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UNA CLASSICA TRAGEDIA MODERNA ( De Monticelli Roberto , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Gino Cervi è tornato a cingere la gran pancia di Falstaff come nel 1939 quando , della stessa commedia shakespeariana , diede una non dimenticata interpretazione con la compagnia dell ' Eliseo ( la Morelli , la Pagani , Stoppa ; fu un fatto teatrale che tutti ricordano ) e la regia di Pietro Sharoff , come oggi . Gino Cervi ha , per il personaggio di Falstaff , un ' inclinazione , diremmo , eroicomica , come per il personaggio di Cirano ( stabilite , fra il primo e il secondo , le necessarie proporzioni , s ' intende ) . Ma è un ' inclinazione eroicomica di natura borghese ; mi pare proprio che , anche sotto la pancia di Falstaff , come sotto il giustacuore di Cirano , il Cervi rimanga quel borghese solido e dimesso , attivista e bonario che è nei personaggi in panni moderni , non dà mai nei toni del tenore o del baritono e si porta sempre sulle spalle o , come ieri sera , nella pancia posticcia , il suo bravo carico di concreta malinconia . La malinconia di Falstaff , e lo si sente nelle ultime battute , è quella del grassone beffato e velleitario , scorbacchiato e senile ; e ciò che appunto l ' interprete sottolinea in modo preciso , senza per questo mandarla al tragico . E ci piace assai più quest ' ombra , che è nelle sue parole , di tutta l ' alta buffoneria che viene prima , il pancione nella cesta della biancheria , il grosso stolto nel parco di Windsor , con in testa le corna di cervo e ai reni i pungoli dei beffeggiatori travestiti da folletti e fate del bosco , il deluso amatore costretto a camuffarsi da donna senza per questo riuscire a evitare le bastonate del marito geloso . Ora non vi intratterrò sulle Allegre comari di Windsor grande commedia sanguigna e ambigua ( quelle comari , quelle borghesi di Windsor , che si prendono gioco di Falstaff perché come mogli sono oneste , sì , ma il diavolo in corpo ce l ' hanno lo stesso , sarebbe bello da vedere se , a insidiare le loro virtù fosse non già il ridicolo grassone ma il bel Fanton , giovane signore ) ; non vi intratterrò su un testo reso popolare fra l ' altro dalla musica di Verdi , su un testo che , a stare alla tradizione , Shakespeare scrisse in quindici giorni per ubbidire a un ordine della regina Elisabetta . Detto che forse , come personaggio , Sir John Falstaff , gentiluomo pingue , squattrinato e spaccone , è più realizzato nella prima e nella seconda parte dell ' Enrico IV , quando , in chiave di burla , il poeta lo mette persino a sedere , per qualche minuto , sul trono d ' Inghilterra , bisogna aggiungere che qui c ' è , però , intorno a lui , la commedia , la descrizione beffarda delle due comari e di quella signora Quickly , trafficona e pronuba , mezzana e complice , e di quel Franco Ford che è proprio un « cocu » mancato , e di quella buffa società provinciale ; c ' è insomma la grande commedia tratta , nell ' articolazione della sua vicenda , dalla novellistica italiana , dalle Notti dello Straparola ; Shakespeare era nei suoi anni migliori , gli anni dell ' Amleto e del Giulio Cesare . Parliamo ora dello spettacolo . I confronti sono sempre odiosi , come si sa , ma in questo caso è dovere del critico minimamente aggiornato sui più recenti fatti teatrali italiani , stabilire un parallelo , per esempio , fra questa regia di Sharoff e quella , firmata da Luigi Squarzina , al Teatro Stabile di Genova , di un ' altra commedia shakespeariana , quella Misura per misura che non era mai stata rappresentata in Italia e che l ' anno scorso il pubblico genovese e quello romano poterono conoscere . Sì , Misura per misura è un ' opera più macchinosa e complessa e anche meno logorata dalle interpretazioni e si presta forse di più alle escogitazioni registiche , alle invenzioni e alle fantasie di un estro spettacolare ; ma chi per avventura abbia assistito a tutt ' e due le realizzazioni , non potrà non aver constatato quanto lo spettacolo di Genova fosse più approfondito e preciso , come rivelasse la ricerca di uno stile e di un significato che andasse al di là dell ' interesse melodrammatico della trama , al nocciolo di quello Shakespeare che , appunto in Misura per misura , nel punto più alto della commedia , parla della « stella che apre gli ovili » , al mattino . Nello spettacolo cui abbiamo assistito ieri sera , con bei costumi e buone scene ( ma non tutte , due o tre non ci sono piaciute ) dovute a John More e a Veniero Colasanti , c ' è qualcosa di approssimativo , di non ben fuso , qualcosa che sa un poco di « routine » vecchio stile ; restano intatti , naturalmente , colore e buffoneria . Ciò va detto , per scrupolo di verità , senza togliere una briciola del suo merito a un ' interpretazione , come quella di Cervi , che non potrebbe essere più festante e fastosa , sempre restando ben raccolta , come una polpa , intorno a quel nocciolo d ' umanità di cui si diceva all ' inizio ; accanto a lui , nelle parti delle due comari , un ' Olga Villi irridente e ammiccante e una Anna Miserocchi sostenuta e cauta , come portata per forza alla beffa dal gioco della commedia ; la signora Quickly di Vittorina Benvenuti , pur efficace , la si sarebbe voluta più argutamente caratterizzata ; pastosamente comico Glauco Mauri , veramente a suo agio nel personaggio di Ford ; degli altri , sono da ricordare Adriana Vianello , amorosetta un poco acerba , Ennio Balbo , Tullio Valli , Raoul Grassilli , Armando Bandini , pittoresco ma un po ' troppo caricato , Gianfranco Ombuen , Alfredo Censi e Renato Mori . Adattamenti musicali di Gian Luca Tocchi e Bruno Nicolai , una bella coreografia finale e molti applausi .