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Caro amico ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico , il pericolo più grosso che si corre sempre nel giudicare le cose italiane è di generalizzare facendo di ogni erba un fascio . Io conosco fior di magistrati che fanno il possibile per liberare leggi e procedure dai bizantinismi che le affliggono , e fior di avvocati che a questi bizantinismi si rifiutano di contribuire e di approfittarne . Ma purtroppo il quadro generale è quello che lei , sia pure con qualche forzatura , descrive , e di cui Montesquieu inorridirebbe . Io non credo , sia chiaro , che fra legislatori , giudici e avvocati ci sia una congiura per tenere il cittadino in loro balìa , quando entra negl ' ingranaggi della Giustizia . Ma le leggi le fanno gli avvocati . E non c ' è dubbio che gli avvocati hanno tutto l ' interesse a farle in modo che solo degli specialisti come loro possano penetrarne i misteri concettuali e linguistici , e orientarsi nelle puntigliose procedure di cui sono rivestite . In qualche parte mi pare di aver letto che nella sola Napoli ci sono più avvocati che in tutta l ' Inghilterra . Essi possono vivere solo se anche le cause più semplici come la sua diventano complicate , interminabili e soprattutto incomprensibili al cliente . Ricordo che una volta Ojetti che , da quel grande giornalista che era , aveva la manìa della chiarezza , mi propose di « tradurre in italiano » , insieme a lui , il codice penale . Dapprincipio pensai che scherzasse . Invece diceva sul serio . Poi non ne facemmo nulla . Ma il semplice fatto che nella testa di un uomo intelligente e colto come Ojetti fosse potuta balenare l ' intenzione di « tradurre in italiano » il principale corpo di leggi che regolano i rapporti del cittadino con la società , la dice molto lunga ( e molto brutta ) sul concetto in cui il legislatore tiene questo cittadino : pecorella sconsiderata cui il pastore non deve neanche delle spiegazioni . Ricorda nei Promessi Sposi il discorso che Azzeccagarbugli tiene all ' intontito Renzo ? Badi però , caro amico , che il linguaggio ermetico non è una esclusiva degli uomini di legge . Ogni « corporazione » , in Italia , ha il suo . Se lo lasci dire da un povero direttore di giornale , che deve sudare le sette camicie per indurre i suoi « specialisti » - di medicina , di fisica ecc. - a esprimersi in termini che tutti possano capire . Il loro ermetismo , è ovvio , non è suggerito da nessun calcolo d ' interesse . E solo il derivato dell ' orrendo vizio della cultura italiana a chiudersi in accademie e chiesuole che considerano degradante qualsiasi contatto col « volgo » . I miei libri di storia sono disprezzati dagli accademici proprio per questo : perché non sono scritti nella lingua dell ' accademia . A questi libri non voglio fare pubblicità . Ma se lei legge le mie Italia della Controriforma e Italia del Seicento , ci troverà la spiegazione di questa malformazione , o almeno quella che a me sembra la spiegazione .