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UNA LOGICA IMMUTABILE' ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Non è ancora spenta l ' eco del processo di Leningrado , e della successiva commutazione delle pene capitali sotto la pressione dell ' opinione mondiale , che già si annunciano nuovi processi di ebrei in Russia , nuovi atti militanti di antisemitismo di stile staliniano . Non sono ancora cessate le polemiche sul verdetto di Burgos , verdetto corretto in extremis da Franco sotto il peso dei richiami internazionali e delle divisioni interne , che già si eseguono in tutta la Spagna nuovi arresti di pistoleros al servicio de la subversión , nuovi giri di vite contro un ' opposizione variegata e composita che va dai malinconici e patetici carlisti ai gruppi operai delle città industriali o alla tenace minoranza basca , una specie di Alto Adige della penisola iberica . È la logica immutabile di tutte le dittature , non importa se di sinistra o di destra . L ' atto di clemenza di Mosca o di Madrid non cambia in nulla la sostanza di regimi che non possono consentire le libertà personali nel senso occidentale , che non riconoscono le garanzie degli imputati , che ignorano la pubblicità dei dibattimenti , che non concepiscono la magistratura svincolata da un potere politico onnipotente e assoluto , capriccioso e indiscutibile , nella pena come nella clemenza , nell ' arbitrio come nella grazia . Le due commutazioni hanno dimostrato che oggi non si riesce più impunemente ad uccidere una singola vita umana . Si possono ancora compiere genocidi , si possono operare ancora massacri di massa , dall ' Asia all ' Africa ; ma difficilmente si riesce a consumare - sotto la maschera della giustizia di Stato - un assassinio individuale . Senza che si scatenino nel mondo forze di reazione o di protesta tali da assumere un valore politico anche determinante , pur nella mancanza assoluta di mezzi coercitivi o coattivi . Ma gli stessi casi della Russia e della Spagna , casi che si sono influenzati e condizionati a vicenda , provano pure un ' altra realtà : e cioè che gli accorgimenti della ragion di Stato internazionale o interna , sufficienti a portare ad alleviamenti delle pene o a correzioni di precedenti sentenze , non coincidono minimamente con evoluzioni normalizzatrici o liberali dei regimi dispotici , i quali restano tali al di là delle scarse e tormentate concessioni che possono esser loro strappate . Basta leggere i giornali sovietici a proposito del caso di Leningrado . Ne hanno parlato solo dopo che tutto il mondo era a conoscenza della sentenza . Hanno ignorato il dibattimento , ma hanno poi gonfiato ad arte la revisione del verdetto . Hanno insistito sull ' esistenza del reato per il solo fatto che era stato concepito ma non attuato : spiegandoci che l ' articolo 15 del codice penale sovietico - e questo dice tutto ! - stabilisce che un crimine tentato od ideato viene punito come se fosse stato effettivamente commesso . E i giornali amici dell ' Unione Sovietica in Italia hanno il coraggio di mettere in luce , nei titoli dedicati all ' avvenimento , l ' « equità » di una sentenza che commina in ogni caso , anche dopo la correzione , quindici anni di lavori forzati per due cittadini sovietici che avevano ufficialmente chiesto di espatriare e di raggiungere il loro focolare nazionale , Israele : diritto teoricamente riconosciuto nella Costituzione dell ' Urss ma calpestato e smentito nella realtà di una pratica discriminatrice e violatrice delle garanzie fondamentali della comunità ebraica , dalla lotta ai grandi dissidenti israeliti al processo dei medici . Né c ' è da meravigliarsi . Chi vive nell ' ambito di un regime totalitario trova « straordinario » ciò che negli Stati di diritto , negli Stati a democrazia garantita , è considerato appena « ordinario » . Il fascismo si vantava di lasciar scrivere Croce ed avocava a suo merito quello che era un elementare dovere , il non bruciare , o il non far bruciare dalle squadre , i fascicoli della « Critica » ; così il comunismo sovietico si vanta di non aver arrestato Solgenitsin solo per essere stato insignito del Premio Nobel - che non ha potuto comunque ritirare a Stoccolma - o il franchismo spagnolo contrappone la forzata clemenza di oggi all ' atroce esecuzione di Grimau , appena sette anni fa . La verità è che nessuna democrazia è concepibile se tutti i diritti umani non vengono egualmente riconosciuti e garantiti : attraverso ordinamenti precisi , validi verso chiunque , e non illusorie od effimere concessioni dall ' alto , sempre revocabili . Saragat , che di libertà s ' intende per aver conosciuto le vie dell ' esilio contro la repressione totalitaria , ha giustamente ricordato nel messaggio di Capodanno che « tutti noi siamo rattristati e sgomenti per quanto avviene nei paesi in cui le libertà politiche e la giustizia sociale sono calpestate » . Allusione diretta alla Polonia ; ma indiretta alla Russia e alla Spagna e a tutti i paesi dove non sono consacrati i diritti dei cittadini , e quindi neppure quelli dei lavoratori . Perché è inutile perdersi in sofismi ingannatori ; non esiste democrazia sostanziale , cioè economica , cioè eguaglianza dei punti di partenza , cioè correzione delle sperequazioni o degli squilibri sociali , dove non c ' è democrazia formale , cioè Stato di diritto , cioè assicurazione e tutela delle libertà di stampa , di riunione , di associazione , di sciopero , e separazione dei poteri esecutivo e legislativo e giudiziario , sotto il controllo dei liberi Parlamenti , non Soviet alla russa o Camere corporative alla spagnola . I fautori degli « equilibri più avanzati » in Italia , che sono poi equilibri più reazionari , dovrebbero dirci quale progresso sociale possa essere realizzato alleandosi con partiti che non hanno ancora riconosciuto , nella realtà degli Stati da loro presi a modello , né il pluralismo sociale né la regola della dialettica parlamentare estesa sino alla rivincita dei soccombenti di oggi . Quale regime comunista ha mai consentito ad un ' opposizione organizzata di prenderne il posto ? Neppure l ' eccezione italiana , sotto un ' eventuale protezione del Vaticano , potrebbe essere un ' eccezione . Si guardi alla Polonia , che in materia di cattolicesimo non ha niente da imparare dall ' Italia . Venticinque anni di regime comunista polacco hanno portato al paradosso di trasformare la Chiesa di Varsavia , una delle più intransigenti e conservatrici d ' Europa , nella propugnatrice delle libertà politiche e delle conquiste sociali . L ' appello dei vescovi polacchi a Gierek dovrebbe diventare un testo di lettura obbligatorio per tutti i fautori della Repubblica conciliare .