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Ancora sul Concordato ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Negli atti parlamentari il resoconto stenografico delle cinque sedute in cui si trattò delle modifiche al Concordato occupa 201 dense facciate . Interventi svariatissimi ; e leggendone alcuni ho avuto l ' impressione di tornare molto indietro , prima del 1915 , sentendo i vecchi spunti sulle ricchezze della Chiesa , che ripetevano poi quelli sulle ricchezze dei gesuiti intorno al 1770 . Vero che fuori si era detto di più ; in un corteo si erano visti cartelli ove si leggeva che con un quarto delle rendite del Vaticano si sarebbe risanato il bilancio dell ' Italia , cartelli che mostravano il candore economico di chi li aveva scritti e la dimenticanza di ciò , che il Vaticano non è un ' azienda dello Stato italiano , che i suoi compiti sono mondiali . Ma quel che veramente mi sta a cuore è un punto di cui non si è molto parlato , anzi semplicemente accennato , e che tuttavia per me è di valore essenziale : le critiche relative alla soppressione dell ' articolo sull ' Azione Cattolica ( divenuto senza ragione d ' essere in un regime dove vige la libertà di associazione ) , ed in particolare quelle , talora espresse in forma di deplorazione , per la mancata attuazione data fin qui alla norma , le critiche cioè alla abrogazione della seconda parte di detto articolo : « La S . Sede prende occasione dalla stipulazione del presente Concordato per rinnovare a tutti gli ecclesiastici e religiosi d ' Italia il divieto di iscriversi e militare in qualsiasi partito politico » : espressione che nel 1929 pareva non aver senso perché di partiti ce n ' era uno solo , ed alla lettera significava che il Papa prometteva al governo fascista che i preti non sarebbero stati fascisti ; ma che pare fosse voluta da Pio XI , proprio per impedire ad ecclesiastici il giuramento di fedeltà al Duce ( e tuttavia chi visse in quegli anni quanti distintivi fascisti vide su tonache talari ! ) . Ora posso nel mio intimo desiderare il sacerdote che pensa a questa vita come ad una preparazione alla vita eterna , e conseguentemente non milita in partiti politici ; ma so di essere contro corrente , e ben conosco che anche da alte sedi arcivescovili c ' è questa esortazione al clero di partecipare alla vita politica , al servizio dei più umili . Comunque , come cittadino rivendico per tutti la libertà , veramente fondamentale , di esprimere il proprio pensiero e di farne propaganda ; e mi ribello all ' idea che possano esserci categorie di cittadini private , vita durante , di questa libertà . Come negli anni grigi tra il '50 ed il '60 mi battei con tutte le forze contro i sequestri di Bibbie protestanti e le azioni contro i loro distributori , l ' elevazione a reato del battesimo in un torrente di anabattisti , la persecuzione dei pentecostali , così con quanto mi resta di forze mi batterei sempre contro chi volesse contrastare al prete di cercare proseliti , di diffondere la sua dottrina . Rammento l ' abate Ricciotti che , a chi si doleva di un parente comunista che educava alle sue idee i propri bambini , rispondeva : « Se è convinto che le sue dottrine rappresentano la verità , non esercita un diritto , ma adempie un dovere , cercando di comunicarle quanto possibile ; chi crede di aver trovato la verità deve diffonderla » . Penso io pure così , da sempre . Rammento miei vecchi discorsi col fraterno amico Giorgio Falco , in cui mi dolevo che gli ebrei , riacquistata la libertà , non avessero ripreso quel proselitismo ch ' era stato dei loro progenitori , fino alla oppressione romana , e cui avevano dovuto rinunciare per sopravvivere , e rammento la risposta che mi dava , che in qualche modo i migliori di loro avevano ancora svolto il compito di diffondere la credenza nel Dio unico . E non mi è piaciuto nel fiero e nobile indirizzo di questi giorni di una chiesa cristiana non cattolica al ministro dell ' Interno la frase , volta certo a parare l ' accusa di poter turbare la pace religiosa degl ' italiani : « noi non facciamo proselitismo » . Mi si risponderà che il prete non è un uomo come gli altri , è un ' autorità per i fedeli , e quindi è nella condizione di condurli pur nella lotta politica ? Così press ' a poco parlavano , oltre cento anni or sono , Ricasoli o Mancini ; ma è trascorso oltre un secolo . E le immagini che allora si evocavano , il prete che diceva al morente di salvare la propria anima donando tutto alla Chiesa , di fare pubblica abiura dei suoi convincimenti unitari o liberali , è lontana nel passato . Nessuno di noi conosce casi del genere . Soggiungo che siamo in un clima molto diverso da quello che auspicavano , forse illudendosi , gli uomini del Risorgimento : un mondo di liberi , in cui ciascuno pensasse con la sua testa ; siamo nel mondo del conformismo ( a volte mascherato da anticonformismo ) , in cui la quasi totalità dei giovani si butta a capofitto , negli atteggiamenti , negli abiti , nel rinnegamento in blocco dei « tabù » , e gli adulti o sentono la disciplina di partito o si disinteressano od al più si accontentano dei vari mormorii , delle accuse generiche , senza alcun piano costruttivo . Libertà anche per i maghi , per le donne che fanno le fatture o le disfano ; libertà , come cittadino , del prete ribelle , ridotto allo stato laicale , e che desidera continuare a portare un segno del suo ordine sacerdotale ( via dunque l ' art. 29 , lettera l ) ; ma libertà anche per il prete di fare quanta propaganda desidera . Davvero i critici credono che la maggioranza degli italiani , od anche il 50 per cento , pratichi ancora la messa domenicale e penda dalle labbra del sacerdote quando pronuncia l ' omelia ? Ed ora mi si consenta una breve oratio pro domo mea . Qualche amico mi ha rimproverato , come se avessi abiurato il principio separatista , di aver fatto parte delle due commissioni presiedute dall ' on. Gonella ( nella relazione alla prima riaffermavo ancora la mia vecchia fede separatista , di allievo di Francesco Ruffini ) . Non sono mutato . Credo sempre , contro quanto scrivevano gli apologisti del Concordato del 1929 , che di dilaceramenti dei cattolici , anche i più ortodossi , non sia dato parlare oltre la prima guerra mondiale ( c ' erano forse ancora vecchi principi , come ne I vecchi e i giovani di Pirandello , cui ripugnasse di presentarsi davanti al Sindaco per il matrimonio civile ? ) ; credo sia stato un male che Vittorio Emanuele III si opponesse nel '19 a quello che sarebbe stato il Trattato senza il Concordato ; ma una cosa è non stipulare un patto ed altra il disdirlo unilateralmente . Gli uomini politici che non erano stati favorevoli all ' ingresso dell ' Italia nella Triplice alleanza , dieci anni dopo , senza disdirsi , ritenevano che sarebbe stato un grosso errore una denuncia unilaterale . Ritengo abbia agito saggiamente la Camera votando con 412 voti contro 31 la mozione per la continuazione di una trattativa mirante ad una revisione del Concordato anziché la denuncia : questa , specie dopo le intemperanze dei radicali , sarebbe apparsa atto di ostilità . E , memore sempre del discorso inaugurale della sua presidenza della Repubblica pronunciato dall ' altro mio grande maestro Luigi Einaudi , che non chiedeva venia delle memorie sabaude evocate in suoi articoli dell ' ultimo anno né di certo suo attaccamento alla monarchia , ma riteneva il buon cittadino debba sempre piegarsi al volere manifestato dalla maggioranza , e , se non si tratti di cosa che ripugni alla sua coscienza morale , porre a disposizione dell ' organo espresso da questa maggioranza la propria esperienza e le proprie capacità , non vedo perché mai avrei dovuto rifiutare di far parte di organi di studio o di trattative , volti a togliere dal Concordato quel che poteva suonare offesa alla coscienza liberale . Contro ogni traccia di giurisdizionalismo , d ' ingerenza dello Stato nella struttura della Chiesa ; per la libertà della Chiesa di organizzarsi come creda , e , al pari di ogni partito , di considerare uscito dal suo seno chi sconfessi date sue dottrine , ma con una pronuncia senza effetto alcuno rispetto allo Stato ; per la libertà di ogni sacerdote , come di ogni altro cittadino , di esprimere le proprie idee , di farne propaganda ( e personalmente potrò pur credere che quel prete interpreti male il Vangelo ; ma ricordo l ' insegnamento di Croce : « Battiti perché il tuo avversario possa esprimere liberamente quelle dottrine , che tu poi , come difensore di quella che per te è la verità , avrai il dovere di confutare » ) . Non mi pare di essermi allontanato da quella che è la direttiva in cui mi formai ventenne , sotto la guida dei grandi maestri che ho menzionato , da cui non so dissociare Piero Martinetti .