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Quando il gioco è pesante ( Bobbio Norberto , 1987 )
StampaQuotidiana ,
Nell ' articolo L ' oggetto misterioso , pubblicato sulla « Stampa » il 30 aprile , Sergio Romano ci ha spiegato le ragioni per cui gli stranieri non riescono a capire il nostro sistema politico . Ma le ragioni addotte riguardano il rapporto fra governo e Parlamento , il regionalismo , l ' istituto del referendum abrogativo , non il modo e la forma della lotta politica . Sono tutti argomenti che interessano esclusivamente gli uomini politici , i giornalisti , gli esperti di diritto costituzionale . A me pare molto più preoccupante che disorientati siano i cittadini italiani . Basta ascoltare i loro commenti di questi giorni . La verità è che si è svolto sotto i loro occhi , specie in questi mesi di crisi , un gioco di potere , di cui conoscono poco le regole , che oltretutto sono , come in genere tutte le regole , troppo vaghe , interpretabili nei modi più diversi secondo gl ' interessi prevalenti dell ' una o dell ' altra parte . Ho anche l ' impressione che la maggior parte dei cittadini non abbia molto interesse a penetrare nel segreto delle regole di strategia , vale a dire delle regole che insegnano quale sia il modo migliore per condurre il gioco allo scopo di vincerlo . La prima volta che mi trovai ad assistere in una università degli Stati Uniti a una partita di football americano , di cui mi erano completamente ignote le regole del gioco e le regole di strategia , non riuscii assolutamente a capire che cosa stessero facendo quei giovanottoni corazzati che si accanivano intorno a una palla ovale che assomigliava a un uovo di struzzo , ora ammucchiandosi l ' uno sull ' altro ora disperdendosi e inseguendosi nel campo . Siccome non ero in grado di capire che cosa stesse succedendo e quale fosse lo scopo di tanto affaccendamento , non riuscii a divertirmi . L ' osservatore comune , come mi è accaduto di notare più volte , non ha neppure la più pallida idea della differenza tra regole del gioco che assegnano ai giocatori i diversi ruoli , imponendo obblighi e attribuendo diritti o poteri , e regole di strategia che suggeriscono le mosse più convenienti per battere l ' avversario . La regola che attribuisce al presidente della Repubblica il potere di nominare il presidente del Consiglio o quella che prevede che il governo debba presentarsi in Parlamento per ottenere la fiducia sono regole del gioco , le quali debbono essere accettate da tutti i giocatori affinché il gioco , qualunque ne sia l ' esito , che dipende dalle diverse strategie adottate , si possa svolgere . Le mosse che ogni partito compie per riuscire a far parte del governo o per appoggiarlo o per farlo cadere , per provocare la fiducia o la sfiducia , per convogliare il proprio voto verso l ' approvazione o la disapprovazione di un disegno di legge , per formare o disfare un ' alleanza , appartengono invece alla sfera dei comportamenti dai quali , nel rispetto delle regole del gioco che tutti sono tenuti a seguire , dipende che alla fine della partita ci sia un vincitore e un vinto . Nel gioco politico il fine del gioco è il potere , vale a dire una maggiore capacità , rispetto agli avversari , di ottenere gli effetti voluti . Ciò vuol dire che alla fine della partita si considera vincitore chi è riuscito ad acquistare maggiore potere , o in senso assoluto , nel senso cioè di essere il più potente , oppure in senso relativo , nel senso cioè di aver acquistato maggiore potere di quello che aveva prima . A differenza di quel che accade nelle forme di governo autocratico , in cui il maggiore o minore potere dipende soprattutto dal possesso della forza militare , dal peso della tradizione e dall ' alleanza di ristrette consorterie , la caratteristica essenziale del governo democratico è che il potere si misura in base al numero dei voti , anche se oltre il numero dei voti conta il collocamento lungo l ' arco dei partiti del sistema , il cosiddetto potere di coalizione . Ma la quantità dei voti è un elemento essenziale del potere democratico : necessaria se non sufficiente . Nella gara fra partiti , particolarmente intensa in periodi di competizione elettorale , lo scopo di ogni partito è , usando un ' espressione del linguaggio economico , « massimizzare » il numero dei voti . Questo spiega perché la campagna elettorale venga combattuta non solo proponendo un programma per il futuro ma anche presentando un rendiconto , il più possibile positivo , dell ' azione svolta durante gli anni della legislatura scaduta . Tutto ciò che il partito fa , tutto ciò che fanno gli eletti nei loro rispettivi collegi , è fatto in vista di quel rendiconto periodico finale , che avviene nel giorno del voto . Come nell ' arena di un sistema economico concorrenziale ogni mossa dei concorrenti è rivolta al procacciamento del maggior numero di consumatori , così nell ' arena politica di un sistema pluralistico com ' è quello democratico , e in quanto pluralistico concorrenziale , ogni atto di un singolo partito è rivolto , direttamente o indirettamente , a breve o a lunga scadenza , non solo negli ultimi giorni prima delle elezioni ma già sin dal primo giorno dopo la formazione del governo , a raccogliere il maggior numero di voti . I cittadini hanno un bell ' essere infastiditi , irritati , indignati dalla grande partita di cui dicono di non capir nulla perché sono « affari loro » , ma è un fatto che , al contrario , sono affari che li riguardano direttamente e dei quali sono , anzi , i veri protagonisti in quanto , come elettori , hanno il diritto di gettare nell ' urna una scheda e quindi di determinare con questo semplice gesto la maggiore o minore quantità di potere di cui ogni partito potrà godere dopo il voto , e in conseguenza del voto , rispetto a tutti gli altri . Sono loro , i cittadini infastiditi , irritati , indignati , i destinatari di questo gioco , coi loro diversi interessi , i loro sentimenti o umori , che i giocatori cercano d ' interpretare e rappresentare . Chi si è battuto per lo svolgimento dei referendum pensava a un pubblico desideroso di partecipare in prima persona a una decisione importante . Chi si è battuto per le elezioni anticipate , pensava , al contrario , di raccogliere il consenso di chi era ormai giunto alla convinzione che si dovesse voltar pagina al più presto . E così via e così via . Domandarsi oggi chi ha vinto e chi ha perso , non ha senso . Proprio perché i destinatari del gioco sono gli elettori , la vittoria degli uni o la sconfitta degli altri dipenderà esclusivamente da loro . I singoli giocatori possono aver sbagliato i loro calcoli , ma i calcoli sono sempre stati fatti avendo davanti agli occhi coloro che col loro voto sono i detentori del potere ultimo e decisivo in un governo democratico e permettono di stabilire alla fine chi ha sbagliato di più e chi meno . Resta il dubbio che il fastidio , l ' irritazione , l ' indignazione , possano avere per effetto , certamente non previsto e tanto meno voluto dai partiti in lizza , una considerevole diminuzione di partecipanti al voto o un altrettanto considerevole aumento di schede bianche o nulle . In questo caso nessuno avrebbe vinto , tutti avrebbero perduto . Avrebbe perso soprattutto la democrazia . Si sa che gli spettatori in genere non amano il gioco pesante , neppure quello della propria squadra .