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CHIESA E STATO ( Spadolini Giovanni , 1970 )
StampaQuotidiana ,
I rapporti fra Chiesa e Stato , specie in Italia , sono fatti di sfumature . Ecco perché si impone sempre , ma soprattutto nei momenti di tensione o di inquietudine , una grande dose di discrezione , di prudenza , di misura . Talvolta può bastare un aggettivo ad alterarli , una parola di troppo a turbarli . Un esempio . All ' indomani del varo della legge sul divorzio , dopo il contrastato e tormentato dibattito prolungatosi fino all ' alba di martedì a Montecitorio , in un clima evocante le grandi dispute del Risorgimento ( con un tono di nobiltà comune alle due sponde : basti pensare ad un Gonella per i cattolici ) , giunse da Sydney la notizia che il Papa aveva espresso « profondo dolore » per il voto del Parlamento italiano . Ci furono due versioni , a distanza di poche ore , di quello che era presentato come un comunicato della sala stampa della Santa Sede . Una accennava all ' iter della legge che non poteva dirsi ancora completo , « esigendosi per questo la firma del capo dello Stato » . L ' altro testo , quello poi ripreso dalle fonti cattoliche , si limitava a parlare della decisione dell ' assemblea , « per quanto non inattesa » , che aveva colpito il Pontefice , ma ometteva giustamente , e responsabilmente , ogni riferimento , diretto o indiretto , al capo dello Stato . Tutto fa pensare che la seconda versione , la più cauta e la più vigilata , corrispondesse al vero pensiero di Paolo VI . La prima , scritta in fretta da qualche collaboratore forse troppo zelante , poteva generare l ' impressione che la Santa Sede ipotizzasse un possibile contrasto - del tutto inimmaginabile - fra il Parlamento e il capo dello Stato , calcolasse su un gesto di reazione o di ritardo da parte del presidente della Repubblica nei riguardi del solenne « sì » di Montecitorio : un gesto che costituzionalmente non era pensabile , per il carattere parlamentare della nostra Repubblica , e nel caso specifico era escluso dai sentimenti e dalle convinzioni di fedeltà laica e risorgimentale , anche se al di fuori di ogni suggestione anticlericale , caratteristiche di Saragat ( immaginate il dramma di un presidente democristiano ! ) . Ecco un ' area in cui la prudenza non è mai troppa . Se il testo del comunicato pontificio non avesse contenuto , in nessuna delle due versioni , l ' incauto ed in ogni caso impreciso riferimento al capo dello Stato e alla sua « firma » , si sarebbe evitato un momento , non diciamo di antagonismo o di contrapposizione , ma semplicemente di ombra e di sospetto fra Chiesa e Stato , fra Vaticano e Quirinale . È quello che dobbiamo augurarci per i prossimi sviluppi della vicenda divorzista , all ' indomani del ritorno del Pontefice dal suo lungo e drammatico periplo asiatico , cominciato con l ' attentato delle Filippine e terminato con 1'«autocensura» del messaggio di Hong - Kong , di fronte alla polemica , ormai aperta e non senza abili inserimenti comunisti , sulla revisione del Concordato davanti alle prospettive di una nuova regolamentazione dell ' intero diritto di famiglia . La democrazia cristiana ha dimostrato , occorre riconoscerlo , un grande senso di responsabilità nell ' ultimo arco della battaglia divorzista . Dapprima ha appoggiato - merito della segretaria Forlani - la mediazione Leone sul progetto Fortuna - Baslini ; in un secondo tempo , nonostante le oscure e spesso oblique manovre sul decretone , ha imposto alla Camera la salvaguardia sostanziale dei patti di palazzo Madama , che implicavano la rinuncia , non formale ma nei fatti , ad ulteriori emendamenti al testo del progetto già rivisto . Le pressioni del mondo cattolico più oltranzista sono state respinte o contenute . Non si è ceduto alla tentazione , pur forte , di una « guerra di religione » sul divorzio ; si sono salvaguardate le intese , ben altrimenti importanti , coi partiti di democrazia laica , malgrado il prezzo così amaro . L ' atteggiamento della parte migliore della Dc , sul referendum è indicativo al riguardo . Né Colombo né Forlani hanno detto « no » all ' iniziativa di un possibile referendum abrogativo , annunciata da gruppi anche autorevoli del laicato credente ; ma hanno fatto capire chiaramente , attraverso calcolati silenzi o indirette allusioni , che non desidererebbero una prova di forza , necessariamente estesa a rimettere in discussione l ' anagrafe cattolica degli italiani . Non vorrebbero trovarsi alleati con la sola estrema destra , una compagna di strada troppo ingombrante ; non vorrebbero rialzare gli storici steccati fra guelfi e ghibellini , che tanto preoccupavano De Gasperi . La Dc preferirebbe una riforma concordata - Colombo l ' ha detto con lealtà - del diritto di famiglia : concordata nell ' ambito della coalizione quadripartita , e senza le ritornanti e riammiccanti offerte dei comunisti , più che mai cauti e sottili nel loro complesso rapporto col mondo cattolico . E pronti a spostarsi , dal « sì » obbligato al divorzio , ad una linea possibilista e di dialogo articolato . Non sappiamo quanto le prudenze della Dc saranno premiate , o confortate , dallo sviluppo dei fatti . Tutto è incerto : la linea dell ' azione cattolica , l ' atteggiamento dei vescovi , le stesse decisioni della conferenza episcopale , che riflette le divisioni post - conciliari . Sappiamo solo che molto dipende dalla Curia , dal Vaticano , diciamolo pure senza mezzi termini dal Papa , da questo Papa tormentato e problematico in cui sembrano consumarsi tutte le contraddizioni della Chiesa di oggi , tese e laceranti fino quasi ad un ' ansia di martirio . Per la formazione anche culturale e familiare tipica di Paolo VI , il colpo subito dal Papa , con l ' introduzione del divorzio in Italia , deve essere stato grandissimo . Pensiamo alla vecchia borghesia cattolica di Brescia , al clima in cui il giovane Montini si è formato , in quell ' età giolittiana in cui nessun progetto di divorzio arrivava alle soglie dell ' aula , anche per l ' ironica resistenza di Giolitti ( « il divorzio interessa solo due scapoli : il Papa e Zanardelli » : amava dire il grande statista quando era ancora ministro dell ' interno nel governo di Zanardelli , un altro bresciano , il contraltare laico del mondo guelfo ) . Ma la delicatezza dei rapporti fra Chiesa e Stato in Italia , e degli stessi precari assetti concordatari , sopravvissuti ad un regime così diverso e lontano da quello di oggi , deve spingere il Pontefice ad un grande sforzo di comprensione e di moderazione , il solo degno dei tempi , il solo ispirato alla carità pastorale del Pontificato , all ' ecumenismo che equipara l ' Italia alle Filippine . Tutta la materia del Concordato è oggetto di revisione : fin dalla commissione costituita da Moro . Il matrimonio concordatario come tale è un monstrum giuridico , seguito ad un ' abdicazione irripetibile del potere civile , in cambio di vantaggi di prestigio oggi irreali . Ci sono certe difese , che non difendono nulla ; certe resistenze ad oltranza , che compromettono solo i valori fondamentali . Ed oggi il valore fondamentale è , per ammissione generale , la salvezza della libertà religiosa , la difesa della libertà di coscienza : egualmente sacre al mondo laico e al mondo cattolico . Un secolo non dovrebbe essere passato invano dal 20 settembre .