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Encicliche ( Rossanda Rossana , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Sarà modesta la sorte ecclesiale dell ' enciclica Evangelium vitae . I teologi o ne tacciono o la giudicano severamente . E gli umili pastori d ' anime sanno bene che per parlare e farsi ascoltare dalle coscienze inquiete della gente dovranno regolarsi come se non ci fosse . Essere papa è una dura prova per un uomo . Isolato , senza più una vera comunicazione , esaltato e sovraccaricato dall ' esser la voce di Cristo in terra , dovrebbe avere grande capacità di ascolto e grande saggezza di parola . Erano le virtù di Giovanni XXIII . Karol Wojtyla non le possiede o le ha perdute , e più le sue forze declinano più smisurata diventa in lui l ' idea , o la tentazione , di avere una funzione secolare immensa , del contare nel mondo in nome di un potere più che umano . È fin inquietante a vedersi , scavato , ammalato , in piedi con fatica , mentre legge con voce tremante un foglietto sorretto da mani tremanti per ribadire l ' interpretazione autentica della profluvie di encicliche , lettere apostoliche , discorsi vari e « statements » con i quali si affanna a statuire , a impedire , a chiudere porte e tirar su paletti davanti a qualcosa che incalza . Stavolta a incalzare sono le nuove minacce della morte alla vita - quella morte che « entra nel mondo a causa dell ' invidia del diavolo e del peccato dei progenitori » . Di quale morte parla ? Non inganniamoci . Non è l ' angoscia che ci ha colti con Hiroshima , quando per la prima volta abbiamo pensato che il pianeta poteva finire . Né il timore per l ' Aids , moderna pestilenza , né per l ' impulso distruttivo che sembra infuriare in violenze cieche e in guerre illeggibili . L ' Evangelium vitae non ha al centro la conservazione della specie alla soglia del terzo millennio né le guerre né le calamità naturali : il Vaticano sa bene che mai gli uomini sono stati in così grande numero , che in meno di un secolo l ' umanità si è quadruplicata e si è raddoppiata la speranza di vita . Sa anche che per la prima volta nella storia da un capo all ' altro del pianeta ci si interroga in qualche modo sui « diritti umani » ai quali fino a ieri l ' altro nessuno o ben pochi facevano caso . Sulle calamità naturali non ha nulla da dire , e quanto alle guerre stavolta appena si attarda a nominarle , essendo state rigettate alla periferia di quell ' Occidente che di questa enciclica è il vero interlocutore . In esso infatti egli vede covare il nemico : la morte per così dire privata , quella che si annida nel più intimo dei rapporti , la famiglia , nel vicino più prossimo da persona a persona . Non tanto la morte di un solo , ma la morte o la non - vita o la , vita - a - certe - condizioni - per Wojtyla sono quasi sinonimi - la vita insomma non come fatalità ma come scelta . Così egli non spende troppe parole sull ' omicidio , antica interdizione , e neppure sulla pena di morte ; e non solo perché la Chiesa non ama intrattenersi troppo sul biblico « Nessuno tocchi Caino » o è avvezza a patteggiare con i poteri costituiti . Stavolta non patteggia , minaccia . Chiama anzi alla disubbidienza civile , cosa rarissima , su quel che più di ogni cosa le preme : la vita degli « innocenti » . Chi sono gli « innocenti » ? Coloro che non sono ancora venuti alla luce , non ancora persone , ma vita nascente , vita possibile , i purissimi non nati e , quasi altrettanto inermi , i sofferenti terminali che vorrebbero morire . Creatura nella quale la volontà non c ' è ancora o non è più in senso pieno ; questo è il « debole » , sul quale preme la minaccia dei più vicini , i genitori , la madre , la famiglia . Per egoismo o per pietà costoro non lo metteranno alla luce o ne accelereranno la morte . Per egoismo o per pietà decideranno quando e come far nascere . Aiutati da inedite possibilità della scienza e della tecnologia . Questa è la nuova morte , il vero nemico . Il come della riproduzione non è problema di poca grandezza : investe al fondo la questione della persona e della libertà . Meritava , se enciclica doveva essere , una vera riflessione su questioni primarie dell ' etica del nostro tempo . Non l ' ha avuto ; l ' Evangelium vitae non ritiene che ci sia dilemma né una inedita problematica della coscienza ; tutto è sempre lo stesso ed è chiaro . Si tratta di ribadire il già noto nelle due occasioni cruciali , che datano quest ' ultima enciclica : la conferenza delle Nazioni Unite sulla popolazione appena avvenuta al Cairo e quella sulla donna che avrà luogo dalla fine di agosto ai primi di settembre a Pechino . Sulla popolazione , il Vaticano aveva incaricato una sua commissione di stendergli un rapporto , e si è trovato di fronte la proposta di dichiarare lecita la contraccezione . È stato un colpo . Wojtyla , Ratzinger e la curia di Roma hanno abbattuto la commissione pontificia e al Cairo i loro incaricati si sono battuti fino all ' ultimo non solo contro l ' aborto ma contro il controllo delle nascite , e hanno incontrato due scacchi . Primo , la defezione dell ' Islam che ha lasciato libera la contraccezione . Secondo , e più preoccupante , l ' alleanza delle donne - si può dire di tutte le donne , del Nord del Sud dell ' Est e dell ' Ovest - per il diritto al controllo delle nascite . Era la prima volta che paesi del Sud del mondo non si limitavano a dire a quelli del Nord « non immischiatevi nelle nostre faccende , cresciamo quanto ci pare » . Le donne hanno detto basta , la vita passa attraverso il nostro corpo e hanno preso il problema dalle mani degli uni e degli altri , ne hanno fatto una questione del loro essere , della loro persona e libertà , e non solo per la gestazione ma per il nutrimento , la crescita , l ' orizzonte di chi viene al mondo . Hanno identificato il proprio problema in una idea forte di sviluppo . Fra qualche mese esse torneranno a Pechino . Non è una lettura maliziosa vedere nell ' Evangelium vitae un sussulto di timore della più autorevole comunità monosessuale , comprensibilmente e miseramente sessuofoba , la Chiesa di Roma , davanti all ' insorgere inaspettato di un soggetto mondiale femminile . La donna , antico tramite del diavolo e oggi tramite della « nuova » morte . Wojtyla non è neppure in grado di parlarne , se non come matrice , grembo , luogo di maturazione dell ' embrione , contenitore di una vita che in lei viene transitoriamente immessa . Si commuove evocando le sole parole che gli vengono nella penna , quella della madre dei Maccabei davanti ai figli spenti : « Non so come siate apparsi nel mio seno , non io vi ho dato lo spirito e la vita , non io ho dato forma alle membra di ognuno di voi . Ma il creatore del mondo , che ha plasmato l ' origine e l ' uomo e ha provveduto alla generazione di tutti » . Come potrebbe lo sgorgare della vita - postilla Giovanni Paolo II - essere lasciato in balia della specie umana ? La vita le è data da Dio attraverso il corpo della donna . È l ' antica tradizione occidentale , sublimata dal principio del maschile - divino . Ogni intervento , ogni assunzione di libertà su questo punto è violazione della legge santa di Dio e il seme di avventure totalitarie . Si comincia col decidere se avere un figlio o no , poi se portare avanti la gravidanza o no , e a quale età , e se nell ' utero proprio o altrui , sole o con un uomo ; domani se ne sceglieranno il sesso , le fattezze , lo si clonerà , o gli si imporrà un Dna con vita a termine . Nella donna che vuol decidere di una maternità c ' è in nuce un Mengele . Qui sta la chiave e la povertà dell ' enciclica . Il problema della riproduzione umana è arrivato a più di una svolta . Una di esse è il problema della libertà e del corpo femminile ; complesso , non semplice . Un altro è quello delle possibilità di intervento indotte dalla scienza , che sono molte e inducono il dilemma del fin dove e del come . Ma l ' Evangelium vitae annulla ogni problema di scelta , azzera ogni dilemmatica morale : non c ' è di che discutere né interrogarsi né decidere . Da una parte ci sono Dio e la Natura , quasi sinonimi , e dall ' altra il demonio . Dio ha parlato una volta per tutte attraverso la Chiesa , che è sovrumana custode della sua parola quindi delle leggi dell ' universo . Non resta che seguirla , il resto è crimine e sacrilegio . La semplificazione culturale è immensa e desolante ; è davvero un toccare il fondo del cattolicesimo , il quale da tempo , del resto , lasciava al luteranesimo la tragedia della persona , l ' etico , lo stesso interrogarsi sul senso della vita nel disegno di Dio , che poi è il fondamento della libertà per un credente . Domani saranno cinquant ' anni precisi da che a Flossenburg veniva impiccato Dietrich Bonhoeffer , che sembra più lontano da Karol Wojtyla del Gran Muftì di Gerusalemme . Egli aveva osato parlare di un mondo adulto , che non ha più bisogno di un signore o giudice o consolatore , « un mondo senza Dio in presenza di Dio » , non parentesi , non breve transito , ma luogo decisivo dove si giocano il senso e la salvezza . L ' Evangelium vitae torna a disegnarci un mondo dove velocemente si passa , segmento insignificante , specie di prova d ' esame in vista della vita vera , che verrà « dopo » . È l ' antica tesi autoritaria , assieme pedagogica e consolatoria , che ha permesso alla Chiesa tutte le repressioni e tutti i compromessi ; oggi la rende muta davanti a ogni domanda sulla concretezza della libertà . E paradossalmente perfino sull ' obbedienza . Wojtyla non sa più parlare neppure nel severo ambito dell ' epistola di san Paolo ai Romani - fra lo sconvolgente commento di Karl Barth , traversato da tutta la modernità , e i testi di Giovanni Paolo II c ' è un abisso . Non è un bene neanche per chi non è cattolico . Dal tema della vita come scelta propria e altrui la Chiesa si ritira , si dimette , lasciando scoperti i credenti . Non a caso le rispondono zelantemente soltanto i politici , i medici e i farmacisti .