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Il fascino del personaggio di Mercadet , nella commedia di Balzac presentata ieri sera dal Piccolo Teatro di Milano , sta nel suo nucleo autobiografico . Mercadet è Balzac per lo meno nelle sue apparenze esterne , quelle consegnateci dalla tradizione : il grand ' uomo al centro del turbine di cambiali in scadenza , la fantasia eccitata dalle stesse difficoltà in cui si dibatte . Che poi il personaggio sia la rappresentazione d ' un certo tipo di borghesia francese che andava affermando i suoi concreti ideali di denaro e di potenza negli anni che seguirono la Rivoluzione di luglio , questo è talmente palese da sembrare persino ovvio . Se esistette mai uno scrittore il cui esclusivo campo di indagine fu proprio la società del suo tempo , questi è proprio da identificarsi nel creatore della Comédie humaine . È chiaro perciò che il teatro dovette esercitare una forte suggestione su Balzac , essere una continua tentazione della sua fantasia . I biografi , Théophile Gautier in testa , dicono che , in realtà , nel teatro egli vedeva una comoda e copiosa fonte di guadagno , da sfruttare sull ' esempio di certi mediocri e fortunati commediografi dell ' epoca . Ma un po ' di scetticismo , su questi suoi pittoreschi atteggiamenti ( buttava giù , scrivono , un dramma in una notte , con la collaborazione di quattro o cinque amici , convocati all ' ultimo momento ; così sarebbe nata la versione teatrale del Vautrin ) , è necessario . Mercadet l ' affarista , ( titolo originale Le Faiseur ) è , secondo la maggioranza degli studiosi , la prima in ordine di tempo , delle sei commedie firmate da Balzac ; secondo altri , l ' ultima . È senza dubbio la migliore , la più completa e realizzata . Perché anche Le Faiseur , nella riduzione del De Ennery ( l ' autore de Le due orfanelle ! ) , venne rappresentata postuma , un anno dopo la morte di Balzac , nel 1851 . E si dovette arrivare , verso il 1934 , alla riesumazione che ne fece Dullin , perché l ' opera fosse rivalutata . Le Faiseur è la rappresentazione d ' un grande personaggio , un vero e proprio « carattere » al centro di un ' immensa burla finanziaria , un ' accesa parodia dei giochi di borsa , delle speculazioni , delle avventure economiche insieme fantasiose e concrete cui cominciava ad abbandonarsi la borghesia del tempo di Luigi Filippo . Mercadet è assediato dai creditori , ha l ' acqua alla gola ; angosciate gli sono accanto la moglie e la figlia ; infidi , pettegoli e non pagati , i servi lo sorvegliano . Con tutto ciò , dal disastro imminente , come dal fondo d ' un cappello di prestigiatore , egli trae gli estri della sua fantasia di grande avventuriero dei titoli non riscuotibili , delle cambiali protestate , dei sequestri giudiziari . Chimeriche imprese , con tutte le vele spiegate al vento delle illusioni , navigano nell ' atmosfera eccitata di quella sua casa - trabocchetto da grande uomo d ' affari senza uno spicciolo in tasca . Ha però i suoi assi nella manica : il matrimonio della figlia con un giovane che egli crede ricchissimo ( ed è invece uno spiantato , carico di debiti e di iniziative truffaldine ) e il ritorno di Godeau , il socio in affari che , vent ' anni prima , egli racconta , se ne fuggì con la cassa . Gli va fallito il colpo del matrimonio della figlia ( che si sposerà con un giovanotto fra sentimentale e prudentemente calcolatore , cui alla fine è affidata la funzione di Deus ex machina dello scioglimento ) , e starebbe per andargli a vuoto anche la fantastica trovata del grande ritorno di Godeau , da lui organizzato con truffaldina genialità , se il socio fantasma , poi , a conclusione della favola , non tornasse per davvero , dalle Indie , carico d ' oro , a sistemare tutto . Tutto ciò sarebbe sulla linea d ' un macchinoso vaudeville , alla Scribe , o addirittura alla Labiche , se non ci fosse quel grosso personaggio centrale , quel Mercadet , ipotesi che Balzac sembra prospettarsi di se stesso ( e in tal senso si è detto sopra che il fascino di questo protagonista ha i bagliori d ' una delle biografie più poetiche dell ' Ottocento ) . Manca però a Mercadet un antagonista che lo condizioni . Allora , questa sarebbe davvero una grande commedia . Gli altri personaggi , infatti , sono tutti convenzionali o non escono , al più , dai limiti della macchietta . Un certo rilievo psicologico hanno la moglie e la figlia del protagonista , con la loro misura umana , piccolo - borghese ; ma si tratta di figure che restano approssimative . La vera scoperta è lui , Mercadet ; la cui presenza determina un paio di scene per cui è senz ' altro esagerato citare Molière , ma che sono indubbiamente belle . Aggiungi il gusto dell ' aforisma , la viva parodia scenica delle opinioni politiche e morali del tempo . È destino che non ascolteremo mai la commedia di Balzac nella sua stesura originale ( si tratta d ' altronde di cinque atti lunghissimi e piuttosto mal calibrati per il gusto di uno spettatore moderno ) . Della riduzione presentata dal Piccolo si è incaricato Carlo Terron , che ha forse abbondato , seppure con gusto , nelle modifiche e nei ritocchi . Ha tra l ' altro leggermente alterato il personaggio della moglie di Mercadet , per fare di quel suo spicciolo moralismo un contrappeso teatralmente efficace al cinismo avventuroso del marito ; e ha cambiato il finale , spiritoso arbitrio per cui dovrà intendersela direttamente con l ' ombra di Balzac ; ma in complesso la riduzione è efficace e finisce con giovare al testo . A differenza di quanto fece Jean Vilar quando , due anni fa , mise in scena e recitò Le Fausier , tenendosi a metà tra i ritmi della commedia seria e di quella giocosa , Virginio Puecher , regista dello spettacolo , ha puntato sull ' interpretazione satirica del testo , cavandone quindi effetti grotteschi e momenti di tensione drammatica e giocando in chiave ironica sull ' attesa del mitico Godeau . Se c ' è un difetto , sta nell ' andatura un po ' lenta , specialmente nella seconda parte . Uno spettacolo , comunque , approfondito e , a tratti , rivelatore . Al centro della serata , Tino Buazzelli , che s ' era combinata un ' efficacissima faccia alla Balzac e che ha recitato , ha riso , pianto , si è mosso , con una corposa evidenza , una versatilità di toni e di mimica notevolissima ; Mercadet sembra cucito sulle sue spalle ; accanto a lui , brillante quantunque un po ' manierato , Aldo Giuffré , Gabriella Giacobbe , che ha dato una patetica misura alla figura della moglie , Giulia Lazzarini , che era la malinconica figlia da maritare , il comicamente violento Tarascio e tutti gli altri , da Gastone Moschin ad Andrea Matteuzzi , assai efficaci . Una festosa scena di Damiani , musiche di Carpi . Molti applausi , alla fine delle due parti .