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Lettera agli amici ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
La situazione attuale e i nostri compiti : così si intitolavano in tempi remoti le assemblee politiche . Oppure un libro si intitolava così : Che fare ? Forse conviene , tra noi , essere più modesti e limitarsi a dire : che facciamo ? Muovendo da una chiara premessa : che la situazione è pessima e che lo stato della sinistra italiana ( largamente intesa ) lo è altrettanto . Su questa premessa sarebbe bene concordare , che siamo cioè a un ' ultima spiaggia : non è una esagerazione pessimistica ma , per me , una constatazione . La sinistra vive un declino o un tracollo che i risultati elettorali documentano come mai prima d ' ora . Le cause di questo declino sono molte e profonde ( antiche e recenti , oggettive e soggettive , nazionali e internazionali ) e sono tanto facili da elencare quanto difficili da analizzare . Non ho questa presunzione . Questa lettera vuole solo dedurne un ' esigenza pressante e adombrare una scelta politica e perfino organizzativa . E a questo scopo , pur essendo rivolta nel suo spirito a tutta la sinistra largamente intesa , è indirizzata specificamente a quelle sue parti che sentiamo più vicine o meno lontane , più radicali o meno moderate , e perciò forse più disponibili a un lavoro comune . Parlo di Rifondazione comunista , dei Verdi e degli ambientalisti , dei comunisti cossuttiani , della sinistra Ds , delle avanguardie sindacali , cioè di tutte le minoranze politico - istituzionali di opposizione o governative . Dei loro gruppi dirigenti e della loro base sociale , organizzata e di opinione . E parlo ( ma questo richiederebbe un discorso a parte ) delle minoranze extraistituzionali , dei centri sociali , delle varie forme di autorganizzazione che impegnano uomini e donne in conflitto con la cultura dominante . Di quell ' insieme frastagliato e divaricato che un tempo definivamo in termini generali « popolo di sinistra » . È un ' elencazione intenzionalmente notarile e semplificata , poiché bisogna pur partire dalla realtà come si presenta . Così come burocratica e semplificata ( o forse , al contrario , astratta e utopica ) è la proposizione che vorrei trarne e mettere sul piatto : la necessità di una convergenza tra queste forze , la individuazione di un comun denominatore tra di esse , l ' avvicinamento reciproco attraverso una Convenzione o una consultazione permanente , la stipulazione di un patto . I contenuti ( e anche le forme ) di un processo di questo genere tra forze naturalmente gelose della propria diversità e autonomia non si improvvisano , ma non sono introvabili se si opera una selezione , se ciascuno rinuncia a secche pregiudiziali e se non si chiede la luna . Prioritaria su tutto è o dovrebbe essere oggi la volontà politica , e quindi un segnale e un comportamento , atti e decisioni pubbliche , che offrano un punto di riferimento consistente e credibile all ' opinione pubblica , alla sinistra diffusa e al suo elettorato , alle sue rivendicazioni e alle sue possibili lotte . Qualcosa che faccia sperare in un mutamento dei rapporti di forza e ci sottragga al senso di impotenza che oggi avvertiamo . Non c ' è molto tempo . I recenti risultati elettorali europei e amministrativi non sono un incidente di percorso ma un disastro irrecuperabile se non interviene a sinistra un fatto nuovo e vistoso che agisca come un moltiplicatore di energia . Tra un anno le elezioni regionali e tra due o forse meno le elezioni politiche possono segnare la nostra dissolvenza se ciascuno continuerà a cercare la propria sopravvivenza in un punto di più in percentuale e in reciproca concorrenza . Ovviamente , il disastro elettorale non è che l ' effetto di una sconfitta giornaliera e prospettica che subiamo da tempo nell ' ordine sociale e politico senza trovare rimedio . Che ciò avvenga in presenza di un governo e di una maggioranza di centro - sinistra non è un paradosso . Vuol dire che questa formazione di governo e questa maggioranza hanno un vizio d ' origine e un tasso di inquinamento che le rende controproducenti . Non sono più ( se mai lo sono state ) uno strumento di trasformazione e neppure un freno alla spontaneità del sistema produttivo e culturale dominante , ma un suo servosterzo e una fonte di smarrimento delle coscienze e di mortificazione degli antagonismi . Il governo come vetta e l ' opposizione come ghetto sono una moderna mitologia ch ' era del tutto estranea alla sinistra ( quando la sinistra era espressione del movimento operaio e dei movimenti popolari ) ma che oggi le imprigiona e si risolve in una negazione della politica , della democrazia e del conflitto . Personalmente credo sia questo il male peggiore di cui soffriamo e sono convinto che la convergenza o il patto che auspichiamo possa concretarsi solo sul terreno dell ' opposizione . Ma si può anche non farne una condizione preliminare , una pregiudiziale , se ciò impedisse in partenza il dialogo e sbarrasse la strada all ' avvicinamento e al messaggio unitario che vorremmo lanciare . A questo punto la responsabilità maggiore , in senso positivo , credo ricada su Rifondazione comunista e sulla sua solitaria opposizione . Pur indebolito , questo partito è la formazione di minoranza più consistente ed è , per la sua origine , in radicale contraddizione con la deriva moderata . Il suo nome ambizioso suggerisce o anzi impone una dinamica , un divenire , nessuna rifondazione potendosi immaginare affidata a un solo partito grande o piccolo che sia . Bertinotti solleva a volte questo problema , cercando un nuovo linguaggio o immagine e una via di fuga da ristrettezze e vincoli settari , ma poi sembra risucchiato da altre logiche . E temo che sbaglierebbe se cercasse ora un nuovo respiro nei confini della maggioranza governativa o ai suoi margini : un corto respiro , quando la domanda popolare è che ciascuno apra le proprie e le altrui finestre . Il movimento verde e ambientalista può ancora tornare ad essere , in forza della sua tematica originaria , qualcosa di molto più attuale e ricco di com ' è diventato per autoriduzione , assumendo i caratteri di un partito troppo tradizionale e istituzionale , oppure frazionandosi in esperienze separate . Potrebbe invece ricominciare a vantare una primogenitura in rapporto alla questione ecologica che ha mille implicazioni , e farne un asse di una sinistra articolata e ringiovanita . A che servirebbe ( ciò vale per tutti ) risalire di un punto entro i margini di una maggioranza impropria ? Confesso di non aver capito l ' evoluzione subita nei mesi recenti dal partito di Cossutta e perciò mi è più difficile sollecitare anche questo partito a ritrovare una collocazione e uno spirito più rispondenti ai propositi iniziali . Finora è sembrato ( ora c ' è forse una correzione ) che la priorità per i comunisti cossuttiani fosse la concorrenza e la rivalità con il partito di provenienza . Non so da che cosa dipenda , forse dalla maledizione che grava sulle minoranze , o dalla tradizione organizzativa autosufficiente del vecchio Pci , o dalla formazione personale del suo leader storico . Ma anche questa compagine non può non avvertire che la domanda popolare è un ' altra e che una risposta debole ed elusiva , fatalmente subordinata alle logiche di governo , non trova comprensione né consenso . Dalla sinistra Ds , che ha il pericoloso privilegio di operare nel campo di Agramante , si vorrebbe che uscisse allo scoperto senza remore e scuotesse il corpo e l ' anima del suo partito con energia proporzionata ai mali che lo affliggono e all ' emergenza in cui è piombato . Questi amici sono comprensibilmente impacciati dai vincoli di governo e dai rugginosi meccanismi di vita interna . Ma oggi il mediocre leaderismo che ha dominato il governo e il partito è gravemente ferito , se non del tutto squalificato , ed è più facile reagire . Non solo manifestando dissenso ma ponendo discriminanti nette e invalicabili . Questa lettera che ora concludo ( restando nell ' orizzonte delle minoranze politico - istituzionali ) è dettata da una certa ansia ma anche da un forte convincimento : che non c ' è rapporto , non c ' è proporzione , tra il declino evidente della sinistra italiana e i nostri comportamenti . E che mutare questi comportamenti non è solo una necessità e una convenienza ma un dovere politico - morale . Certo non è dettata da petulanza o pretese di ingerenza ma , se così ancora si può dire , da spirito di servizio . È una lettera personale ma credo che questo giornale , rispettando l ' autonomia propria e altrui , sarebbe lieto di partecipare a questa nuova convergenza o convenzione tra le minoranze più radicali o meno moderate . Questo giornale è anche un gruppo politico , un ' area della politica , e ha una influenza qualitativa che noi e voi non valutiamo abbastanza . Questa sottovalutazione è un altro segno di subalternità alle mode , agli altri mezzi di comunicazione che ci sono spesso ostili , all ' esposizione televisiva come surrogato seducente ma illusorio di una costruzione politica tenace . La situazione attuale e i nostri compiti : forse non ho svolto bene il tema . Forse avrei fatto meglio ad adottare il linguaggio dell ' utopia , secondo la nostra vocazione . Forse avrei dovuto cominciare ( o finire ) così : « Guido , vorrei che tu Lapo ed io fossimo presi per incantamento ... » Ma c ' è un Guido , c ' è un Lapo , c ' è un io e ancora altri ? Se non ci sono , nessun linguaggio può raggiungere le loro orecchie e incantarli .