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Il bambino che ha visto gli orsi ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Tre anni fa sono andata in America per la prima volta nella mia vita . Un mio figlio vi soggiornava da un anno ed era nato là un mio nipote . Mio figlio , sua moglie e il bambino dovevano rimanere là un anno ancora . Quel bambino aveva ormai qualche mese e io non l ' avevo visto che in fotografia . Così conobbi insieme l ' America e mio nipote Simone . Non posso dire d ' aver capito e visto molto dell ' America essendo io tarda nei riflessi e poco dotata per capire velocemente luoghi ignoti . Del viaggio ho questo ricordo : per moltissime ore era pomeriggio , l ' aereo ronzava in apparenza immobile in un cielo d ' un azzurro intenso e su candide groppe di nuvole dove il sole non si sognava di tramontare ; poi di colpo fu pioggia e notte . L ' istante in cui quel pomeriggio immobile e glorioso si trasformò in una bufera notturna , dovette essere rapidissimo perché non ne ho memoria . Quando scendemmo infuriava il vento e nel campo dell ' aeroporto erano state installate passerelle con tettoie di zinco su cui la pioggia scrosciava . Le mie prime immagini furono vie battute dal temporale e lunghi sottopassaggi illuminati a giorno e rombanti . La città era Boston . Avevo letto nella mia vita moltissimi libri che parlavano di Boston ma non so perché il solo che mi venne in mente allora fu un romanzo chiamato Il lampionaio che avevo letto e amato all ' età di nove anni . Si svolgeva a Boston e c ' era una bambina di nome Gertrude , assai povera , maltrattata e selvaggia , che veniva raccolta e adottata da un buonissimo vecchio , lampionaio di professione . Mi rallegrai a un tratto con me stessa di trovarmi nella città di Gertrude . Non c ' era però intorno a me traccia di lampioni e mi era difficile riconoscere in quei rombanti sottopassaggi le calme e vuote immagini che avevo costruito intorno al nome di Boston nella mia remota infanzia . Tuttavia la memoria del Lampionaio rimase in me per tutto il tempo che fui a Boston e in fondo dopo un attento esame scopersi che quella città non era molto dissimile da quella che era sorta dissepolta fra le ceneri della mia immaginazione infantile . Di Gertrude , ricordavo che quando era così povera usava nutrirsi di spazzatura . Così osservavo con attenzione per le strade di Boston i grandi bidoni di spazzatura che si trovavano davanti alle case . Per la spazzatura mio figlio mi spiegò al mattino che c ' erano due bidoni , uno destinato all ' organico e l ' altro all ' inorganico . Perciò ogni volta che dovevo buttar via qualcosa mi fermavo a pensare se andava nel bidone dell ' organico o nel bidone dell ' inorganico . Più tardi tornata in Italia riflettevo ancora sull ' organico e sull ' inorganico pur gettando poi tutto in un unico secchio come usiamo fare qui . Tornando alla sera del mio arrivo , mio figlio e sua moglie parlarono subito del lungo viaggio che si preparavano a fare in automobile , col bambino , nelle « Rocky Mountains » . Sapevo di questo loro progetto da tempo ma in quella bufera di vento e pioggia l ' idea mi parve insensata e dissi che il bambino avrebbe patito il freddo . Mi fecero osservare che eravamo nel mese di maggio , il viaggio sarebbe avvenuto d ' estate e quindi se mai il rischio era la calura estiva . Dissero che però erano andati dal pediatra con la carta geografica , gli avevano mostrato l ' itinerario del loro viaggio e il pediatra aveva approvato . Questo pediatra usava farsi chiamare « Jerry » dai suoi clienti . Quando accordava una visita , lasciava nella cassetta della posta un cartoncino con scritto : « Jerry sarà felice di incontrarsi con Simone martedì alle tre » . Tuttavia se Simone avesse avuto la febbre a quaranta , Jerry non si sarebbe spostato di un millimetro perché non faceva visite a casa . Era questa la regola e non vi contravveniva in America nessun pediatra . Sul conto di Jerry appresi ancora che trovava Simone in buona salute , ma un po ' troppo grasso . Jerry voleva che i bambini fossero magri . Trovai che infatti l ' America era un paese di bambini magri . I bambini inoltre mi sembravano poco vestiti e con mani paonazze dal freddo perché non portavano guanti . Quando lo vidi per la prima volta , la sera del mio arrivo , Simone era nel suo letto , sveglio , vestito d ' una tuta bianca di cotone , e giocava con un gatto piatto di tela cerata rossa . Aveva una testa completamente nuda di capelli e occhi neri ironici , acutissimi e penetranti . Guardando con molta attenzione , si poteva scorgere su quella sua testa nuda una finissima peluria bionda . Gli occhi erano stretti e allungati verso le tempie . Trovai che assomigliava a Gengis - Kan . Dopo alcuni giorni di bufera , esplose a un tratto un ' estate torrida . Dissi allora che un viaggio con quel caldo era pericoloso . Avrei dato non so cosa per portare il bambino con Te in Italia , in campagna , all ' ombra di frondosi alberi . Ma i suoi genitori erano irremovibili . Pensavano che nelle « Rocky Mountains » si sarebbe divertito di più . Io replicavo che un bambino di pochi mesi non avrebbe visto differenze fra le « Rocky Mountains » e una conigliera . Prediche , querimonie e contumelie furono nel mio soggiorno in America le mie manifestazioni essenziali . Soprattutto non mi davo pace che per tre mesi quel tenero e ignaro bambino non avrebbe avuto una casa . Infatti mio figlio e sua moglie avevano subaffittato la loro casa fino al mese di ottobre . Simone avrebbe dormito in automobile , o nei motel , o sotto la tenda , tenda che era già stata comperata e che mio figlio montava per esercizio nel prato d ' un amico . Fino ai primi di ottobre , Simone non avrebbe avuto sulla sua testa il soffitto di casa sua . Avrebbe però avuto sempre mi dissero il suo letto . Quel letto era infatti smontabile e poteva essere rimpicciolito e sistemato dentro l ' automobile . Anche di questo furono fatte molteplici prove . Non so se fosse imperizia di mio figlio ma l ' operazione della sistemazione del letto nell ' automobile era lentissima e laboriosa non meno dell ' installazione della tenda sul prato . Assistetti a quei preparativi di viaggio con crescente paura . Mio figlio e sua moglie tornavano ogni giorno a casa con oggetti destinati al viaggio , bottiglioni di plastica per l ' acqua e polveri contro i morsi degli scorpioni . Comprarono anche una enorme sacca di plastica e vi cacciarono dentro tutti i giocattoli del bambino . Osservai che era un ingombro inutile , ma loro avevano letto nel libro del dottor Spock che un bambino deve viaggiare in compagnia di tutti i suoi giocattoli . Infatti non potendo sempre interrogare Jerry , essi spesso cercavano risposte e conforto nel libro del dottor Spock . Ignaro di essere minacciato dalle « Rocky Mountains » il bambino viveva nella casa come se fosse stata sua fino alla fine dei secoli . Stava in carrozzina nella loggia di legno davanti a casa , agitava il suo gatto rosso e squadrava il mondo con i suoi occhi da Gengis - Kan . Era un bel bambino grasso e forte , troppo grasso anzi per i gusti di Jerry , e mandava giù con gioia bottiglie di latte ma si batteva ferocemente contro ogni altra specie di cibo . Avanzai la proposta di fargli il famoso brodo vegetale , In Italia si svezzano i bambini con il brodo vegetale . Ma mio figlio e sua moglie ebbero contro il brodo vegetale espressioni di forte disprezzo . D ' altronde capivo anch ' io che era inutile abituare il bambino al brodo vegetale , che doveva bollire ore e non era possibile preparare nel corso d ' un viaggio in automobile . Tornata in Italia fui per tutta l ' estate inquieta nonostante arrivassero cartoline dalle « Rocky Mountains » e rassicuranti fotografie del bambino nudo e abbronzato sulle spalle dei genitori . Alla fine dell ' estate e quando loro erano ormai tornati a casa ricevetti una lettera di mio figlio dove mi raccontava del viaggio e diceva fra l ' altro che una notte si erano trovati in un campeggio dove erano arrivati degli orsi probabilmente attratti dall ' odore di una bottiglia di sciroppo che si era rotta sul tetto della loro automobile . Acquattati nella tenda col bambino in collo avevano spiato gli orsi che armeggiavano intorno all ' automobile e infuriavano contro una ghiacciaia . Non si trattava affatto di graziosi orsacchiotti , ma di brutti animali alti e grossi , e per scacciarli avevano dovuto sbattere dei coperchi di pentole . All ' alba erano andati all ' azienda - turismo e avevano chiesto che gli venisse indicato un campeggio dove gli orsi non mettessero mai piede . Quelle notizie paurose benché superate da tempo mi sconvolsero e scrissi lettere di prediche e contumelie . Tornarono in Italia dopo un altro inverno e un ' altra estate nella quale fecero ancora un viaggio , questa volta nel « deeper South » , luogo che sapevo caldo e pericoloso . Accolsi il bambino con la sensazione che fosse scampato da viaggi pericolosi . Il bambino ora camminava e parlava . Sulla sua testa lunga e delicata erano cresciuti fini e tenerissimi capelli biondi . Aveva alcune manie . Non voleva saperne di frutta fresca ed esigeva sughi di pera in bottiglia . Non voleva saperne di golf di lana perché « avevano il pelo » . L ' unico indumento che accettava di indossare col freddo , era una sua vecchia giacca a vento scolorita . Pensai che nella sua ripugnanza « per il pelo » c ' era magari una ripugnanza o paura per quegli orsi che aveva visto . Ma forse è una mia deduzione insensata , essendo e l allora troppo piccolo per spaventarsi . A poco a poco , lo persuademmo che « il pelo » dai golf poteva sparire strofinandone con forza una manica . Tuttavia la giacca a vento è rimasta il suo indumento preferito . Un pomeriggio , doveva venire a casa mia . Lo aspettavo alla finestra . Lo vidi attraversare la strada con suo padre . Camminava serio , per mano a suo padre e tuttavia assorto in se stesso e come in solitudine , portando una borsa di nylon in cui aveva cacciato la sua giacca a vento . In quei giorni gli era nata una sorella , cosa che forse lo rendeva serio . Il suo passo , la sua lunga testa fiera e delicata , il suo sguardo buio e profondo , mi fecero a un tratto scorgere in lui qualcosa di ebraico che non avevo mai visto . Mi parve anche un piccolo emigrante . Quando sedeva sulla loggia a Boston , sembrava regnare da sovrano nel mondo che aveva intorno . Sembrava Gengis - Kan . Ora non era più Gengis - Kan , il mondo gli si era rivelato mutevole e instabile , nella sua persona era sorta forse una precoce consapevolezza che le cose erano minacciose e sfuggenti e che un essere umano deve bastare a se stesso . Pareva sapere che nulla gli apparteneva , salvo quella scolorita borsa di nylon contenente quattro figurine , due matite mangiate e una scolorita giacca a vento . Piccolo ebreo senza terra , con la sua borsa attraversava la strada .