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La Dc e i suoi elettori ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Nella generale confusione che caratterizza , come sempre , il quadro democristiano , le recenti proposte operative dell ' onorevole Fanfani sono valse , quanto meno , a mettere meglio in evidenza i temi e i contrasti di fondo che caratterizzano la vita del partito . Dove le riflessioni suscitate dai recenti dibattiti sul « compromesso storico » e sull ' « anno degasperiano » avevano portato solo una luce ambigua e incompleta , l ' iniziativa del segretario della Democrazia cristiana e le reazioni delle altre componenti politiche sono invece riuscite a mettere sotto gli occhi di tutti i significati e le conseguenze ultime delle scelte che sono davanti al partito e al paese . Da una precisa consapevolezza degli insegnamenti che ne derivano , la chiarezza e la sincerità della lotta politica hanno tutto da guadagnare . Quando , il 5 giugno 1944 , la folla dei romani affluì in piazza San Pietro a testimoniare , dopo dieci mesi di occupazione nazista , la sua gratitudine al Pontefice , sembrò a qualcuno che si rinnovasse ciò che era accaduto quindici secoli prima , con i cittadini di Roma invocanti da San Leone Magno l ' ultima protezione da Attila . E in realtà nel crollo di tutto ciò che restava , come ideologia e struttura politica , dello Stato laico italiano , la Chiesa parve allora , agli occhi di molti , la sola forza ancora in grado di fornire un quadro organizzativo e una guida spirituale al paese , colpito da una delle crisi più profonde della sua storia . La ripresa politica , sotto nuova guida e nuove bandiere , fu più agevole per quei vasti strati popolari che , pur avendo aderito al fascismo in misura assai più larga di quanto la corrente agiografia populista non sia disposta ad ammettere , trovavano adesso nella lotta della Resistenza un nuovo inquadramento e una nuova coscienza di vittoria sugli antichi avversari di classe . Ma il dramma più profondo fu quello della borghesia italiana , che già nel 1922 aveva vissuto in prima persona il crollo dello Stato liberale , e che adesso vedeva travolti , nel 1943-45 , gli ultimi resti dello Stato risorgimentale da essa creato . Furono questi ceti e queste forze a conferire alla Chiesa la funzione di baluardo anticomunista , nel quadro di un ' Italia lacerata da nuove e più violente tensioni sociali , e di un ' Europa sulla quale gravava minacciosa l ' ossessione sanguinaria del Gulag staliniano . Toccò in tal modo alla Democrazia cristiana , sostenuta dalla Chiesa , l ' eredità dei vecchi partiti moderati , che rapidamente la condusse al vertice del sistema politico italiano e che ve l ' ha conservata per un trentennio . Si trattava , però , di un ' investitura che i vasti strati della borghesia italiana avevano conferito in primo luogo alla Chiesa , e solo indirettamente e per suo tramite ai politici del vecchio partito popolare che si erano nuovamente riuniti intorno ad Alcide De Gasperi e ai nuclei cattolici di più recente formazione che a essi si erano aggregati . Sta in ciò la radice dei complessi rapporti fra i quadri del cattolicesimo politico e l ' elettorato democristiano . Anzitutto fin dal referendum istituzionale , il partito è sempre apparso sensibilmente spostato a sinistra rispetto all ' elettorato ; e alcuni degli esponenti più significativi della nuova dirigenza cattolica si sono addirittura staccati dalla Democrazia cristiana e sono confluiti nel partito comunista . Quelli rimasti nelle file della Democrazia cristiana , e variamente qualificati cattolici integralisti , sociali o « di sinistra » , hanno portato nella vita del partito una serie di istanze critiche e di stimoli sociali e religiosi che gli hanno impedito di ripiegare su vecchie posizioni clerico - moderate , hanno costituito una solida garanzia contro le ricorrenti nostalgie di sbandamenti a destra , e hanno insomma conferito al movimento caratteri di modernità e fermenti ideali che sono stati finora un elemento condizionante della sua esistenza . Ma è un fatto di tutta evidenza che non a questo tipo di sollecitazioni la Democrazia cristiana deve il consenso di cui essa ha finora goduto in settori estesissimi della società italiana , ma piuttosto alla sua attitudine a inquadrarne le esigenze di graduale progresso in una struttura democratica individualistica di tipo liberale . Non è stato certo l ' ideale di una democrazia sociale di tipo cristiano - che del resto non è mai riuscita a definirsi con precisione nei confronti di quella socialista , e di cui anzi la più recente cultura cattolica ha finito per negare anche la teorica legittimità - a convogliare sulla Democrazia cristiana i milioni di voti che finora essa ha raccolto nelle consultazioni politiche . Il merito del partito è da vedere nella capacità che esso ha dimostrato di farsi espressione di esigenze che vanno molto al di là di quelle proprie del cattolicesimo militante ; e i suoi titoli maggiori sul piano storico stanno nel contribuito decisivo che esso ha dato alla ricostruzione e al progresso del paese come moderna democrazia industriale , libera da condizionamenti confessionali e orientata su modelli di progresso attinti alla migliore cultura occidentale . Lo stesso sganciamento della Chiesa dall ' impegno anticomunista dell ' immediato dopoguerra , dopo Giovanni XXIII e il concilio , è valso ad agevolare alla Democrazia cristiana la conquista di una sempre più completa autonomia sul piano politico , e dunque a caratterizzarla vieppiù come partito di democrazia senza aggettivi e connotazioni confessionali . Ma ciò che la sinistra democristiana ha sempre messo in discussione in passato , e con maggior vigore nella fase di difficoltà seguita al 12 maggio , è appunto il diritto del partito a restare fedele alla vocazione con la quale ha finora operato sulla scena italiana . Per molti anni queste sollecitazioni hanno avuto solo una funzione di stimolo , benefico entro certi limiti : ma ciò che caratterizza il periodo più recente , a partire dal 1968 , sono appunto le crescenti incertezze sulla capacità del partito cattolico nel suo insieme di restare fedele a quella vocazione e di soddisfare in tal modo le attese del suo elettorato . Le debolezze culturali del movimento cattolico , diviso tra una sinistra idealmente assoggettata all ' egemonia marxista , e uno schieramento moderato legato a una cultura meramente tecnico - pratica e a tradizioni di spregiudicato esercizio del potere , sono all ' origine di questa crisi politica e ideale della Democrazia cristiana , e della insufficienza con cui essa ha assolto il suo ruolo nel quadro dell ' alleanza di centrosinistra . I riflessi che tutto ciò ha avuto a livello dell ' attività di governo sono stati un fattore non secondario della crisi attuale del paese . La rottura dell ' unità politica dei cattolici avrebbe per la stabilità della democrazia italiana conseguenze imprevedibili , che la renderebbero , ai nostri occhi , assai pericolosa per il paese . Ma nel caso che un simile evento , non a caso auspicato da tutti gli avversari del partito cattolico , o anche solo una drastica riduzione dei suffragi elettorali , dovesse aver luogo , è bene che i suoi fautori , e gli uomini della sinistra cattolica in particolare , sappiano che sotto la bandiera del cattolicesimo progressista non resterebbe quel 35 per cento dei voti che l ' on. Amendola ha prospettato in un suo scritto recente ( ma forse è solo questione di una virgola dimenticata ) , ma una frazione assai più ridotta . Quanto sia scarsa l ' attrazione che le tesi politico - sociali dei Donat Cattin , Marcora o De Mita esercitano sull ' elettorato democristiano , nessuno sa meglio degli interessati ; e non a caso le più vive resistenze a questo genere di prospettive sono sempre venute dal gruppo parlamentare democristiano , a più stretto contatto con l ' elettorato , e più sensibile ai suoi umori . Una scelta di tal genere significherebbe , infatti , da parte della Democrazia cristiana , la definitiva rinuncia alla funzione storica di erede del moderatismo liberale che essa ha svolto finora . Se una tale scelta verrà compiuta , prospettive interamente nuove si apriranno alle grandi masse degli elettori borghesi - cioè dello strato più esteso della società italiana - che vedrebbero così tradita la fiducia che da decenni hanno riposto nel partito cattolico ; e compiti di fondamentale importanza si porranno ai partiti democratici laici . Spetterà in primo luogo all ' iniziativa politica di questi partiti assumere o riassumere nella vita del nostro paese le funzioni che il partito dello scudo crociato non potrà o non vorrà più svolgere . Con questo non si propone un ritorno dei partiti di centro alle formule superate del vecchio moderatismo . Tra le istanze conservatrici rappresentate nel partito liberale , i fermenti di riformismo democratico promossi dai repubblicani e le istanze , ineliminabili nella moderna società industriale , di cui è portatrice la socialdemocrazia , i partiti laici , che possono fra l ' altro riferirsi alla tradizione culturale più ricca di cui tuttora disponga il nostro paese , hanno un respiro ideale e programmatico atto a incanalare le forze maturate in un trentennio di crescita economica e civile del nostro paese sulle strade di un ordinato progresso democratico . Spetta alla Democrazia cristiana , sotto la cui guida quella crescita si è realizzata , di assicurare le condizioni necessarie perché gli elettori continuino a guardare a essa anche come garanzia del progresso avvenire .