Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
Caro Barone ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Barone , lei aveva letto , quando mi ha scritto , l ' ottimo servizio che Guido Guidi ha dedicato al deposito della motivazione lo stesso giorno in cui esso è avvenuto . Ieri , l ' avrà visto , siamo tornati sull ' argomento , con un altro articolo di Guidi e con un commento di Pietro Radius , che ha seguito per quasi due anni il dibattimento . L ' uno e l ' altro spiegavano come meglio non si sarebbe potuto che la lettura integrale del monumentale saggio giuridico di Catanzaro aiuta ben poco a chiarire i dubbi . Questi ultimi resistono tenacemente a tutti gli sforzi dialettici dei giudici che hanno stabilito una prima e provvisoria verità sulla strage di piazza Fontana . La sensazione dei nostri esperti - alla cui competenza e probità intellettuale faccio illimitato credito - è che la Corte d ' Assise e più precisamente il magistrato estensore della motivazione - si siano affidati in alcune circostanze alle deduzioni anziché alle prove : che abbiano cioè rivestito di argomenti una tesi alla quale erano pervenuti da tempo . Non intendo assolutamente mettere in dubbio la buona fede dei giudici che hanno condotto in porto un processo disseminato di mine giuridiche e psicologiche . Essi sono stati assoggettati a pressioni ambientali , a intimidazioni politiche , e , per chiamare le cose con il loro nome , a un terrorismo morale ricattatorio , che avrebbero sgomentato le coscienze più alte e le volontà più risolute . Partiti , intellettuali , salotti , sindacati , giornali e giornalisti che si erano impegnati al di là della prudenza e anche al di là della decenza nell ' affermare la assoluta innocenza di Valpreda e la esistenza della « strage di Stato » , avrebbero scatenato contro una Corte che li avesse smentiti - e si badi bene che a questo riguardo l ' affermazione di colpevolezza di Freda e Ventura non cambia le cose - lo stesso linciaggio di cui era stato vittima il povero Cornelio Rolandi . E gran merito della Corte di Assise di avere dato a quel galantuomo pieno riconoscimento della sua rettitudine , e di avere tolto a Pietro Valpreda l ' aureola del martire , confinandolo nell ' ambiguo limbo della insufficienza di prove , non affollato da individui cui saremmo lieti di stringere la mano . Ma alla suggestione della strage di Stato i giudici non si sono sottratti . Hanno deciso , e spettava a loro di farlo . L ' Appello e la Cassazione potranno - chissà quando - accomodare storture e riparare errori . Ma fin d ' ora dobbiamo affermare con franchezza che per arrivare alla strage di Stato la Corte d ' Assise di Catanzaro ha dovuto conferire a Giannettini - infliggendogli l ' ergastolo - una dimensione criminale , e un ruolo politico , che superano enormemente la statura del personaggio . Quando Giannettini lamenta di essere stato condannato senza prove , dice quel che dicono quasi tutti gli imputati . Ma le mille pagine non gli danno torto , purtroppo . Da questa pena terribile inflitta su elementi fragili la nostra coscienza è stata turbata subito , quando la sentenza fu pronunciata alla fine del processo . La motivazione ha trasformato il turbamento in angoscia . Non siamo di quelli che valutano condanne e sofferenze in base alle tessere politiche . Una condanna ingiusta resta tale , anche se l ' imputato simpatizza per i fascisti . Ma gli innumerevoli garantisti di casa nostra , che trepidano per Toni Negri , spariscono quando la legge è severa , per non dire spietata , con un tipo come lo sciagurato Giannettini . Tutta l ' impalcatura della strage di Stato appare poco solida . I ministri reticenti furono destinati alla Difesa , in base ad alchimie e dosaggi politici . Avrebbero potuto essere al Tesoro o al Bilancio . Possibile che , una volta approdati casualmente a quel dicastero , si trasformassero ipso facto in complottatori contro la Repubblica ? Il generale Maletti entrò nel Sid due anni dopo l ' eccidio , dunque non ordì nulla . E possibile , anzi probabile , che su talune circostanze abbia mentito , così come ogni capo di servizi segreti , in ogni parte del mondo , dovrebbe mentire per non svelare affari magari loschi che quei servizi , appunto perché segreti , covano tra le loro carte . Questa è complicità nella « strategia della tensione » ? Una volta trasferitisi dal piano giudiziario che loro competeva - l ' accertamento delle responsabilità degli imputati - a un ambizioso piano politico e storico , i giudici dovrebbero ben chiarire perché e come quegli attentati del '69 avrebbero potuto sconquassare le istituzioni italiane , che hanno resistito al rapimento di Moro , e perché e come i leaders di una classe politica che dal golpe sarebbe stata travolta avrebbero dato una mano a prepararlo . Certo si può rispondere , con appropriate considerazioni , a questi nostri dubbi . Ma questa di cui ci occupiamo non è una conversazione da salotto : è una sentenza con tre ergastoli , e con condanne infamanti a ufficiali dal passato intemerato . Mille o diecimila pagine , non potranno mai sostituire una sola , semplice , convincente prova .