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I giorni trascorrono , sempre più lenti e più lunghi , quel terribile 16 marzo si allontana nel tempo , siamo già a maggio , ci avviamo verso il compimento del secondo mese dal rapimento dell ' on. Moro e dal massacro della sua scorta . E l ' opinione pubblica comincia ad avvertire che la vicenda , così grave , così tragica , sta assumendo aspetti sempre più inquietanti . Convince sempre meno l ' idea che ci troviamo di fronte soltanto a una banda di terroristi . Ci sono i " fiancheggiatori " , l ' area magmatica dell ' eversione e della violenza , e questo si sapeva . Ma ormai si deve pensare che c ' è anche altro : collegamenti , complicità , ispiratori in zone ben più " rispettabili " e " rispettate " della realtà italiana . Perché le indagini non fanno un passo avanti ? Perché invece di discutere tanto su ipotesi impraticabili che dovrebbero indurre - chissà perché - i terroristi a rilasciare Moro , al prezzo di un rovinoso cedimento dello Stato , non si comincia a mettere le mani su qualcuno ? Sono domande che non si possono più ignorare . Tutti si dichiarano per la lotta contro il terrorismo . E , nonostante le oscillazioni dei socialisti , una imponente maggioranza è schierata , intorno al governo , sulla linea della fermezza . Come mai , allora , coloro che tale fermezza dovrebbero concretare con l ' azione pratica sembrano come paralizzati , o quasi ? E ' un fatto che le indagini ristagnano . Un " covo " , è vero , è stato scoperto , ma per caso , a Roma . Altri sono emersi dalle nebbie del mistero in periferie più o meno lontane . Qualche mandato di cattura , qualche fermo o arresto . E un solo " brigatista " caduto nelle mani della polizia , e ciò perché la sua vittima ha avuto il tempo di ferirlo , prima di morire . Ma , sulla sostanza , sulla pista principale , non un solo passo avanti . Nel frattempo , però , le BR hanno continuato a sparare e ad uccidere . Hanno continuato ( continuano ) a lanciare bombe . Soprattutto hanno intensificato la diffusione di comunicati e lettere , infine di sole lettere a firma Aldo Moro , " con una puntualità e un ' immediatezza - ha scritto con sarcasmo un commentatore - di cui da tempo i nostri servizi pubblici sono incapaci " . In questura si dice che queste lettere siano ormai parecchie decine . Non solo . Il cittadino legge nei giornali che la famiglia Moro " presumibilmente " è anche l ' ultima mittente conosciuta ( mittente , non destinataria ) di tutte queste missive . Legge che la famiglia " ha evidentemente trovato un canale di contatto con i rapitori senza che la polizia lo scopra " . Legge , rilegge , si sente ripetere dalla radio e dalla TV i nomi degli " intimi collaboratori " del presidente della DC , a cui i cronisti , quasi con naturalezza , e pur senza dirlo , attribuiscono il ruolo di " postini " . Scopre l ' esistenza di " un avvocato vestito in modo dimesso " che secondo alcuni sarebbe il " canale " di cui si servono i terroristi per inoltrare le lettere personali di Moro . E , pur nel rispetto per il dramma della famiglia del rapito , il cittadino è indotto a confrontare questo caso ad altri analoghi , non così rilevanti , certo , sul piano politico , ma non meno dolorosi , sul piano umano , come i due ultimi , quello di Giovanna Amati e di Marta Beni - Raddi . Qui , la polizia e la magistratura non sono rimaste paralizzate . Hanno anzi agito e hanno messo le mani sui delinquenti che telefonavano o che tenevano contatti per altre vie . O forse il ragionamento va rovesciato ? Forse si deve concludere che , appunto perché carico di implicazioni politiche , il caso Moro rende l ' arma delle indagini " scarica e inutile " , per citare le parole di un giornale che le BR hanno usato volentieri per diffondere gli scritti loro e del loro prigioniero ? Noi abbiamo anche seri dubbi che per queste vie tortuose sarebbe possibile proteggere meglio la vita di Aldo Moro .