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Quale politica per la Dc ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Circolano in questi giorni notizie di sondaggi pre - elettorali effettuati per conto della Democrazia cristiana i cui risultati sarebbero forieri di nuove amarezze per il partito guidato da Amintore Fanfani . Le perdite elettorali nelle regionali di primavera sono previste , pare , al 5 per cento : che , unito ai cali già registrati nel referendum , in Sardegna e nel Trentino , basta largamente a suscitare il panico nelle file di un partito da tempo diventato una macchina per la conquista di posti di potere e di sottogoverno . Da ciò la ricerca affannosa di nuove direttive , e di mutamenti negli indirizzi del partito che valgano ad adeguarlo alla « mutata realtà del paese » , e a consentirgli di essere ancora espressione maggioritaria di una società alla quale non sarebbero più adatti i metodi che nel passato hanno assicurato alla Democrazia cristiana tanti successi . Già nell ' adozione di questa terminologia vi sono i segni della debolezza o meglio , dei complessi d ' inferiorità coltivati , nei confronti degli avversari , da un partito che in tal modo viene ad ammettere apertamente di avere per trent ' anni governato il paese con criteri adatti a una società arretrata e civilmente inferiore , la quale soltanto poteva subire i suoi metodi e la sua guida , non più accettabili da un ' Italia ormai entrata nel novero delle moderne società industriali . Ammissioni tanto più gravi in quanto la necessità di analoghe revisioni non viene in alcun modo prevista per i partiti opposti , che pur si richiamano a modelli così antiquati e astratti di sviluppo civile , e che sono in tal modo autorizzati ad ammonire e sdottoreggiare , nonostante le delusioni e gli inganni di cui è cosparsa la loro storia , e che solo la debolezza politica e ideale della Democrazia cristiana può avere consentito di dimenticare . E questa debolezza ha una proiezione quanto mai pericolosa sul terreno pratico , appunto nella forma che assume la ricerca del recupero dei voti perduti o che si teme di perdere a sinistra . Per molti e autorevoli esponenti democristiani i successi elettorali registrati da socialisti e comunisti sono infatti argomento per auspicare un ulteriore spostamento del partito verso sinistra , che consenta di disputare i voti ai partiti marxisti sul terreno stesso della socialità , e di meglio esprimere le aspirazioni dell ' Italia « profondamente mutata » di questi anni . V ' è qui , a mio avviso , germe di un errore di analisi storico - politica atto a tradursi in indirizzi politici forieri di nuovi disastrosi insuccessi . Non è affatto vero , in realtà , che i mutamenti verificatisi in seno alla società italiana negli anni del « miracolo » , e consolidatisi pur nella cattiva amministrazione del decennio successivo , rendano il nostro paese più atto ad accogliere ricette socialistiche , contrarie a una sempre più elevata differenziazione e articolazione delle strutture sociali . Al contrario , una società cresciuta grazie soprattutto all ' iniziativa privata , vera autrice del « miracolo » degli anni cinquanta , è una società che la diffusione del benessere , di modi di vita e di aspirazioni borghesi , predispongono alla adozione di un « modello di sviluppo » occidentale , in cui la creazione di più solide istituzioni sociali si accompagna a un continuo incremento e innalzamento dei livelli di vita individuale . Se , ciò nonostante , si è avuta negli ultimi anni una serie di successi elettorali della sinistra marxista , ciò si deve in primo luogo agli eccezionali vantaggi offerti ai socialisti dalla loro contemporanea presenza al governo e all ' opposizione . Intanto , sulla scia dell ' ascesa socialista si è avuta , assai più importante in termini reali , l ' avanzata comunista ; e al soccorso della sinistra marxista è poi venuta la stessa Democrazia cristiana , con gli errori di una direzione politica che non è riuscita a incanalare le energie espansive della società italiana verso sbocchi adeguati , e che ha finito per essere praticamente ridotta alla paralisi da una politica di resa che l ' ha privata di gran parte dei suoi strumenti di azione . La prospettiva di una concorrenza con i partiti marxisti sul loro terreno promette solo un ulteriore aggravamento di tali errori . Una Democrazia cristiana che arieggi il socialismo non può infatti non essere battuta nel confronto con i socialisti di tradizione più antica ; e l ' esito del raffronto spingerà ancora più verso sinistra gli elettori cattolici esposti a quelle prove . Senza contare il grosso degli elettori moderati , che resteranno ancora più disgustati e sfiduciati e il cui sbandamento si tradurrà , ancora prima che in perdite elettorali , in un ' ulteriore debolezza politica e morale del partito , che avrà poi sanzioni gravissime sul terreno elettorale . A parte le molte riserve da fare sull ' illusione che comunque , dopo la crisi del movimento sociale , a questi elettori non resterebbero alternative a destra , resta il fatto che anche le perdite a sinistra sono destinate ad accrescersi man mano che la Democrazia cristiana fornisce nuove prove della sua debolezza e incertezza , della sua incapacità di essere fedele a se stessa e alla fisionomia con la quale si presenta davanti al paese : perché , se è vero che nulla ha successo come il successo , è anche vero che nulla accresce l ' insuccesso come il cedimento morale e la rassegnazione alla sconfitta . La via da seguire è invece quella opposta che a un partito di governo è segnata anzitutto dalla sua posizione e dalla sua responsabilità : la via , cioè , del ben governare , della formulazione di chiari obiettivi politici , e della raccolta intorno a essi di consensi sufficienti attraverso realizzazioni giustificate e valorizzate dalla forza delle proprie convinzioni . Un partito che si trovi a governare un paese ricco tuttora di enormi energie potenziali come l ' Italia ha compiti e possibilità immense davanti a sé . Se riuscirà a far marciare l ' economia , a difendere gli interessi generali dall ' aggressione dei gruppi particolari , a realizzare giuste riforme secondo una severa scala di priorità , pubblicamente discussa e chiaramente motivata , esso potrà conservare ancora a lungo la sua funzione di guida , che oggi appare compromessa soprattutto dalla ininterrotta serie di debolezze e di cedimenti che ha caratterizzato la sua storia negli ultimi dieci anni .