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Siamo più colti o più istruiti? ( Jemolo Arturo Carlo , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Che gl ' italiani d ' oggi siano più istruiti di quelli di trenta e soprattutto di cinquant ' anni or sono , mi pare fuor di dubbio . Allora certe nozioni cosmiche ( la terra che rotea intorno al sole , cosa sia la luna ) erano ancora sconosciute o confuse nella mente dei più umili , mentre sono oggi note pure agli analfabeti ; e così dicasi per quanto è oltre frontiera , altri continenti , altri Stati . Merito della scuola ( delle elementari , specificherei , che mi sembra siano ancora le meglio funzionanti : recenti pagine , amene ma amare , di Remo Gianuzzi , Esami di Stato , confermano la mia diffidenza per le attuali scuole secondarie ) ; ma anche della televisione , delle emigrazioni ed immigrazioni . Pur ciò ch ' è cattivo ha qualcosa di buono : compiangiamo gli emigrati che si trovano male nel Paese in cui non s ' inseriscono , ma il loro campo visivo si allarga ; e pure i peggiori rotocalchi , con le brutte o sciocche vicende che narrano , danno un qualche orientamento di luoghi e di costumi . Va da sé che il contenuto della istruzione desiderabile varia nel tempo ; non nego la qualifica d ' istruito a chi pure ignori vicende e personaggi ben noti quando ero ragazzo ( ed accetterei mi si escludesse dal novero degl ' istruiti per la mia ignoranza su calciatori , cantautori , divi e dive del cinema , che tanto posto hanno nel mondo d ' oggi ) . Più istruiti , sì ; ma anche per chi , come me , non ha il disprezzo per il nozionismo ( senza una piattaforma di nozioni si ciancia a vuoto ) istruito non equivale a colto . Siamo più colti ? gl ' incolti sono soltanto quelli che rispondono sempre non so ai questionari Doxa , anche alle domande che i radiocronisti pongono per strada ? Prescindo dalla cultura specializzata ( è un caso a sé quello dell ' universitario dottissimo in un ramo , ed incapsulatosi in quello , ignaro di letteratura , di arte , di scienza ) ; quel che interessa è la quantità di cultura diffusa che permette di dire che un popolo è colto . A prima vista ci viene spontaneo dire che siamo più colti che non fossimo cinquanta o trent ' anni fa . Almeno in politica , ma anche nel considerare i possibili modelli sociali , pochi sono gli agnostici ; le lettere inviate ai giornali anche dai più umili contengono opinioni : chi vuole la pena di morte e chi l ' aborre ; chi ritiene i colpevoli siano dei malati , chi vittime della società consumistica , chi della indulgenza di genitori e maestri , chi della miseria , e chi invece li giudica colpevoli che occorra punire . Così chi pensa il primum della economia sia evitare la disoccupazione , e chi impedire la lira perda ogni potere di acquisto ; chi crede nella necessità di una moneta stabile che incoraggi il risparmio . Ma è sufficiente avere opinioni per essere fuori del mondo degl ' incolti ? a ben guardare , opinioni primordiali , sui problemi fondamentali , ne avevano pure gli analfabeti di oltre cent ' anni or sono . E qualche conservatore , se ne esistessero ed osassero esprimersi , soggiungerebbe : più sane delle attuali . A mio avviso la cultura non sta né nel nozionismo , né nell ' avere delle opinioni , sia pur radicate ; bensì nel ragionare . E temo molto che siamo più istruiti , cioè con più nozioni , meno agnostici , maggior numero di opinioni , ma più che colti , indottrinati ; come del resto la maggioranza è sempre stata dovunque : risparmiando la fatica del pensare , accettando le opinioni , le tavole dei valori , formate da altri : che può essere volta a volta il direttore di coscienza o confessore , il dittatore , il giornale di partito che è il solo che si legga ed in cui è sempre stabilito chi sia il buono e chi il cattivo , il libro che diffonde la sana dottrina , e quello che è l ' occulto strumento ora dei padroni ora dei sovvertitori . Non vorrei si confondesse l ' uomo dai fermissimi convincimenti con l ' uomo che non accetta la discussione . L ' uomo dai più fermi convincimenti non paventa di ascoltare le ragioni altrui , di opporre le proprie ; senza cambiar bandiera , riconoscerà che qualche punto secondario del suo sistema va rimeditato , che qualche suo argomento è debole , che occorre invocarne altri a sostegno della idea politica o della confessione che professa . L ' uomo colto è a desiderare nel suo ragionare sia sempre leale , ma possiede pure l ' arte del sofisma . E soprattutto è l ' uomo che armonizza i suoi giudizi , che naturalmente hanno oggetti diversi , toccano vari aspetti della vita . Li armonizza guardando alla realtà . L ' indottrinato parte da assiomi che di solito non rispondono affatto alla realtà ; o vede l ' uomo naturalmente buono o asserisce apoditticamente che ogni uomo ha per sua natura di sbranare i fratelli . L ' uomo colto , invece , non è un poeta od un fabbricante di utopie ( si può essere ottimi poeti , costruttori di utopie piacevoli a leggersi , ma sapendole appunto irrealizzabili , e scriverle con lo spirito di chi scrive belle favole , conscio che gli animali non parlano e non danno saggi consigli ) . L ' uomo colto , se si fabbrica un sistema od aderisce a quello da altri proposto , si chiede se sia realizzabile ; non dimentica i dati economici , le risorse di ogni paese , l ' elementare verità che nessuno Stato è disposto a far vivere più poveramente i propri cittadini per alzare il benessere in altri Stati , che gli uomini non sono tutti virtuosi , che l ' egoismo abbonda , che gli entusiasmi svaniscono . Se parla di scuola , ricorda il livello mentale diverso degli allievi , che è un dato di natura , non s ' illude si diano maestri capaci di far divenire tutti intelligenti , ne auspica soltanto tali da interessare la quasi totalità degli allievi ( quasi ; gli apatici sono una realtà ineliminabile ) , di ottenere da ciascuno il massimo che può dare . Se parla di giustizia sociale , non dimentica che ogni uomo ha un suo giudizio in cui entra l ' interesse , e che non si realizzerà mai un regime in cui tutti siano convinti di avere i riconoscimenti , morali e materiali , cui credono di aver diritto . L ' uomo colto è quello che guarda alla realtà e pensa in ogni ambito , a cominciare dalla costruzione di una sua famiglia , al realizzabile ; e si distingue appunto dall ' utopista ( che può anche essere un genio , ma , se non sa che la sua è utopia , non qualificherei uomo colto ) per ciò che accetta il meno peggio ; difende un regime , un tipo di scuola , se ritiene che nelle condizioni del momento ogni altro sarebbe peggiore . Ora temo proprio che , se si intende in questo modo la cultura , non siamo cresciuti . Ricordo l ' argomentare anche di analfabeti in anni molto lontani , ed a volte mi pare superiore a quello di giovani « indottrinati » , con un bel sistema di valori fisso nella mente , ma che non saprebbero difendere in una discussione se non ripetendo all ' infinito gli assiomi , indimostrabili , da cui hanno preso le mosse . Scuola della discussione , su una piattaforma di nozioni indispensabili ; certamente è l ' ideale ; ma che discussioni siano , e non indottrinamento , accettazione passiva d ' idee altrui ; e che siano idee concrete , base all ' edificare , e quindi sempre con l ' occhio volto alla realtà , e non enunciati astratti . Santi i concetti di buono , di giusto , ma uomo colto è quello che scorge anche le vie per realizzarli quanto si può ; e le esperienze del passato gl ' insegnano qualcosa .