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Nehru, l'intellettuale ( Moravia Alberto , 1961 )
StampaQuotidiana ,
Nuova Delhi , marzo - Nuova Delhi fondata dagli inglesi per diventare la capitale dell ' impero indiano e inaugurata nel 1929 , vent ' anni prima della liquidazione di quello stesso impero , ricorda le capitali politiche e amministrative che la civiltà anglosassone ha disseminato per il mondo , per esempio Washington , dall ' altra le città despotiche che le effimere monarchie hanno sparso per l ' India , per esempio la città morta di Fatepuhr Sikri , alle porte di Agra . Ci sono a Nuova Delhi al tempo stesso la grandiosità insipida dell ' imperialismo mercantile britannico e la solennità infiocchettata e marziale del despotismo indiano . Il viceré , che nell ' Inghilterra democratica era un cittadino come tutti gli altri , qui diventava un autocrate razzista , capo di una casta di pelle bianca che , in questo Paese di caste , si era autonominata casta superiore a tutte le altre , compresa quella dei bramini . Dilaniato dalla sua duplice natura europea e incapace di mettere d ' accordo la cultura inglese di tradizione tollerante con la pratica del potere assoluto , il colonialismo si rifugiava in un formalismo burocratico e militare a base di complicate etichette , uniformi prestigiose , parate pittoresche , elefanti bardati , e vittorie a sei invalli , umiliante così per gli inglesi più intelligenti come per i pensierosi indiani educati nei sobri climi di Oxford c di Cambridge . Si credeva che gli indiani fossero degli « orientali » e si voleva abbagliarli con un fasto « orientale » ; inutile dire che si trattava di un Oriente vittoriano , come se lo immaginava la piccola borghesia delle città industriali dell ' Inghilterra . Nuova Delhi porta l ' impronta di questa concezione colonialista : i suoi stradoni malinconici e diritti , in fondo ai quali c ' è spesso uno smilzo arco di trionfo o la statua piccolissima di un conquistatore inglese sopra un enorme piedistallo , sembrano fatti apposta per le lente sfilate dei reggimenti speciali reclutati tra i clan della Scozia e le tribù della frontiera afghana , combinazioni ben dosate di gonnelline nordiche e di turbanti orientali , di cupi tamburi e di queruli gemiti di cornamuse . D ' altra parte i suoi ministeri neoclassici , costruiti con la stessa pietra rossa del forte musulmano della vecchia Delhi , testimoniano , con le loro scalee e í loro colonnati corinzi , la volontà dei professori di disegno di mettersi ad un livello imperiale ; mentre il vero sentimento della casta dominatrice si rivela piuttosto nei comodi e piacevoli bungalow del quartiere residenziale , radamente sparsi lungo viali puliti e deserti , in fondo a folti giardini . La fortuna politica ha voluto che Jawaharlal Nehru , il primo Capo di governo della Repubblica indiana , stabilisse la sua residenza in questa città artificiale e imperiale creata dai suoi nemici di ieri . Il trionfo di Nehru dovrebbe essere un motivo di soddisfazione per gli intellettuali di tutto il mondo perché è la prima volta nella storia contemporanea ( o la seconda , se si risale a Lenin ) che un intellettuale autentico e senza contaminazioni demagogiche e irrazionali , dopo una lunga lotta condotta principalmente con il mezzo proprio all ' intellettuale , cioè con la persuasione , governa un grande Paese . E qui non si dice che Nehru è un intellettuale perché ha scritto alcuni ottimi libri ( anche Stalin , Hitler e Mussolini scrivevano , male , ma scrivevano ) , si dice che è un intellettuale per la maniera di intendere la vita che traspare in questi libri . Per esempio è caratteristica della sua capacità di understatement ( parola malamente traducibile con il brutto : minimizzare ) questa frase , nella sua autobiografia , a proposito della popolarità grandiosa che lo circonda . Scrive Nehru : « La questione che i miei amici mi ponevano restava insoluta : non ero io orgoglioso di questa adorazione delle masse ? La risposta era che io odiavo quest ' adorazione e desideravo sfuggirla ma nello stesso tempo mi ero abituato ad essa e quando non c ' era , quasi ne avvertivo la mancanza » . In queste parole che cercano di dare le due facce di un problema senza risolverlo né rifiutarne l ' ambiguità , sta tutto Nehru , l ' intellettuale , liberale e introspettivo Nehru . Molti in India e fuori dell ' India , considerano questa sua amletica e aristocratica obbiettività come una debolezza , specie se paragonata con il massiccio e popolaresco dogmatismo del suo vicino cinese Mao Tze - dun . Dicono che Nehru è portato al compromesso , che non sa opporre un rifiuto a situazioni e persone che in cuor suo disapprova , che non ha l ' energia autoritaria indispensabile in un Paese come l ' India che in tutta la sua lunga storia non ha conosciuto che il potere despotico . Ma non bisogna dimenticare che la maniera di pensare di Nehru è nella tradizione indiana , da quella antichissima del Buddha a quella recente di Gandhi ; e che il popolo indiano si è riconosciuto in questa dubbiosa saggezza di Nehru molto più che nel settarismo violento di un Chandra Bose ; così che Nehru , subito dopo Gandhi , è l ' uomo più amato del subcontinente . Per capire la qualità del trionfo di Nehru non sarà forse inutile rifarsi all ' Italia del Risorgimento . Lo stesso Nehru , nei suoi libri autobiografici , ha fatto spesso il paragone tra l ' India e l ' Italia . Ancora ragazzo , ad Harrow , in Inghilterra , dove studiava , gli fu regalata la vita di Garibaldi del Trevelyan , la cui lettura l ' infiammò subito con la speranza di essere capace , un giorno , di fare per l ' India ciò che Garibaldi aveva fatto per l ' Italia . Altrove il paragone tra India e Italia è così formulato : « Ambedue sono Nazioni antiche , con lunghe tradizioni di cultura dietro di loro ... ambedue erano divise politicamente , ma l ' idea dell ' Italia , come l ' idea dell ' India , non morì mai e c ' era in ambedue un forte principio unitario ... Metternich chiamò l ' Italia " una espressione geografica " ; molti imitatori di Metternich hanno usato questa frase per l ' India ; cosa strana , c ' è persino una somiglianza nella situazione geografica dei due Paesi . Ancor più interessante è il paragone tra l ' Inghilterra e l 'Austria...» . Insomma , semplificando parecchio , si potrebbe dire che oggi , dieci anni dopo la proclamazione dell ' Indipendenza , l ' India si trovi un po ' nelle condizioni dell ' Italia dieci anni dopo l ' Unità . Come in Italia in quel tempo erano ancora vivi e operanti gli uomini del Risorgimento , così in India sono al governo gli uomini che hanno lottato per mezzo secolo contro la dominazione coloniale . Il nazionalismo risorgimentale italiano era liberale ; parimenti liberale è il nazionalismo indiano . Infine , come l ' Italia dopo l ' Unità , l ' India , dopo l ' epica della lotta anticoloniale , si trova oggi di fronte alla prova mortificante di gravi difficoltà economiche e sociali . Ma il paragone deve fermarsi qui . In fondo esso conferma un fatto ormai ben noto : il propagarsi dell ' ondata nazionalista dal 1789 ad oggi , dalla Francia fino all ' Asia . Per il resto la situazione indiana è diversa da quella italiana , non fosse altro per la differenza dei tempi e dei luoghi in cui si sono svolti i due risorgimenti : nell ' Europa liberale dell ' Ottocento , quello italiano ; nell ' Asia socialista del Novecento , quello indiano . E infatti Nehru , pur essendo il capo di un enorme partito in cui c ' è di tutto , è in fondo un socialista fabiano , alla maniera di Bernard Shaw . È proprio al nazionalismo in tutto il mondo di servirsi di tutte quelle parti della tradizione che possono essergli di qualche utilità . Il nazionalismo socialisteggiante di Nehru non fa eccezione a questa regola . Nel pensiero di Nehru il socialismo indiano dovrebbe addirittura ricollegarsi alla saggezza arcaica dei leggendari Indo - ariani , ossia del Brahmanesimo . Sempre nella sua autobiografia egli scrive : « La vecchia cultura indiana riuscì sempre a sopravvivere attraverso le più fiere tempeste , benché poi non salvasse che la forma e perdesse il suo reale contenuto . Oggi essa lotta silenziosamente e disperatamente contro un nuovo e potentissimo avversario : la civiltà dell ' Occidente capitalista . Essa soccomberà perché l ' Occidente porta la scienza e la scienza porta il cibo per i milioni di affamati dell ' India . Ma l ' Occidente capitalista offre anche l ' antidoto ai mali del capitalismo : i princìpi del socialismo , della cooperazione , del servizio alla comunità e al bene comune . Tutto questo non è poi tanto diverso dall ' antico ideale brahmano ma comporta la brahmanizzazione ( non nel senso religioso , s ' intende ) di tutte le classi e di tutti i gruppi ... » . Sono andato a trovare Nehru , insieme con l ' ambasciatore d ' Italia Giusti del Giardino , due volte nello stesso giorno . La prima volta fu al Ministero degli Esteri . Il Primo ministro stava seduto dietro una grande tavola a ferro di cavallo , quasi vuota di carte . Era vestito nel modo ben noto , come lo si vede nelle innumerevoli fotografie che adornano tanti edifici pubblici e privati dell ' India : tunica bianca , accollata , lunga fino alle ginocchia , pantaloni cosiddetti johdpur , anch ' essi bianchi , attillati dalle ginocchia fino alle caviglie . All ' occhiello era infilato il bocciolo di rosa rossa che Nehru è solito portare spesso alle naricimentre parla . Nehru che è di origine bramina , ossia della casta tradizionalmente versata nella lettura e interpretazione dei testi della religione brahmana , ha il volto dell ' intellettuale europeo di formazione scientifica ed universitaria . La fronte è alta , serena , armoniosa ; gli occhi , molto scuri , hanno uno sguardo inquieto , acuto , ambiguo ; la bocca ha un ' espressione al tempo stesso benevola , annoiata e dura . Da tutto il volto spira un ' aria di fascino indefinibile che il sorriso , molto bello , conferma . Nehru ci ricevette a tutta prima con affabilità ufficiale : pronunziò qualche frase di circostanza , sfogliò un po ' nervosamente il catalogo della mostra indiana di Roma che aveva sulla tavola . Quindi , improvvisamente e inaspettatamente , parve interessarsi alla conversazione . Ma non aveva tempo , doveva ricevere alcuni giornalisti europei . Si alzò e , assestandosi in capo il piccolo berretto bianco , ci invitò ad andare a trovarlo alla sua residenza quella sera stessa . Ci andammo , dunque , nel pomeriggio . Una governante in sari rosso scuro ci guidò su per lo scalone moderno della vasta dimora ex viceregale ad una grande sala arredata di mobili e oggetti cinesi . Un divano e due poltrone di fronte ad un tavolino basso parevano alludere alla possibilità di una conversazione meno formale di quella del Ministero degli Esteri . E , infatti , di lì a poco , Nehru entrò e con il suo curioso passo breve e frettoloso andò a sedersi su quel divano , avendo alla sua destra me e alla sua sinistra l ' ambasciatore d ' Italia . Non voglio qui riportare la conversazione che durò un ' ora esatta , controllabile su una piccola sveglia posata sul tavolino accanto al bricco e alle tazze del caffè : non era stata preparata , non voleva essere un ' intervista ; più delle cose che si dissero , contò , almeno per me , il rapporto diretto con la persona del Primo ministro . Sembrerà strano ma mi sentivo molto più impacciato di fronte a Nehru così naturale , così affabile , così intellettuale di quanto sarei stato di fronte ad un dittatore formalista e autoritario , avvezzo a dire e a sentirsi dire sempre le stesse cose . Il dittatore , infatti , non mi avrebbe richiesto che un contegno convenzionale , quasi rituale , e una quantità limitata di frasi fatte e di luoghi comuni . Nehru , invece , sentivo che esigeva da me uno sforzo continuo di riflessione , di scelta , di comprensione e , insomma , di invenzione . Era sì , un intellettuale ; e ciò mi ispirava gratitudine e fiducia ; ma era nello stesso tempo un uomo di Stato ; cioè un intellettuale dotato di immenso potere , avvezzo a non essere contraddetto , pieno di mille preoccupazioni non tutte disinteressate , con poco tempo e , forse , poca voglia di perderne . D ' altra parte mi incuriosiva molto di vedere se trasparissero nella persona di Nehru i tre caratteri che gli attribuiscono : una certa vanità di uomo che sa di essere attraente e pieno di fascino ; la facilità all ' impazienza e alla collera del demiurgo liberale che vorrebbe che tutto fosse fatto senza coercizione ma al tempo stesso secondo i suoi disegni ; l ' inclinazione alla noia dell ' uomo pubblico che è spesso costretto , per dovere d ' ufficio , ad ascoltare cose e persone molto noiose . Della vanità non notai che la grande eleganza nel vestire e quel frequente gesto grazioso ed orientale di portare il bocciolo di rosa al naso ; l ' impazienza e la collera non apparvero benché il volto di Nehru , lievemente ipocondriaco , faccia supporre che egli possa soggiacervi ; ma la noia , che pur essa non comparve mai , era nella mia mente in forma di una apprensione continua di non sapere scegliere gli argomenti e le parole che potessero interessare il mio interlocutore . In realtà , come pensavo , il vero senso della personalità di Nehru non poteva essere nelle cose che mi andava dicendo bensì nella sua presenza e nel magnetismo particolare di questa presenza . Ancora una volta , così , constatavo la decadenza della parola nei confronti di altri e più irrazionali mezzi di comunicazione e di rapporto . Comunque , pur nella tensione che mi ispiravano queste riflessioni , sfilarono nella conversazione tutti gli argomenti indiani : la soprapopolazione , il problema dei rifugiati , i rapporti con la Cina , la povertà e arretratezza delle masse , il progresso scientifico e così via . Nehru , che in varie riprese scontò sotto gli inglesi nove anni di carcere , ci parlò pure dell ' attenzione contemplativa cui è costretto l ' uomo in prigione , e parve allora animarsi un poco ma con modestia e distacco . Egli rispondeva con una precisione che , però , nascondeva un fondo di evasività , giustificato d ' altronde ; e interrogava a sua volta con una curiosità e una freschezza di interessi lusinghiere . Alla fine notai che gli occhi del Primo ministro , di solito attenti e inquieti , si erano fissati nel vuoto , come su qualche cosa che fosse solo lui a vedere . Questa distrazione mi sembrò eloquente e mi affrettai a chiedergli di firmare una copia della sua autobiografia , il che egli fece con la massima buona grazia . La visita era finita .