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La divinità e il caso ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È proprio vero che il mondo in cui viviamo è il prodotto del semplice caso ? Dobbiamo proprio credere alla scienza che , dopo aver espulso ogni ordine necessario dalla fisica , tende ora a espungerlo anche dalla biologia che , mostrandoci la complessità e la perfezione degli organismi viventi , sembrava testimoniare la presenza di un disegno finalistico , di un programma diretto alla conservazione e all ' arricchimento della vita dell ' universo ? Non dobbiamo piuttosto ricorrere a considerazioni di metafisica e tecnologia che ci consentano di intravedere nel mondo quell ' ordine , quella finalità , quel disegno che la scienza rifiuta ? Queste e molte altre domande mi sono state rivolte a proposito di un articolo pubblicato su queste colonne il 29 novembre 1970 dal titolo . « Dunque l ' universo non è programmato » , articolo che prendeva lo spunto dal libro del biologo francese Jacques Monod Il caso e la necessità ora apparso anche nell ' edizione italiana . Una delle lettere giuntemi è un vero e proprio saggio di trentadue pagine di Valentino Azzolini . Ma ora un articolo di Gustavo Bontadini apparso su L ' educatore italiano del 15 marzo sottopone quel mio articolo a una critica tanto acuta e stringente quanto rispettosa e cordiale . Rispondendo a questa critica , risponderò , almeno parzialmente , anche alle altre critiche che mi sono state rivolte . Innanzitutto , non sembra che la filosofia possa allegramente infischiarsi della scienza ; in realtà non l ' ha mai fatto . La scienza non risolve certo tutti i problemi dell ' uomo , ma offre i dati di fatto indispensabili per affrontarli con qualche probabilità di successo . Ciò che vale nella vita di ogni giorno , vale in filosofia : se mi dispongo a fare una spesa , devo prima farmi i conti in tasca , cioè ricorrere all ' aritmetica . Potrò scegliere le spese da fare ma , senza quel conto , mi troverò nei pasticci . Così la filosofia : può elaborare concetti e dottrine , avanzare ipotesi più o meno convincenti , ma non prescindere dai risultati della scienza se non vuole avventurarsi in fantasie inconcludenti e parlare di cose che , rigorosamente parlando , non esistono . La scienza può mutare i suoi risultati , come giustamente osserva Bontadini ; ma anche la filosofia muta le sue dottrine e i filosofi che Bontadini cita , Teilhard de Chardin e Bonhoeffer , ci offrono dottrine diverse da quelle di Sant ' Agostino e di San Tommaso , pur ispirandosi alla stessa tradizione religiosa . La scienza oggi si avvale del caso per elaborare le sue ipotesi esplicative e i suoi calcoli . Bontadini dice che questo significa « la nostra ignoranza del profondo determinismo della natura , del suo programma universale » piuttosto che « l ' esistenza - la verità - dell ' indeterminazione , della casualità » . Ma come si possono elaborare dottrine e prospettive , effettuare scelte e orientarsi , in filosofia o nella vita , sulla base di ciò che ignoriamo ? Anche una debole lanterna val meglio del buio per procedere su un sentiero sconosciuto . Ma Bontadini non si mantiene coerente a questa riduzione del caso all ' ignoranza . Egli aggiunge subito che « nessuno può vietare a Dio di giocare ai dadi » : e se è così , il caso non è la nostra ignoranza , ma la natura stessa del mondo , voluta e stabilita da Dio . E proprio su questo punto Bontadini fa leva per la sua difesa della metafisica teologica tradizionale : « Quella conseguenza - se il mondo fosse creato da Dio allora dovrebbe essere " ordinato " nel senso che sappiamo - non sussiste : Dio può creare il mondo come gli pare e piace , nessuno può vietargli di " giocare ai dadi " ( per ciò che riguarda la storia della natura e senza che venga meno la Sua Provvidenza ) » . Sta veramente qui il punto cruciale . Quale significato possono avere l ' esistenza e la provvidenza di Dio in un mondo dominato dal caso ? Quale indizio , segno o prova , questo mondo può offrire di esse ? Non si tratta di « vietare » a Dio di giocare ai dadi : si tratta di vedere come in un giuoco di dadi si può scorgere la presenza di Dio o l ' azione della sua provvidenza . Qui comincia veramente il problema filosofico . E mi sembra paradossale dover ricordare a Bontadini , cultore emerito della metafisica tradizionale , che tutte le prove da essa fornite dell ' esistenza di Dio e soprattutto quelle passate attraverso il vaglio di S . Tommaso , sono fondate sull ' ordine e sulla finalità del mondo , sulla necessità della catena causale , sulla gerarchia perfetta e sulla connessione necessaria degli esseri dell ' universo . Se il mondo è un giuoco di dadi , queste prove vanno a gambe all ' aria . Non ce n ' è una che regga , dal punto di vista in cui Bontadini si mette . Che valore può essere allora riconosciuto a quella metafisica tradizionale che Bontadini intende difendere ? Si possono certo tentare altre vie . Si può , per esempio , tentare di scorgere , nell ' infinitamente vario e complesso gioco di dadi che è il mondo , una mano maestra che , alla lunga o alla lontana , come quella di un grande giocatore professionista , riesca a dirigere il gioco e a indirizzarlo ai suoi fini . Questi tentativi non sono stati fatti finora . Bontadini potrebbe intraprenderne qualcuno perché ne ha la capacità ; e , quando l ' avrà elaborato , potremo discuterlo . Ma per ora siamo lasciati a mani vuote . Affermare che Dio può avere creato tanto un mondo deterministicamente o casualmente ordinato quanto un mondo indeterministico , significa semplicemente togliere ogni significato all ' esistenza di Dio . Che cosa è Dio , allora ? Non l ' essere necessario , non la causa prima , non il primo motore , non l ' essere perfettissimo , non l ' onnipotente : perché tutto ciò che egli fa è solo il risultato di una gettata di dadi . Forse questi dadi sono truccati ; ma bisogna averne una prova o almeno darne un indizio . E si ritorna da capo al problema del caso . Non si tratta perciò di una scelta fra la scienza e la metafisica e neppure fra ateismo e teismo . Si tratta di elaborare dottrine filosofiche , che non si risolvano in una negazione dei fatti meglio accertati e delle ipotesi più probabili . Sarebbe certo assai consolante per l ' uomo credere di vivere in un mondo amichevole , che si prenda cura di lui e gli garantisca la sopravvivenza e il successo . Ma la metafisica tradizionale si è rivelata incapace di dare un fondamento a questa credenza ; e molti teologi e spiriti religiosi ne hanno preso atto . Giacché , quanto alla fede , essa è certamente fuori questione e continua ad offrirsi all ' opzione degli uomini . Basta non dimenticare che la fede si può perdere come si può acquistare . D ' altronde , se non è vietato a Dio di giocare ai dadi , perché dovrebbe essere vietato all ' uomo ?