grossi
effetti
,
abile
,
serrato
,
teso
,
secondo
i
più
collaudati
moduli
del
grosso
mestiere
di
Broadway
e
della
tecnica
di
Hollywood
;
e
fra
l
'
uno
e
l
'
altro
spigolo
d
'
una
situazione
scabrosa
e
teatralissima
,
insinua
motivi
alieni
,
di
tragico
moralismo
,
di
,
preoccupata
socialità
e
di
psicanalisi
.
Poteva
mancare
,
la
psicanalisi
?
Non
poteva
mancare
.
Tali
inserti
amplificatori
Miller
li
inette
in
bocca
a
una
specie
di
personaggio
-
coro
,
l
'
italo
-
americano
avvocato
Alfieri
che
commenta
la
vicenda
e
a
un
certo
punto
vi
interviene
;
e
ne
fa
la
materia
d
'
una
prefazione
,
a
questo
e
a
un
altro
dramma
in
un
atto
,
Ricordo
di
due
lunedì
,
recentemente
raccolti
in
volume
:
una
prefazione
in
cui
si
parla
di
«
mito
greco
»
,
di
«
fato
»
,
di
«
mistero
»
,
ma
con
una
sorta
di
patetica
perplessità
,
che
sa
lontano
un
miglio
di
assimilazioni
culturali
non
differenziate
,
proprio
da
autodidatta
;
e
che
,
dunque
,
non
esce
dal
generico
.
Perché
,
siamo
giusti
,
cos
'
è
Uno
sguardo
dal
ponte
se
non
un
grosso
fatto
di
cronaca
,
magistralmente
raccontato
?
È
inutile
che
l
'
autore
,
tramite
il
personaggio
-
coro
,
cerchi
di
iniettarvi
significati
più
ampi
:
il
personaggio
-
coro
qui
,
appartiene
alla
categoria
stilistica
delle
«
voci
fuori
campo
»
del
cinema
,
non
esce
da
quelle
funzioni
,
esclusivamente
pratiche
,
di
logica
narrativa
.
Per
dirla
dura
dura
,
ecco
qua
:
non
si
può
fare
il
Brecht
quando
non
lo
si
è
.
La
storia
di
Eddie
Carbone
,
scaricatore
italiano
del
porto
di
Nuova
York
,
immigrato
siciliano
che
vive
nel
quartiere
di
Brooklyn
con
la
moglie
e
una
nipote
,
della
quale
è
oscuramente
innamorato
,
va
benissimo
,
indifferentemente
,
per
una
cronaca
in
rotocalco
(
«
Un
fatto
che
vi
farà
piangere
»
)
e
per
un
ruvido
dramma
verista
come
questo
.
Eddie
Carbone
accoglie
in
casa
due
compaesani
,
due
cugini
della
moglie
,
appena
arrivati
dalla
Sicilia
,
due
immigrati
clandestini
;
così
facendo
,
li
sottrae
al
controllo
dell
'
ufficio
Emigrazione
ed
essi
possono
lavorare
indisturbati
nel
porto
,
con
lui
.
Ma
il
più
giovane
dei
due
,
Rodolfo
,
che
è
scapolo
ed
è
un
bel
ragazzo
biondo
,
melodico
e
discretamente
fine
,
si
innamora
della
ragazza
,
Caterina
,
e
ne
è
riamato
.
Eddie
spasima
d
'
una
gelosia
della
quale
non
capisce
la
vera
natura
;
tenta
di
tutto
per
separare
i
due
,
a
un
certo
punto
insinua
persino
che
il
ragazzo
non
sia
normale
.
Poi
,
quando
vede
che
non
c
'
è
più
niente
da
fare
,
si
decide
a
compiere
l
'
azione
indegna
:
denuncia
la
presenza
dei
due
immigrati
clandestini
alle
autorità
.
Rodolfo
e
Marco
vengono
dunque
arrestati
,
ma
mentre
il
primo
sposando
Caterina
regolerà
la
propria
posizione
e
potrà
tranquillamente
restarsene
negli
Stati
Uniti
,
il
secondo
,
che
ha
in
Sicilia
moglie
e
figli
,
dovrà
essere
rimpatriato
.
Prima
però
si
vendica
,
uccidendo
con
una
coltellata
,
al
culmine
d
'
una
specie
di
duello
rusticano
,
nella
stretta
strada
di
Brooklyn
,
fra
una
cerchia
di
spettatori
,
uomini
e
donne
,
neri
,
ammutoliti
e
oscuramente
solidali
,
il
delatore
.
Tutto
ciò
non
va
assolutamente
al
di
là
di
quelli
che
sono
i
limiti
naturali
di
un
siffatto
aneddoto
drammatico
.
C
'
è
efficacia
,
linguaggio
preciso
,
il
personaggio
di
Eddie
ha
una
sua
scontrosa
evidenza
teatrale
;
ma
non
altro
.
Nulla
autorizza
a
parlare
di
«
tragedia
sociale
»
,
di
«
fato
»
,
di
«
mito
greco
»
.
E
a
voler
proprio
guardar
le
bucce
,
altro
che
trovare
significati
;
dovremmo
aggiungere
che
questo
mondo
di
immigrati
dell
'
Italia
del
Sud
nei
quartieri
popolari
di
Nuova
York
è
visto
in
modo
assai
convenzionale
,
i
personaggi
sono
appena
segnati
,
d
'
una
elementarità
che
,
lungi
dall
'
essere
tragica
,
rischia
di
parere
banale
.
I
motivi
poi
di
richiamo
ai
famosi
processi
delle
streghe
,
all
'
intolleranza
e
alla
discriminazione
del
maccartismo
di
cui
anche
Miller
è
stato
vittima
,
bisogna
proprio
andarli
a
tirare
per
i
capelli
,
per
portarli
in
campo
.
Ma
Luchino
Visconti
ha
colto
un
'
altra
volta
l
'
occasione
Miller
per
creare
un
grande
spettacolo
;
ed
è
ciò
che
giustifica
la
scelta
del
testo
e
ne
spiega
il
successo
di
pubblico
.
Nella
scena
ideata
da
Mario
Garbuglia
,
realistica
e
insieme
allusiva
,
che
evoca
in
anodo
suggestivo
(
peccato
che
,
qui
a
Milano
,
la
prospettiva
sia
stata
un
po
'
sacrificata
dall
'
angustia
del
boccascena
)
l
'
ambiente
di
Brooklyn
e
del
porto
,
i
personaggi
si
muovono
con
una
assai
plausibile
naturalezza
espressiva
.
Paolo
Stoppa
è
un
Eddie
Carbone
perfetto
,
così
drammaticamente
caratterizzato
,
brusco
e
angosciato
.
Rina
Morelli
dà
alla
moglie
di
Eddie
quella
dolorosa
dolcezza
che
fece
un
personaggio
indimenticabile
della
moglie
di
Willy
Loman
,
il
commesso
viaggiatore
.
Sergio
Fantoni
e
Corrado
Pani
sono
seccamente
efficaci
nelle
parti
dei
due
immigrati
clandestini
e
,
con
Stoppa
,
danno
al
fosco
dramma
una
coloritura
meridionale
(
questa
sì
,
che
sa
d
'
antico
fato
)
,
con
quella
parlata
alla
siciliana
,
che
è
una
trovata
registica
.
Ilaria
Occhini
è
semplice
e
fresca
.
E
poi
c
'
è
lo
sfondo
,
le
lamentazioni
finali
,
gli
effetti
luce
,
la
colonna
sonora
;
il
personaggio
-
coro
:
l
'
abile
Marcello
Giorda
.
Una
scorpacciata
:
ma
d
'
alta
cucina
teatrale
.