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CONCORDATO E LIBERTÀ ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Nessuno si stupisca della soddisfazione comunista per il voto sul Concordato alla Camera . Longo , che pure non è un amante delle sfumature , ha superato Togliatti nel giuoco delle allusioni e degli ammiccamenti filocattolici . Nelle file comuniste , a differenza di tutte le forze di sinistra , non c ' è stata una voce , una sola voce , che si sia schierata per l ' abrogazione del Concordato : la disciplina di partito ha funzionato ferreamente e gli eventuali dubbi o casi di coscienza hanno ceduto alla « ragion di Stato » del Pci , e oggi come ai tempi dell ' articolo 7 , come ai tempi della canonizzazione costituzionale dei Patti lateranensi , ventiquattro anni or sono , in sede di assemblea costituente . E si spiega . I comunisti hanno tutto l ' interesse a salvaguardare il « modello concordatario » per l ' Italia . Parliamo del modello concordatario : non di tutte le disposizioni del Concordato sottoscritto da Mussolini con Pio XI , evidentemente indifendibili anche per i seguaci del più spregiudicato tatticismo o mimetismo rivoluzionario . Preservando in Italia il Concordato , cioè un certo tipo di regime speciale e preferenziale fra Chiesa e Stato , i nostri comunisti - che vedono lontano molto più di tanti loro avversari - ipotizzano una somiglianza sempre maggiore del nostro paese con quegli Stati dell ' Europa orientale , in primis la Polonia , che elaborano faticosamente nuove formule concordatarie per superare i tanti ostacoli di una possibile convivenza , diciamolo pure armistiziale , fra Chiesa e comunismo . È la stessa ragione per cui la diplomazia vaticana più aperta a sinistra sostiene ad oltranza la salvaguardia del Concordato italiano , pur dichiarandosi , ed essendo , disponibile alle più larghe e accomodanti revisioni sui singoli articoli ( si ricordino le dichiarazioni , smentite solo a metà , di monsignor Casaroli : un nome che da solo è un programma ) . Anche larghi gruppi dirigenti della Chiesa cattolica considerano la difesa degli assetti concordatari italiani essenziale e imprescindibile al fine di realizzare , a Varsavia oggi e domani a Praga e a Budapest ( l ' operazione con Belgrado è già in atto : lo abbiamo visto con la visita di Tito al Papa ) , determinate forme di compromesso o di accomodamento concordatario , che restaurino le condizioni elementari e primordiali di quel proselitismo religioso che subì tante sanguinose umiliazioni e tante feroci ingiurie ai tempi di Stalin . C ' è in tutto questo una logica profonda : che sfugge solo agli spiriti superficiali . I Concordati si sono sempre imposti alla Chiesa per difendere l ' esercizio del ministero pastorale dalle esorbitanze o dalle prevaricazioni del potere politico : così fu con Napoleone e con Hitler , con risultati , in entrambi i casi , assai deludenti . Nei paesi dove la libertà religiosa è un dato della vita di ogni giorno , una conquista acquisita e irretrattabile , non si impongono , e neppure si consigliano , le scorciatoie concordatarie . Il caso italiano è reso , a sua volta , infinitamente più complesso e controverso e difficile dalla contemporaneità della soluzione della questione romana e della instaurazione del regime concordatario , coi patti , appunto , del 1929 nell ' Italia del fascismo e di Papa Ratti , i patti che crearono , in un nesso difficile a rivedere o a separare , lo Stato della Città del Vaticano , al posto del defunto potere temporale , e il nuovo tipo di relazioni fra le due rive del Tevere . Relazioni concordatarie , anziché separatiste , come nel sessantennio delle Guarentigie . Il complesso dei Patti lateranensi , com ' è noto , fu recepito nella Costituzione repubblicana e ne diventò in certo modo parte integrante : contro il parere di Croce e di Nenni ma con l ' appoggio determinante del partito di Togliatti , un partito per cui « Parigi vale sempre una messa » . Nella situazione italiana di adesso , sarebbe del tutto irrealistico pensare ad una abrogazione del Concordato , che finirebbe per rimettere in discussione lo stesso Trattato ( ma come potrà sopravvivere , anche nella sola revisione concordataria , l ' articolo primo del Trattato , quello che definisce la religione cattolica religione dello Stato ? ) . Il voto della Camera , sulle responsabili ed equilibrate dichiarazioni del presidente Colombo , ha rispecchiato in questo senso una situazione obbligata , un equilibrio delle forze politiche che non è nell ' interesse di nessuno turbare o sconvolgere . Per una larga revisione delle norme concordatarie , per un loro necessario adeguamento allo spirito e alla lettera della Costituzione , più che mai indifferibile dopo le recenti sentenze della Corte , si sono schierate , quasi senza riserve , tutte le correnti di quella grande confederazione di forze che è la democrazia cristiana non meno dei nuclei più rappresentativi della tradizione laica e risorgimentale , senza neppure l ' eccezione dei liberali di Malagodi che , pur astenendosi sul documento governativo , hanno riconosciuto il valore del principio revisionistico . Ora c ' è da augurarsi che i negoziati bilaterali fra Italia e Santa Sede procedano in uno spirito di larga comprensione , senza impennate di intransigenza o brividi di guerra religiosa : nel solco delineato , con eccellente lavoro di scavo , dalla commissione Gonella , una commissione di cui faceva parte un uomo come Jemolo . Oggi più ancora che ai tempi del governo Moro del '67 , benemerito artefice del primo passo revisionista , esiste un larghissimo schieramento parlamentare in favore dell ' ammodernamento delle norme concordatarie . Sarebbe grave e imperdonabile che tale capitale di disponibilità , un po ' sincera e un po ' strumentale , del mondo laico verso la Chiesa e verso i cattolici fosse messo a repentaglio o in pericolo da un ritorno di fiamma dell ' integralismo confessionale sui due punti - chiave suscettibili dei confronti più delicati , la revisione dell ' art. 34 in tema di legislazione matrimoniale e la revisione dell ' art. 36 sull ' insegnamento religioso nelle scuole . Occorre , da parte di entrambi i contraenti , un grande senso di responsabilità e di equilibrio . Molto più dello scudo concordatario , sempre labile ed effimero e precario , servirà alla Chiesa cattolica post - conciliare il soffio della libertà religiosa , una libertà che viene sempre offesa o diminuita dal laccio di un privilegio o dal dono di un ' esenzione . Una delegazione della Santa Sede , che interpretasse veramente lo spirito del concilio vaticano secondo , dovrebbe far getto di talune norme concordatarie con maggior fretta , e diciamolo pure con maggiore facilità , degli interlocutori laici . La pace dei cuori vale più di tutte le concessioni o garanzie concordatarie . Un ' eventuale campagna per il referendum abrogativo della legge sui casi di divorzio non contribuirebbe certo né alla pace dei cuori né alla revisione del Concordato . Rischierebbe , anzi , di compromettere la prima e di paralizzare la seconda . A vantaggio di quelli che rimangono , oggi come ieri , i comuni avversari dello spirito di religione e dello spirito di libertà .