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Sinistra, ricominciamo da tre ( Gravagnuolo Bruno , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Metti che due filosofi politici , suppergiù coetanei , decidano di sedersi a un tavolo con un registratore . Per raccontare la loro parabola generazionale , cosi come s ' è dipanata negli ultimi decenni . E per tentare di aggiornare la rotta , riassestando le idee sul corso del mondo . Potrebbero venirne fuori sproloqui . O confessioni reducistiche , specie se i due si sono formati in pieno sessantotto . In passato è già accaduto , e con interlocutori illustri . E il tentativo non ha lasciato tracce , se non fiumi di inchiostro malinconici . Invece , nel caso di Angelo Bolaffi e Giacomo Marramao , il tandem ha funzionato . E il verbale merita di essere conservato : Frammento e sistema ( Donzelli , pagine 173 , lire 18.000 ) . Conservati dai più giovani e anche da quelli - che immersi nella medesima temperie - volessero capire quel che hanno pensato , lungo gli anni , due ex giovani neo - marxisti di fine anni sessanta . I quali , pur senza essere « pentiti » , han mutato a fondo il loro modo di pensare . Bolaffi e Marramao sono due filosofi politici , entrambi legati in origine all ' « impero filosofico del Reich » , alla Germania . Studioso di Weimar e di Weber , il primo . Direttore della Fondazione Basso il secondo : ermeneuta del « tempo » e del nesso « potere - secolarizzazione » , studioso di Mondolfo . Allievo di Colletti , il primo . Di Eugenio Garin il secondo . Due marxisti inizialmente , autori vent ' anni fa su Rinascita di un articolo intitolato « Chi , ha paura di Bad Godesberg ? » , che suscitò reprimende . Oggi approdati a un pensiero di sinistra democratica , che fa perno sui diritti in era di globalizzazione . E sull ' universalismo in era di differenze ed « etiche in conflitto . Frammento e sistema sono i due corni del dilemma ricorrente nel libro . Quello profilatosi con la crisi del marxismo già negli anni settanta . E che vedeva il nichilismo decostruttivo opporsi alla grande sintesi ideologica incrinata . Sino al dilemma attuale , che vede sul pianeta lo scontro / incontro tra dimensione globale e dimensione locale ( il « glocale » ) . Con l ' avvertenza però che non di topografia si tratta . Bensì di « sinergia - allergia » . Compenetrazione tra simultaneità dell ' economia mondiale , e « reazione allergica » di identità culturali attivate e schiacciate dal global - market . Prima di entrare in questa sindrome d ' epoca , sprigionata dal 1989 , soffermiamoci sul cammino anteriore dei due studiosi . E ' la crisi del marxismo e del comunismo lo snodo . E poi , in entrambi , la scoperta di alcune questioni capitali . La crisi di rappresentanza democratica . I divieti dei corporativismi incrociati . La paralisi della decisione . Lo svelarsi nichilistico della politica « infondata » , dissolte ormai le filosofie della storia . E perciò , Schmitt e Kelsen . Nietzsche e Heidegger . E la tragedia di Weimar , laboratorio di una democrazia avanzata che collassa , plebiscitariamente , per eccesso di domande nel 1933 . Ma il tutto ben dentro lo scontro Oriente - Occidente , nel cuore d ' Europa . Notazione interessante a due : il totalitarismo è frutto dell ' esplosione moderna del pluralismo . In una realtà « massificata dalla tecnica » ( Marramao ) . E senza più il freno del « diritto naturale » e dello « Ius pubblicum europaeum » ( Bolaffi ) . Cruna d ' ago per scorgere il futuro ­ cioè l ' oggi - è così il balzo nel passato della democrazia , « prima » della catastrofe continentale del '900 . Gli addentellati a ritroso ? Ben prima del fascismo e del comunismo , stanno in due modelli : lo stato nazione « tellurico - continentale » , e lo « stato « oceanico » di tipo anglo - americano . Sovranità territoriale e arcipelago sovrano , secondo la vecchia profezia di Karl Schmitt . E arriviamo all ' altro fulcro della discussione . Si è eclissato il Leviatano , sia nella forma territoriale che in quella « transmarina » ? Marramao propende per il sì , come pure Bolaffi . E qui forse esagerano , benché poi il primo scorga nuovi « Microleviatani » sulla mappa del dopo '89 . Infatti , non solo ci sono le nuove entità nazionaliste , attivate dal crollo comunista . Ci sono anche gli Usa , rimasti unici arbitri . E quanto all ' Europa , ci son gli stati - guida al suo interno , per nulla intenzionati a rinunciare al loro « direttorio » . Poi c ' è la Russia , neo - stato nazionale , in lizza geopolitica . E la Cina . E i fondamentalismi a base etnico - nazionale . Vince un nuovo bellum omnium contro omnes , per giunta planetario ? Bolaffi ne è preoccupato . Al punto da rivalutare l ' istanza del « diritto naturale » - contro il decisionista Schmitt e contro il relativista Kelsen - come garanzia cosmopolita armata di forza . Marramao al contrario diffida di ogni « etica normativa » , da imporre con i ragionamenti duri del « contratto sociale » , e della filosofia analitica anglosassone ( John Rawls ) . E quindi con l ' imperium degli stati più forti , bardati di tornado e « diritto positivo » . E allora ? Qui la filosofia sconta il suo limite sugli scogli del mondo . Come convincere un Talebano ha gli stessi diritti dell ' uomo ? Che l ' « Altro » ha gli stessi diritti dell ' islamico ? E viceversa , come convincere un « leghista » , a dismettere la sua intolleranza ? Insomma , siamo tutti « stranieri morali » nel mondo che ci divide , e che però ci avvicina in tempo reale e simultaneo . Può bastare , come suggerisce Marramao , lo scambio di reciproche narrazioni tra « diversi » ? O una « fusione di orizzonti » , basata sulla medesima « capacità simbolizzante » che tutti ci accomuna sotto ogni latitudine ? Forse no , senza arene internazionali del diritto , legittimate da forza e da consenso . Altra questione , molto dibattuta nel dialogo : il nesso « interessi - valori - identità » . Ebbene , è giusta la proposta di una « politica universalista delle differenze » avanzata da Marramao , inclusiva di una « Magna carta dei diritti biologici » . Ma perché il tutto non si risolva in un « elegante escamotage » o in « deregulation morale » - come teme Bolaffi - non basta denunciare le opposte prigioni del « comunitarismo » e dell ' « individualismo » . Occorre invece isolare un serie di valori davvero portanti e irrinunciabili . A far da filtro , al di sopra delle « differenze » individuali e di gruppo . E perciò , libertà politiche e civili . Diritto all ' « autorealizzazione » , inclusa l ' attuazione della propria specificità culturale . Diritto alla fecondazione assistita , nel rispetto dei nascituri . Limiti alle manipolazioni genetiche del vivente . E diritti economici : lavoro , bisogni di base , welfare . In tal senso è ben vero che l ' « interesse economico » , senza « forme simboliche » , non si esprime ( Marramao ) . E ' cieco ed afono . Ma non per questo il « conflitto distributivo » finisce . Al contrario , proprio l ' esplodere delle « differenze » segnala l ' irruzione dell ' « economia - mondo - ineguale » , che acuisce il conflitto di culture . E impone quindi politiche economiche post - liberiste , per sedare lo « Scontro di civiltà » che insidia dal di dentro e dal di fuori l ' Occidente ( e Huntington non ignora le « faglie interne » all ' Occidente ! ) . Il capitolo finale del libro porta impressa l ' eco delle Twin - Towers . E vi rimbalzano tutti i temi precedenti . Per Bolaffi e Marramao è ormai fine del « Secolo americano » e unipolare . Una fase che impone di rilanciare il dialogo inter - culturale . Assieme a una nuova geopolitica a più attori . A partire - con Walter Benjamin - dall ' « infelicità degli ultimi » , non dal Bene come « Virtù occidentale » . Nondimeno , per capire la tragedia , non basta dire che il primum movens del fondamentalismo è la « nevrosi identitaria » di un certo Islam subalterno ( Marramao ) . La domanda è : da chi , e perché , quell ' Islam radicale , povero e ricco , è stato eccitato ? Per quale disegno geopolitico ed economico ? Per uscire dal nuovo luttuoso disordine mondiale - oltre la guerra al terrorismo - dobbiamo continuare a chiedercelo . Malgrado gli inviti patriottici al silenzio del professor Panebianco .